<html><body style="word-wrap: break-word; -webkit-nbsp-mode: space; -webkit-line-break: after-white-space; ">Approfitto di questo thread aperto da Tatiana (e a mio avviso "decisivo", cioè fatto per dividere e spaccare: dunque, eccellente!) per una riflessione che sia anche un mio modo per riconnettermi all'esperienza.<div>(Sono appena tornata a Roma, e come prima cosa voglio subito ringraziare tutti per l'incontro di Milano. E' stato bello, coinvolgente, volevo tanto conoscervi di persona e lavorare insieme; c'era un bellissimo clima, e questa è per me la cosa più importante. Spero di avere contatti sempre più frequenti e creativi. grazie.)</div><div>E sulla creatività, eccomi al discorso di Tatiana.</div><div>Da qualche anno a questa parte sempre più spesso compaiono nella bibliografia delle tesi dei miei studenti due libri che, messi insieme, servono forse a dare le coordinate teoriche alle impressioni che Tat ha avuto in California e che ha riproposto a noi come riflessione.</div><div>I libri sono <font class="Apple-style-span" size="3"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 12px;"><i>The Rise of the Creative Class</i></span></font> di Richard Florida, 2002, e <font class="Apple-style-span" size="3"><span class="Apple-style-span" style="font-size: 12px;"><i>Funky Business</i></span></font> di Jonas Ridderstrale e Kjell Nordstrom, 1999.</div><div>Scusate se parlo subito di libri, ma ognuno interviene come meglio può, e io questo posso fare. oltre tutto, sono libri sicuramente ben noti a molti di voi. Ma ne riassumo brevemente le tesi, a supporto del discorso di Tat.</div><div>Secondo Florida saremmo già oltre il capitalismo cognitivo, perché ormai i vecchi modi di gestione dell'economia sono stati soppiantati dalla creatività di una nuova classe di Bobos (Bohemian + bourgeois) creativi, un po' scienziati e un po' umanisti, un po' artisti e un po' ingegneri, che introducono anche nella gestione economica la loro "fantasia" tecnologica, con risultati tanto più brillanti quanto più la loro azione venga favorita da 3 condizioni: Tecnologia, Talento, Tolleranza (le 3 T). Sostanzialmente, quanto più si è "bene educati- acculturati" (Talento), si vive in aree tecnologicamente effervescenti (metropoli, silicon valley, ecc. : Tecnologia), orientati a stili di vita aperti (Tolleranza: lui parla di Gay Index e Bohemian Index), tanto più sale l'indice della classe creativa. Vorrei sottolineare due affermazioni: 1) "la creatività tecnologica, come ogni tipo di creatività, è un atto di ribellione"; 2) " la creatività viene da gruppi ridotti, come comunità di pratiche". Più si è aperti nella mentalità, stimolati da trasversalità e multiculturalismo, più si è in grado di produrre idee creative, rinnovabili, produttive secondo parametri aggiornati. Unica pecca del discorso di Florida: pare completamente ignorare le smart mobs, le comunità digitali, la rete. Ma forse lo ha già fatto nel libro successivo...</div><div>Secondo libro proposto, quello degli svedesi. A differenza di Florida loro non sono professori, ma manager d'economia, fondatori di centri studi sul business, guru riconosciuti delle innovazioni globali, degli internet studies, delle strategie organizzative. Secondo loro la competitività del mercato si vince se si è differenti. E' il talento che fa "ballare"il capitale. Per essere imprenditori di successo bisogna essere funky. In una società sempre più tribalizzata sopravvive solo chi sa essere originale, e le grandi corporations si adatteranno a mutare, se non vogliono soccombere alle organizzazioni emergenti. insomma, per vincere nella società del capitale globale bisogna competere - udite udite! - in sentimenti e fantasia.</div><div>Allora, cosa intendo dire? che ciò che a noi può apparire come dubbio, sospetto, problematico, altrove è già stato non solo messo in pratica, ma teorizzato nelle università e insegnato ai manager (e pazienza se i peones non si adeguano e continuano a ragionare per grafici e tabelle). Ciò che qui viene visto sotto chiave utopica può essere frutto di un "talento" utopico, che ibridandosi diversamente con le altre due T produce risultati diversi. </div><div>Ma chiedo a xD, con sincera ignoranza, quali siano le pratiche "mediterranee" di cui parla, contrapponendole a quelle anglo-americane o scandinave. lui cita:</div><div> "mentre il marketing anglosassone risponde essenzialmente ad una richiesta di individualizzazione e personalizzazione da parte dei consumatori, l'approccio mediterraneo vede soprattutto individui sempre più isolati che cercano di ristabilire un legame sociale arcaico e comunitario".</div><div>io in quest'approccio mediterraneo dell'individuo che ha un legame arcaico coi consumatori vedo essenzialmente berlusconi, il che mi dà forse una visione strabica... il legame del tiranno coi sudditi, è arcaico... però so anche che l'italia non è il mondo...</div><div>Davvero, xD, il green marketing mi sembra una cosa bellissima e da praticare, ma anche l'utopia deve rapportarsi ai contesti, per essere efficace. Qui noi stiamo a chiederci se lavorare per Facebook è compatibile con un'etica hacker, e il mondo intanto già su quel connubio ha lavorato, creato, diversificato, ri-Kombinato, ri-ri-ri-creato... Il problema è come rubare le strategie al potere, visto che ha imparato così bene da noi, per acquisire noi stessi potere... tu lo hai posto benissimo, il problema, dicendo che è la rappresentanza. L'etica e la collaborazione, che sono nostre e anche ... della classe creativa, devono cimentarsi nella governance... Questo, in effetti, credo sia il problema.