[aha] e se non tutto, almeno l'inizio...narrazioni sui primi dieci giorni di questo movimento, che non sconvolgerà il mondo, eppure...

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Sun Oct 26 16:10:33 CET 2008


Ciao tutt*
vi posto uno dei report sulle dieci giornate di mobilitazione, io l'ho 
trovato carino:

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a roma è ancora tarda estate in questi giorni di secondo ottobre: si 
esce in giacchetta, le ragazze in canottiera, i pischelli in maglietta.

noi precariucce/i-lavoratori autonomi della ricerca-docenza-formazione è 
da luglio/settembre che discutiamo, chattiamo, ci inquietiamo, 
rumoreggiamo,quasi sempre tra noi, per la l. 133/2008 e il d.l. 
137/2008. considerando che magari siamo anche genitori di monell* pers* 
tra materne, elementari e, chi meno gli ha retto e più gli regge, medie, 
la situazione è ancora più stratificata e complessa.

ora accade che dal 16 ottobre mi è capitato, perché in massima parte ho
scelto, di stare più a contatto con quello che universitari-e e medi
superiori stavano decidendo di fare nelle scuole e università e 
soprattutto in giro per l'urbe. autoridurre, dove possibile, il mio 
tempo perduto di lavoro; coinvolgere i miei due pischelli, quando non 
riuscivo a ridurre il tempo di lavoro e dovevo recuperare il resto di 
tempo, quello meno perduto. ma stare, dove potevo, insieme a questa onda 
anomala che si stava formando.

venerdì 17 in giro per roma, dopo la pioggia. verso il ministero, altro 
che. questo intorno alle 11. e quindi in 10 mila diciamo: evita il rito 
san giovanni, anche se di base e non confederale, e gira non autorizzato 
verso il colosseo, poi circo massimo; a bocca della verità le guardie ci
ri-bloccano. la coda ancora dall'altra parte di circo massimo: un botto.
"aspettate che blocchiamo il lungotevere". scherziamo!! fugone: e via un
gruppetto, in forma, da avanguardia atletica, sul lungotevere e il ponte
inglese preso di petto e poi il lungotevere, ma l'altro, in mezzo alle
macchine, altezza isola tiberina. chi suona è per salutare le migliaia 
di ragazze/i in mezzo alla strada, sorridenti, sotto il sole caldo. 
"gelmini stiamo arrivando!" si arriva, poi. armata brancaleone in 
sottofondo, lungo viale trastevere. dopo chilometri. e lì interventi e 
cori. "augh, augh". e "noi la vostra crisi non la paghiamo". 
"solidarietà a saviano" e "occupiamo la città". saranno le tre. noi 
attempate/i, ancorché precari-e, rimediamo un'amatriciana nel cuore di 
trastevere. i nuovi indiane riattraversano la metropoli, fino alle 
università occupate, dove arriveranno tre ore dopo. gli regge. poi il 
we; e la settimana riprende con le occupazioni. che poi il giorno prima 
del 17 c'era già stata assemblea sotto la minerva, a sapienza,
che pareva il '77 (detto dagli stessi baroni che 30 anni fa già 
difendevano Lama e il pci: poi dici salva l'università!), quindi il 
corteo spontaneo, le uova da tremonti, i binari a termini, i pugni 
chiusi dei ferrovieri del peggior sindacato: roba da non crederci. 
delirio e disgusto tra piazzale aldo moro a roma termini! il novecento 
che ancora faceva capolino: perché non si capisce mai quando si è da 
un'altra parte.

in mezzo una settimana di assemblee e blocchi e tessere la tela del
movimento, la rete delle relazioni. gioia e fatica. ma io il tempo per 
le assemblee non ce l'ho più. troppe ne ho fatte. sono a posto per 
l'eternità. arrivo sempre dopo, ormai.

