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Mi sembra che le considerazioni di Luisa Valeriani espresse in un suo post recente<br>
<a href="http://riot.ecn.org/pipermail/aha/2009-January/003793.html">http://riot.ecn.org/pipermail/aha/2009-January/003793.html</a><br>sull' irripetibilita' dell' avanguardia - intesa sia come attitudine (o 'categoria dello spirito') <br>che sul piano storico - siano uno spunto interessante. <br>E credo che sia utile abbandonare il punto di vista dei "nostalgici delle avanguardie" <br>per assumere un punto di vista "policentrico, dislocato e <br>polivalente. Mobile."<br>In sintesi: l'estetizzazione dell' esistente determina uno slittamento dell' Arte <br>dall' ambito contemplativo specialistico (Arte delle opere d'arte) ad uno spazio 'oltre', <br>uno spazio immersivo fluido e coinvolgente (arte dei flussi, dei processi)<br><br>Ora pero' credo si debba mettere a fuoco e cercare fattivita' a queste categiorie <br>che rischiano altrimenti di restare anodino lessico "cool" destinato a galleggiare nel nulla <br>e caricarsi di tutti i significati possibili.<br><br>in un suo post precedente<br><a href="http://riot.ecn.org/pipermail/aha/2008-October/003040.html">http://riot.ecn.org/pipermail/aha/2008-October/003040.html</a><br>Luisa tratteggia un quadro teorico in cui l'uscita dal 'sistema dell' arte' coinciderebbe <br>con la consegna dell arte stessa alle forme del consumo, luogo di realizzazione di <br>'feticismi liberati e liberanti' e sconfinata prateria per far galoppare le 'emozioni soggettive'.<br>L'essere 'policentici, dislocati, polivalenti e mobili' si realizzerebbe a pieno nel circuito delle merci <br>dove ciascun consumatore puo costruire un suo personale singolarizzato, <br>godimento estetico o estasi del consumo<br><br>Puo' darsi.<br>Io continuo a credere che 'l'oltre' dell' arte che -giustamente- Luisa tematizza non si appiattisca<br> affatto su forme di 'consumo creativo' (atomizzato) , ma che -al contrario !- le istanze <br>anti specialistiche, a-specifiche, l' immersivita' non contemplativa traccino delle 'linee di fuga' <br>dall' orizzonte economico, dal consumo.<br>Il rapporto ludico con il panorama estetico esistente -che ci trasforma tutti in manieristi- <br>continua ad esprimere (o ad alludere a) un desiderio di una diversa relazione <br>tra le persone e con gli oggetti. <br><br>E mi riferisco - a titolo di esempio - a tutte le culture del remix, mash up, <br>subvertising, dei fake, hoax, e via dicecendo. <br>(senza spostarsi neanche tanto basta guardare l'iniziativa <br>del fakefestival nel thread qui accanto...) <br><br>Mi sembra evidente che qui non mi propongo affatto (per generosita' ed ignoranza) <br>di "fare politica attraverso l'arte": semplicemete prendo atto che ogni forma <br>dell' agire comunicativo -tra cui l'arte- e' sempre soggetta a torsioni interpretative 'politiche'. <br>E' semmai la politica del 'consumo creativo' a somigliare alla politica piu' deleteria:<br>l' ideologia della merce, i consigli per gli acquisti -di Gormiti?- <br>(e non certo per generosita', forse per ignoranza, o forse confidando in quella altrui) <br><br>Mi dispiace sapere che Luisa Valeriani "si affatica, si affatica molto" per il fatto che <br>non trovi le tanto attese rispondenze in lista ma, cortesemente,[sic!] <br>le faccio notare che di solito dopo che si e' espresso il proprio punto di vista <br>si dovrebbe essere disposti a rispondere alle obbiezioni, anche se a volte puo' affaticare <br>interloquire con persone che "non si pongono allo stesso livello di consapevolezza teorica"<br><br>Che lo sforzo sia con noi<br><br><br /><hr />Scoprilo con Typectionary! <a href='http://typectionary.it.msn.com/' target='_new'>Sei bravo con l'italiano?</a></body>
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