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<div id="ygrp-text">
<p>ricevo e inoltro<br>
bye<br>
Tommaso<br>
<br>
>LA STORIA SIAMO NOI<br>
><br>
>Perché un evento storico come la mobilitazione <br>
>contro il G8 del 2001, di straordinaria potenza <br>
>e di innovazione delle forme di partecipazione <br>
>politica, non venga riscritto nelle aule di tribunale.<br>
>Per impedire che 25 persone a Genova e 13 a <br>
>Cosenza paghino, con secoli di carcere e milioni <br>
>di euro, la volontà di rivalsa sul fatto che <br>
>300.000 persone scesero in piazza nel 2001 contro i padroni del mondo.<br>
>Perché questi processi con imputazioni assurde e <br>
>anacronistiche come il reato di "devastazione e <br>
>saccheggio" e con le loro prossime sentenze, non <br>
>diventino un'ipoteca sulla libertà di manifestare di tutti i movimenti.<br>
>Perché Genova, come nel 2001, si faccia <br>
>portatrice di un mondo senza frontiere, contro <br>
>ogni forma di razzismo, contro politiche <br>
>securitarie ed espulsioni di massa che mettono a rischio le libertà di tutti.<br>
>Le promozioni di De Gennaro e di molti altri <br>
>dirigenti delle forze dell'ordine coinvolti nei <br>
>fatti di Genova, la sicura prescrizione dei <br>
>processi contro i poliziotti imputati per il <br>
>massacro della scuola Diaz e le torture della <br>
>caserma di Bolzaneto, l'archiviazione del <br>
>processo per l'omicidio di Carlo Giuliani, così <br>
>come la bocciatura della commissione <br>
>parlamentare d'inchiesta sulla gestione <br>
>dell'ordine pubblico in quelle giornate, <br>
>rappresentano un'ulteriore offesa ai movimenti e <br>
>uno schiaffo alla città di Genova.<br>
>*Invitiamo a ripartire da Genova per mobilitarci <br>
>contro chi devasta la nostra storia e saccheggia le nostre vite*.<br>
><br>
>PER ADERIRE: <br>
><mailto:<a href="mailto:lastoriasiamonoi%40sanbenedetto.org">lastoriasiamonoi@<wbr>sanbenedetto.<wbr>org</a>><a href="mailto:lastoriasiamonoi%40sanbenedetto.org">lastoriasiamonoi@<wbr>sanbenedetto.<wbr>org</a><br>
><br>
>LA STORIA NON SI RISCRIVE NEI TRIBUNALI. IL CONFLITTO SOCIALE NON SI ARRESTA<br>
><br>
>Non gli è bastato assassinare Carlo Giuliani; <br>
>hanno dovuto archiviare il processo ai suoi assassini.<br>
><br>
>Non sono bastate la mattanza della Diaz, <br>
>l’orrore delle torture di Bolzaneto, la <br>
>macelleria cilena delle strade di Genova: devono <br>
>far cadere in prescrizione i reati commessi <br>
>dalle cosiddette forze dell’ordine e garantire, <br>
>con centrodestra e centrosinistra in sintonia, <br>
>la continuità del comando della polizia e la promozione di De Gennaro.<br>
><br>
>Oggi 25 compagni/e a Genova e 13 a Cosenza <br>
>rischiano di pagare carissima, con secoli di <br>
>galera e milioni di euro di multa, la rivolta, <br>
>praticata insieme ad altri 300.000, contro la <br>
>calata dei padroni del mondo a Genova per il G8 del luglio 2001.<br>
><br>
>A Napoli sono già stati pesantemente condannati <br>
>alcuni attivisti per una iniziativa di protesta <br>
>contro il carovita alla Ipercoop di Afragola, <br>
>mentre su altri 19 incombe il processo per una <br>
>iniziativa analoga a Roma il 6 novembre del <br>
>2004. Diventa sempre più frequente che i <br>
>protagonisti dei conflitti sociali finiscano <br>
>seppelliti dalle condanne piuttosto che vedere <br>
>una risposta alle legittime esigenze popolari che pongono.<br>
><br>
>La magistratura genovese non ha esitato a <br>
>sostenere contro i processati incredibili e <br>
>pesantissimi capi di imputazione, devastazione e <br>
>saccheggio (a Genova) e cospirazione contro i <br>
>poteri dello stato (a Cosenza), che fanno <br>
>accapponare la pelle a qualsiasi sostenitore dello stato di diritto.<br>
><br>
>Quello stato di diritto che viene ridotto a <br>
>brandelli in questi giorni da una isteria <br>
>securitaria, che, incubata dalla propaganda <br>
>razzista e fascista durante il governo <br>
>Berlusconi e poi accelerata dall’ossessione del <br>
>controllo e dell’ingabbiamento sociale da parte <br>
>dei sindaci-sceriffi del centrosinistra con le <br>
>ordinanze repressive contro lavavetri e writers, <br>
>oggi sfocia nel decreto del governo di chiara <br>
>matrice razzista e xenofoba, con il “dolce” <br>
>Veltroni a menare le danze contro romeni e rom.<br>
><br>
>Il tutto mentre governo, Confindustria, <br>
>Cgil-Cisl-Uil procedono nella demolizione dei <br>
>diritti sociali con il protocollo del 23 luglio <br>
>che massacra la previdenza pubblica e rende <br>
>eterna la precarietà, con una Finanziaria che dà <br>
>soldi solo al padronato e immiserisce salari e <br>
>servizi sociali, che aumenta ancora le spese <br>
>militari e addirittura vede il centrosinistra <br>
>compatto nello stanziamento di 30 milioni di <br>
>euro per riportare in Italia (alla Maddalena) il G8 nel 2009.<br>
><br>
>I processi di Genova e Cosenza costituiscono una <br>
>ignobile operazione liberticida, che non solo <br>
>mette terribilmente a repentaglio la libertà <br>
>degli imputati/e, ma rappresenta un monito <br>
>minaccioso contro tutto il movimento <br>
>antiliberista e no-war, contro tutte quelle <br>
>lotte sociali che fuoriescono dalle <br>
