<a href="http://www.parcoleonardo.it/">http://www.parcoleonardo.it/</a><br>abitale, lavorare, vivere nel terzo millennio<br><br><br><br><div class="gmail_quote">2010/9/25 lutrizio <span dir="ltr"><<a href="mailto:lutrizio@gmail.com">lutrizio@gmail.com</a>></span><br>
<blockquote class="gmail_quote" style="border-left: 1px solid rgb(204, 204, 204); margin: 0pt 0pt 0pt 0.8ex; padding-left: 1ex;"><br>Ciao a tutt*,<br>Sono convinto che lo spaesamento di chi ascolta la 'naturale' descrizione di un progetto da parte del suo ideatore\venditore possa essere il punto da cui la riflessione\sottrazione al consumo del luogo o della tecnologia autoritaria può germogliare.<br>
Senza voler fare una discussione sul linguaggio o sulla teoria dell'architettura, si può partire dall'idea di decostruzione che Derrida ha tentato (a mio avviso ingenuamente) di estendere all'architettura costruita, sdoganando così il mero formalismo da ogni possibile critica di scala urbana, in una direzione che (nonostante le intuizioni interessantissime e travisatissime del filosofo) ha condotto il 'futuro' ad un presente fatto di megaprogetti in cui se il ''coso'' è grande e formalmente intrigante, produce automaticamente un pezzo di città, in cui cioè l'urbanistica è diventata marketing urbano.<br>
Questo è spesso falso e a tal riguardo basta dire che l'investimento griffato che molti sindaci hanno cercato per opportunità di spartizione politica ed economica, si è inserito nel deserto desolante della professione in cui si trovano i giovani architetti (italiani), che sono totalmete inseriti in questa realtà in cui i massoni e gli ordini professionali sono clan famigliari e clientelari nella migliore tradizione catto-comunista e socialdemocratica di questo paese da barzelletta.<br>
Concordo, dunque, è un problema di potere e di 'scala', nel senso che più ci si allontana dalla dimensione umana, più è facile che il potere in senso lato si organizzi e riproduca.<br>Nel disegno autoritario, in cui non è lasciato spazio all'improvvisazione (della vita); nella appropriazione indebita del processo decisionale, in cui la partecipazione è spesso una forma di comunicazione al cittadino e non un suo coinvolgimento nelle scelte; nella intrigante e blindatissima interfaccia che ti connette con il mondo ma non ti fa decidere attraverso quali nodi e reti. O, (come sempre), è il potere che decide per te.<br>
Ma come si crea opportunità per tali aberrazioni?<br>Immaginare l'architettura o le funzioni più diverse che arricchiscono la vita è sicuramente un atto creativo, ma con un particolare livello ontologico di duplice complessità: dover interagire in brain-storming e individuare obbiettivi al plurale. Perciò ritengo che non sia un caso di 'genere' ma di molteplicità il discorso sull'archittettura\rete.<br>
Architettura e democrazia, dunque, il tema è antico ma non ancora superato, specie in un momento in cui la gentrification, cioè l'accentramento topografico di capitale e l'espulsione al margine della socialità, continua a blindare le città e a chiudere gli spazi sociali e gli stranieri in gabbie.<br>
Saluti, lutrizio<br><br><br></blockquote></div><br>