[aha] festa dei pirati
Dedalus
dedalus a autistici.org
Ven 19 Mar 2010 09:59:24 CET
Ciao,
Conosco solo il programma (e in verità lo conosco anche
approssimativamente) di questa festa dei pirati (anche noi eravamo stati
invitati ma per motivi di tempo abbiamo declinato) per cui non mi sento di
esprimere opinioni.
E' vero però, come dice xd, che da un po' di tempo a questa parte i ruoli
e le parti (pirati, hacker, etc.) si è un trasformato.
Non darei la colpa di questo ai poveri pirati però :-)
Del resto, giusto per fare un'analogia, anche l'allora scandaloso e
radicale orinatoio readymade di duchamp, come forma e pratica artistica è
stata assimilata, digerita e direi assai inflazionata. Di chi è la colpa?
Del "povero" Duchamp? :-)
E' diversi anni che, anche in questa lista, si parla di come l'immaginario
legato alla rete, le culture hacker e le cosiddette avanguardie digitali,
siano stati assimilati, normalizzati e recuperati in modelli e strategie di
business vincenti (vedi il web 2.0 in primis). Fini che esalta il ruolo
"democratico" di Internet e la surreale petizione per il nobel della pace
ad Internet sono solo le conseguenze periferiche della massificazione
culturale legata alle culture digitali.
Personalmente credo siamo tutti un po' orfani della visionarietà e della
radicalità dell'utopia digitale.
Non credo sia utile fermarsi quindi alla pura critica ma credo sia
piuttosto necessario misurare le distanze tra "noi" e "loro". Potrebbe
essere utile per capire dove andare e cosa vogliamo fare :-)
Ad ogni modo grazie xD per aver sollevato un po' di polverone :-D
Ciauz,
D.
On Thu, 18 Mar 2010 20:04:11 +0100, "xDxD.vs.xDxD"
<xdxd.vs.xdxd at gmail.com>
wrote:
> cara lista
>
> a roma il 20 marzo (sabato) c'è la festa dei pirati.
>
> dovevamo partecipare, ma ci siamo tirati fuori.
>
> ci era sembrato un approccio disturbante e superficiale: la solita
> discussione, le solite voci, i soliti argomenti. E nessuno spazio ad
altre
> forme non solo di espressione, ma di pensiero.
>
> questa festa rappresenta per me una sensazione strana da spiegare. non
so
> se
> ho gli strumenti linguistici necessari.
>
> provo, quantomeno, a raccontarla.
>
> una volta c'erano i "cattivi". e dicevano delle cose usando dei
linguaggi.
>
> e dopo un po' sono emerse delle "cose", per resistere ai "cattivi".
Queste
> cose avevano dei linguaggi, delle estetiche, dei modi di fare, degli
> atteggiamenti e rappresentavano l'atteggiamento di tutta una serie di
voci,
> anche molto differenti tra loro, e non necessariamente "buone".
>
> nella diversità, nella poca organizzazione, nel caos del non sapere
> esattamente cosa fare e come farlo, nella sola certezza di avere alcuni
> strumenti, delle esperienze, una certa dolcezza e tolleranza (espressa
> magari bestemmiando, pronunciando sigle incomprensibili ai più o autori
e
> teorici non-proprio-mainstream), di condividere alcune visioni sul
mondo,
> sull'immaginario e su ciò che è possibile, e soprattutto nella piena
> accettazione di modelli lontani dal machismo, dalla violenza anche e
> soprattutto concettuale, in tutto questo, succedeva una cosa: emergevano
> dei
> "modelli". che, anche qui, erano associati a dei linguaggi e a degli
> immaginari.
>
> dopo un po' i "cattivi" sono, in pratica, scomparsi, sostituiti da una
> serie
> di manichini intercambiabili, senza tempo, senza spazio, senza luogo e
> identità. che però continuavano a dire le cose dei "cattivi".
>
> gli "altri" continuavano a raccontare le "cose" e i "modelli", ma in
> qualche
> modo subdolo e progressivo, son cambiati linguaggi ed immaginari.
>
> in qualche modo (quando/come è successo?) i raccontatori di "cose" hanno
> assunto le sembianze dei "cattivi" scomparsi, le estetiche, i linguaggi.
