[aha] Arte, significato e pubblico 2
Roberta Peveri
robertapeveri at hotmail.it
Mon Mar 2 14:17:19 CET 2009
Trovo interessante questa analisi e la critica che fai alla critica d'arte, nonché la denuncia a certi aspetti di "spaesamento rassicurante" di certa arte commerciale, soprattutto contempranea...
credo però che ci siano state, anche al di fuori delle avanguardie storiche, delle forme di arte come comunicazione di massa che hanno veicolato un pensiero tutt'altro che vuoto...mi riferisco in particolar modo a keith haring, o a jenny holzer, per i quali tanto l'opera doveva essere immediatamente fruibile e comprensibile al maggior numero di persone, quanto essa doveva porre degli interrogativi urgenti e quanto mai "scomodi" per una società benpensante come quella tradizionale americana, in primis: (AIDS, guerra, stupro, pena di morte...).
in riferimento all'arte "di genere" poi, e per quanto questa abbia bisogno di dispositivi (quali recensioni o spiegazioni della critica) per essere "popolare", converrai con me che la chiara comprensione di una madonna di Raffaello necessita di un background di semiotica e di estetica che non è proprio ad un livello così accessibile alle masse.
non so se ho centrato il tuo discorso, e comunque sono d'accordo sul fatto che spesso la critica può portare a forme di pigrizia culturale, soprattutto quando si preoccupa di "vendere un prodotto" a una testata giornalistica più che di chiarire certi aspetti poetici che si celano dietro una serie di pennellate (o di note, o di una scecggiatura). però, nel momento in cui mi sono posta dalla parte diametralmente opposta (o forse no) alla friuzione, cioò dalla parte della creazione, l'aspetto popolare di quello che dovevo rappresentare (a prescindere dallo stile) è stata per me una priorità assoluta.
come diceva haring, l'arte è per tutti.
> Date: Sun, 1 Mar 2009 23:02:19 +0100
> From: the.apx at libero.it
> To: aha at ecn.org
> Subject: [aha] Arte, significato e pubblico 2
>
> Curiosamente, nel lessico comune, per arte s'intende usualmente l'arte
> figurativa e, segnatamente, la pittura. E' evidente che sembra che le
> altre arti sembrino godere di uno status minore o, per così dire,
> popolare.
>
> Il passaggio di molte forme d'arte (musica e teatro su tutti) dallo
> stato di non commerciabilità, dovuta al fatto d'essere forme che
> esistevano solo allo stato temporaneo della loro rappresentazione, allo
> stato di oggetto vendibile, dovuto allo stato permanente di oggetto
> reificato in un supporto, ha portato al mutamento di stato di queste
> arti.
>
> Nonostante i giudizi più o meno fondati sull'arte di maniera, rimane
> un fatto non secondario cioé che è l'arte veicolata tramite radio, spot e
> quant'altro è diventata lo sfondo della vita delle persona. Un
> fatto ormai assodato da tempo è che, a causa delle sue caratteristiche,
> il gusto di massa è orientato verso le forme familiari e vuote/rassicuranti.
>
> La familiarità dell'arte di massa è essenzialmente dovuta allo stile
> cioé il fatto che ogni artista ha un sottoassieme di segni che utilizza
> in un numero molto ampio di opere, la riconoscibilità dell'opera di un
> artista si riconduce essenzialmente al riconoscimenti degli elementi
> dello stile nell'assieme più grande di segni di cui è composta la
> singola opera.
>
> Trappola in cui si cade con molta facilità è la lenta trasformazione da
> stile in maniera. Lo stile diventa maniera quando, piu o meno
> consciamente, diventa predominante l'uso dei segni tali da rendere
> immediatamente riconoscibile certi elementi strutturali rispetto agli
> elementi estranei allo stile. In altri contesti Adorno parlò di "musica
> che ascolta per gli ascoltatori" ossia la riconoscibilità immediata di
> certi elementi di un'opera porta alla non necessità di analizzare cioé
> ad una visione essenzialmente passiva della fruizione.
>
> Fortuna evidente della maniera è la minore richiesta di attenzione, e
> conseguente elaborazione, richiesta al pubblico dall'arte "di genere"
> grazie al risultato quello di rendere permanente palesi tutti gli
> elementi dell'opera. Questo porta a domandarsi della causa di quello
> che appare come una forma di "pigrizia" culturale, il "genere" piace
> non perché non fa pensare ma poiché fa pensare poco.
>
> Il pensare poco è anche dovuto ad uno degli aspetti più tipici della
> critica è la sua lenta trasformazione in "scienza delle recensioni", la
> gran parte delle recensioni specialmente se pubblicate sui giornali si
> riduce al giudizio "mi piace/non mi piace". Scopo della critica è
> l'aiuto a chi fruisce un'opera per capire cosa c'è dentro l'opera e
> quindi operare da stele di rosetta per la comprensione del linguaggio
> artistico dato che la storia dell'arte è ricca di opere che non
> piacciono ma importanti per la spinta al rinnovamento linguistico.
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