[aha] Fwd: mantra del sollevarsi
lo|bo
lo_bo a autistici.org
Mar 18 Ott 2011 13:00:01 CEST
bhe un po' di giorni dopo, qualche riflessione da prendere in
considerazione:
quì c'è un articolo interessante:
http://giovannacosenza.wordpress.com/2011/10/16/lopposizione-violenti-vs-non-violenti-non-serve-a-capire-il-15-ottobre-a-roma/
e vi inoltro un testo di bifo.
Mantra del sollevarsi
di franco berardi
Il 15 febbraio del 2003 centomilioni di persone sfilarono nelle strade
del mondo per chiedere la pace, per chiedere che la guerra contro
l’Iraq non devastasse definitivamente la faccia del mondo. Il giorno
dopo il presidente Bush disse che nulla gli importava di tutta quella
gente (I don’t need a focus group) e la guerra cominciò. Con quali
esiti sappiamo.
Dopo quella data il movimento si dissolse, perché era un movimento
etico, il movimento delle persone per bene che nel mondo rifiutavano
la violenza della globalizzazione capitalistica e la violenza della
guerra.
Il 15 Ottobre in larga parte del mondo è sceso in piazza un movimento
similmente ampio. Coloro che dirigono gli organismi che stanno
affamando le popolazioni (come la BCE) sorridono nervosamente e dicono
che sono d’accordo con chi è arrabbiato con la crisi purché lo dica
educatamente. Hanno paura, perché sanno che questo movimento non
smobiliterà, per la semplice ragione che la sollevazione non ha
soltanto motivazioni etiche o ideologiche, ma si fonda sulla
materialità di una condizione di precarietà, di sfruttamento, di
immiserimento crescente. E di rabbia.
La rabbia talvolta alimenta l’intelligenza, talaltra si manifesta in
forma psicopatica. Ma non serve a nulla far la predica agli
arrabbiati, perché loro si arrabbiano di più. E non stanno comunque ad
ascoltare le ragioni della ragionevolezza, dato che la violenza
finanziaria produce anche rabbia psicopatica.
Il giorno prima della manifestazione del 16 in un’intervista
pubblicata da un giornaletto che si chiama La Stampa io dichiaravo che
a mio parere era opportuno che alla manifestazione di Roma non ci
fossero scontri, per rendere possibile una continuità della
dimostrazione in forma di acampada. Le cose sono andate diversamente,
ma non penso affatto che la mobilitazione sia stata un fallimento solo
perché non è andata come io auspicavo.
Un numero incalcolabile di persone hanno manifestato contro il
capitalismo finanziario che tenta di scaricare la sua crisi sulla
società. Fino a un mese fa la gente considerava la miseria e la
devastazione prodotte dalle politiche del neoliberismo alla stregua di
un fenomeno naturale: inevitabile come le piogge d’autunno. Nel breve
volgere di qualche settimana il rifiuto del liberismo e del finazismo
è dilagato nella consapevolezza di una parte decisiva della
popolazione. Un numero crescente di persone manifesterà in mille
maniere diverse la sua rabbia, talvolta in maniera autolesionista,
dato che per molti il suicidio è meglio che l’umiliazione e la
miseria.
Leggo che alcuni si lamentano perché gli arrabbiati hanno impedito al
movimento di raggiungere piazza San Giovanni con i suoi carri
colorati. Ma il movimento non è una rappresentazione teatrale in cui
si deve seguire la sceneggiatura. La sceneggiatura cambia
continuamente, e il movimento non è un prete né un giudice. Il
movimento è un medico. Il medico non giudica la malattia, la cura.
Chi è disposto a scendere in strada solo se le cose sono ordinate e
non c’è pericolo di marciare insieme a dei violenti, nei prossimi
dieci anni farà meglio a restarsene a casa. Ma non speri di stare
meglio, rimanendo a casa, perché lo verranno a prendere. Non i
poliziotti né i fascisti. Ma la miseria, la disoccupazione e la
depressione. E magari anche gli ufficiali giudiziari.
