RE: R: R: [aha] Direttore Politi , ma si è accorto che è aumentato il prezzo del pane ?
Doktor Pixel
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Fri Nov 7 23:56:19 CET 2008
Benvenuta nel salottino culturale a sorseggiare teini e parlare d' arte!
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Anch'io credo che 'sia finita la la storia dell' arte' intesa nei termini di
avanguardia ecc (avrei qualche dubbio sul divenire dei
linguaggi ma adesso lasciamo perdere)
Quello che mi chiedo e' perche' non sono finiti anche i galleristi,
che invece prosperano continuando a proporre 'il sempre uguale' come 'nuovo'...
Se e' vero -come dici tu- che l'arte e' allo 'stato gassoso' allora dovremmo
-finalmente- farla finita con 'L'arte delle opere d'arte' (l'arte degli oggetti)
e indirizzarsi verso un arte senza autori (arte dei processi)
Perche' mantenere artificialmente in vita un auraticita' perduta
se non per continuare a vendere merci -vistosamente insignificanti- e prolungare
una penosa nostalgia ?
Non e' forse questa la dimostrazione di come sia la merce stessa
l' ultimo involucro formale da distruggere ?
Se l' Arte si e' dispersa nella realta'
(e non certo perche' ha conquistato il mondo con la sua carica 'utopica',
ma perche' e' stata sussunta dall' esistente sotto il segno delle sue peculiarita' 'ciniche')
l'unica Arte possibile e' quella che si fonda sul reale per reinventarlo.
E questo NON coincide affatto col proporre come arte gonne e/o cravatte,
nonostante gli sforzi per convincerci del contrario di chi detiene una cattedra
in 'storia del velluto a coste fini' o ha un negozio di bigiotteria
From: lvaleriani at fastwebnet.it
To: aha at ecn.org
Subject: Re: R: R: [aha] Direttore Politi , ma si è accorto che è aumentato il prezzo del pane ?
Date: Mon, 3 Nov 2008 02:01:20 +0100
rispondo nella speranza di dare un contributo positivo, essendo stata chiamata in causa direttamente:
- non ho mai detto che Politi è "avanguardista", né tanto meno che è "elegante": definizioni che non appartengono al mio lessico interpretativo.
- non conosco aziende che non abbiano logica "prettamente commerciale"... ci sono le istituzioni e le onlus, che non dovrebbero averne, ma non sono aziende. Purtroppo spesso anche le istituzioni sono trattate da aziende, come sappiamo bene. Nel caso delle aziende che hanno funzioni culturali, e che sono perciò "agenzie" culturali (gli editori, ad esempio) specie quando hanno un peso rilevante nel loro campo - al punto da influire anche sulle scelte delle istituzioni vere e proprie - , possiamo considerarle alla stregua di istituzioni, ferma restando la loro logica "prettamente commerciale". Portare avanti una politica culturale non implica di per sé l'abbandono di "politiche commerciali", anzi.
- confrontare Flash Art ed exibart , che oltretutto utilizzano "mezzi " diversi (exibart on paper è evoluzione recente di una piattaforma "informativa" nata digitale, mentre le news in rete di Flash art sono solo l'amplificazione mediale dell'indice cartaceo) è distorcente, perché paragona una realtà discutibile quanto si vuole, milanese quanto si vuole, ma anche lungamente consolidata e "international", ad una realtà più recente aperta sul mondo ma ancora fortemente ancorata alla sua origine "toscana". Per non parlare di altre riviste citate, che nella loro "eleganza" sono puro marketing per target di lusso: legittimo, ma senza alcun interesse. Quando ho detto che Flash Art è benemerita mi riferivo alla sua funzione di promozione culturale (ovviamente ben intrisa di interessi economici, bisogna dirlo?) anche rispetto alle istituzioni: se nei musei italiani ci è stato dato talvolta di vedere qualcosa di ampio respiro, lo dobbiamo anche al lavoro di riviste come FA, o Tema celeste, ancora di più Virus, e, in rete, undo.net o exibart o extrart, ecc. Guardate quello che pubblicano i bollettini dei ministeri, le riviste paludate della tradizione culturale "italiana", guardate come le "nuove" politiche taglino le teste ai direttori, e forse risulta più chiaro cosa intendo. Forse con quelle riviste non ci si fa la Rivoluzione d'ottobre, è vero (!). Ma promuovere Cattelan o Vezzoli per me è un grandissimo merito, perché Cattelan e Vezzoli diffondono anche tra i non addetti ai lavori un'idea dell'arte come processo culturale "convergente", e non dell'Arte come separatezza da salvaguardare e giudicare in termini estetici, magari di avanguardia e eleganza.
