[aha] Autocritica, arte, hacking e attivismo
marco baravalle
marcobaravalle at gmail.com
Sat Nov 8 11:12:43 CET 2008
Cara Tatiana,
condivido perfettamente il tuo post.
"Averle già viste tutte" non significa nulla, se non un po'di arroganza
d'accatto (diciamo inconscia) e spesso testimonia di una frustrazione
proiettata su persone, soggettività e movimenti che non ne sentono certo il
bisogno.
A Venezia io sono dentro l'onda anomala in quanto assistente alla didattica
ultra precario, in quanto neo-dottorando (all'estero) e attivista della rete
uniriot (da circa un anno). Un sacco di buoni motivi, credo.
Chi non vede la novità di questo movimento non ha osservato o ascoltato con
attenzione.
E' un movimento che supera definitivamente il modello della rappresentanza
(niente partiti, niente sindacati).
E' un moviemento che investe la dimensione metropolitana nella sua pienezza.
La fine delle rappresentanze si traduce nella fine di ogni prurito
corporativo. Questa non è solo una lotta degli studenti, ma è una lotta che
parla della potenza del lavoro vivo metropolitano (mi sa che dovrebbe
stuzzicare molti degli iscritti a questa lista), che parla di e con tutta la
galassia frammentata del lavoro cognitivo.
Non c'è la difesa dell'università come torre d'avorio del sapere, c'è la
coscienza che, oggi, il periodo degli studi corrisponde già ad un periodo di
piena produttività, in un momento in cui le università ragionano sempre più
secondo una mentalità corporate (anche quelle pubbliche), ovvero in un
momento in cui esse diventano volani della gentrificazione, si buttano sul
terreno immobiliare e trasformano funzionalmente intere porzioni di
metropoli.
Questo movimento è metropolitano e non studentesco poichè gli è chiaro il
destino di precarietà infinita che già colpisce lo studente universitario
attraverso il meccanismo dello stage (ma quanti ne farai anche dopo la
laurea...), lavoro gratuito (spesso per grandi multinazionali).
Questo movimento è privo di nostalgia, non si batte per i baroni, per i loro
poteri feudali e per i loro discepoli, è un movimento che eccede la vecchia
università con le sue vecchie logiche e gerarchie.
Questo è un movimento che non vuole restaurare il passato, ma ha di fronte a
sè il difficile compito di costruire l'università come istituzione del
comune, come rete organizzata nelle pratiche di autoriforma e
autoformazione.
Difficile, certo. Non scontato.
Ma chi le ha già viste tutte (o quasi), guardi da un'altra parte.
Il giorno 8 novembre 2008 10.34, T_Bazz <t_bazz at ecn.org> ha scritto:
> Ciao a tutt@,
>
> riflettevo ieri fra me e me e vorrei condividere i miei
> interrogativi...direi che dovete interpretare questa mail come una sorta di
> autocritica "interna" alla nostra lista. Sono rimasta un po' perplessa nel
> vedere la reazione di alcuni iscritti sulle mail riguardanti le tematiche
> dell'Onda Anomala. E questo mi ha fatto riflettere sulla direzione che
> questa lista sta prendendo e su cosa noi stessi ci aspettiamo da questa
> lista.
> Personalmente quando a suo tempo ho iniziato l'aha-esperienza mi immaginavo
> uno spazio di condivisione su tematiche come hacktivism e media art, ma
> soprattutto mi aspettavo che fosse un bacino di creazione di nuovi progetti
> e idee, in cui ci fosse entusiasmo e anche una bella dose di ottimismo.
> Mi rendo conto che negli ultimi cinque anni il movimento ha passato una
> crisi, soprattutto dopo Genova, evento che comunque ci ha permesso di fare
> autocritica ma anche di far nascere molte nuove realta'.
> Ultimamente mi chiedevo dove fosse finita tutta l'energia di quegli anni e
> devo dire che ho avuto una risposta recentemente nel vedere cosa sta
> succedendo in Italia.
>
> Secondo me l'Onda Anomala e' una risposta fortissima a tutto questo. Sono
> lontana perche' vivo in Danimarca, ma sto seguendo attentamente il tutto da
> qui e non ho mai visto una cosi grossa partecipazione di giovani e meno a
> tematiche politiche, che rispondono attivamente nelle strade e portano nuova
> energia.
> Insomma non e' la prima volta che mi trovo davanti a situazioni del genere
> e per dieci anni sono stata attiva in diversi gruppi dell'autogestione. La
> cosa che mi sta colpendo di piu' e' che questa nuova "ondata" e'
> completamente indipendente, non ci sono bandiere a cui fa riferimento e
> questo e' secondo me una vittoria.
>
> Tra l'altro, se guardate nel comunicato di Uniriot,
> http://www.uniriot.org/index.php?option=com_content&task=view&id=112&Itemid=99
> si presentano come un Network delle facolta' ribelli.
> Leggete attentamente il testo. Io ci ho riconosciuto un immaginario che
> appartiene a tutti noi e che prima di tutto dovrebbe appartenere ad aha, che
> e' nato proprio come un progetto di networking.
>
> Allora quello che mi chiedo e' come mai siamo ancora cosi inclini a
> considerare nuove forme di protesta come qualcosa di gia' visto (una copia
> del 68 o del 77), come qualcosa che in fondo non portera' a molto perche'
> l'Italia e' un paese marcio dentro?
> Non dovrebbe partire proprio da noi una ventata di ottimismo e di supporto
> per quello che sta succedendo?
>
> Non so se gli studenti, precari, o insegnanti otterranno quello che
> vogliono, ma sono sicura che queste azioni nelle strade e nelle universita',
> nelle scuole e nelle piazze, porteranno a una conseguenza nell'immaginario
> di tutto coloro che ne stanno facendo parte attivamente. Avete visto i
> video, le foto, sono tantissimi!
> E lo dico perche' anche io quando avevo 15 anni stavo in una scuola
> superiore ed e' scoppiata la Pantera. La scuola e' stata occupata e abbiamo
> partecipato alle varie assemblee, abbiamo realizzato un giornalino
> indipendente e cercato di dire la nostra.
>
> Mi ricordo di quei tempi come il migliore momento nella mia esperienza di
> liceale. E se invece penso al resto che ho vissuto nelle superiori ho un
> ricordo molto sbiadito.
>
> Insomma l'autocritica che vi porto vuole essere costruttiva. Costa ci sta a
> fare aha se noi che ne facciamo parte siamo cieci di fronte a chi sta
> proponendo una ventata di novita', va finalmente nelle strade e propone
> un'alternativa?
>
> Non che non si sia parlato di questi argomenti in lista e ovviamente non
> dico che tutti qui la pensano cosi, ma noto una certa sfiducia generalizzata
> che del resto noto anche nel panorama dell'arte. Come se in fondo fosse
> stato gia' tutto fatto e ripetere certe esperienze non serve piu' a niente.
> E' una riflessione aperta a tutti voi.
>
> Saluti,
> T_Bazz
> _______________________________________________
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