[aha] scusa per l'errore. Andrea Gabriele, in memoriam
nilo casares
nilo.casares a uv.es
Dom 16 Feb 2020 09:18:43 CET
Andrea Gabriele, in memoriam
https://arteelectronico.net/e-scap-es/
(Non dimenticate, per favore, che tutto questo era prima di Internet, dunque per parlare con uno sconosciuto non c’era altro modo che avvicinarlo.)[1]
DRAMATIS PERSONAE: Andrea Gabriele, Andrea Di Cesare, Catia Verna, Debora Di Renzo, Fabio Ragonese, Francesca Colasante, Lele Luchetti, Luigi Pagliarini, Massimo Coscia, Massimiliano Chiavaroli, Marco Antonini, Marita Cosma, Massimiliano Leggieri, Nadia Miriello, Nilo Casares, Rino Garzarelli, Sara Marzari, Tamara Cipriani.
OPUS: PEAM, Pescara Electronic Artists Meeting.
LOCUS: Caffé Ecoteca, cuore degli incontri.
DATE: 2003, 2004, 2005, 2006.
Le persone non sono le cose, per altro senza le prime le ultime risulterebbero impossibili. Il PEAM fu una successione di incontri tra artisti, musicisti, architetti, scrittori, programmatori, curatori, autodidatti, patiti e altre persone che, attorno al caffè Ecoteca di Pescara, configurarono un luogo di scambio nel quale tutto era sottoposto alla più severa riflessione. Tempi di effervescenza della distribuzione P2P, uguaglianza fra i due estremi accettata da parte di tutti, nei quali il PEAM si sviluppò come incontro tra pari, senza ulteriori protocolli; emerse così con totale naturalezza, perché tale era lo spirito dell’epoca, in quel modo lo si visse e quando le condizioni di
Se utenti smisero di essere prosumatori,[2] per installarsi in quella condizione di schiavitù 2.0 nella quale si pavoneggiano attualmente. Il lettore deve tenere presente che la maggior parte degli analisti, chi scrive tra gli altri, considera l’anno 2004 come fedele ai due modi di vedere le connessioni globali; ai tempi del PEAM, una delle discussioni più feroci era dove ci avrebbero condotto delle reti che non dipendevano più dalla tua abilità di tirar su a mano libera, scrivendo codice, la tua pagina web, in favore di aziende che, forzandoti verso i loro modelli, ostacolavano il tuo movimento per la Rete come lo avevi sempre fatto: a forza di intuizioni, perversioni di codice, inciampi e altri mille errori di ogni tipo. Scomparso l’errore, perché oramai ti muovevi solo all’interno di matrici prestabilite che menomavano la produzione di siti web, allo stesso modo di quanto li banalizzavano, che cosa ne sarebbe stato del mondo in cui si stavano sviluppando tutte le arti elettroniche che proprio la si stavano riunendo? Si aggiravano versioni di ogni tipo, dalle più scettiche, tra le quali la mia, ad altre più entusiastiche, che sebbene considerassero il problema non gridavano all’armi. D’altra parte ciò che nessuno prevedeva in quei giorni fu la proliferazione di frottole che sarebbero arrivate a trasformare le reti sociali in una palude da evitare per il suo odore disgustoso.
All’inizio la beffa fu un espediente artistico tra i tanti, per inventare false paternità, attribuzioni erronee, e molti altri giochi borghesi che ci dilettarono tutti,[3] però oggi la menzogna ha solo la chiara intenzione politica di manipolare gli schiavi 2.0 per dirigere il loro voto.
Ladi queste cose - il lettore sappia che anch’io lo faccio con curiosità e mi affaccio alla lettera [4] Oggi, per la successione degli avvenimenti politici, nessuno ne dubita più; sia Spagna che Italia vivono giorni di lutto a questo riguardo.
Inuindi una città con una spi LowTech MediaLab, perchè se qualcosa caratterizzava quegli incontri era la esplicita scommessa sul Do It Yourself, che si perfezionava con un mi puoi aiutare? o come ci sei riuscito?, quando non sapevi cavartela da solo. L’impegno di giocarsi tutte le carte alla partita della creatività rispetto all’eccesso di risorse, tipicamente primo-mondista delle università americane, si manifestò fin dal primo giorno e ciò trasformò il PEAM in un incontro molto permeabile verso gli artisti latino-americani e spagnoli che si sentivano perfettamente a loro agio, fuori dalle cifre travolgenti dell’investimento tecnologico su cui si lanciavano i festival come ArtFutura,[5] pura spavalderia di FX (effetti speciali), molto lontani dalla portata degli esseri mortali; ciò accomuna il PEAM con la nostra associazione EX, e rafforza significato di raccogliere l’eredità dei suoi risultati.