giovedì 23 dovrei lavorare fino alle 16 e passa. chiudo prima e prendo 
il piccolo primino, per portarlo alla mamma, che se non ci fosse. è una
settimana che caldeggio l'incontro di medi, universitari, maestre, 
genitori, precari-e di docenza e ricerca di ogni ordine e grado, liber* 
movimentist* di tutte le risme, altri libertini di questo scorcio di 
finto autunno, sotto al senato, dove è in discussione la conversione del 
d.l. 137 e un sindacato poco capace, ancora convoca meste fiaccolate, 
mentre posticipa lo sciopero al giorno dopo la votazione della 
conversione. arrivo tardi, al solito, su un 492 dove 4 timide ragazze 
intervengono per difendere una mia coetanea madre di famiglia che 
attacca la gelmini, mentre il beota di turno grida: meglio la sinistra 
allora, che ancora governa questo paese! il tristissimo è sommerso, ma 
mai troppo. anche le ragazze vanno al senato. scendo prima, che
mi arrivano notizie del corte delle 7/8mila di sapienza bloccato su 
corso vittorio. arrivo e sono già tutt* tra piazza navona e la viuzza 
che porta al senato. incontro eccelsi liberi professionisti della 
formazione, fratelli indefessi e critici, compagnucci precari-e, maestre 
e movimentist*, migliaia di ragazz* che hanno la metà dei miei anni, o 
quasi. "noi la crisi non la paghiamo". queste urla parlano a tutti. "la 
gente come noi non molla mai".
"berlusconi pezzo di merda". "noi siamo l'onda che vi travolge". "non ci
rappresenta nessuno" urca!!! questo è il mio: più degli altri: "NON CI
RAPPRESENTA NESSUNO" intorno un segretario di un partito comunista che 
se ne torna sui suoi passi, una senatrice democratica "che noi 
allungheremo i tempi" e giù fischi. poi sorrisi, urla, salti. 
giovanissim*. fino a sera. un provocatore dal senato chiude le tre 
persiane e finestre più grandi, che danno sulla via. reazione 
rumorosissima, ma composta. i più agé discettano di quello che sarebbe 
stato tirato dal basso, solo qualche anno fa. e poi:
"mafiosi, mafiosi", "siete tutti pregiudicati". "occupiamo pure il senato".
populismo da antipolitica e radicalismo da rivolta. sovversione e
legaritarismo. cori ultras e danze post-moderne. fischietti tecno e
spontaneismo da nuovissimi movimenti sociali. si continua. fino allo
sfinimento. poi è notte. corteo corteo. "aperitivo gratis a campo dei 
fiori" ci sto, ci sto: come a paris, nel 2005-2006: pastis alle 
brasserie, sanpietrini alla sorbona. "andiamo al festival del cinema". 
meglio ancora, così torno a casa con loro. "allora il lungotevere: 
blocchiamolo". ma la piazza è chiusa da signorotti in antisommossa. si 
torna nelle facoltà occupate, invece. siamo lessi. in 4-5 mila, circa. 
di corsa verso corso vittorio. "blocchiamo tutto". le nove passate. era 
molto che non facevo un corteo notturno."noi la crisi non la paghiamo" è 
lo slogan che parla di tutti, a tutte. un traffico della madonna. 
bloccato. davvero. e: dagli autobus la gente si affaccia e saluta, 
sorride, applaude. "noi la crisi non la paghiamo" i clacson delle 
macchine sono con i pugni chiusi fuori, le dita a V di vittoria, o 
vendetta: fate voi. riprese dai telefonini. "bravi
ragazzi, continuate così!" di rimando: "parcheggia e vieni con noi!" uno
spettacolo. dai balconi applausi e sorrisi, tranne in un caso. le nostre
notti sono migliori dei vostri giorni. è tutto inaspettato e gioioso. e
fomenta, tonifica, rassicura. ti dice che stai dalla parte giusta. e
stavolta si capisce. lo capiscono. sei una minoranza attiva che parla a
tutti gli altri: con la stessa lingua e gli stessi desideri. le stesse
incazzature e le stesse gioie, a volte represse. la stessa rabbia e gli
stessi bisogni. spesso al posto loro: per loro, anche.

