[aha] Dall'onda anomala
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Sun Nov 2 14:39:12 CET 2008
Roma 31.10.08
L'onda anomala prepara la grande mareggiata!
proposte di discussione dalla Sapienza occupata
Riprendiamo parola, dopo la giornata straordinaria di ieri. L'onda è
diventata una grande mareggiata che ha invaso la città di Roma, milioni
di studenti, insegnati, ricercatori, docenti universitari, bambini,
un'alleanza senza precedenti ha chiesto di poter decidere sul proprio
presente e sul proprio futuro. Intanto, migliaia di studenti scendevano
in piazza in tutta Italia. Non si è trattato semplicemente di uno
sciopero dei sindacati confederali, così come il 17 ottobre non si è
trattato semplicemente di uno sciopero dei sindacati di base: in
entrambi i casi si è trattato di un'esplosione sociale strabordante,
incontenibile nelle sigle, così come nelle piattaforme. E' il mondo
della formazione in quanto tale che è sceso in piazza e ha bloccato il
paese per chiedere l'immediata sospensione della legge 133 e del Dl 137,
adesso divenuto legge.
L'onda anomala della Sapienza e di tutti gli atenei in mobilitazione in
giro per l'Italia non poteva non contribuire alla mareggiata di ieri.
Siamo stati parte pur essendo indipendenti dai sindacati, pur avendo
costruito dal basso, facoltà per facoltà, ateneo per ateneo la nostra
partecipazione. Solo a Roma 200.000 studenti si sono concentrati in
piazza Esedra per poi dare vita ad un corteo alternativo che ha
raggiunto e assediato il ministero dell'Istruzione. Un'altra grande
giornata gioiosa e radicale che ha visto protagonisti non solo gli
studenti delle facoltà occupate della Sapienza, ma anche gli studenti di
Roma 3 e di Torvergata, gli studenti medi di tantissime scuole romane,
studenti universitari e medi provenienti da altre città italiane.
Sulla scorta di questo bilancio attivo in primo luogo ci chiediamo come
trasformare la potenza dello sciopero generale in uno strumento di
conflitto continuativo con il governo che, non solo sembra poco
interessato al dialogo, ma usa la minaccia, l'arroganza, le provocazioni
neofasciste (la difesa dei picchiatori di Blocco studentesco, la sigla
che fa riferimento all'associazione di chiara ispirazione neofascista
Casa Pound, in questo senso parlano chiaro), per replicare ai movimenti.
Per un verso l'assenza e il blocco delle procedure parlamentari, per
l'altro l'offensiva e la criminalizzazione del movimento studentesco che
mai come in questo momento è radicato, ampio e sostenuto dalla
maggioranza del paese. La retorica della minoranza o dei facinorosi non
tiene più di fronte alla forza dei fatti: ogni giorno decine di migliaia
di studenti in piazza, lezioni all'aperto, seminari nelle occupazioni,
blocchi della circolazione, azioni di protesta
creativa, centinaia di facoltà e scuole occupate. Minoranza è il
governo, la sua ostilità nei confronti della democrazia e delle grandi
istituzioni pubbliche della formazione. Di fronte a quanto sta avvenendo
poi sul terreno dei contratti, ci sembra scontato avanzare una proposta
che non parla della saldatura tradizionale tra mondo della formazione e
mondo del lavoro, ma che prova a nominare in forme comuni la risposta e
l'opposizione sociale alle politiche del governo, all'arroganza di
confindustria, ai provvedimenti che vogliono far pagare la crisi
economica globale agli studenti, ai precari, ai lavoratori. Ci sembra
questa l'occasione per promuovere uno sciopero generale "coordinato e
continuativo" che, categoria per categoria, blocchi il paese e la
produzione di ricchezza. "Noi non pagheremo la vostra crisi" è uno
slogan che sta correndo di bocca in bocca e che sta facendo emergere una
rivolta generazionale senza precedenti. Le sigle
sindacali (confederali e di base), indipendentemente dalle loro
divergenze programmatiche, dovrebbero avere la capacità di capire quanto
sta accadendo nel paese e quale domanda di rottura e di trasformazione
si sta radicando ed estendendo socialmente. Capire, ma anche agire di
conseguenza e questa azione non può essere che lo sciopero, generale e
generalizzato.
Per quanto riguarda il movimento universitario e studentesco riteniamo
fondamentale costruire al meglio le giornate del 7 novembre e del 14:
per un verso la mobilitazione dislocata, città per città, per l'altro la
grande manifestazione nazionale a Roma. In entrambi i casi è necessario
fare uno sforzo organizzativo importante, ma in particolare il 14
richiede l'impegno di tutti gli atenei in mobilitazione. In primo luogo,
infatti, dobbiamo fare in modo che la manifestazione riesca al meglio,
anche perché, con buona probabilità, si tratterà di un decisivo momento
di opposizione e di conflitto non solo nei confronti della legge 133, ma
anche nei confronti del progetto di riforma organica dell'università
promesso dalla Gelmini e che dovrebbe essere reso pubblico al termine
della prossima settimana. In secondo luogo dobbiamo rendere possibile, e
organizzarci di conseguenza, lo spostamento di decine di migliaia di
studenti: iniziare da subito un
percorso di trattativa sulla mobilità è quindi fondamentale.
Riteniamo infine indispensabile dare vita ad una grande occasione di
discussione assembleare nazionale a Roma e pensiamo che le giornate del
15 e del 16 novembre possano essere le più adatte: la scadenza del
giorno prima, infatti, renderebbe possibile a tante e tanti di
trattenersi nelle facoltà occupate della Sapienza e di poter partecipare
alla discussione e di estenderla alle scuole e agli studenti medi in
mobilitazione. Pensiamo ad un'assemblea che si ponga in primo luogo
l'obiettivo di garantire l'estensione e la durata di questo
straordinario movimento. Questo significa discutere innanzi tutto di
contenuti e pratiche di lotta: come qualificare e far emergere in primo
piano il tema dell'autoriforma; che tipo di rapporto promuovere con le
realtà sindacali e le esperienze di lotta del lavoro precario; come dare
continuità alle pratiche di conflitto e di blocco della città; come
trasformare la mobilitazione contro la legge 133 e l'eventuale
riforma in mobilitazione generale contro la crisi economica. In
secondo luogo la discussione dovrà provare a definire forme e metodi
della relazione nazionale, assumendo che non esistono ricette e che le
soluzioni da raggiungere dovranno essere all'altezza della forza,
dell'ampiezza e della ricchezza di questo movimento. Invitiamo tutte le
facoltà occupate, gli atenei in mobilitazione a riflettere su proposte e
idee da condividere, per far si che l'assemblea diventi una grande
occasione di espressione e di organizzazione, nel segno dell'autonomia e
dell'irrappresentabilità del movimento studentesco.
La Sapienza occupata e in mobilitazione
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[IIIII] lo|bo
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