[aha] R: nel movimento
info (centrale dell'arte)
info a lacentraledellarte.org
Gio 22 Ott 2009 19:33:46 CEST
grazie darò
subito un occhiata
Il giorno 21/ott/09, alle 14:14, nura la beduina ha scritto:
> mi fa piacere,grazie,cresce la mia passione e l'entusiasmo per farne
> un qualcosa di concreto e magari anche fisico,soprattutto interattivo
> durante ahackitude
> sperimentiamo, vi terrò aggiornati per sviluppi a tema :)
>
> figata il supermarket squatting!tantissimo!!!
>
>
> per info centrale
> il numero é il 347 ma l'ho scritto come tootsie maddog :)
> é preceduto da un articolo,se ti va già che ci sei, che parla di un
> evento che avevamo organizzato per concentrarci su desideri e bisogni,
> connetterci con realtà di movimeno diverse
> per capire cosa ci muoveva ancora e insieme, soprattutto nel tempo
> della militanza
> sono articoli diversi ma inscindibili,
> lo trovi anche online cmq! arivista.org
>
> grazie!
>
>
>
>
> info (centrale dell'arte) ha scritto:Ciao interessante l'articolo
> puoi dirmi il numero di A dal quale haii tratto l'articolo?
>>
>> gradozero
>>
>> Il giorno 21/ott/09, alle 10:52, gadda1944 at libero.it ha scritto:
>>
>>> Bell'articolo. Lo sequestro per i materiali del warm up su
>>> Subvertising etc.
>>>
>>>
>>>
>>> g
>>>
>>>
>>>> ----Messaggio originale----
>>>> Da: nuratafeche at tiscali.it
>>>> Data: 21/10/2009 1.28
>>>> A: "artistic activism and net culture"<aha at lists.ecn.org>
>>>> Ogg: [aha] nel movimento
>>>>
>>>>
>>>> dopo una chiacchierata con lo|bo mi sono decisa a inoltrarvi
>>>> questo breve articolo uscito su A rivista
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> Nuove forme di lotta
>>>> Ripensare le forme della comunicazione, orientarsi verso
>>>> un’espressione performativa di liberazione, proporre e realizzare
>>>> nuovi interventi di strada.
>>>> Soprattutto all’estero è una realtà concreta dal Pinkarnival al
>>>> Rhytms of Resistance o alla Pink Samba Band.
>>>>
>>>> Forse ci stiamo rendendo conto che “rivendicazione” non è più la
>>>> sola parola che contraddistinguerà le nostre lotte. “Ingegnoso e
>>>> creativo” sono quei due aggettivi che possono evocare e suggerire
>>>> tanto di più quella nuova forma di protesta incisiva e trascinante,
>>>> che ci piacerebbe vedere nelle nostra strade.
>>>> Molti dei facili commenti distruttivi a questo genere di proposta
>>>> è che “la politica è una cosa seria”. Ma anche la noia lo è. Una
>>>> gioiosa resistenza. Le forme di protesta e di opposizione che
>>>> stanno evolvendosi in mezzo mondo, puntano i piedi sull’estrema
>>>> necessità di ripensare le forme della comunicazione, una conquista.
>>>> Collettivi molto radicati propongono tattiche inesplorate nelle
>>>> strade durante cortei anti-capitalisti con una passione differente
>>>> e veramente coinvolgente, magari anche con riferimenti più pungenti
>>>> e sotterranei.
>>>> Dal Pinkarnival al Rhytms of Resistance o Pink Samba Band, le
>>>> manifestazioni e le iniziative sono orientate verso un’espressione
>>>> soprattutto performativa di liberazione, febbricitante e massiccia,
>>>> pink block quasi a identificare l’entusiasmo della sovversione nel
>>>> colore rosa shocking o colori simili, nelle piume delle maschere e
>>>> nei corpi danzanti che vogliono offrire una critica alternativa,
>>>> mobile e non violenta, occupando e muovendo lo spazio intorno.
