[aha] CANCELLAMI
lazkovaks a gmail.com
lazkovaks a gmail.com
Mar 8 Giu 2010 23:12:24 CEST
Grazie ragazzi ma devo chiudere questa mail...
On 6/1/2010 13:03, Redazione Digicult wrote:
> Digicult presenta:
>
> Digimag 55 - Giugno 2010
> http://www.digicult.it/digimag
>
> -----------
>
> APPROFONDIMENTO: L'EUTANASIA DEL SAPERE:
> http://www.digicult.it/digimag/allegato.asp
> di Valentina Gualtieri e l'Istituto per lo Sviluppo della Formazione
> Professionale dei Lavoratori
>
>
> Il significato della recente "manovra anticrisi" del Governo Italiano è
> evidente: si taglia la ricerca pubblica e la cultura che la classe dirigente
> politica Italiana non ha mai ritenuto fattore di sviluppo. Parallelamente,
> si porta avanti una distruttiva "riforma" dell'Università che la trasformerà
> in feudo di politicanti e baroni, negando nei fatti la libertà di
> insegnamento e il diritto allo studio.
>
> Le indiscrezioni sulla "manovra", diffuse in questi giorni dagli organi di
> stampa, suscitano particolare preoccupazione per l'intervento che si profila
> su molti enti pubblici di ricerca tra i quali ISFOL, IAS, ISAE, ISPESL, dei
> quali sembra prevista la soppressione. Il decreto anticrisi imbavaglia la
> ricerca pubblica procurando cosi un gravissimo danno al Paese. Si prevede la
> cancellazione di alcuni enti di ricerca le cui attività hanno un ruolo
> fondamentale nello sviluppo della conoscenza, in ambito sia economico che
> sociale. A fronte di un discutibile risparmio di denaro derivante da una
> simile operazione, ci si priverebbe di quegli strumenti di conoscenza e
> supporto tecnico alle politiche, fondamentali per il sostegno delle persone,
> proprio in un periodo di grave crisi come quello attuale.
>
> L'impatto della "manovra anticrisi" sul nostro futuro è quindi evidente:
> azzittisce una voce libera, autorevole e indipendente che, proprio nel
> momento più acuto della crisi economica internazionale, potrebbe aiutare a
> risollevare le sorti del Paese, raccontando cosa succede.
>
> Ma la manovra finanziaria, come sappiamo, colpisce anche la cultura, ancora
> una volta del resto: sono 232 gli istituti, enti e fondazioni culturali che
> non riceveranno più i fondi statali e rischieranno concretamente la
> chiusura, poiché la maggior parte di questi dipendono, per la loro
> sopravvivenza, dalle sovvenzioni governative.
>
> La miopia, di cui sembra ormai cronicamente affetto questo Governo, si
> ostina a non comprendere o, per meglio dire, non voler comprendere, che le
> strategie da adottare per risollevare il Paese e uscire dalla crisi non
> dovrebbero in nessun modo compromettere gli investimenti in formazione,
> ricerca e sviluppo. Operare indebolendo la conoscenza è un'operazione che
> scatenerà conseguenze devastanti sul nostro presente, ma ancora più sul
> nostro futuro. In una situazione di crisi è, infatti, essenziale scommettere
> proprio sul futuro, investendo, quindi, in istruzione, ricerca e nuove
> tecnologie. La manovra che il Governo sta varando compromette in maniera
> irreversibile questa possibilità.
>
> In Italia, rispetto ad altre economie avanzate, i finanziamenti statali per
> ricerca e sviluppo attualmente risultano essere irrisori: nel nostro Paese
> al 2009 soltanto 1,18% del Pil è stato destinato alla ricerca,
> (http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/statistics/search_database)
> negli Stati Uniti tale quota sale 2,8% e in Germania è pari al 2,63%.
> Ridurre ancor più tale spesa significa di fatto eliminarla. Come noto, l'Italia,
> da almeno 10 anni, non sta di fatto più crescendo: significa che il nostro
> paese si sta "reggendo" a galla, non producendo più ricchezza. Ciò
> probabilmente dipende da un orientamento sbagliato degli investimenti. Il
> nostro Paese continua ostinatamente a puntare tutto su "carte" perdenti: gli
> investimenti finanziari.
>
> Non produrre ricchezza vuol dire non ridistribuirla, generando l'impoverimento
> delle persone non solo da un punto di vista monetario ma anche culturale. Il
> fatto che in Italia ormai da tempo non si produca ricchezza non è imputabile
> a fattori casuali o crisi generalizzate. Si tratta invece di una scelta ben
> definita, di un riflesso delle caratteristiche del nostro sistema: il nostro
> tessuto imprenditoriale è composto principalmente da imprese che non
> investono in nuove tecnologie ma competono sulla riduzione del costo del
> lavoro piuttosto che sull'innovazione.
>
> Questo modello di sviluppo è perdente, dato che le economie emergenti stanno
> investendo in sviluppo di tecnologie avanzate. Non è un caso se la Germania
> sia uno dei paesi più competitivi sul mercato: i tedeschi non hanno un costo
> del lavoro inferiore rispetto al nostro, ma hanno un apparato di ricerca,
> sia pubblica che privata, enormemente superiore al nostro e investono da
> anni nell'innovazione tecnologica, che è il motore della crescita e della
> ricchezza dei sistemi industriali avanzati.
>
> Eliminare gli enti di ricerca pubblici vuol dire non permettere alle persone
> di conoscere, sapere e agire di conseguenza. Vuol dire non orientare le
> politiche sociali, vuol dire far procedere un paese alla cieca. Se la
> manovra anti crisi venisse approvata così come si configura ad oggi, da
> questa crisi verrà fuori un'Italia più ignorante, povera e con un sistema
> produttivo sottosviluppato: in bocca al lupo!
>
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