poi venerdì 24, tardo pomeriggio, pre-serata, arrivano sms di tensione
all'auditorium; al festival del cinema: cariche e contusi. io abito lì
vicino. faccio girare voce tra sms e ml. prendo la giacchetta e 
scendiamo, con il primino, che proprio ieri ha perso il primo dente. 
verso il festival del cinema, che è qui sotto. arrivo e troviamo la 
piazza occupata. il pisquo ha timore delle divise blu e nere, e dei 
caschi e dei manganelli. poi seduti per terra, li troviamo, in un paio 
di migliaia. hanno occupato tutta la piazza dell'entrata. battimani e 
urla. sono arrivati qui con la metro. saranno stanchi anche loro. hanno 
fatto un altro fugone. le guardie 'sta volta se la sono presa e un po' 
di manganellate le hanno rifilate. le prime quattro ragazze riescono a 
raggiungere il tappeto rosso: "fate attenzione: movimento 
irrapresentabile". foto e riprese che gireranno il mondo. poi le
hanno trattenute. "si rimane qui finché non tornano con noi". 
"liberitutti" a metà tra subsonica e i cortei contro le carceri, che qui 
ricordo solo io e qualche lavoratore precario con passato del secolo 
scorso. ma soprattutto: danze, sorrisi, saltarelli e battimani. 
"blocchiamo tutto", "noi siamo l'onda che vi travolge" è una trance che 
Lapassade ci avrebbe scritto i libri sopra. "non molliamo mai". ci 
credono, lo gridano, per crederci ancora di più. e noi con loro. "noi la 
crisi non la paghiamo." questa la sa anche il piccoletto. intorno 
sorrisi e consenso. chi lavora al festival si avvicina: tutto bene? i 
registi appoggiano. respect. dopo un campari e una cedrata torniamo via. 
le nove e loro riprendono il corteo. infaticabili.

il we li aspetta. le facoltà si disoccupano. tirare il fiato. mentre i 
medi oggi sono stati nuovamente in piazza. domenica, che è tra qualche 
ora, tutt* a fisica, la sapienza. esperimenti per i più piccole. 
assemblea per genitori, insegnanti, precari-e di docenza e ricerca.
lunedì si ricomincia. vogliono votare prima del 30. in ogni caso 
dovrebbero abrogare anche gli articoli della l. 133. tutto ciò è 
impossibile? ma stavolta si vince. comunque vada a finire: che 
l'università la chiudano gli studenti/esse a suon di cori o i ministri a 
suon di decreti. solo: salvare le elementari ed i/le mille maestre/i. ed 
i/le prof. delle medie.

e queste ragazz* sono spavalde/i. e pragmatici. sanno poco della 
politica, se non per odio. pochissimo dei cortei per strada: e ieri sono 
stati i primi manganelli. le occupazioni solo di rito. la sinistra per 
loro non esiste. semplicemente. sono felici. non hanno padri da 
ammazzare, probabilmente.
hanno voglia di gridare, per non sentire il silenzio assordante che li
circonda. ogni tanto si girano, guardano dietro e "semo tanti regà, semo
sempre tanti". anche se sono le 10 di sera e "mamma, t'ho detto che non
torno per cena. siamo a via cavour, prima di termini. tutto bene. non 
sento niente. c'è francesca che urla!!" sono determinate/i. si 
abbracciano per darsi forza. fanno rumore. e tanto. e sempre. 
soprattutto: non concepiscono che non gli si possa, per lo meno, dare 
ascolto. sociologi e psicologi dello scorso secolo ci diranno che hanno 
avuto genitori che li hanno assecondati troppo, o troppo poco. che si 
fottano. dicono che vogliono un futuro. si appropriano di un presente 
fatto da loro, intanto. ragionano e si comportano per prova ed errore. 
se ne fregano di baroni e rettori. ne farebbero volentieri a meno. hanno 
voglia di stare insieme. vogliono stare dentro la notizia, dentro i mass 
media, dentro la tv. ma senza i provini per 
amici-postini-talpe-veline-grandi o piccoli fratelli. corrono dove il 
mondo può vederli meglio. diranno che saranno narcisi ed egocentrici. 
sono l'unica porzione di opinione pubblica di questo paese di merda che 
si muove. per questo genitori, maestre, precari-e del lavoro culturale 
tutto non potranno che essere con loro. impareranno da loro. anche a 
tornare monelli. a buttarsi, senza fare commenti. a giocare senza giudicare.

sanno che tra dieci giorni dall'altra parte dell'atlantico potrà 
arrivare un segnale inaudito. sanno anche che rischiamo tutti di essere 
finiti. anche prima.
qui, nella provincia decadente dell'impero che crolla, nell'urbe che già
qualcuno definisce la "città morta", qui, comunque vada, stavolta si vince.
grazie, mille e mille ragazz* di questo movimento. per tutto.
"e se non tutto almeno l'inizio"
baci

peppe, roma, 25 ottobre notte, sicuro di ri-incontrarvi, in questi giorni.




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