Cerco di ricordare cose di cui fui testimone nel PEAM e mi attanaglia la tristezza di veder chiudere la Gallery 9 del Walker Art Center di Minneapolis, diretta da Steve Dietz,[6] intendiamoci, dal PEAM, al suo primo anno, sapemmo della chiusura di quell'importante propulsore del net.art, questo ci commosse e produsse un polverone di firme in favore del suo direttore che non servì a nulla. Continuo a ricordare, e nel PEAM ebbi i miei primi contatti con Second Life e le sue possibilità artistiche,[7] un mondo con il quale , data la mia imperizia con i videogiochi e la zavorra della mia dislessia, mai riuscì ad andare d’accordo e per il quale dovetti sempre ricorrere all’ausilio altrui. Presenziai anche agli inizi delle criptomonete; prima di sentir parlare dei bitcoin, nel PEAM se ne parlava già e del blockchain per preservare delle transazioni sicure al di fuori di una Rete che ascoltava costantemente tutti i tuoi passi, perché se noi del net.art avevamo qualche certezza era che i sistemi di computazione fossero sistemi di controllo, proprio come Paul Virilio ci aveva chiarito in che cosa consistesse il ciberspazio.[8] Vidi persone fabbricare i suoi propri portatili che trasportavano dentro a valigette di legno di inizio ventesimo secolo, allo stesso modo in cui ho assistito ad arricchimenti di Intelligenza Artificiale su opere d’arte elettronica, oltre a molta robotica elevata allo stato di arte; accaddero tanti scambi e ancor più insegnamenti che mi fanno conservare del PEAM, del caffè Ecoteca e delle sue persone, il più grato ricordo.
[1] LANIER, JARON (2017), El futuro es ahora. Un viaje a través de la realidad virtual, traducido por PÉREZ SÁNCHEZ, MARCOS (2019), Barcelona, Debate, 69.
[2] (…), lo que yo llamo el auge del prosumidor. La civilización de la tercera ola trae consigo la reaparición de un enorme sector económico basado en la producción para el uso, en lugar de la producción para el intercambio, un sector basado en la idea de hacerlo por uno mismo, en vez de hacerlo para el mercado. TOFFLER, ALVIN (1980), La tercera ola, traducido por MARTÍN, ADOLFO (1980), Barcelona, Plaza & Janés, 345.
[3] In Spagna conosciamo bene l’opera di Jorge Luis Borges, però essendo cosciente che questo verrà letto in italia, raccolgo questo breve frammento per comprendere il riferimento: Debo a la conjunción de un espejo y de una enciclopedia el descubrimiento de Uqbar. El espejo inquietaba el fondo de un corredor en una quinta de la calle Gaona, en Ramos Mejía; la enciclopedia falazmente se llama The Anglo-American Cyclopaedia (New York, 1917) y es una reimpresión literal, pero también morosa, de la Encyclopaedia Britannica de 1902. BORGES, JORGE LUIS (1968) «TLÖN, UQBAR, ORBIS TERTIUS» en Nueva antología personal, (1983) Barcelona, Bruguera, 94. Cosi comincia il racconto nel quale più avanti scopriremo che non esiste affatto tale enciclopedia, neanche lo stesso Uqbar, neanche, naturalmente, ciò che si racconta.
[4] Sia di aiuto per situare il lettore.
Se había difundido el rumor por toda Galilea de que yo iba a entregar la región a los romanos, y los ánimos de todos estaban exaltados y exigían para mí un castigo (…) Quien más los alentaba era el hijo de Safias, Jesús, entonces arconte de Tiberias, hombre perverso, con carácter para promover fuertes intrigas, provocador de disensiones y revolucionario como no había otro (…)
Più avanti, aquellos magnates de la corte del rey que habían venido a pedirme asilo no merecían estar vivos, puesto que no querían adaptarse a las costumbres de quienes los acogían como refugiados; los acusaban de hechiceros y de colaborar con los romanos. El pueblo se dejó convencer fácilmente, engañado por las palabras persuasivas de aquellos que solo intentaban conseguir su favor. (…)
Ancora più avanti, El rey Agripa, al saber que era falso el rumor que se oía sobre Filipo (corría el bulo de que se había hecho jefe de los judíos en la lucha contra los romanos) envío a algunos jinetes para que escoltaran a Filipo hasta Beritos. JOSEFO, FLAVIO (circa 100), «Autobiografía» en Autobiografía, Sobre la antigüedad de los judíos (Contra Apión), traducido por SPOTTORNO DÍAZ-CARO, Mª VICTORIA, Madrid, Alianza Editorial, 54, 58 y64.
[5] https://www.artfutura.org
[6] http://gallery9.walkerart.org
[7] https://secondlife.com
[8] Norbert Wiener temía ya, en 1952, que la cibernética, de la que es uno de sus inventores junto a Alan Turing y Claude Shannon, pudiera convertirse en una amenaza para la democracia. La atómica es una gran revolución, la informática también, y los hombres que acabo de citar son conscientes, sin embargo, de que se puede llegar al control total de las poblaciones utilizando la informática y la robótica, sin la garantía política que se impone. Recordemos que la cibernética —del griego kubernana: «dirigir»— trata procesos de mando y comunicación entre los hombres y las máquinas. VIRILIO, PAUL (1997), El cibermundo, la política de lo peor, traducido por POOLE, MÓNICA, Madrid, Cátedra, 34, s.
nilo casares
curatore crítico d’arte
https://arteelectronico.net/pescara-electronic-artists-meeting/
Maggiori informazioni sulla lista
AHA