>compatibilità capitalistiche, contro tutti/e <br>
>coloro che continuano a battersi per un altro mondo possibile e indispensabile.<br>
><br>
>Si processano i nostri compagni/e perché si <br>
>vuole delegittimare e cancellare ogni traccia di <br>
>conflitto sociale.Ma il movimento non si fa <br>
>processare: per questo saremo tutti/e a Genova, <br>
>nel ricordo di Carlo Giuliani, per richiedere <br>
>l’assoluzione di tutti gli imputati/e di Genova <br>
>e Cosenza, Lo faremo nella continuità ideale e <br>
>concreta con le lotte di quest’anno, dal 9 <br>
>giugno allo sciopero del 9 novembre, perché il <br>
>conflitto sociale non può essere ingabbiato, <br>
>perché non permetteremo che siano i tribunali a <br>
>riscrivere la storia dei movimenti e di chi si <br>
>ribella ai padroni del mondo, al dominio <br>
>spietato del profitto, della guerra, della <br>
>mercificazione totale dell’esistente.<br>
><br>
>prime adesioni: Cobas, RdB-Cub, SdL, Sinistra <br>
>Critica, PCL , Rete dei Comunisti, Global <br>
>Network, Action, Rete semprecontrolaguerr<wbr>a , <br>
>Rete nazionale Disarmianoli, Partito dei Comunisti Italiani (Campania)<br>
><br>
>PERCHE' DICIAMO NO ALLA COMMISSIONE DI INCHIESTA <br>
>E SI' A UNA MANIFESTAZIONE DI MASSA<br>
><br>
>Supportolegale è un collettivo che da quattro <br>
>anni si occupa di seguire i processi relativi ai <br>
>fatti del G8 composto da persone che sono state <br>
>protagoniste, insieme ad altre migliaia, di <br>
>tutti gli eventi che hanno reso Genova un nodo <br>
>delle nostre vite e della nostra storia.<br>
>La giornata del 17 novembre ha mosso i suoi <br>
>primi passi anche e immodestamente vogliamo dire <br>
>soprattutto da un appello generico alla <br>
>mobilitazione sui processi genovesi che abbiamo <br>
>pubblicato come Supportolegale su Liberazione e <br>
>Manifesto nelle scorse settimane.<br>
>Supportolegale ha deciso di partecipare come <br>
>promotore e organizzatore della giornata proprio <br>
>per contribuire a focalizzare l'attenzione di <br>
>tutti sulla necessaria difesa di 25 manifestanti <br>
>usati come capro espiatorio di un episodio che <br>
>non può che essere visto e vissuto se non come <br>
>un pezzo della nostra storia collettiva. <br>
>L'operazione in corso nei tribunali di Genova - <br>
>e di Cosenza - è un'operazione che mira a <br>
>terrorizzare le forme più decentralizzate e <br>
>spontanee di partecipazione alla vita politica e <br>
>sociale da parte delle persone.<br>
>Per questo l'appello che avevamo fatto e la <br>
>giornata intera si è giustamente intitolata "La <br>
>Storia Siamo Noi", perché pensiamo che siano i <br>
>protagonisti stessi degli eventi a dover <br>
>ricostruire insieme la verità e la complessità <br>
>su quelle giornate: solo le 300.000 persone che <br>
>erano in piazza in quei giorni possono essere in <br>
>grado di raccontare agli altri e a se stessi ciò <br>
>che è avvenuto in quei giorni senza pruriti <br>
>giustizialisti o moralisti, ma con il desiderio <br>
>di capire il più possibile quello che è accaduto.<br>
>E' questo il motivo per cui, al contrario di <br>
>altri promotori, noi non siamo d'accordo e non <br>
>lo siamo mai stati con una commissione di <br>
>inchiesta parlamentare in cui una parte di <br>
>coloro che gestiscono e amministrano il potere <br>
>cerchino di ufficializzare una propria verità. <br>
>Ed è anche per questo che il tema della <br>
>commissione parlamentare non è uno degli <br>
>elementi centrali dell'invito alla mobilitazione.<br>
>Come tutti gli altri promotori anche noi <br>
>auspichiamo una manifestazione pacifica e di <br>
>massa, in cui la nostra voce e le nostre idee <br>
>possano tornare a farsi sentire, e speriamo <br>
>nell'ospitalità della città di Genova e dei <br>
>genovesi, che in moltissime altre occasioni <br>
>hanno dimostrato amore e rispetto per i <br>
>movimenti sociali e politici protagonisti della <br>
>storia del nostro paese e non solo.<br>
>Supporto Legale<br>
><<a href="http://supportolegale.org">http://supportolega<wbr>le.org</a>><a href="http://supportolegale.org">http://supportolega<wbr>le.org</a><br>
><br>
>IL G8 DI GENOVA, LA DEMOCRAZIA SOSPESA<br>
><br>
>A Genova, nel luglio del 2001, per più giorni fu <br>
>abiurato lo stato di diritto. Le regole di base <br>
>della democrazia furono ripetutamente calpestate.<br>
>Sono passati più di sei anni e le ferite di quei giorni sono ancora aperte.<br>
>Non abbiamo avuto un processo per l'uccisione di <br>
>Carlo Giuliani, precluso da un'inaccettabile <br>
>archiviazione. Ministri e presidenti del <br>
>consiglio non hanno mai chiesto scusa alla <br>
>cittadinanza e alle vittime delle violenze e <br>
>degli abusi - per strada, alla Diaz, a <br>
>Bolzaneto, al Forte San Giuliano - compiuti <br>
>dalle forze dell'ordine, nonostante <br>
>ricostruzioni ormai inoppugnabili e alcune <br>
>sentenze del tribunale civile che hanno <br>
>obbligato lo stato a risarcire cittadini <br>
>ingiustamente aggrediti durante le manifestazioni.<br>
><br>
>Gli operatori e i funzionari coinvolti in queste <br>
>operazioni non sono stati sospesi; i massimi <br>
>dirigenti sotto processo sono stati addirittura promossi.<br>
