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<br><br>scusa Tommaso ma non sono d'accordo quando dici:<br> <br>> Cio' che il docente produce per un lavoro per cui <br>> e' retribuito, nella logica del mondo in cui <br>> viviamo mi pare conseguenza naturale che divenga proprieta' di chi paga.<br><br>allora che paghino le ore di lavoro necessarie a produrlo<br>invece se non ho capito male spesso i docenti sono pagati a ore, per insegnare<br>(se no avremmo già risolto il problema dei ricevimenti in accademia a Carara)<br>quindi se un istituzione vuole i diritti sul frutto delle ricerche e dello studio di determinati professori che li paghi a parte, come farebbe un azienda con tecnici, sviluppatori, ingegneri..<br>questo per restare nella logica capitalista della monetizzazione di ogni prodotto.<br><br>La questione che viene posta,<br>e alla quale da un punto di vista giuridico e pratico non so rispondere,<br>mi pare però interessante perchè di fatto lancia un appello a tutti voi insegnanti per trovare una risposta unitaria in tempo utile ad un problema che, probabilmente, si riproporrà a breve anche ad altri<br>perchè è chiaro che se passa a Milano poi è facile che il tentativo si diffonda <br><br>Non so se le Creative Commons siano lo strumento ideale in questo caso<br>ma attualmente non vedo neanche alternative ad esse <br>in Italia tra l'altro non è che siano ancora molto diffuse ne sono sicura del loro effettivo riconoscimento<br>per cui credo che la strada da seguire sia proprio studiarne l'applicazione a questo caso (l'insegnamento)<br>e le possibilità di inserirle da un punto di vista giuridico nei contratti di lavoro<br><br>In questo modo si darebbe uno strumento importante e concreto a tutti coloro che, se non oggi domani, si troveranno davanti a questo problema.<br><br>:)f<br><br><br><br>> Sono personalemente tendenzialmente contro ogni <br>> forma di proprieta' privata. A maggior ragione <br>> questo se cio' che diventa proprieta' privata e' un sapere.<br>> Dunque sono contrario al fatto che una Scuola <br>> divenga proprietaria di un sapere nella <br>> dimensione per cui sono anche in linea di <br>> principio contrario al fatto che un singolo <br>> (anche docente) diventi proprietario di un <br>> sapere, anche se da lui prodotto (piu' volte ci <br>> siamo chiesti qual'e' il confine grazie a cui <br>> posso separare il risultato della mia produzione <br>> intellettuale dai contributi esterni grazie a cui <br>> sono riuscito ad arrivare a produrre la mia produzione intellettuale?).<br>> Il caso della NABA crea un ulteriore problema in <br>> quanto e' una Scuola proprieta' di un privato <br>> (una finanziaria americana se ben capisco).<br>> Che dunque una finanziaria americana si possa <br>> permettere di insediarsi in Italia e grazie alla <br>> propria potenza economica acquistare e far <br>> diventare propria proprieta' i prodotti <br>> intellettuali di soggetti nati e "coltivati" <br>> intellettualmente in Italia (cioe' frutto anche <br>> di un investimento della scuola pubblica italiana) mi sembra aberrante.<br>> <br>> Spero dunque in una scuola pubblica che finanzi <br>> le ricerche e le produzioni intellettuali <br>> restituendole e facendole diventare un patrimonio <br>> pubblico, non privatizzabile da alcun privato.<br>> <br>> Se la soluzione possa essere la licenza Creative <br>> Commons puo' darsi, ma con i limiti esposti <br>> sopra, ovvero che non vedo ragione per cui un <br>> investimento principalmente pubblico che viene <br>> fatto dunque principalmente a spese dei <br>> cittadini, quale e' la formazione del corpo <br>> docente scolastico e universitario, diventi poi <br>> un bene privato che il singolo docente possa <br>> decidere privatamente come rivendere, mi sembra <br>> uno dei tanti meccanismi perversi della societa' in cui viviamo.