Dunque è meglio prepararsi all’imprevedibile. E’ meglio sapere che la
violenza infinita del capitalismo finanziario nella sua fase agonica
produce psicopatia, e anche razzismo, fascismo, autolesionismo e
suicidio. Non vi piace lo spettacolo? Peccato, perché non si può
cambiare canale.
Il presidente della Repubblica dice che è inammissibile che qualcuno
spacchi le vetrine delle banche e bruci una camionetta lanciata a
tutta velocità in un carosello assassino. Ma il presidente della
Repubblica giudica ammissibile che sia Ministro un uomo che i giudici
vogliono processare per mafia, tanto è vero che gli firma la nomina,
sia pure con aria imbronciata. Il Presidente della Repubblica giudica
ammissibile che un Parlamento comprato coi soldi di un mascalzone
continui a legiferare sulla pelle della società italiana tanto è vero
che non scioglie le Camere della corruzione. Il Presidente della
Repubblica giudica ammissibile che passino leggi che distruggono la
contrattazione collettiva, tanto è vero che le firma. Di conseguenza a
me non importa nulla di ciò che il Presidente giudica inammissibile.
Io vado tra i violenti e gli psicopatici per la semplice ragione che
là è più acuta la malattia di cui soffriamo tutti. Vado tra loro e gli
chiedo, senza tante storie: voi pensate che bruciando le banche si
abbatterà la dittatura della finanza? La dittatura della finanza non
sta nelle banche ma nel ciberspazio, negli algoritmi e nei software.
La dittatura della finanza sta nella mente di tutti coloro che non
sanno immaginare una forma di vita libera dal consumismo e dalla
televisione.
Vado fra coloro cui la rabbia toglie ragionevolezza, e gli dico:
credete che il movimento possa vincere la sua battaglia entrando nella
trappola della violenza? Ci sono armate professionali pronte ad
uccidere, e la gara della violenza la vinceranno i professionisti
della guerra.
Ma mentre dico queste parole so benissimo che non avranno un effetto
superiore a quello che produce ogni predica ai passeri.
Lo so, ma le dico lo stesso. Le dico e le ripeto, perché so che nei
prossimi anni vedremo ben altro che un paio di banche spaccate e
camionette bruciate. La violenza è destinata a dilagare dovunque. E ci
sarà anche la violenza senza capo né coda di chi perde il lavoro, di
chi non può mandare a scuola i propri figli, e anche la violenza di
chi non ha più niente da mangiare.
Perché dovrebbero starmi ad ascoltare, coloro che odiano un sistema
così odioso che è soprattutto odioso non abbatterlo subito?
Il mio dovere non è isolare i violenti, il mio dovere di
intellettuale, di attivista e di proletario della conoscenza è quello
di trovare una via d’uscita. Ma per cercare la via d’uscita occorre
essere laddove la sofferenza è massima, laddove massima è la violenza
subita, tanto da manifestarsi come rifiuto di ascoltare, come
psicopatia e come autolesionismo. Occorre accompagnare la follia nei
suoi corridoi suicidari mantenendo lo spirito limpido e la visione
chiara del fatto che qui non c’è nessun colpevole se non il sistema
della rapina sistematica.
Il nostro dovere è inventare una forma più efficace della violenza, e
inventarla subito, prima del prossimo G20 quando a Nizza si riuniranno
gli affamatori. In quella occasione non dovremo inseguirli, non
dovremo andare a Nizza a esprimere per l’ennesima volta la nostra
rabbia impotente. Andremo in mille posti d’Europa, nelle stazioni,
nelle piazze nelle scuole nei grandi magazzini e nelle banche e là
attiveremo dei megafoni umani. Una ragazza o un vecchio pensionato
urleranno le ragioni dell’umanità defraudata, e cento intorno
ripeteranno le sue parole, così che altri le ripeteranno in un mantra
collettivo, in un’onda di consapevolezza e di solidarietà che a cerchi
concentrici isolerà gli affamatori e toglierà loro il potere sulle
nostre vite (anche togliendo i nostri soldi dai conti correnti delle
loro banche come suggerisce Lucia).
Un mantra di milioni di persone fa crollare le mura di Gerico assai
più efficacemente che un piccone o una molotov.
http://kafca.eu/articles/en/recurring-dreams-the-red-heart-of-fascism
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