- La modernità o meno di una comunicazione dipende comunque da molti fattori: purtroppo non basta utilizzare la rete per avere anche una consapevolezza di rete. Il medium è il messaggio, è vero; ma non confondiamo il messaggio con i contenuti, che talvolta possono essere molto "arretrati", anche quando si servono di mezzi "innovativi" (uso le contrapposizioni virgolettandole per adeguarmi alla dicotomia del pensiero di chi mi interpella). Un blog o una discussione in rete è un "messaggio" innovativo (il p2p), i suoi contenuti specifici possono non esserlo.
- non credo che ritenere "innovativo" qualcosa possa avere a che fare con la propria età anagrafica: semmai, con la capacità di mettersi in discussione, o con la propria "propriocezione" del mondo. Purtroppo la giovane età non è affatto garanzia di spirito innovativo. Ad esempio, parlare di Arte in termini di innovazione o rivoluzione è irrimediabilmente datato: significa porsi nella logica della Storia, della narrazione rassicurante che ogni "nuova espressione" sia l'evoluzione di qualcosa. Personalmente, credo che la storia dell'arte sia finita, che sia finita un'estetica normativa, che nel mondo dell'arte si producano e si vendano "aure", che l'arte sia oggi allo "stato gassoso", disseminata nelle scelte e nei consumi estetici, all'interno di una "cultura della convergenza". Sono in abbondante compagnia, anche se non condivido tutto di tutti... certo, tutti "vecchi"... e non so quanto rappresentativi "delle coscienze e dei movimenti".
- Mi veniva di pensare che tra Picasso e Duchamp c'erano si e no 6 anni di differenza, e anzi il primo è morto anche dopo; eppure il primo appartiene tutto al primo novecento, e l'altro ci accompagna ai nostri giorni... tanto per ragionare, con l'occhio alla cultura della convergenza, sulle costellazioni di senso che rendono insignificanti le storie cronologiche.
- felice di non avere fermezza, ma qualche idea frutto di interesse e di studio, mi affido alla rete
lv
Il giorno 02/nov/08, alle ore 19:45, Luigi Pagliarini ha scritto: Luisa: dobbiamo sentirci tutti offesi? O, nella tua magnanimità, risparmi anche qualcuno? Benemerito Politi? Istituzione?!?!?!? Novità?????????????????????????? Anch'io mi sento un pò delusetto dalle tue parole. Ma ho paura che potremmo non intenderci e son stanco di polemiche inutili & sterili. Preciso, quindi: [A. ho avuto occasione di osservare, leggere ed ascoltare il "benemerito" e non mi è apparso avanguardista, istituzionale e tantomano elegante quant'è che tu predichi. Ma si sà, è una questione di gusti, anche l'eleganza. [B. mi piace distinguere un'impresa di mercato da un istituzione e, osservando il giornaletto di cui parli da lontano, perdona, ma a me par di vedere più una azienda che muove su una logica prettamente commerciale, che altro. con buona pax dell'arte! [C. c'è stata un'avanguardia oscillante tra l'elettronica e il digitale lisciata e poi oscurata da FA per due lustri. tanti dei personaggi e delle istituzioni afferenti a sta lista ne son ben coscienti. Per me era da raccontar altrove la novella sul talent-scouting. Esistono certamente e per fortuna altre realtà editoriali che fanno comunicazione: 1. assolutamente più moderna (exibart tanto per dirne una); 2. molto più prestigiosa ed elegante (fmr tanto per dirne altra). Luisa, per il resto, nulla di personale. Del resto immagino che persone della tua generazione abbiano vissuto FA quale innovativa. Ma t'assicuro che per i giovani (io escluso conseguentemente), tal rivista è davvero non più rappresentativa delle coscienze e dei movimenti. Con cordialità, e assoluta fermezza. Luigi Pagliarini
Da: aha-bounces at ecn.org [mailto:aha-bounces at ecn.org] Per conto di Luisa Valeriani
Inviato: giovedì 30 ottobre 2008 22.40
A: List on artistic activism and net culture
Oggetto: Re: R: [aha] Direttore Politi , ma si è accorto che è aumentato il prezzo del pane ?