<br>> <br>> bye<br>> Tommaso<br>> <br>> <br>> At 12.42 12/04/2011, you wrote:<br>> >Care teste pensanti della lista,<br>> ><br>> >condivido una riflessione che spero possa <br>> >risultare interessante per tutti poiché tocca un <br>> >tema spinoso che a parer mio non deve essere <br>> >lasciato al singolo, o alle singole istituzioni, <br>> >come invece purtroppo è prassi comune. Nella <br>> >lista ci sono artisti, polemisti, attivisti, <br>> >studenti, ricercatori e artisti e penso che il <br>> >tema proposto meriti quindi una condivisione.<br>> ><br>> >La riflessione è' stata elaborata e vagliata <br>> >poche settimane fa dal corpo docente della <br>> >Scuola di Media Design & Arti Multimediali <br>> >(triennio) NABA. Il punto è una clausola <br>> >inserita nei nuovi contratti A.A. 20102011 che <br>> >prevede l'integrale cessione dei diritti di <br>> >proprietà intellettuale relativa ai documenti di <br>> >supporto alla didattica (clausola 6).<br>> ><br>> >È opinione del corpo docente MDAM NABA che <br>> >l'automatismo alla cessione di questi diritti <br>> >non sia praticabile. I docenti producono <br>> >nell'attività didattica materiale di supporto <br>> >alle lezioni (che può essere concluso, semi <br>> >lavorato o in fase di ricerca) che spesso <br>> >diventa il nucleo su cui si struttura anche <br>> >un'attività editoriale e commerciale futura e <br>> >che attualmente non figurano nell'attuale rapporto contrattuale del docente.<br>> ><br>> >Pertanto bisognerebbe riconsiderare la pratica, <br>> >proponendo in alternativa, l'adozione di un <br>> >modello modulare ispirato a quello dei Creative Commons.<br>> ><br>> >In questo modo sarebbero rispettati i diritti di <br>> >proprietà intellettuale dei singoli autori <br>> >aprendo la possibilità di licenze d'uso legate <br>> >agli aspetti di paternità dell'opera, uso <br>> >commerciale dell'opera, possibilità di <br>> >rielaborazione, e diffusione della stessa. I <br>> >docenti MDAM NABA chiedono che queste opzioni <br>> >vengano negoziate contrattualmente ed <br>> >eventualmente monetizzate direttamente con il <br>> >singolo docente, nella trasparenza e chiarezza del processo.<br>> ><br>> >Bisogna anche aggiungere che il valore <br>> >dell'attività di ricerca rende unica la qualità <br>> >didattica, l'attività dei docenti e <br>> >l'istituzione della didattica nel suo complesso.<br>> ><br>> >Certi del fatto che le istituzioni di Alta <br>> >formazione vogliano mantenere la loro identità, <br>> >vi chiedo se potete considerare, discutere e <br>> >darci suggerimenti su come operare. Qualcuno ha <br>> >idea dell'attuale giurisprudenza? Qualche d'uno <br>> >ha avuto esperienze simili? Qualche docente può <br>> >indicarci come si comporta Brera, Albertina, <br>> >ISEA, Politecnico, e istituti affini?<br>> ><br>> >Mi potete aiutare?<br>> ><br>> ><br>> >******************************<br>> >******<br>> ><br>> >Francesco Monico<br>> >Director Faculty <http://www.naba.it/>Media Design & New Media Arts Naba;<br>> >Director <br>> ><http://www.master-naba.com/accademiafilmandnewmedia/>HMA Film & New Media;<br>> >Director <http://www.m-node.org/>PhD PC M-Node;<br>> >http://en.wikipedia.org/wiki/Francesco_Monico<br>> >+39 329 8216192<br>> >--<br>> >nec metuas nec optas<br>> ><br>> >_______________________________________________<br>> >AHA mailing list<br>> >AHA@lists.ecn.org<br>> >http://lists.ecn.org/mailman/listinfo/aha<br>> <br>> _______________________________________________<br>> AHA mailing list<br>> AHA@lists.ecn.org<br>> http://lists.ecn.org/mailman/listinfo/aha<br>                                            </body>
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