<html><body style="word-wrap: break-word; -webkit-nbsp-mode: space; -webkit-line-break: after-white-space; ">Da <a href="http://www.malpensare.com/2010/05/liberta-ed-arbitrio-di-adern-x.html">http://www.malpensare.com/2010/05/liberta-ed-arbitrio-di-adern-x.html</a>, un mio articolo che, spero, qualcuno reputi interessante e commenti :-)<div><br></div><div><div style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify;">Liberta
[s.f.] </div><div style="margin: 0px; padding: 0px; text-align:
justify;">Stato di chi è libero; condizione di chi ha la possibilità di
agire senza essere soggetto all'autorità o al dominio altrui: </div><div style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify;">Arbitrio [s.m.]</div><div style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify;">Facoltà di
operare e di giudicare secondo la propria ragione e la propria volontà:</div><div style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify;"><br>
</div><div style="margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify;">Il
rapporto tra libertà ed arbitrio è mediato da un concetto: le regole. Le
regole stabiliscono se qualcosa è corretto oppure no, ed è l'adesione a
queste regole che determina l'appartenenza di un'opera d'arte ad un
orizzonte di senso (e.g., l'esistenza del vocabolario è l'ammissione
implicita che non tutte le sequenze di lettere ammettono un
significato). La possibilità di un'innovazione nelle forme artistiche
prevede un rapporto conflittuale con le regole: da una parte vanno
trasgredite per arrivare al nuovo, dall'altra vanno rispettate in
qualche forma per poter essere decifrate.</div><div style="margin: 0px;
padding: 0px; text-align: justify;">Ogni forma espressiva, per poter
essere comunicazione, ammette un accordo sul significato dei segni;
motivo per cui, un linguaggio artistico non può vivere una rivoluzione
tecnologica permanente altrimenti non ci sarebbe "quel minimo di
stabilità senza la quale esso viene privato di qualsiasi funzione di
comunicazione" [H. Dufourt cit. in Dante Tanzi - Linguaggi compositivi e
innovazione tecnologica fra scienza e arte] cioé, in altri termini, si
entrerebbe in una specie di arbitrio linguistico. L'idea, non priva di
sostenitori, che sia possibile ammettere la possibilità di infinite
combinazioni dei segni che portano alla formazione dell'opera, e che
permetterebbe, in linea di principio, l'evoluzione lineare, progressiva e
senza fine del linguaggio artistico. </div><div style="margin: 0px;
padding: 0px; text-align: justify;">L'arbitrio, in arte, si ha quando la
ricerca del nuovo porta al superamento di tutte le regole, in questo
modo chi dovrebbe ricevere il "messaggio" viene privato delle coordinate
per l'orientamento necessarie per decifrare il contenuto di un'opera.
L'arbitrio si ottiene anche quando si sceglie di non spiegare le regole,
o il metodo, con cui viene composta un'opera. Posto che nessun
linguaggio si spiega da se, o è universale, ciò che separa l'arte dal
caos è la conoscenza, da parte di chi guarda, che esso è, in realtà,
controllato (tecniche come il dripping di Pollock, o l'uso dell'alea da
parte di Cage, sono proprio l'escamotage con cui si sovrappone l'ordine
al caos). In fondo, senza saperne le motivazioni ed il percorso, un
quadro di Kandinsky sarebbe distinguibile da un'accozzaglia di segni
grafici? Quanto un'opera come "Punto, linea e superficie" è essenziale
per comprendere la complessità concettuale di opere graficamente
semplici?</div><div style="margin: 0px; padding: 0px; text-align:
justify;">Separazione concettuale diffusa tra gli studiosi è quella tra
opera d'arte ed esperimento che porta ad una comprensibilità per il
pubblico, l'opera, oppure ad una fruizione elitaria, l'esperimento. La
divisione è, in parte, pretestuosa poiché l'opera d'arte può essere
esperimento e viceversa; se così non fosse qualunque idea di avanguardia
verrebbe retrocessa ad una forma di gioco al fine della "novità" fine a
se stessa e l'arte avrebbe una stasi letale dal punto di vista
linguistico. Se si pensa allo stato letargico di istituzioni museali e
concertistiche, ferme all'esposizione di forme vecchie di almeno un
secolo, ci si rende conto degli effetti letali di queste distinzioni. La
fruizione elitaria è, a giudizio di chi scrive, generata dall'idea che
l'arte può non essere spiegata poiché è universale ed accessibile a
tutti, del resto, l'idea del bello è una categoria considerata come
sostanzialmente universale.</div><div style="margin: 0px; padding: 0px;
text-align: justify;">La mancata spiegazione dell'opera, l'arbitrio
artistico del ritenere che qualunque forma è valida, porta all'assenza
della possibilità di comunicazione poiché, alla fine, presuppone che
siano sufficienti solo le proprie regole espressive, non tenendo conto
che queste coincidono con le regole recettive di chi sta di fronte.</div></div><div><br><div> <div style="word-wrap: break-word; -webkit-nbsp-mode: space; -webkit-line-break: after-white-space; "><div><div>Adern X</div><div><br></div><div><a href="http://www.xevor.net/">http://www.xevor.net</a><br><a href="http://www.myspace.com/adernx">http://www.myspace.com/adernx</a></div><div><a href="http://www.myspace.com/adernx"></a>"Boredom is the mother of creativity" (Ron Arad)</div></div><div><br></div></div><br class="Apple-interchange-newline"> </div><br></div></body></html>