>>>> Apparirà sorprendente vedere che attraverso il ritmo di samba si
>>>> possa essere magari più comprensibilie che in questo modo la forza
>>>> di comunicazione si mostri più ludica, più estroversa e quindi più
>>>> avvicinabile, come soprattutto il movimento LGBITeQueer, senza
>>>> precedenti sta dimostrando, senza aver paura di perdere una austera
>>>> determinazione e voglia di fare LA Rivoluzione.
>>>> Esempi sono il Catania Pride 2009 o i Carnival Bloc di Barcelona
>>>> nel 2001 o meglio le dimostrazioni di Rhytms durante le
>>>> manifestazioni NoBorder, scrivendo nero su fucsia giganti slogan
>>>> come Queer without Border.
>>>> Come anche il Carnevale della Plaine che si svolge da anni in un
>>>> quartiere popolatissimo di Marsiglia, prendendosi argutamente gioco
>>>> della goffa esibizione clericale, facendo vivere con spirito
>>>> libertario un senso nuovo di appartenenza ai luoghi, specie quando
>>>> sono nucleo di grande fertilità culturale. Una sorta di
>>>> normalizzazione inversa quella di Marsiglia, in cui le grandi
>>>> azioni di rivendicazione in strada sono esattamente ciò che ci si
>>>> dovrebbe aspettare. Il sabotaggio, il capovolgimento e
>>>> l’esasperazione del significato e di archetipi fin troppo noti può
>>>> determinare un’esplosiva empatia.
>>>> L’ironia colpisce duro
>>>>
>>>> Tutto questo necessita sicuramente di uno sforzo in più, ossia non
>>>> è più solo valida la critica al massimo sistema ma anche lo studio
>>>> rivolto verso di esso, la profonda consapevolezza dei più sordidi
>>>> meccanismi, come propone il lavoro del collettivo canadese
>>>> Adbusters (distruttori di pubblicità), una rete di artisti,
>>>> studenti hacker, scrttori ecc.il cui lavoro è volto a sviluppare un
>>>> nuovo movimento di attivismo sociale, attraverso riviste articoli e
>>>> documentari. Non è sensazionalismo, è invece l’atteso entusiasmo
>>>> che ora esplode e viene riconosciuto come l’inizio di un percorso
>>>> in cui la creatività si fonde con la conoscenza e l’informazione.
>>>> Ma ora, tutto questo ha per fortuna ancora bisogno di fare strada.
>>>> Un esempio molto calzante sono le e i Radical Cheerleadears, un
>>>> gruppo nato in Florida che ben presto si è allargato in tutti gli
>>>> Stati Uniti, la cui estetica è data dalla riappropriazione dei
>>>> comunissimi stereotipi della fluorescente ragazzetta coi pon-pon
>>>> che saltella cantando gli slogan delle parate, totalmente
>>>> sovvertito.
>>>> gli attivisti e le attiviste Radical scendono per le strade
>>>> trasformandosi in agitatori urbani armati di calzoncini fucsia e
>>>> gonnelline attillate,destabilizzando la comune percezione della
>>>> cheerleader.
>>>> Ovviamente, l’ironia è ciò che più colpisce duro, lo
>>>> stravolgimento del suo immaginario commmerciale.(chiunque negli
>>>> USA, sa cosa rappresenta la cheerleader per la società americana,
>>>> il posto che ricopre una di quelle figure del benessere sociale
>>>> delle tragicamnete definte “apparentemente tranquille” provincie
>>>> degli Stati Uniti)
>>>> la contraddizione è fortissima e allo stesso tempo molto
>>>> attraente,
>>>> lo fa capire uno dei cori più significativi dei Radical:
>>>>
>>>>
>>>> Resist!
>>>> R is for Revolution!
>>>> E is for Everybody!
>>>> S Subvert the system!
>>>> I Ignite debate!
>>>> S We’re gonna Smash the state!
>>>> T we’re gonna Tear it down!