>Il parlamento ha finora rinunciato a istituire <br>
>una commissione d'inchiesta, che peraltro <br>
>sarebbe ormai depotenziata, né si è messa in <br>
>cantiere una riforma democratica delle forze di <br>
>sicurezza, che appare sempre più necessaria.<br>
><br>
>A Genova sono in corso alcuni processi, uno <br>
>contro contro 25 persone accusate di <br>
>devastazione e saccheggio, altri contro decine <br>
>di appartenenti alle forze dell'ordine, per le <br>
>torture nella caserma di Bolzaneto, il <br>
>sanguinoso raid alla scuola Diaz e altri <br>
>episodi. I pm hanno chiesto pene severissime - <br>
>dai 6 ai 16 anni - per i 25 imputati, in <br>
>applicazione di una figura di reato, <br>
>devastazione e saccheggio, mai applicata prima <br>
>del G8 di Genova alle manifestazioni di piazza e <br>
>che può prestarsi, come evidenziato da studiosi <br>
>e giuristi, a pericolose limitazioni della <br>
>libertà d'espressione e di manifestazione. <br>
>Crediamo nell'indipendenza della magistratura e <br>
>siamo convinti che ciascuno sia responsabile <br>
>delle proprie azioni, e proprio per questo <br>
>riteniamo che le pene richieste siano del tutto <br>
>sproporzionate rispetto agli episodi contestati.<br>
><br>
>Per i processi contro oltre settanta agenti, <br>
>funzionari e dirigenti della polizia di stato e <br>
>delle altre forze dell'ordine, le sentenze di <br>
>primo grado sono attese per l'anno prossimo, ma <br>
>la prescrizione interverrà prima della sentenza <br>
>definitiva. Le vicende giudiziarie seguite al G8 <br>
>rischiano dunque di concludersi senza colpevoli <br>
>sia per Bolzaneto, sia per la Diaz, in aggiunta <br>
>al mancato processo per l'uccisione di Carlo <br>
>Giuliani; solo il processo contro i 25 arriverà fino al terzo grado.<br>
><br>
>Siamo convinti che il risarcimento per le <br>
>violazioni costituzionali compiute nel luglio <br>
>2001 sia solo in parte competenza dei tribunali: <br>
>è sotto il profilo etico, culturale e politico <br>
>che dovrebbero arrivare i segnali più <br>
>importanti. Le istituzioni, finora, hanno <br>
>fallito questo loro compito: le mancate scuse <br>
>alla cittadinanza, le promozioni accordate agli <br>
>imputati, il silenzio del parlamento sono lì a testimoniarlo.<br>
><br>
>Perciò riteniamo indispensabile proseguire ed <br>
>intensificare il nostro impegno per la verità e <br>
>la giustizia, per la difesa delle garanzie <br>
>democratiche, per il diritto alla libertà d'espressione e di manifestazione.<br>
>Non possiamo accettare che la sospensione dello <br>
>stato di diritto sia archiviata con tanta leggerezza.<br>
><br>
>Perciò saremo a Genova: sabato 17 novembre <br>
>parteciperemo alle manifestazioni e sabato 24 <br>
>promuoveremo un incontro pubblico sul tema "Genova G8, democrazia alla prova".<br>
><br>
>Comitato verità e giustizia per Genova<br>
><<a href="http://www.veritagiustizia.it">http://www.veritagi<wbr>ustizia.it</a>>www.veritagiustizi<wbr>a.it<br>
><br>
>GENOVA 2001 - GENOVA 2007. LA MEMORIA SPEZZATA<br>
><br>
>225 anni di galera. C’è voluta la scossa delle <br>
>richieste del PM al processo contro 25 di coloro <br>
>che, nel luglio del 2001, manifestarono a Genova <br>
>contro il G8, perché si tornasse a parlare di <br>
>quei giorni, perché scattasse la voglia di <br>
>reagire, di andare in piazza in solidarietà ai <br>
>compagni che rischiano lunghi anni di detenzione.<br>
>Quello che accadde è ormai parte della memoria <br>
>collettiva: migliaia e migliaia di persone che <br>
>scendono in piazza, la repressione feroce, il <br>
>massacro della Diaz, le torture di Bolzaneto, l’assassinio di Carlo Giuliani.<br>
>I più sono convinti che di quei giorni si sappia <br>
>ormai tutto, che la verità su quello che <br>
>accadde, che qualcuno vorrebbe relegata alle <br>
>aule di tribunale o alle commissioni <br>
>parlamentari, sia un patrimonio ormai acquisito.<br>
>Eppure non è così. In questa storia vi è un <br>
>convitato di pietra: un movimento che voleva <br>
>mettere in discussione l’ordine del mondo e che <br>
>è naufragato sul lungomare di Genova. Un <br>
>naufragio che si è consumato a lungo, <br>
>attraversando l’11 settembre, la guerra <br>
>permanente, le leggi speciali, per giungere a <br>
>questi giorni di follia e crudeltà, giorni di <br>
>fascisti scatenati e di un governo che stringe <br>
>il cappio della legge al collo dei poveri, degli <br>
>immigrati, dei pochi che ancora si oppongono <br>
>concretamente alla marea scura che avanza.<br>
>Il 19 20 21 luglio del 2001 venne elaborata la <br>
>favola consolatoria di un movimento segnato da <br>
>aurorale innocenza, vittima della violenza dello <br>
>Stato, che massacra gli inermi e “lascia fare” <br>
>chi attacca banche, supermercati, carceri. Il <br>
>Blocco Nero in particolare e poi gli anarchici <br>
>in generale sono trattati come corpi estranei, <br>
>protetti dalla polizia, agiti da infiltrati che <br>
>li guidano tra i non violenti per farli caricare.<br>
>Eppure erano ormai anni che i movimenti <br>
>contestavano i vertici dei potenti dando vita a <br>
>manifestazioni in cui convivevano anime diverse, <br>
>che in piazza avevano differenti approcci. <br>
