[aha] casa arti visive-occupa

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Tue Feb 19 10:25:13 CET 2008


questo è il gruppo di artisti che ha occupato un mercato abbandonato da 15 anni al corviale (roma)


Casa delle Arti Visive 

Premesso che:

In Italia il sistema dell’Arte contemporanea, nonostante i recenti e ambiziosi progetti avviati con  il MAXXI, l’apertura del D.ARC, il rilancio della Galleria Nazionale, non ha colmato il divario con il resto del mondo occidentale, dove l’arte contemporanea è da tempo considerata un importante settore che concorre alla crescita del paese, in termini economici e d’immagine.

In questi paesi, l’arte contemporanea è promossa con leggi sociali e fiscali, sostenuta dallo stato con fondi speciali che favoriscono investimenti privati e sponsorizzazioni, per l’inserimento dei giovani e l’emersione di nuovi talenti da proporre  sul mercato internazionale.

Un lavoro di selezione che avviene attraverso numerose rassegne e concorsi, dove l’incidenza della critica è relativa e le strutture intermedie, spesso gestite dagli artisti stessi, partecipano al processo di promozione.

Una politica così concepita ha fatto di città come Parigi, Londra, Colonia, Siviglia, immagine della società stessa che la produce, simbolo della sua modernità, modello culturale da esportare e da difendere.

Di quale città italiana potremmo dire lo stesso?

L’Italia è il paese dove la prima cosa che tagliano gli amministratori pubblici, dai ministri fino agli assessori dei municipi comunali, quando i bilanci si fanno pesanti e le risorse scarseggiano, è la cultura, dove si continua a pensare agli artisti e all’arte contemporanea come a qualcosa di non produttivo, un’attività creativa che si consiglia di esercitare al fianco di un lavoro “serio” e riconoscibile.

In effetti, gli artisti italiani, diversamente da tutti i loro colleghi europei, esercitano il loro mestiere, quello dell’artista, assumendosi i costi e i rischi propri del volontariato. Senza strutture intermedie a cui riferirsi, senza un riconoscimento sociale, la dicitura artista è tuttora ignorata nell’elenco delle professioni, senza una legge che la sostenga con contributi e apposite norme fiscali, cosa che avviene per tutti gli altri settori della cultura, fare arte oggi è diventato sempre più difficile,  quasi clandestino. A meno che, non ci si affili a qualche “famiglia”, politica o critica che sia.

A fronte di questa situazione, fondare in Italia un’economia dell’arte, adeguata ai modelli attuali di sviluppo è difficile da costruire, poiché lo stato ha cominciato ad occuparsene solo nel 1995 e con molta lentezza dunque. Bisognerebbe, prima d’ogni cosa cambiare mentalità, fare una legge che consideri l’arte contemporanea al pari dell’editoria, del cinema e del teatro, cioè come una vera e propria impresa.

L’unica legge sulle arti visive, infatti, è una leggina degli anni ’40 che impone nelle costruzioni pubbliche l’utilizzo del 2% dell’importo complessivo per l’istallazione di opere d’arte. Ma anche in questo caso la legge, nota ai più proprio come legge del 2%,  è applicata quasi esclusivamente per concorsi che riguardano caserme e carceri, mentre viene sistematicamente ignorata quando si tratta di grosse costruzioni pubbliche e quindi di notevoli somme da destinare all’arte. Un esempio per tutti, è a Roma l’Auditorium e l’Ara Pacis.  
 
 
 
Naturalmente non pensiamo che questa situazione cambi per improvvisa coscienza delle istituzioni. Spetta agli artisti, alle loro associazioni, sollecitare la spinta al cambiamento con progetti culturali in grado di agganciare i modelli europei, poiché, ed è questo la novità degli anni recenti, l’artista contemporaneo deve integrare nel suo “mestiere” una nuova qualità, quella di essere organizzatore dei beni che produce perché a fianco di grandi progetti e nuovi Musei, ci siano delle strutture intermedie a carattere Regionale, Comunale e Circoscrizionale. 
In questo senso va letta la nostra proposta di una Casa delle Arti Visive.

Una struttura progettata come polo dialettico, una realtà di confronto e scambio tra diverse esperienza e culture, tra diversi linguaggi, tra artisti e quella parte di pubblico sensibile all’arte contemporanea. Ma vuole essere soprattutto uno spazio mentale oltre che luogo fisico in cui poter incontrare l’arte nel suo contesto ontologico; partecipando, con appositi eventi, anche nel momento in cui gli artisti l’arte la creano.  Sono molti gli esempi di strutture artistiche integrate: dalla Huset di Kopenaghen alla Rote Fabrike di Zurigo, al Link di Bologna. Pensiamo di costituire a Roma una struttura in grado di essere riferimento per gli artisti del territorio, soprattutto per i giovani che intendono affrontare il mestiere d’artista, ma anche un importante veicolo di confronto e di collaborazione con le “grandi” strutture Museali di cui la città si è dotata.

In una parola, la CASA dell’ARTE sarà soprattutto un’officina, con al centro l’attività degli studi che saranno affidati ad artisti di diverse generazioni, in modo adeguato alle necessità.

Con la costituzione di un archivio centrale degli artisti e delle opere, consultabile in rete,

Con l’apertura di laboratori rivolti all’esterno sia per quanto riguarda le tecniche artistiche che la teoria e la storia dell’arte, si favorirà la visione critica e l’approccio all’opera, senza trascurare le attività artigiane legate alle arti visive, come stamperia, fusione, centro digitale etc..e con attività di accoglienza.

da gestire in sinergia con le associazioni degli artisti, gli Enti privati, i collezionisti e gli Amministratori pubblici del territorio.

Crediamo che Roma possa essere la sede più adatta a questo primo laboratorio sperimentale per l’edificazione della Casa delle Arti Visive in Italia, punto mediano d’incontro, di verifica e di confronto tra gli artisti e le istituzioni, perché in questa città gli artisti hanno saputo ritrovare quello spirito solidale e di confronto che li ha portati ad unirsi in consorzio e ad elaborare il progetto di una casa delle arti  

Consorzio Casa delle Arti Visive

                       (il presidente)







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