>>>>
>>>>
>>>> Un anno dopo le rivolte argentine, i passionari YoMango, volando
>>>> tra Barcellona e Buenos Aires durante il periodo natalizio,
>>>> propongono delle danzerecce turniche electro-tango nei corridoi dei
>>>> supermercati, in cui un allungamento di mano durante il ballo per
>>>> intascarsi una bottiglia di champagne, passa totalmente
>>>> inosservato. Finite le danze, la festa si sposta solitamente negli
>>>> uffici di qualche banca importante della città, danzando, inondando
>>>> e urlando “que se vayan todos!”, riferendosi alla crisi economica
>>>> argentina del 2001,alle multinazionali, ai politici e alle banche.
>>>>
>>>> Vestiti con scolapasta e boa di struzzo
>>>>
>>>>
>>>> Un’esperienza importantissima di cui ormai forse si è anche già
>>>> raccontato troppo ma che riesce comunque bene a convicere nella sua
>>>> “prepotenza” esplosiva. La rete di eco-rivoluzionari antiautoritari
>>>> “Reclaim the Streets”. Un movimento molto eterogeneo con una
>>>> spiccata attitudine DIY grazie anche ad un How-To pubblicato sul
>>>> sito di come organizzare un evento di reclamo della strada nella
>>>> propria città. Vera e propria rivendicazione, sottoforma di pura
>>>> espressione artistica, culturale, sociale e urbana.
>>>> RTS è attivismo unito da un’affinità elettiva tramutata da
>>>> protesta in grande festa di strada: una sorta di carnevale urbano
>>>> caratterizzato da un’attitudine non violenta e largamente
>>>> argomentata (spesso gli eventi, a seconda della predisposizione
>>>> verso una tale protesta, hanno preso nomi come Carnival against
>>>> Capitalism, Reclaim the Future, altri erano rave e altri blocchi
>>>> stradali alla Critical Mass).
>>>> La socialità che portava RTS ha avuto una grandissima risonanza,
>>>> perfino in Africa e Australia; in Italia un avvenimento simile si è
>>>> visto nel novembre ‘99 (probabilmente molte azioni si proponevano,
>>>> tra le altre cose, di coinvolgere quanti più vecchietti residenti
>>>> nel quartiere per il supporto a costruire piste ciclabili).
>>>> Rimanendo nel “movimento dal colore rosa”, è necessario
>>>> soffermarsi su un piccolo passaggio, la Clandestine Insurgent Rebel
>>>> Clown Army (CIRCA) che è forse uno dei discorsi più lunghi e
>>>> interessanti degli ultimi anni.
>>>> Piccoli o oceanici gruppi di persone vestite con scolapasta e boa
>>>> di struzzo rosso caricano la gente di allegria di fronte a schiere
>>>> anonime e ingrigite di polizia in assetto antisommossa, spesso
>>>> riproducendo spavaldamente il comportamento del soldatino in
>>>> divisa, ma provocando e cercando una reazione positiva e complice.
>>>> CIRCA ha una profondissima analisi e sottile ironia che crea dei
>>>> legami di comprensione infiniti.
>>>> Il continuo bisogno di confronto e di emulazione rende la Clown
>>>> Army uno degli esperimenti dialettici e creativi più riconosciuti,
>>>> dal Brasile alla Danimarca. Tutto ciò si basa su un terreno molto
>>>> complesso: una critica all’estetica del potere connessa alla
>>>> spettacolarità di un linguaggio diretto e teatrale decisamente
>>>> ridicolo, con dei risultati disarmanti nella loro semplicità. Per
>>>> questo l’esercito si è visto un po’ dappertutto anche in situazioni
>>>> molto dure, dai tesissimi giorni di Rostock al g8 di Gleaneagles
>>>> del 2005. Questo riesce comunque a non interferire nel modo di fare
>>>> azione diretta non violenta e comunicare con una enorme forza
>>>> (ultimi avvistamenti dei nasi rossi sono stati i giorni di
>>>> strasburgo, durante le enormi proteste contro la NATO, in cui quasi
>>>> tutti i clown dell’esercito sono stati fermati dalla polizia
>>>> francese e dispersi durante il corteo, impedendogli la non violenta
>>>> parata verso il centro della città).
