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<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><b><i>Alle realtà di
base, ai comitati
popolari di lotta, al mondo dell’autorganizzazione, a tutte le compagne
e a
tutti i compagni.</i></b></p>
Il c.s.o.a. Cartella, nella
continuità dell’impegno politico profuso nella difesa di questi
territori, ha
fatto sua la “questione Gioia Tauro”. Salvaguardare i nostri territori,
intesi
non soltanto come beni ambientali ma comprensivi di quei saperi e di
quella
complessità di relazioni sociali che caratterizzano ogni comunità, ha
significato per noi partecipare a tutte le lotte popolari che hanno
attraversato la nostra terra: il NO alla centrale a carbone di
vent’anni fa,
quello contro gli F-16 a Crotone, la battaglia contro il ponte sullo
Stretto,
quella contro la realizzazione dell’impianto RSU di Pettogallico,
quella contro
la privatizzazione dell’acqua, oltre alla solidarietà militante a tutte
quelle
battaglie nazionali per la difesa dei beni comuni e contro la
precarizzazione
della vita, a partire dal lavoro.
<br>
La Piana di Gioia Tauro riassume
oggi tutte le contraddizioni di questo “sviluppo”, fatto di
accaparramento di
risorse, dall’aggressione e dalla devastazione dei territori,
dall’imposizione
di impianti inquinanti giustificati con il ricatto dell’occupazione.
<br>
Sono ormai passati nove mesi da
quando abbiamo incrociato lungo il nostro percorso, donne e uomini che
vivendo
quotidianamente sulla loro pelle queste contraddizioni, hanno
conquistato la
consapevolezza e la determinazione per alzare la testa. Sono stati mesi
di
intenso lavoro, compiuto fianco a fianco con questi compagni di strada,
nei 33
comuni della Piana, per informare su quanto sta succedendo: un intero
territorio svenduto agli interessi delle multinazionali, ovvero gli
interessi
di pochi contro i legittimi diritti dei tanti.
<br>
E questa battaglia ha ricevuto
tante adesioni e numerosi messaggi di solidarietà, da parte di quelle
forze che
avrebbero potuto - e dovuto - determinare un modello alternativo a
quello in
atto, ma anche e soprattutto, dalle popolazioni incontrate nelle piazze
e nelle
tante assemblee pubbliche.
<br>
È questo il caso del
Coordinamento dei Portuali di Gioia Tauro, lavoratrici e lavoratori che
non
soltanto vivono condizioni e ritmi produttivi esasperanti, ma subiscono
le
esalazioni tossiche dell’inceneritore sito in prossimità dell’area
portuale, che
ne pregiudicano la salubrità e la sicurezza durante la loro attività. <br>
Riteniamo grave che alla
proclamazione della giornata di sciopero da loro indetta, doverosa per
un’organizzazione sindacale che si occupa veramente dei diritti e delle
problematiche dei lavoratori, non ci sia stata solidarietà e sostegno,
eccetto
che da parte della Fiom e dei Cobas - Scuola, bensì cinici attacchi e
dure
condanne politiche.
<br>
Riteniamo inoltre fondamentale
non considerare separate la battaglia per la difesa di questi
territori, da una
più generale lotta contro tutte le mafie. L’asfissiante controllo
attuato dalla
‘ndrangheta, non soltanto ha trasformato questa porzione di Calabria in
una
discarica di scorie tossiche e radioattive, ma ha messo a tacere
qualsiasi voce
di dissenso. Se oggi la Piana vive questa drammatica situazione, è
perché chi
ha osato esporsi per esprimere la propria opposizione è stato azzittito
per
sempre: questo è il caso di Luigi Ioculano, assassinato per avere avuto
il
coraggio di schierarsi contro la mafia e contro la costruzione
dell’inceneritore oggi in funzione.
<br>
Combattere la ‘ndrangheta
significa soprattutto aggredirla nei suoi interessi. Ed il ciclo dei
rifiuti,
così come quello del cemento e della movimentazione terra, sono
importanti
business per le ‘ndrine.
<br>
Facciamo appello a tutte e a
tutti, perché il <b>22 dicembre</b> sia un grande appuntamento
popolare, che
metta in piazza le ragioni di chi oggi resiste e lotta per difendere la
propria
terra.
<br>
Saremo in piazza perché abbiamo
tanti SÌ, e in ognuno di questi è insito un futuro migliore per noi e
per i
nostri figli.
<br>
Saremo in piazza perché <b>salute,
libertà, dignità</b>, non sono per noi parole retoriche per raccattare
qualche
voto, ma pratica concreta di solidarietà.
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