>Ricordo i cortei tematici dei cortei praghesi o <br>
>le zone delle manifestazioni canadesi. Tanti <br>
>volti, tanti modi di esprimere la propria <br>
>opposizione, ma un unico movimento. Anche a <br>
>Genova avrebbe dovuto essere così: tante piazze <br>
>tematiche, tanti luoghi perché ciascuno potesse manifestare come preferiva.<br>
>La gran parte degli anarchici italiani, riuniti <br>
>sotto il cartello “anarchici contro il G8”, <br>
>decise di evitare il teatrino mediatico, <br>
>l’assedio alla zona rossa e scelse di <br>
>manifestare nel ponente genovese, a <br>
>Sanpierdarena, storico quartiere operaio, <br>
>mirando a coinvolgerne la popolazione.<br>
>Tutti gli altri optarono per la contestazione <br>
>del vertice, cercando di violare le barriere <br>
>della zona rossa. Ciascuno a suo modo. La <br>
>risposta violenta delle forze del disordine <br>
>statale avrebbe dovuto essere prevista.<br>
>Non molto prima in Svezia al vertice di <br>
>Goteborg, per poco non c’era scappato il morto: <br>
>un ragazzo di 19 anni aveva lottato per giorni <br>
>tra la vita e la morte per le tre pallottole che <br>
>un poliziotto gli aveva piantato in corpo.<br>
>Solo nelle favole sulla democrazia si racconta <br>
>che assediare per giorni i padroni nel mondo <br>
>asserragliati nei loro palazzi, circondati da <br>
>uomini armati, sia una pratica indolore. Sebbene <br>
>si rimanesse sul piano simbolico, poiché le <br>
>varie strategie di piazza – da quelle non <br>
>violente a quelle di attacco – avevano <br>
>necessariamente una mera valenza comunicativa, <br>
>tuttavia rendevano visibile una crisi di legittimità ampiamente condivisa.<br>
>A Genova accadde quello che era già accaduto <br>
>altrove, solo su scala più ampia: la democrazia <br>
>reale, non il fantasma che ci mostrano negli <br>
>spot elettorali, si dispiegò davanti a decine <br>
>migliaia di manifestanti, picchiando di santa <br>
>ragione tutti quelli su cui riuscì a posare i <br>
>propri manganelli, calci di fucile, scarponi. <br>
>Gasò senza pietà i buoni e i cattivi, i moderati <br>
>e gli estremisti. Sarebbe stata una buona <br>
>occasione per guardare in faccia il potere e per <br>
>capire che di poteri buoni non ce ne sono. Un’occasione perduta.<br>
>A Genova il movimento si spaccò e rapidamente si <br>
>estinse nelle inutili passeggiate romane contro <br>
>la guerra. Più facile accusare il Blocco Nero di <br>
>connivenza con la polizia che guardare negli occhi la bestia.<br>
>A sei anni da quel luglio si torna a Genova e <br>
>sulla nostra strada ci sono molte più macerie di <br>
>allora: milioni di morti in Iraq e Afganistan, <br>
>la tortura come arma di guerra riconosciuta, le <br>
>deportazioni degli indesiderabili, secoli di <br>
>galera per chi si oppone. A Genova, come a <br>
>Milano, come a Torino. Per tutti la stessa accusa: “devastazione e saccheggio”.<br>
>Nei prossimi mesi si giocheranno molte partite <br>
>importanti: dal blocco della nuova base USA a <br>
>Vicenza alla lotta contro le mille nocività che <br>
>ci affliggono, dall’opposizione alle leggi <br>
>razziste, alla lotta contro la precarietà per legge.<br>
>Sarà un banco di prova per tentare ancora di <br>
>vincere la scommessa forte di ogni movimento che <br>
>voglia vincere e non solo testimoniare: saldare <br>
>radicalità degli obiettivi, radicamento sociale <br>
>e capacità di mettere in rete solidale i tanti <br>
>che, oggi come le luglio 2001, si oppongono all’ordine feroce del mondo.<br>
>Ripartendo da Genova, dalla solidarietà ai 25 <br>
>compagni sotto processo, dalla riconquista di una memoria spezzata.<br>
><br>
>da Umanità Nova n. 37 2007<br>
><br>
>GENOVA: LA NOSTRA STORIA<br>
><br>
>Il processo di Genova dal punto di vista <br>
>concreto, materiale, comporta la prospettiva di <br>
>pene detentive per 225 anni di carcere. Da sei a <br>
>sedici anni per una rappresentanza, una piccola <br>
>campionatura, di quelle centinaia di migliaia <br>
>che si opposero alla illegittimità del G8 nel <br>
>2001. Ma più di ogni altra cosa la requisitoria <br>
>dei pm Canepa e Canciani rappresenta la <br>
>determinazione a riscrivere la storia a uso e <br>
>consumo del potere. Perché la storia di Genova è la nostra storia.<br>
>Rendere la manifestazione del 17 novembre un <br>
>momento non simbolico, non una sorta di <br>
>commemorazione, ma farne una scadenza <br>
>effettivamente rappresentativa della complessità <br>
>senza precedenti che diede vita alle giornate di <br>
>sei anni fa è indispensabile per tutelare il <br>
>destino giudiziario di 25 capi espiatori. <br>
>Davanti all’aberrazione delle richieste <br>
>dell’accusa deve costituire uno strumento forte <br>
>di pressione e orientamento nei confronti del <br>
>tribunale e contestualmente di paralisi <br>
>dell’operazione di riscrittura della storia che <br>
>il potere, con grosse difficoltà, sta tentando di portare avanti.<br>
><br>
>Una storia che ha una svolta decisiva nelle <br>
>giornate di Seattle del novembre 1999, quando la <br>
>terza riunione del WTO, l’organizzazione <br>
>mondiale del commercio, fallisce rovinosamente <br>
>in ragione dell’opposizione che una moltitudine <br>
>senza precedenti mette in campo, utilizzando <br>