>
> e i "modelli" hanno cominciato ad essere utilizzati per promuovere
strane
> parole, strani atteggiamenti. un po' skizzoidi, un po' di qua e un po'
di
> là.
>
> a sentire in superficie si parla sempre delle stesse "cose", ma c'è una
> specie di ansia che rimane lì mentre ascolti.
>
> a me succede spesso.
>
> incontri in cui si parla di culture digitali, di libertà di espressione,
> di
> censura, di violenza, di tolleranza e di opportunità per tutti.
>
> e a parlarne sono sempre e solo poche voci: principalmente uomini,
> esteticamente coerenti, linguisticamente omogenei, lobbisti convinti,
> innovatori, creativi, imprenditori. hackers. pirati.
>
> hackers?
>
> pirati?
>
> l'anno scorso alla festa dei pirati mancava qualcosa. mancavano le voci.
e
> mancava l'estetica. e mancava la diversità.
>
> dove diversità non vuol dire "par condicio", o "bipartisan". nulla del
> genere.
> soprattutto se i due lati della "par condicio" si assomigliano così
tanto.
> non son poi così diversi: non nel linguaggio, non nell'estetica, non
nelle
> modalità.
>
> diversità vuol dire proprio quello "diversità"
>
> quest'anno, stesso discorso, basta guardare il programma: ore di
conferenze
> noiose che servono a poco (e si cominci! al via la danza davanti ai
> giornalisti!) e poi via! parta lo spettacolo delle arti digitali! delle
> arti
> dei pirati! avete la benda ben messa davanti all'occhio?
>
> pochi giorni fa, la stessa cosa: un Gianfranco Fini radiante
nell'affermare
> il suo sostegno al Nobel per Internet. e via! le prime pagine son mie. e
> poi
> moderazione, compunzione, riunione d'oratorio sulla libertà che sarebbe
> internet. e le slide narrative di lessig, e gli interventi moderati di
qua
> e
> di là: siamo in parlamento, abbiamo la cravatta, mica possiamo dire
nulla
> di
> critico. e poi dobbiamo far lobby: abbiamo grandi progetti.
finanziamenti,
> banda per tutti. intenet ci salverà.
>
> cosa succede quando esprimi una "cosa" con altre parole? è come quando
fai
> una traduzione? è "la stessa cosa" ma anche "un'altra cosa"?
>
> sappiamo che non esistono verità. che non possiamo avere altro che le
> nostre
> prospettive sul mondo.
>
> e quindi indosso una maschera di Varela o di Minsky o di chi vi piace di
> più
> ed esprimo il mio punto di vista:
>
> a me questa modalità sembra assai violenta.
>
> non metto in dubbio le ottime intenzioni che muovono la grande
maggioranza
> dei coinvolti, ma la trovo violenta.
>
> questo cambio di linguaggio è violento. questo cambio di immaginario è
> violento.
>
> quest'idea di suggerire che l'attività di lobby porti a qualcosa, invece
> che, come accade, di donare argomenti a politici e imprenditori che
pensano
> a tutt'altro: è violento.
>
> questa estetica, omogenea, inquadrata, moderata, buona, californiana, è
> violenta.
>
> è violento perchè esclude completamente quella che è in definitiva
l'unica
> opportunità: la trasformazione, la tolleranza, la diversità,
> l'appropriazione, la resistenza.
>
>
>
>
> (io son contento che alcuni della lista abbiano colto la possibilità di
> provarci, di esprimere i propri punti di vista all'interno della festa
dei
> pirati: spero che ci riescano. voglio chiarire che questa lettera un po'
> delirante non è un attacco a loro. come non è un attacco a tante delle
> persone che organizzano la festa: tanti li conosco da molto, altri da
molto
> meno, ma, di quelli che conosco, sono certo delle ottime intenzioni che
li
> muovono. e, tra l'altro, non intendo con questa lettera esprimere una
> qualche "verità", ma, piuttosto, una sensazione, una emozione che mi
> assale
> sempre più di frequente, ultimamente, partecipando a questo genere di
> incontri)
>
> xDxD.vs.xDxD
--
"Ci sono cretini che hanno visto la Madonna e ci sono cretini che non
hanno visto la Madonna.
Io sono un cretino che la Madonna non l'ha vista mai.
Tutto consiste in questo, vedere la Madonna o non vederla."
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