>>>>
>>>>
>>>> Il ritrovamento della socialità
>>>>
>>>> Questo è tutto ciò che succede per il mondo. E ora finalmente
>>>> l’ispirazione è arrivata fino a qui. La voglia di sperimentare è
>>>> cresciuta spontaneamente come in un orto umido di pioggia. E da qui
>>>> è nato Sciame, insofferenti come milanesi e pungenti come un
>>>> insetti, una sgangherata banda di gente che sopporta la città
>>>> attuale, ma alllo stesso tempo ha scelto di interrompere e
>>>> interferire in un’attesa, un momento di pigrizia e di
>>>> affievolimento generale.
>>>> La rivendicazione dello spazio e della dimensione del quartiere,
>>>> una delle migliori qualità che si sta perdendo a Milano, è il
>>>> ritrovamento della socialità, della collettività in piazza.
>>>> I gesti possono essere semplici e molteplici, una ciclofficina
>>>> itinerante, un mercato del baratto del buon cibo biologico
>>>> mescolati con la curiosità dei residenti del quartiere provenienti
>>>> in realtà da ogni parte del mondo, racchiusi o meglio, liberamente
>>>> profusi, in una piazza qualsiasi. Volti sempre alla creazione di
>>>> Zone temporaneamente Autonome, a volte armoniche, se di mezzo c’è
>>>> un coro itinerante che attraversa le vie della città distribuendo
>>>> testi dei canti e volantini che interferiscono nella politica di
>>>> oppressione.
>>>> I concetti non sono diversi e cambiati, dalle proposte già
>>>> sfruttate del vecchio Bey o Debòrd, non è nulla di nuovo. Ma volte
>>>> che il desiderio di convivialità diventi tanto più forte da
>>>> scavalcare la paura della legalità e della realizzazione pratica,
>>>> permettendo un gioco di ingegno e una sperimentazione che riesce a
>>>> liberarsi dagli schemi.
>>>> L’attitudine è cambiata. Perché il bisogno è cambiato.
>>>> La realtà è nelle strade e là viene vissuta. Il desiderio di
>>>> Sciame è soprattutto quello di sperimentarsi e fare il passo
>>>> successivo raggiungendo davvero l’esterno, tenendo un piede nella
>>>> realtà e uno nel sogno, nel gioco della rivendicazione dello spazio
>>>> comune; nel capovolgimento di ciò che è percepito come “normale e
>>>> comune” e ciò che invece è considerato “esagerato e grottesco” e
>>>> mescolarlo insieme.
>>>> La conclusione probabilmente si ripone nel quesito che propose
>>>> Roland Barthes, che viene utilizzato nel famoso libro sulla
>>>> comunicazione-guerrilla come incipit: “la migliore sovversione non
>>>> consiste forse nel distorcere i codici, anziché distruggerli?”.
>>>>
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> post s:
>>>> Che cosa è lo Sciame
>>>> Sciame è un gruppo di persone, singole o provenienti da diverse
>>>> realtà dal cuore libertario come Scighera e Torchiera,che si è
>>>> unito con il desiderio di fondersi con il tessuto urbano,occupando
>>>> uno spazio e un tempo per creare una nuova convivialità di piazza,
>>>> senza lasciarsi troppo intimorire dalle liberticide formalità
>>>> legali.
>>>> Sciame vive solo nelle strade, talvolta in coro e armoniche a
>>>> bocca nei cortei, in quartieri periferici e multiculturali con
>>>> aperitivi autogestiti, ciclofficine,mercatini, e in tutti i modi
>>>> possibili che si possono inventare per ritrovare la socialità nella
>>>> sua espressione più libera e spontanea.
>>>> Lo Sciame non arruola, non marcia,non sta composto è una
>>>> disarticolata sintonia di rumori.
>>>>
>>>>
>>>> per il momento non aggiungo nulla di più a ciò che é già scritto,é
>>>> una panoramica e un'occhiata di riguardo
>>>> ma spero si possa sviluppare un dialogo,semmai possa essere utile
>>>> e cercare di materializzarlo (magari anche in ahackitude)
>>>> con anche la speranza di riformulare e sperimentare nuove
>>>> modalità anche qui, a milano soprattutto, e nel movimento
>>>> vedremo! insieme...
>>>>
>>>>
>>>>
>>>> --
>>>> jalla!
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