>come arma esclusivamente i propri corpi. <br>
>Smascherando la falsificazione che consente a <br>
>pochi potenti di riunirsi periodicamente per <br>
>varare regole a loro piacimento e vantaggio, <br>
>decidendo e influenzando l’andamento delle <br>
>politiche e dei mercati mondiali. Svelando un <br>
>sistema criminale di regole inique, che opera <br>
>con procedure assolutamente antidemocratiche <br>
>attraverso il Fondo Monetario Internazionale, la <br>
>Banca Mondiale, una esigua congrega di <br>
>amministrazioni nazionali a vantaggio delle <br>
>società transnazionali e a discapito delle genti <br>
>e dei paesi più poveri. Il conflitto sociale che <br>
>affolla strade e piazze, che attacca nei simboli <br>
>e nella materia i luoghi del governo e del <br>
>dominio mette in corto circuito la regia della <br>
>concertazione capitalistica, che riesce solo a <br>
>consegnare agli eserciti e alle polizie la <br>
>gestione di questo nuovo e originale conflitto.<br>
><br>
>Quest’eco informa le chiavi di lettura e le <br>
>pratiche di opposizione dei movimenti europei in <br>
>occasione della riunione del Fondo Monetario <br>
>Internazionale a Praga, nel settembre 2000. Un <br>
>movimento enorme e composito assedia i delegati <br>
>attraverso pratiche di disobbedienza e di <br>
>resistenza contro forze di polizia ormai <br>
>trasformate in esercito da guerra interna. Gli <br>
>strumenti di difesa si aggiornano: dai caschi, <br>
>agli scudi, ai gommoni, alle protezioni più disparate.<br>
>A Napoli, nel marzo 2001, il Global Forum sulla <br>
>e-governance si conclude con un’ anticipazione <br>
>in sedicesima di ciò che attende i movimenti a <br>
>Genova: polizia, carabinieri e guardia di <br>
>finanza creano una vera e propria trappola per i <br>
>manifestanti, li aggrediscono con cariche e <br>
>lacrimogeni scatenandosi in una caccia all’uomo <br>
>che dura ore, ostacolando i soccorsi ai feriti <br>
>persino negli ospedali, infliggendo ai fermati violenze fisiche e psicologiche.<br>
>A Goteborg, nel giugno successivo, la <br>
>contestazione del Consiglio Europeo vede <br>
>nuovamente in campo pratiche di disobbedienza <br>
>volte a delegittimare il vertice. Nuovamente la <br>
>polizia si accanisce violentemente contro <br>
>manifestanti inermi: un ragazzo viene ferito <br>
>gravemente alla schiena da un colpo di pistola sparato da un agente.<br>
><br>
>Quello che è avvenuto a Genova lo sappiamo. L’ <br>
>esplosione di un movimento enorme e determinato <br>
>a contestare i potenti in maniera radicale, <br>
>unendosi e dando continuità a un movimento <br>
>globale che da Seattle in avanti ha percorso <br>
>tutto il mondo e l’Europa, ha segnato un’epoca, <br>
>ha indicato una direzione. Un movimento che ha <br>
>creato le basi per nuove esperienze e nuove <br>
>pratiche di conflitto che hanno come risultato <br>
>tangibile il cambio dei governi in America <br>
>Latina; che ha fatto assumere la globalizzazione <br>
>come il terreno da rovesciare per costruire la <br>
>globalizzazione della comunicazione, della cooperazione, dei diritti.<br>
>Contro l’impero.<br>
>Da Genova è partito un modo nuovo di affrontare <br>
>il terreno della democrazia, della lotta per la <br>
>democrazia diretta contro quella fasulla che <br>
>divora gli spazi della nostra vita: la <br>
>democrazia della casta globale. Genova ha reso <br>
>visibile il rifiuto di un sovrano determinato <br>
>dal mercato e da questo autorizzato a decidere <br>
>della vita e della morte di miliardi di persone <br>
>in questo pianeta. Ha affrontato il tema del <br>
>conflitto in maniera attuale, contemporanea, non caricaturale, non ideologica.<br>
><br>
>Ora la sentenza del tribunale può decidere di <br>
>seppellire sotto due secoli di galera una <br>
>manciata di quei soggetti che ha sedimentato <br>
>nella coscienza collettiva il diritto alla <br>
>resistenza contro la violenza omicida delle <br>
>polizie/esercito. Ora questa determinazione <br>
>giudiziaria si rivolgerà a tutti i movimenti in <br>
>lotta, dalla Val di Susa a Vicenza passando per <br>
>i centri di permanenza temporanea sparsi per tutto il paese.<br>
>Per questo è imperativo essere a Genova il 17 novembre.<br>
>Per tutti quelli che c’erano il 19, 20, 21 luglio del 2001.<br>
>Per tutti coloro che credono che cambiare il <br>
>mondo non solo sia giusto, ma sia doveroso e possibile.<br>
>Per tutti quelli che lottano per i loro bisogni, <br>
>nei posti di lavoro, nei quartieri, nelle università, nelle scuole.<br>
>Per tutti quelli che si battono contro la <br>
>devastazione dei territori e dei beni comuni.<br>
>Per tutti quelli che intendono impedire che <br>
>vengano chiusi gli spazi di movimento di oggi e di domani.<br>
>Per tutti c’è ancora qualcosa da fare prima del 17.<br>
>Allargare la partecipazione.<br>
>Garantire il diritto a manifestare.<br>
>Garantire il diritto a raggiungere Genova.<br>
><br>
>Liberitutti GLOBAL NETWORK<br>
><br>
>TORNARE A GENOVA PER CHIUDERE I CPT E CANCELLARE IL DECRETO SULLA SICUREZZA<br>
><br>
>Saremo a Genova il 17 novembre. Cammineremo di <br>
>nuovo su quelle strade come il 19 luglio del <br>
>2001, quel giorno una grande manifestazione per <br>
