...<br><div class="gmail_quote"><blockquote class="gmail_quote" style="border-left: 1px solid rgb(204, 204, 204); margin: 0pt 0pt 0pt 0.8ex; padding-left: 1ex;"><div>Se e' vero -come dici tu- che l'arte e' allo 'stato gassoso' allora dovremmo <br>
-finalmente- farla finita con 'L'arte delle opere d'arte' (l'arte degli oggetti) <br>e indirizzarsi verso un arte senza autori (arte dei processi)</div></blockquote><div>...<br>corretto e coerente con la realtà: il "codice" in qualche modo ha portato a compimento formalmente un processo che ha alle spalle svariati lustri <br>
<br>oggetti: ci sono, se ne producono e li usiamo, alla fine ci piacciono anche: in questo senso personalmente mi sento appagata e soddisfatta di chiamarli nelle loro più diverse forme (e livelli) "artigianato", senza appiccicargli addosso strati teorici e significati che diventano delle forzature<br>
<br>galleristi: non lo so. quello che mi viene da pensare è che, oltre ai meccanismi economici (il mercato), sia un tratto profondamente culturale e antropologico: comprare un oggetto esposto in una galleria che è un supermarket di lusso molto particolare (ed eventualmente trasferirlo nel proprio salotto o in una cassaforte), è un atto che ha dietro un mondo intero e un vagone di feticismo (entrambi da analizzare e impossibili da liquidare tout court). ciò non toglie che la domanda "cosa cavolo esponete e che lavoro fate?" rimane totalmente legittima come e soprattutto il porla<br>
<br>(sorry per i tagli in alto e in basso)<br>
pp<br></div><div><br> </div></div><br>