scusate, mi sento un po' in imbarazzo ad intervenire, perché è da poco che seguo costantemente la lista, e non mi va di apparire come "sputasentenze". però devo dire che i toni e purtroppo anche i discorsi che ho trovato qui, a proposito di arte, mi hanno molto deluso. Forse non c'è tempo per fare lunghe analisi, forse la scrittura corsiva rende più facile la battuta che l'analisi, ma complessivamente non trovo sul tema interventi che si pongano allo stesso livello di consapevolezza teorica che c'è in altri campi, e che un network di attivisti -penso - potrebbe avere. però qualche cosa vorrei dirla, magari velocemente, e senza costruire gerarchie nel discorso, un po' random, diciamo: - Politi è un benemerito, perché tra le istituzioni che si occupano di arte contemporanea Flash Art è tra le più attive a socializzare le novità. per novità intendo qualcosa che destabilizzi il sistema, non che lo confermi. E rispetto ad altre riviste, ivi compresa la stessa Tema celeste, quando c'era, è stata sempre molto più disposta a mantenere "l'Informe" (per usare una definizione di Bataille ripresa da Rosalind Krauss) che a ricostruire "forme". Mi rendo conto che il discorso richiederebbe spiegazioni, che però non posso dare ora (ma se non intervenivo anche così, al volo, non intervenivo più...), ma basta accennare che , se consideriamo l'arte come messa in forma autoriale di forme simboliche è qualcosa di cui forse non vale più la pena nemmeno parlare. Almeno qui, dove si parla peer to peer! Diciamo che fintanto che per arte intendiamo la Bellezza esemplare, il monumento-memento da imitare, possiamo lasciarla tutta al Moderno. Però l'arte non è solo questo, è anche qualcosa di eversivo rispetto agli orizzonti culturali del mainstream (relativamente, eversivo!). E in questo senso Politi è un benemerito, perché è il più coraggioso nel presentare il nuovo. Che poi il sistema dell'arte sia anche sistema di valori finanziari, che sia un mercato... beh, c'è da stupirsi? Quand'è che non lo è stato? - Se usciamo fuori del sistema dell'arte, fuori delle agenzie di socializzazione della Bellezza, allora dovremmo uscir fuori anche dalla cultura dello schermo, che convoglia l'attenzione verso un punto focale prospettico valido per tutti. Essere policentrici, dislocati e polivalenti. Mobili. Porre al centro non l'arte, ma il godimento estetico, che si esprime in diversi modi, disseminandosi in oggetti, luoghi, esperienze, che trasferiscono la qualità nel quotidiano, senza stacchi tra alto e basso. Creando feticismi liberati e liberanti. - Feticismi che erano già tutti attivi nei processi del collezionismo, che non è affatto una parolaccia, ma, anzi, la prima modalità di approccio all'oggetto che partisse non da un valore "oggettivo" dello stesso, ma da un'emozione soggettiva. Benjamin e il saggio su Fuchs insegnano. Fuchs collezionava pornografia: robaccia, dal punto di vista del conoscitore d'arte! ma lo specialismo è anch'esso una forma di mediazione, e non dovrebbe interessare una cultura dell'immersione, dell'immediatezza, del consumo..., a meno che non sia dettato proprio dalla passione, da un atteggiamento da fan... un po' come quelli che collezionano Gormiti, appunto! chi colleziona gormiti è già molto oltre l'idea di un'estetica condivisa, non teme la censura perché segue la sua passione e non pretende di dettere le regole a nessuno. E' molto più vicino lui all'estremismo della creatività estetica nell'epoca delle reti che l'adoratore domenicale del museo che cerca l'Arte con l'A maiuscola! Lui è un bricoleur di pezzi che lui stesso mette insieme, creandosi il suo personale frame di godimento estetico; mentre chi va al museo per tenersi aggiornato perpetua un'estetica che non ha contribuito a creare... Poi, naturalmente, anche l'andare al museo può essere un'attività feticista, può essere l'espressione di una creatività nei consumi, può essere un frame per la propria esperienza dell'Altro... ma non per gerarchie date! Scusate, devo proprio andare, magari se interessa il discorso lo riprendiamo.