>i diritti dei migranti attraversò la città e <br>
>apri le giornate di contestazione al g8 con le <br>
>stesse parole d'ordine che ci uniscono ancora <br>
>oggi. Sono passati alcuni anni da quel giorno, <br>
>sono cambiati i governi, abbiamo continuato a <br>
>lottare e abbiamo sentito molte promesse, ci <br>
>hanno raccontato che i Cpt potevano essere " <br>
>superati" e " umanizzati". Ma i Cpt, nelle loro <br>
>varie forme e sperimentazioni, non solo <br>
>continuano ad esistere ma la logica della <br>
>detenzione amministrativa e del controllo <br>
>sociale continua ad espandersi fuori le mura di <br>
>quelle strutture inumane. I migranti continuano <br>
>a essere reclusi in quelle galere etniche, <br>
>continuano a essere trattati come una questione <br>
>di "ordine pubblico" e a morire. Una sorta di <br>
>"diritto speciale" contro la libertà di <br>
>circolazione dei migranti. Così come il recente <br>
>decreto sulla sicurezza varato dal governo che <br>
>permette deportazioni di massa, assegna poteri <br>
>eccezionali ai prefetti e criminalizza intere <br>
>comunità. Non si può emendare il razzismo e la <br>
>xenofobia. C'è un filo che lega la legislazione <br>
>d'emergenza contro i migranti e la volontà di <br>
>ricostruire nelle aule dei tribunali, con <br>
>centinaia di anni di carcere, la storia dei <br>
>movimenti sociali. La libertà di movimento e il <br>
>conflitto sociale devono essere controllati, <br>
>disciplinati, confinati e infine repressi. <br>
>Facciamo appello a tutte le reti e associazioni <br>
>dei migranti e antirazziste ad essere a Genova <br>
>per far sentire la nostra voce, per dire che i <br>
>cpt vanno chiusi e il decreto sulla sicurezza cancellato.<br>
><br>
>Assemblea nazionale delle Reti migranti e antirazziste<br>
><br>
>BLOCCO ANTAGONISTA A GENOVA IL 17 NOVEMBRE: <br>
>QUELLI DELLA LOTTA STRADA PER STRADA<br>
><br>
>In queste settimane volge al termine il primo <br>
>grado del processo che vede imputati 25 compagn* <br>
>che hanno partecipato alle manifestazioni contro <br>
>il G8 di Genova il 19, 20 e 21 luglio 2001. <br>
>Attraverso le richieste di condanna a 225 anni <br>
>complessivi di carcere lo stato italiano intende <br>
>formulare un giudizio storico e politico su <br>
>quelle giornate, facendo pagare ad alcuni di <br>
>noi, scelti nel mucchio come capri espiatori, il <br>
>prezzo della paura che quelle giornate hanno <br>
>saputo provocare ai potenti della terra. Ma, <br>
>nella fase politica presente, le istituzioni <br>
>repressive intendono anche lanciare un segnale <br>
>preciso ai potenziali soggetti sociali <br>
>conflittuali presenti e futuri, e ai movimenti <br>
>che sul terreno dell'opposizione alle grandi <br>
>opere, della lotta alla precarietà e della <br>
>difesa e conquista di spazi sociali hanno <br>
>praticato terreni di contrapposizione e rottura negli ultimi anni.<br>
><br>
>Il G8 ha catalizzato nel 2001 istanze di lotta <br>
>composite e diversificate in quanto vertice <br>
>dell'oppressione, della guerra, della <br>
>devastazione ambientale, del razzismo. Le <br>
>decisioni prese a Palazzo Ducale in quei giorni <br>
>hanno avuto effetti sulle condizioni di vita di <br>
>tutte e tutti, hanno dettato le linee <br>
>dell'esproprio della dignità, della libertà, <br>
>dell'intelligenza e fatica di tutti coloro che <br>
>in ogni parte del globo sono costretti a vendere <br>
>la loro forza-lavoro, patiscono l'insufficienza <br>
>dei mezzi necessari per vivere, gli effetti <br>
>delle carestie e delle speculazioni finanziarie, <br>
>sono vittime delle guerre, della violenza razziale, dell'oppressione di classe.<br>
><br>
>Contro tutto questo abbiamo invaso in centinaia <br>
>di migliaia da ogni parte del pianeta la città <br>
>militarizzata, abbiamo portato a Genova la <br>
>rivolta e il protagonismo sociale e politico, <br>
>abbiamo messo in atto mille diverse forme di <br>
>protesta e di azione, abbiamo raggiunto con il <br>
>nostro messaggio di ribellione e speranza gli <br>
>sguardi di milioni di persone che, ovunque nel <br>
>mondo, hanno compreso e condiviso le nostre <br>
>grida e le nostre scritte, hanno riconosciuto <br>
>negli scontri e nella protesta la loro stessa <br>
>rabbia, hanno avuto ancora una volta la conferma <br>
>che il rifiuto dell'oppressione dell'uomo <br>
>sull'uomo e dell'uomo sulla donna travalica <br>
>qualsiasi distanza e qualsiasi confine. Nelle <br>
>immagini della protesta che hanno fatto il giro <br>
>del mondo si è costituita una silenziosa e <br>
>minacciosa amicizia politica globale.<br>
><br>
>I funzionari della repressione armata hanno <br>
>scatenato per questo contro di noi la violenza <br>
>più brutale e la ferocia più vigliacca, facendo <br>
>di Genova il teatro di un'esperienza che ha <br>
>segnato i ricordi di tutti. Donne e uomini <br>
>pestati sull'asfalto da polizia, carabinieri e <br>
>guardia di finanza, arresti di massa, <br>
>inseguimenti e colpi di arma da fuoco. Sulle <br>
>strade è rimasto il sangue, mentre nella caserma <br>
>di Bolzaneto le torture fasciste degli uomini in <br>
>divisa erano preludio del massacro preordinato alla scuola Diaz.<br>
>Nei giorni successivi, in molti hanno preferito <br>
