[aha] Autocritica, arte, hacking e attivismo

xDxD xdxd.vs.xdxd at gmail.com
Mon Nov 10 17:52:35 CET 2008


no, no, non scappà, che è interessante


> Ma ho il fondato sospetto che non farà che replicare i meccanismi infernali del capitalismo, solo nascosti dietro il paravento dell'"azionariato diffuso": come le cooperative. Il movimento operaio ci provò già, fra 800 e 900, a fare quello che vuoi fare tu. E vedi come è finito. Si creerà, anche se tu non lo vuoi, la burocrazia di gestione, la logica degli shareholders e via dicendo. E avremo perso un'altra volta.
>   
questi dubbi ce li ho anch'io naturalmente, mi sembra il minimo. E infatti:

> Perché tutte le altre condizioni che tu dici, la mutazione "antropologica", la collaborazione, i progetti condivisi, non possono partire se i corpi non tornano insieme, se non si scontrano, se non si conoscono, in condizioni diverse dal lavoro vivo che si trasforma in lavoro morto.
>   
.. sono daccordo anche qui. tanto è vero che qello che mi interessa non 
è realizzare un sistema, ma una area "difendibile" in cui questa cosa 
qui (tutti 'sti corpi che tornano insieme) possa avvenire.

tanto che non è interessante la "governance" di un sistema, quanto la 
possibilità di creare un "ambiente" in cui l'ecosistema possa sorgere in 
maniera liberata.

ora: pensi che sia impossibile? boh? ci si pensa su e ci si prova...

come provo a dare una mano a far manifestazioni e comunicati, forse è 
più interessante provare pure questo invece di star lì a fare il 
burbero, no?

non penso di poter riuscire a far le cose da solo. ma, se ci pensi, 
anche la modalità "o dici e agisci come noi o non ti caga nessuno" non è 
proprio "carina".

questo secondo me è un grosso equivoco alla base di ogni movimento.

guarda che gli "shareholders", fossero pure per interessi solo 
carismatici, o di ambizione, ci sono anche in mezzo ai movimenti.
e non penso di dovertelo venire a dire io.

dovendo scegliere quasi preferisco provare a scontrarmi con uno 
"shareholder" che si basi su una dinamica "contabile" piuttosto che con 
uno di quelli la cui "economia" è basata sulla oscura e opaca moneta 
della "leadership", del "carisma", dello spostamento dei grandi gruppi 
di persone.

ma questo è unainclinazione mia, naturalmente.

> Se non si lavora a un rimescolamento del linguaggio, a uno scatenamento della potenza, se non si abbandona l'idea nefasta e mortifera che il linguaggio (compresa l'economia) possa ingabbiare il mondo. Se non si butta nel cesso l'idea che gli algoritmi possano risolvere i problemi. Se non si combatte per la fine della dittatura della metafora e per la liberazione della metonimia (come ci suggerì una signora venticinque anni fa, e in ben pochi la stemmo a sentire :-( ).
>   
gli algoritmi, naturalmente, non risolvono nulla. mi rendo conto di aver 
raccontato una cosa in una paginetta quando invece ne servirebbero 
qualche migliaio.
so che alcuni termini "scottano", ma guarda che io sto dicendo la stessa 
cosa. solo che vorrei usare strumenti differenti.
non la manifestazione, ma il progetto.

boh, ci sono tante di quelle opportunità da sfruttare, economicamente, 
tecnologicamente, processualmente, che il non guardarle e il non tentare 
di appropriarsene per creare degli spazi liberati (dove poi poter fare 
tutte le cose che dici tu, su cui sono completamente daccordo) mi sembra 
un errore enorme.

> E qui casca, non l'asino, ma l'ingegnere.
>   
:)

ma guarda che ti sei fissato co' sta cosa degli ingegneri!

eddaje!
mi sembra una cazzata. Come dire "tutti quelli coi capelli biondi".
e smettila no?

cià!
xDxD


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