[aha] R: festa dei pirati
gadda1944 a libero.it
gadda1944 a libero.it
Gio 18 Mar 2010 21:55:09 CET
Mi ritrovo, mi ritrovo in quello che scrive xd. Della festa dei pirati a Roma so poco, ma di Wired che lancia l'idea del Nobel a Internet so, e di Fini che la appoggia anche. E di quelli che fanno il marketing creativo e virale, anche. E dei lobbisti. E dell'open source brandito come strategia di mercato. E di altre cose che scrive xd. E non mi piacciono. Non è la mia strada. La mia strada è quella dell'autonomia del soggettivo, e della libertà dell'individuo, e dell'orizzontalità delle relazioni, e della parità dei livelli organizzativi. Della liberazione degli esseri umani e del loro libero divenire.
Venerdì prossimo al Cantiere, a Milano, si apre Mix Arti, e c'è un dibattito sulle libertà digitali in cui sono invitato a parlare. E dirò pressappoco queste cose. Un po' più argomentate, ché adesso devo lavorare a qualche altra cosa di condiviso e di orizzontale.
Ciao,
gadda
----Messaggio originale----
Da: xdxd.vs.xdxd at gmail.com
Data: 18/03/2010 20.04
A: "List on artistic activism and net culture"<aha at lists.ecn.org>
Ogg: [aha] festa dei pirati
cara lista
a roma il 20 marzo (sabato) c'è la festa dei pirati.
dovevamo partecipare, ma ci siamo tirati fuori.
ci era sembrato un approccio disturbante e superficiale: la solita discussione, le solite voci, i soliti argomenti. E nessuno spazio ad altre forme non solo di espressione, ma di pensiero.
questa festa rappresenta per me una sensazione strana da spiegare. non so se ho gli strumenti linguistici necessari.
provo, quantomeno, a raccontarla.
una volta c'erano i "cattivi". e dicevano delle cose usando dei linguaggi.
e dopo un po' sono emerse delle "cose", per resistere ai "cattivi". Queste cose avevano dei linguaggi, delle estetiche, dei modi di fare, degli atteggiamenti e rappresentavano l'atteggiamento di tutta una serie di voci, anche molto differenti tra loro, e non necessariamente "buone".
nella diversità, nella poca organizzazione, nel caos del non sapere esattamente cosa fare e come farlo, nella sola certezza di avere alcuni strumenti, delle esperienze, una certa dolcezza e tolleranza (espressa magari bestemmiando, pronunciando sigle incomprensibili ai più o autori e teorici non-proprio-mainstream), di condividere alcune visioni sul mondo, sull'immaginario e su ciò che è possibile, e soprattutto nella piena accettazione di modelli lontani dal machismo, dalla violenza anche e soprattutto concettuale, in tutto questo, succedeva una cosa: emergevano dei "modelli". che, anche qui, erano associati a dei linguaggi e a degli immaginari.
dopo un po' i "cattivi" sono, in pratica, scomparsi, sostituiti da una serie di manichini intercambiabili, senza tempo, senza spazio, senza luogo e identità. che però continuavano a dire le cose dei "cattivi".
gli "altri" continuavano a raccontare le "cose" e i "modelli", ma in qualche modo subdolo e progressivo, son cambiati linguaggi ed immaginari.
in qualche modo (quando/come è successo?) i raccontatori di "cose" hanno assunto le sembianze dei "cattivi" scomparsi, le estetiche, i linguaggi.
e i "modelli" hanno cominciato ad essere utilizzati per promuovere strane parole, strani atteggiamenti. un po' skizzoidi, un po' di qua e un po' di là.
a sentire in superficie si parla sempre delle stesse "cose", ma c'è una specie di ansia che rimane lì mentre ascolti.
a me succede spesso.
incontri in cui si parla di culture digitali, di libertà di espressione, di censura, di violenza, di tolleranza e di opportunità per tutti.
e a parlarne sono sempre e solo poche voci: principalmente uomini, esteticamente coerenti, linguisticamente omogenei, lobbisti convinti, innovatori, creativi, imprenditori. hackers. pirati.
hackers?
pirati?
l'anno scorso alla festa dei pirati mancava qualcosa. mancavano le voci. e mancava l'estetica. e mancava la diversità.
dove diversità non vuol dire "par condicio", o "bipartisan". nulla del genere.
soprattutto se i due lati della "par condicio" si assomigliano così tanto. non son poi così diversi: non nel linguaggio, non nell'estetica, non nelle modalità.
diversità vuol dire proprio quello "diversità"
quest'anno, stesso discorso, basta guardare il programma: ore di conferenze noiose che servono a poco (e si cominci! al via la danza davanti ai giornalisti!) e poi via! parta lo spettacolo delle arti digitali! delle arti dei pirati! avete la benda ben messa davanti all'occhio?
pochi giorni fa, la stessa cosa: un Gianfranco Fini radiante nell'affermare il suo sostegno al Nobel per Internet. e via! le prime pagine son mie. e poi moderazione, compunzione, riunione d'oratorio sulla libertà che sarebbe internet. e le slide narrative di lessig, e gli interventi moderati di qua e di là: siamo in parlamento, abbiamo la cravatta, mica possiamo dire nulla di critico. e poi dobbiamo far lobby: abbiamo grandi progetti. finanziamenti, banda per tutti. intenet ci salverà.
cosa succede quando esprimi una "cosa" con altre parole? è come quando fai una traduzione? è "la stessa cosa" ma anche "un'altra cosa"?
sappiamo che non esistono verità. che non possiamo avere altro che le nostre prospettive sul mondo.
e quindi indosso una maschera di Varela o di Minsky o di chi vi piace di più ed esprimo il mio punto di vista:
a me questa modalità sembra assai violenta.
non metto in dubbio le ottime intenzioni che muovono la grande maggioranza dei coinvolti, ma la trovo violenta.
questo cambio di linguaggio è violento. questo cambio di immaginario è violento.
quest'idea di suggerire che l'attività di lobby porti a qualcosa, invece che, come accade, di donare argomenti a politici e imprenditori che pensano a tutt'altro: è violento.
questa estetica, omogenea, inquadrata, moderata, buona, californiana, è violenta.
è violento perchè esclude completamente quella che è in definitiva l'unica opportunità: la trasformazione, la tolleranza, la diversità, l'appropriazione, la resistenza.
(io son contento che alcuni della lista abbiano colto la possibilità di provarci, di esprimere i propri punti di vista all'interno della festa dei pirati: spero che ci riescano. voglio chiarire che questa lettera un po' delirante non è un attacco a loro. come non è un attacco a tante delle persone che organizzano la festa: tanti li conosco da molto, altri da molto meno, ma, di quelli che conosco, sono certo delle ottime intenzioni che li muovono. e, tra l'altro, non intendo con questa lettera esprimere una qualche "verità", ma, piuttosto, una sensazione, una emozione che mi assale sempre più di frequente, ultimamente, partecipando a questo genere di incontri)
xDxD.vs.xDxD
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