>prendere le distanze, dividere il movimento a <br>
>partire dalle diverse sensibilità e pratiche di <br>
>lotta, contrapporre astrattamente istanze e <br>
>comportamenti che avevano avuto un obiettivo <br>
>comune. Diversi soggetti politici presenti in <br>
>piazza in quei giorni amministrano adesso le <br>
>scelte di guerra, promulgano decreti repressivi <br>
>e razzisti, sposano politiche sul lavoro che <br>
>colpiscono i bisogni dei soggetti giovanili e <br>
>precari metropolitani. Noi siamo quelli che non <br>
>ora, ma già allora diffidarono profondamente di <br>
>partiti e personaggi che ambivano ad <br>
>attraversare il movimento con mire che <br>
>divergevano evidentemente dall'urgenza di <br>
>antagonismo che andava manifestandosi in tutti i <br>
>grandi assedi ai vertici internazionali.<br>
><br>
>Dopo quelle memorabili e drammatiche giornate, <br>
>quasi tutti hanno fatto il possibile per <br>
>scongiurare il ripetersi di forme di <br>
>contrapposizione politica verace e diffusa: le <br>
>mobilitazioni contro le guerre globali degli <br>
>anni 2000 hanno così patito un evidente difetto <br>
>di incisività, e solo il movimento notav ha <br>
>riaperto in Italia, nella pratica concreta ed <br>
>efficace di un antagonismo di fatto, un discorso <br>
>possibile di ricomposizione e progettualità che <br>
>sappia interpretare le forme contemporanee di <br>
>alterità politica e la loro nuova dimensione europea.<br>
>Il 17 novembre saremo ancora a Genova per <br>
>chiedere la fine delle persecuzioni giudiziarie <br>
>contro i 25 compagn* sotto processo. Non <br>
>manifesteremo per ricordarci o per ricordare, ma <br>
>per rivendicare a testa alta la nostra <br>
>colpevolezza e consapevolezza. Noi siamo stati <br>
>quelli della battaglia strada per strada, della <br>
>resistenza di massa a pubblico ufficiale, <br>
>dell'azione diretta, dell'insubordinazio<wbr>ne capillare.<br>
>Le barricate, le fiamme, gli attacchi ai simboli <br>
>concreti del modo di produzione e accumulazione <br>
>capitalista messi in atto a Genova sono parte di <br>
>una storia molto più grande, che da Seattle e <br>
>Praga avrebbe raggiunto Parigi, Copenhagen e <br>
>Rostock, in un disegno imprevedibile e spettrale <br>
>che scompare e riappare, nelle sue variazioni e <br>
>differenze, come un indice puntato verso il <br>
>futuro. Là si concentrano tutti i nostri <br>
>progetti rivoluzionari, là cospirano tutte le paure dei nostri nemici.<br>
><br>
>Abbiamo urlato, agito e viaggiato ben oltre <br>
>Genova, siamo stati nei gesti di liberazione <br>
>delle popolazioni sotto attacco nella guerra <br>
>globale, nei processi di trasformazione in <br>
>movimento in Asia e in America Latina, nelle <br>
>lotte lontane del continente africano.<br>
>Oggi lo stato italiano si affretta ad archiviare <br>
>con queste sentenze qualcosa che non si può <br>
>archiviare, né fermare o scongiurare. Con queste <br>
>richieste di pena si vuole criminalizzare <br>
>l'immagine di un movimento che ha devastato e <br>
>saccheggiato. Ma dalla Val di Susa a Vicenza si <br>
>alza la resistenza di chi sempre oserà <br>
>rispondere: "Chi devasta? Chi saccheggia? <br>
>Devastatore è il capitalismo!<wbr>". E' la resistenza <br>
>di cui vorrebbero farci vergognare, quella <br>
>resistenza deliberata e attiva che ci rende caro <br>
>il ricordo di Carlo Giuliani, quella resistenza <br>
>che sempre si rivolgerà, ancora e ancora, contro <br>
>i suoi assassini in doppio petto e contro quelli in divisa.<br>
><br>
>Le decine di migliaia di persone che in quei <br>
>giorni hanno camminato, protestato, cantato e <br>
>hanno osato resistere e contrattaccare hanno <br>
>trasformato Genova in una promessa, in qualcosa <br>
>che è ancora da realizzare: l'apertura di nuovi <br>
>spazi di movimento e conflitto sociale <br>
>metropolitano in Europa e nel mondo, per la fine <br>
>di un modello di accumulazione e potere vecchio <br>
>e reazionario, per l'inizio della possibilità, <br>
>per tutte e tutti, di progettare il nuovo.<br>
>Manifestare a Genova vuol dire promettere a <br>
>nostra volta, rilanciare la mobilitazione e la <br>
>critica, ricordare a chi ci ha dato la caccia <br>
>che non si uccidono i fantasmi della crisi delle <br>
>forme istituzionali della rappresentanza e del <br>
>prodursi di sempre nuovi percorsi di opposizione sociale.<br>
>Non ci ha fermato la vostra violenza, non ci <br>
>fermano i vostri processi: non ci avete fatto <br>
>abbastanza male per impedirci - ovunque - di pensare, di decidere, di tornare.<br>
><br>
>L'AREA ANTAGONISTA<br>
><br>
>NETWORK ANTAGONISTA TORINESE<br>
>CSOA ASKATASUNA<br>
>CSA MURAZZI<br>
>COLLETTIVO UNIVERSITARIO AUTONOMO -TORINO<br>
>CRASH! LABORATORIO DEL PRECARIATO SOCIALE - BOLOGNA<br>
>MAO - MOVIMENTO AUTORGANIZZATO OCCUPAZIONI - BOLOGNA<br>
>COLLETTIVO UNIVERSITARIO AUTONOMO - BOLOGNA<br>
>CSOA EX CARCERE - PALERMO<br>
>SPORTELLO ANTISFRATTO - PALERMO<br>
>COLLETTIVO UNIVERSITARIO AUTONOMO - PALERMO<br>
>CSA "GASTONE DORDONI" - CREMONA<br>
>CAM - COLLETTIVO AUTOGESTITO MODENESE<br>
>COSENZA ANTAGONISTA<br>
>CPOA RIALZO - COSENZA<br>
>COLLETTIVO KONTROVERSO - COSENZA<br>
>LA KASBA - COSENZA<br>