Il giorno 30/ott/08, alle ore 21:11, bellafonte at libero.it ha scritto: già gli uomini.....e le donne? creatività femminile? in cucina e a letto?bah... ----Messaggio originale----
Da: netfuturista at yahoo.it
Data: 30/10/2008 19.23
A: "List on artistic activism and net culture"<aha at ecn.org>
Ogg: R: [aha] Direttore Politi , ma si è accorto che è aumentato il prezzo del pane ?
È giunto il momento di abbattere l’odiosa innaturale ridicola distinzione tra "artisti" e "non artisti". Questa distinzione non solo oggi non ha alcun fondamento nella realtà, ma presuppone una visione profondamente cupa dell’umanità intera.
Non esistono artisti e non artisti. Esistono soltanto uomini. Tutti dotati di creatività. La differenza sta soltanto nella misura di tale creatività. Non più artisti e non artisti, ma uomini più o meno creativi.
Bisogna quindi liberare gli uomini che oggi si sentono “non artisti” e portarli a sbloccare la loro creatività repressa.
Bisogna allo stesso tempo liberare anche gli uomini che oggi si sentono “artisti”, farli scendere dal piedistallo e spingerli ad una maggiore spontaneità creativa.
--- Mer 29/10/08, Luther Blissett <blissett at live.it> ha scritto:
Da: Luther Blissett <blissett at live.it>
Oggetto: R: [aha] Direttore Politi , ma si è accorto che è aumentato il prezzo del pane ?
A: aha at ecn.org
Data: Mercoledì 29 ottobre 2008, 18:34
Premessa umiliante: la distinzione tra arte e vita è roba da archeologia dell’obsolescenza. Esempio significativo: la piattaforma di questa newsletter è l’attivismo, ovvero la ragion pratica, senza distinzioni tra arte, politica, tecnologia, ecc. Io non mi chiedo cos’è l’arte: mi chiedo cosa sono io, perché cazzo esisto, come cristo devo agire. La vita appare mediocre e affettata come un TV generalista? Ecco che l’arte mi viene in soccorso suggerendomi un’estetica dei miei pensieri e dei miei comportamenti, fornendomi un modus, uno stile per vivere e per morire. Il mondo è un’opera d’arte senza senso e fine a se stessa, e lo siamo anche noi. <<Un'opera d'arte infatti non ha contenuto, come non ha contenuto il mondo. Entrambi esistono. Entrambi non hanno bisogno di giustificazione, e non potrebbero assolutamente averne>> (Sontag). La vanità è quindi l'atteggiamento adatto per tutto ciò che è vano e vacuo. <<Vanitas vanitatum et omnia vanitas>> (Quoelet). L’arte è originalità, ricerca, sperimentazione. L’arte mi aiuta a non annoiarmi, mi da l’illusione di avere uno scopo; ed è l’avanguardia il mio scopo, la sprezzatura, la ricerca di un’eleganza etica, di una bellezza morale. Tutto il resto è Politi. Per una più ampia trattazione cfr, Luther Blissett, Vangelo Nichilista, in particolare pagine 120-128 Foto, blog, amici… crea il tuo spazio online! C'è Spaces! _______________________________________________
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