[aha] DELLA MISERIA DELL’AMBIENTE ACCADEMICO

AutArt autart at gmail.com
Mon May 18 23:40:02 CEST 2009


Si può affermare senza paura di sbagliare che in Italia l’artista, dopo i
poliziotti e i preti, è l’essere più comunemente disprezzato. Le ragioni per
cui è disprezzato sono spesso false ragioni, frutto dell’ideologia
dominante, ma le ragioni per cui è effettivamente disprezzabile dal punto di
vista della critica politica andrebbero dichiarate apertamente. Sono diverse
le definizioni a cui questo soggetto può essere associato. Nei luoghi in cui
la produzione è ancora percepita come strettamente legata alle ore di lavoro
prestato per salario l’artista è comunemente considerato inutile ai processi
produttivi. Una tale concezione dell’economia, però, può considerarsi molto
lontana dal reale. In altri luoghi in cui l’artista è considerato esperto di
una particolare tecnica, esso viene associato all’artigiano che  produce
oggetti d’arte. Niente di più illusorio e forviante. Probabilmente la
peggiore e la  più ideologica delle sue definizioni è quella legata ad
un’idea di arte come territorio dell’esperienza estetica pura in cui
l’artista è portatore di una verità altra inaccessibile ai più. Tutte
definizioni che nascondono la sua realtà, cioè essere parte attiva, suo
malgrado, di un processo economico che si riproduce.

Il mercato dell’arte è una delle espressioni forse più alte di mercato
finanziario. Esso si basa su di un sistema di opinioni che definiscono le
quotazioni degli oggetti venduti, al di là della natura dell’oggetto. Il
valore delle quotazioni è garantito dalla presenza di una innumerevole
quantità di giovani artisti che prestano lavoro non solo precario ma
addirittura gratuito nella speranza di raggiungere un traguardo inesistente.
Questi giovani artisti si sentono tanto più liberi e realizzati quanto più
si incatenano a questo tipo di meccanismo. Da studenti studiano come le
diverse produzioni vengono esposte, come vengono comunicate e criticate.
Studiano gli stili e le tendenze, le inclinazioni e gli incidenti. Le opere
così diventano l’espressione più alta di come il pensiero possa essere
trasformato in economia. Ogni oggetto, video, tela, installazione è una
trovata, un pretesto, un elemento utile alla sopravvivenza di questo
mercato.

La situazione non è cambia neanche quando nel ’99 il processo di Bologna a
visto le Accademie travolte dall’idea di riforma a costo zero. Il piani
didattici sono stati trasformati per introdurre materie che possano
consentire un più agevole inserimento nel mondo del lavoro facendo strada al
sistema del 3+2. Le tasse scolastiche sono state aumentate a dismisura
pesando sugli studenti, così sempre più poveri e pronti a diventare i
precari della conoscenza di domani. I legami con i sistemi di produzione
economica si sono fatti più stretti ma sono stati attenuati dall’idea di una
possibilità lavorativa più concreta. Ciò che viene insegnato è pensato per
essere utile a questo sistema economico sia che si tratti di analisi
teoriche sia che si tratti di realizzazioni pratiche: comunicazione,
grafica, design, fashion, programmazione. Ma come si può anche solo pensare
di essere parte di un sistema economico che non funziona più? Come ci si può
cullare su di un illusorio inquadramento nel mondo del lavoro schiavi di un
processo ormai alla fine?

Ci è sembrato indispensabile avviare anche all’interno delle Accademie zone
di autonomia didattica in cui gli studenti avessero il tempo di rielaborare
la propria formazione e le proprie intenzioni. Abbiamo pensato ad
un’autoformazione che prendesse in considerazione sia l’aspetto teorico che
quello pratico e attraverso quest’ultimo potesse essere un’occasione per
valorizzare possibili relazioni tra soggettività diverse.

Ma in questo scenario c’è da prendere meglio in considerazione cosa ha
significato per le Accademie il processo di Bologna. Quel vertice ha visto
la stesura della legge 21 dicembre 1999, n. 508  che prevedeva la
trasformazione delle Accademie e dei Conservatori in Istituzioni di alta
formazione artistica e musicale. Le disposizioni in essa contenute erano
norme di principio, la cui attuazione era rimessa ad uno più regolamenti, da
adottarsi da parte del Ministero dell’istruzione, dell’università entro e
non oltre il 31 Dicembre del 2007. Parte di questi regolamenti sono stati
stilati e firmati in fretta e furia il 27 dicembre del 2007 quando da mesi
le Accademie avevano avviato una mobilitazione nazionale contro molti punti
di questa legge. L’attuazione è stata parziale e assolutamente confusionaria
gettando gli studenti in un limbo istituzionale che continua ancora adesso.
In questa situazione per noi è stato possibile intervenire all’interno della
didattica ottenendo un riconoscimento delle attività svolte. Tuttavia ci
sembra insufficiente che questo successo possa dipendere solo da un assenza
legislativa. Il diritto di decisione nella didattica per gli studenti deve
essere riconosciuto nei decreti attuativi sin nelle stanze del Ministero.

Allo stato attuale il valore legale del nostro titolo di studio è parziale e
poco chiaro. Questo ci lascia in balia del mercato lavorativo senza avere
alcun diritto. In più dal punto di vista amministrativo le Accademie non
sono entrate  a far parte dei circuiti universitari e per questo gli
studenti non possono godere degli stessi diritti. Quindi nessuna borsa di
ricerca o dottorato ci spetta.  I doplomandi accademici subiranno un
criterio di selezione lavorativa basato sul prestigio dell’istituzione da
cui provengono in cui gli interventi dei privati sono stati ormai ampiamente
legittimati. Questo avveniva prima che la crisi fosse una realtà tangibile
per tutti. Si prepavano le basi per creare all’interno delle Accademie
schiavi senza diritti. Con maggiore consapevolezza di quello che ci aspetta
incominciamo a difenderci protestando contro il vertice che si terrà a
Torino. Un vertice del tutto simile a quello che ci ha portato in questa
condizione. Dobbiamo essere noi a scegliere e rifiutare di non avere
possibilità di scelta. Vogliamo il diritto ad un valore legale del nostro
titolo di studio pur conservando la nostra specificità di saperi. Vogliamo
che gli studenti siano parte attiva nella decisione didattica. Vogliamo la
possibilità di una ricerca libera.
-------------- next part --------------
An HTML attachment was scrubbed...
URL: http://lists.ecn.org/pipermail/aha/attachments/20090518/bd1df426/attachment.html 


More information about the AHA mailing list