>REBEL FANS! ULTRAS ANTIFA - COSENZA<br>
>CSA MATTONE ROSSO - VERCELLI<br>
>CDA SENZA TREGUA - VERCELLI<br>
>CSOA "A. CARTELLA" - REGGIO CALABRIA<br>
>E-RETICOLLETTIVO - ORBASSANO (TO)<br>
>COLLETTIVO AUTONOMO "PECORE NERE" - ASTI<br>
>SARE ANTIFAXISTA - BILBAO (EUSKADI)<br>
><br>
>Per aderire all'appello: <mailto:<a href="mailto:news%40infoaut.org">news@infoaut.<wbr>org</a>><a href="mailto:news%40infoaut.org">news@infoaut.<wbr>org</a><br>
><br>
>DALLA PARTE DELL'INDIGNAZIONE. IL MOVIMENTO ROMANO VERSO GENOVA<br>
><br>
>A Genova sei anni dopo le giornate di luglio. A <br>
>Genova per gridare che l´unica verità è quella <br>
>dei movimenti e dei conflitti, per affermare e <br>
>difendere il diritto di resistenza, per <br>
>rovesciare le sorti del processo che chiede 225 <br>
>anni per 25 compagni e compagne.<br>
><br>
>Già nelle scorse settimane avevamo definito la <br>
>necessità di cogliere il nesso tutt´altro che <br>
>marginale tra le spinte sicuritarie giunte a <br>
>maturazione normativa con il pacchetto sicurezza <br>
>e quanto si sta determinando nelle aule di <br>
>tribunale. Impossibile, infatti, non afferrare <br>
>il nocciolo duro del proceso genovese: non solo <br>
>e non tanto la chiusura giudiziaria di un ciclo <br>
>di movimento passato, quanto un´ipoteca sui <br>
>conflitti a venire; non solo un problema di <br>
>memoria, ma una questione di futuro.<br>
><br>
>La richiesta di condanna non si scosta molto dal <br>
>clima generale che informa la politica italiana, <br>
>dai sindaci al viminale: più controllo, <br>
>militarizzazione dello spazio pubblico, misure <br>
>preventive, centralità della pena, riduzione <br>
>delle libertà. Altrettanto non si allontana dal <br>
>senso del pacchetto sicurezza che definendo i <br>
>nuovi perimetri della devianza prepara la strada <br>
>ad una progressiva criminalizzazione della società e del dissenso.<br>
><br>
>Dopo i fatti di domenica la nostra analisi non <br>
>può che trovare ulteriori e drammatiche <br>
>conferme. Due spari a braccia tese uccidono un <br>
>giovane tifoso della Lazio, i media <br>
>"sequestrano" la notizia, risolvendola in uno <br>
>sbrigativo «scontro tra tifosi», l´attenzione <br>
>pubblica viene concentrata sul calcio, lo <br>
>stadio, i violenti. Nessuna parola, per <br>
>un´intera giornata, sulla responsabilità di chi, <br>
>dall´altra parte della strada, senza neanche <br>
>capire cosa stesse succedendo, ha deciso di fare fuoco e di uccidere.<br>
><br>
>Un fatto sconvolgente che non riguarda solo il <br>
>calcio, ma che riguarda tutti. E´ impossibile, <br>
>anche in questo caso, non cogliere il nesso tra <br>
>l´insopportabile vento sicuritario e l´abuso e <br>
>la prepotenza di chi indossa una divisa e spara, <br>
>dalla "parte della legge". E poi la rivolta e <br>
>l´indignazione di tanti giovani, gli arresti, <br>
>l´aggravante di terrorismo. Non si tratta di <br>
>solo calcio, non si tratta neanche e <br>
>semplicemente di appartenenze politiche. Si <br>
>tratta di una questione assai più ampia, si <br>
>tratta della prepotenza e della violenza delle <br>
>isituzioni: questo è il tema che in forma <br>
>drammatica e di massa ci ha riguardato nel <br>
>"laboratorio di repressione" genovese; questo il <br>
>tema che oggi si estende alla società tutta.<br>
><br>
>Un´estensione che vede coinvolti i migranti, con <br>
>i Cpt e le espulsioni di massa; che riguarda il <br>
>proibizionismo nei confronti dell´uso di <br>
>sostanze, lo stesso proibizionismo che arresta e <br>
>uccide in modo efferato (è il caso di Aldo <br>
>Bianzino, ucciso nel carcere di Perugia nella <br>
>notte tra il 13 e il 14 ottobre); che riguarda <br>
>le condizioni di precarietà sul lavoro, <br>
>condizioni di cui si muore sempre più <br>
>facilmente; che riguarda le sperimentazioni sicuritarie negli stadi.<br>
><br>
>I fatti di domenica danno forza e centralità <br>
>ancora maggiore alla scadenza di sabato 17 <br>
>novembre. Tornare a Genova significa difendere i <br>
>movimenti e il protagonismo che hanno avuto in <br>
>questi anni, andare a Genova significa resistere <br>
>e opporsi al pacchetto sicurezza e alla spirale sicuritaria.<br>
><br>
>A Genova andremo in treno e diciamo fin da ora <br>
>che non accetteremo prepotenze da parte di <br>
>nessuno e che rivendicheremo il nostro diritto a <br>
>manifestare, dunque a viaggiare con tariffe sociali.<br>
><br>
>I centri sociali e le reti di movimento romane<br>
><br>
><br>
>No virus found in this incoming message.<br>
>Checked by AVG Free Edition.<br>
>Version: 7.5.503 / Virus Database: <br>
>269.15.33/1133 - Release Date: 15/11/2007 20.57<br>
<br>
-- <br>
No virus found in this outgoing message.<br>
Checked by AVG Free Edition. <br>
Version: 7.5.503 / Virus Database: 269.15.33/1133 - Release Date: 15/11/2007 20.57<br>
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<p><a href="http://us.ard.yahoo.com/SIG=12jcum0s2/M=493064.10729668.11333359.8674578/D=groups/S=1705037705:NC/Y=YAHOO/EXP=1195215386/A=3848584/R=0/SIG=12ceqob45/*http://us.rd.yahoo.com/evt=42403/*http://messenger.yahoo.com/feat_conf.php">Group get-together</a></p>
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