</div><div>Credo che al momento quella classe creativa che tenta l'assalto al cielo sia un amico, non un nemico. Che bisogna schierarsi ed eventualmente superarla con i suoi stessi mezzi, essere ancora più creativi ed egemonizzarla spostando le regole. Il nemico per me non è mai la postmetropoli, è l'arcaico. Non è la confusione dei confini tra business e creatività, ma la delimitazione rigida di ogni confine... </div><div>Ma la mia è un'opinione, certo. </div><div>ciao, ciao a tutt*!</div><div>lv (o rroseselavy, in ahacktitude) </div><div><br></div><div><br></div><div><br></div><div><br><div><div>Il giorno 02/dic/0</div><div>9, alle ore 13:20, xDxD.vs.xDxD ha scritto:</div><br class="Apple-interchange-newline"><blockquote type="cite"><br><br><div class="gmail_quote">2009/12/2 mariano equizzi <span dir="ltr"><<a href="mailto:marianoe@hotmail.it">marianoe@hotmail.it</a>></span><br></div></blockquote><br><blockquote type="cite"><div class="gmail_quote"><blockquote class="gmail_quote" style="border-left: 1px solid rgb(204, 204, 204); margin: 0pt 0pt 0pt 0.8ex; padding-left: 1ex;"> <div> <pre>scrive TATIANA:<div class="im"><br><b>Con questo sottolineo che qui non si usa la parola <br>business per dire "ti fotto e mi tengo tutto", ma viene associata al <br>concetto di "innovazione creativa".</b>" <br>
<br></div>[...]</pre></div></blockquote><div> </div><blockquote class="gmail_quote" style="border-left: 1px solid rgb(204, 204, 204); margin: 0pt 0pt 0pt 0.8ex; padding-left: 1ex;"><div><pre>La tecnologia è potere non è solo liberazione e rivoluzione e spesso in italia<br>
chi finge di detenere questo <i>potere </i>non sa manco tenere il mouse in mano.<br>e chi sa "tenere il mouse in mano" ha il cervello in blocco seguendo dogmi<br>che ridisegnati potrebbero invece aiutare anche la più utopica e avanzata delle Cause.<br>
<br></pre></div></blockquote></div><br>c'e' anche da dire che spessissimo "innovazione creativa" è un qualcosa di assai paraculo.<br><br>e che, per come la vuoi mettere e rigirare, business is business.<br> <br>è anche sostanzialmente una questione di linguaggi, e la fattibilità di materializzare una speranza utopica. perchè è utopico sia il "power to the people", sia l'immagine di questo businessman fricchettone_con_storia_di_reti_e_BBS che qui si sta facendo passare come "una soluzione".<br> <br>adesso: che le startup 2.0 & C. siano in molti casi animate da attitudini positive e propositive è vero. Come è vero che i modelli di business, superata la fase dell'executive summary, degenerano rapidamente in tabelle e grafici che poco hanno a che fare con l'applicazione delle attitudini stesse.<br> <br>la filosofia raramente si propaga al di là del management, per cui al di sotto dei "capi" delle varie iniziative ci sono strutture che non sono poi tanto diverse dai vari mcdonald.<br><br>anche perchè pure i brand grandi hanno capito la lezione. L'andazzo è quello dell'adozione: identifico una "cosa" e la "adotto", me la porto dentro, cambiandone però subdolamente linguaggi, estetiche e soprattutto applicandoci sopra la mia gerarchia e il mio controllo.<br> <br>Anche in questo fiorire di ecosistemi digitali e analogici, di social network, di user-generated companies, di questo e quello, la governance non la mollano. Ci son sempre almeno un paio di livelli.<br><br>Il problema, quindi, è nel cercare rappresentanza invece che comunità, o anche più semplicemente etica e collaborazione. <br> <br>ad esempio è molto più interessante quello che si chiama mediterranean marketing, rispetto ai milioni di marketing non convenzionali che oramai sono a totale uso e consumo delle corporation.<br><br>in più di un modo la silicon valley è "vecchia" e non produce novità: reinventa modelli assodati, stratificandoci sopra attitudini strumentali al profitto. Dietro il technofreak olistico di the well o di burning man c'è un venture capitalist e una schiera di banche.<br> <br>la vera innovazione sta in altre pratiche, assai più "mediterranee".<br><br>traggo pari pari da un piccolo saggio dei ninjamarketing in fondo al libro di john grant "green marketing":<br><br><br>questa è una cosa *nuova*.<br><br>tecnologie, reti, comunicazione, marketing, soldi al servizio di un bottom-up umano, invece che a un top-down utopistico.<br><br>lo raccontava anche adam greenfield nel passaggio dal "wayfinding" al "wayshowing"<br> <br>corpi, relazioni reali, possibilità ed opportunità senza necessità di rappresentanza, di top manager, fricchettoni o meno che siano. p2p.<br><br>è ovvio che questa cosa non sarà mai mainstream. non ci sarà mai un Amazon o un Burning Man fatto così. quel che ci sarà, eventualmente, sarà radicalmente diverso. e probabilmente sarà iperlocale, piuttosto che globale o universale.<br> <br>è uno spazio pieno di opportunità e di possibilità.<br><br>e sicuramente è meno residuale e vecchio della visione positive di wired e compagnia bella.<br><br>poi, naturalmente, a ognuno la scelta della propria strada/strategia.<br> <br>cia'!<br>xDxD<br> _______________________________________________<br>AHA mailing list<br><a href="mailto:AHA@lists.ecn.org">AHA@lists.ecn.org</a><br>http://lists.ecn.org/mailman/listinfo/aha<br></blockquote></div><br></div></body></html>