ciao <br>mi sembra utile e interessante aggiungere una riflessione di Luisa Muraro tratta dal suo "Al mercato della felicità. La forza irresistibile del desiderio" (2009).<br><br>Questa è una sua citazione (p.12), scelta in riferimento ai concetti di "scambio" e "mercato". La Muraro ripercorre una via "per non smarrire l'esperienza di un godere che non si usura e non usura, quando accade che lo facciamo".<br>
<br>"Nei mercati di paese e qualche volta nei negozi di città, la cliente
affezionata ogni tanto riceve un extra rispetto alla merce comprata, un
extra che le veniva dato non da qualche commesso, ma soltanto dal
padrone o dalla padrona, con una formula, "per soprammercato"
(<i>sovramercà</i>), che accompagnava esplicitamente il gesto. <br>Il <i>sovrammercà</i> si dava nel contesto di uno scambio mercantile intrecciato ancora oggi, dove si tengono mercati all'aperto, con uno scambio di chiacchere e scherzi fra cliente e commerciante, ma è di natura più complessa. Non è un premio, come quelli che oggi si ricevono raccogliendo punti, sebbene l'usanza di questi provenga probabilmente da li'. I premi, infatti, si ottengono a condizioni regolate da un contratto, mentre l'extra-dato per soprammercato si dà in base ad un codice non scritto che sfiora l'arbitrio, senza essere arbitrario, e non c'è un diritto a riceverlo. Non è neanche un analogo della mancia: la cliente viene gratificata senza ombra di condiscendenza dall'altra parte. Meno ancora potremmo accostarlo a un dono, perchè il <i>sovrammercà</i> si scosta si' dallo scambio mercantile, ma non introduce nel regno del beato gratuito. <br>
Questo è un punto importante: si è fatta molta indagine, non esente da retorica, sul dono e sulla gratuità, per arrivare a scoprire che, fatalmente, nel regime del gratuito tutto si paga molto più caro che nel mercato vero e proprio. Fino a concludere, ma questo è lo sbaglio, che dal mercato non si esce in alcun modo. La merce data in più, extra, sta a significare che la compravendita può dar vita ad un rapporto in cui passa qualcosa in più, cosa o possibilità che eccede lo scambio strettamente contabile, senza però invalidarlo. In sè, come merce, non ha un gran valore, ma lo ha simbolicamente. Essa alude ad una possibile tran-scendenza rispetto a "questo mercato", da cui quel nome "sopram-mercato".<br>
<br><br>ciao <br>g<br><br><br><br><div class="gmail_quote">Il giorno 12 febbraio 2011 00:26, vera <span dir="ltr"><<a href="mailto:vera.martini@tiscali.it">vera.martini@tiscali.it</a>></span> ha scritto:<br><blockquote class="gmail_quote" style="margin: 0pt 0pt 0pt 0.8ex; border-left: 1px solid rgb(204, 204, 204); padding-left: 1ex;">
Grazie di tutte le risposte!!!<br>
Per quanto riguarda il nome, oltre a Mauss con tutti i riferimenti che<br>
riporta Gadda e al fatto che esistono tanti tipi di potlach, come ricorda<br>
Luca (tra l'altro, sopravvivenze del potlach in area mediterranea sono le<br>
feste di matrimonio per cui ancora oggi, in alcune regioni d'Italia, c'è chi<br>
è disposto a indebitarsi), io l'ho scelto anche pensando all'idea di dépense<br>
in Bataille, all'idea di perdita e dispendio come fondante per la libertà e<br>
sovranità del soggetto.<br>
Infatti, non penso il New Potlach come un baratto, cioè qualcosa che presume<br>
uno scambio contrattuale e perciò alla fine "paritario" perché convenuto tra<br>
le parti, ma come un gioco a cui partecipare mettendo a disposizione di<br>
tutti le proprie cose e sperando tutt'al più di trovare qualcos'altro da<br>
portare via a propria volta (se si ha voglia di ri-ingombrarsi l'armadio, ma<br>
si potrebbe anche partecipare soltanto con un sano istinto liberatorio...).<br>
A Savona (dove c'è stato un New Potlach il 12/12/2010) è successo così e<br>
alla fine abbiamo portato sacchi di "avanzi" nelle campane per la raccolta<br>
degli abiti usati (questo naturalmente non toglie che molti in quella<br>
occasione abbiano anche trovato cose da portarsi via).<br>
Mi piace l'idea di allargare il New Potlach ad altri generi di cose, ma<br>
credo che ci si debba comunque porre il problema degli "avanzi", prima di<br>
decidere quali cose... Io sto pensando da tempo a oggetti che rientrano più<br>
nell'ambito della produzione simbolica, ma non ho ancora messo bene a fuoco<br>
la questione e per questo motivo all'AHACKtitude di Carrara ho preferito<br>
proporre solo i vestiti... Sarebbe bello elaborare qualcosa insieme!<br>
<font color="#888888">Vera<br>
</font><div><div></div><div class="h5"><br>
<br>
_______________________________________________<br>
AHA mailing list<br>
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</div></div></blockquote></div><br><br clear="all"><br>-- <br>giada totaro<br><br><br>
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