: R: [aha] marketing
franca.formenti3
franca.formenti3 at libero.it
Mon Apr 21 19:35:07 CEST 2008
veramente io non mi riferivo al concetto di marketing come vendita e cioe' di riuscire a vendere un lavoro piuttosto che un altro, mi riferivo al fatto che tu a priori -mi sembra ma forse mi sbaglio- escludi il marketing dai tuoi interessi o meglio dalla tua ricerca artistica.
se il blog che hai aperto affronta le tematica dell'ecologia e' perche avverti che il problema esiste.
giusto?
il mio interesse e' di comprendere come questi manager nell'arco di decenni siano riusciti a ipnotizzare i consumatori a tal punto da intontirli completamente.
gadda parla di desiderio ..forse parte tutto da li?
o da una strategia per aumentare un desiderio piuttosto che un altro.
o no?
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Cc :
Date : Mon, 21 Apr 2008 16:44:24 +0200
Subject : R: R: [aha] marketing
>
> gaddone!
>
> > > esagerazioni a parte, è chiaro che esistono delle
> > differenze... ma quali?
> >
> > La differenza è che l'arte (o la cosidetta arte, o quello che
> > vogliamo) è un'attività espressiva, il marketing una
> > strategia (o una tattica) di comunicazione. Così come esiste
> > un marketing dei prodotti industriali, esiste un marketing
> > dell'arte. Perché ogni espressione ha bisogno di
> > conmunicazione, questo va da sé. Il problema è che il
> > marketing è uno strumento nato per comunicare l'esistenza e
> > la desiderabilità e la disponibilità di merci. Un marketing
> > dell'arte, quindi, può solo comunicare l'arte come merce (che
> > l'acquirente sia un privato o un ente pubblico fa poca
> > differenza). Il che è perfettamente coerente con le
> > trasformazioni dell'arte dall'inizio del XX secolo in poi. Se
> > poi qualcuno vuole continuare a chiamare "arte" qualcosa che
> > non è merce, liberissimo, ma crea una confusione semantica
> > non da poco. Anche se lo fa con le migliori intenzioni
> > (salvare l' "arte" dal triste destino di diventare
> > merce<etc...). Però, sapete di che cosa è fatto il lastrico
> > dell'inferno, no? Proprio delle buone intenzioni. Saluti,
>
> eternit! vé? :D
> no, scherzi at parte, non sò, una splendida serata son stato seduto @cena
> affianco a gianfranco baruchello che mi ha raccontato dell'amicizia, della
> collaborazione e della parte d'esistenza passata con marcel duchamp. ho
> conosciuto anche diversi altri artisti storici di enorme calibro e tutti,
> ripetendomi, tutti mi hanno segnalato l'intenso ed eterno fottersene
> degl'aspetti commerciali e merceologici. per carità, non che all'artista non
> interessi magnà&beve e, più in generale, sopravvivere, ma a quantopare,
> nell'Artista persevera quell'incoscienza, quell menefreghismo,
> quell'insolenza, una qualche certezza raccolta nella profondità dell'animo e
> che portata @limite del masochismo fa sì che egli pensi e dica: di qui non
> si passa, qui io ci pianterò un significante per cui non sarà facile per
> l'uomo che verrà far un'altro giro! di qui passeranno tutti e verranno fatti
> i conti con la mia persona con le mie idee et con la mia esistenza. insomma,
> a proposito di XXsecolo, Marcel, che ne è il capostipite, è arrivato a due
> passi dalla morte vivendo in un appartamento di 50 mtq e conducendo
> un'esistenza assolutamente modesta. certo sapeva che stava producendo merce,
> gli era più che chiaro, ma non si è mai sognato di "adattare" il prodotto al
> mercato. tanti "colleghi" viceversa lo fanno. credo che qui, in tal
> passaggio, possiamo individuare un'ulteriore "differenza". no?
>
> Ciao! Luigi
>
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