<p class="bullet" style="MARGIN: auto 0cm"><font face="Times New Roman">La Jornada – Martedì 18 dicembre 2007</font></p>
<p class="bullet" style="MARGIN: auto 0cm"><font face="Times New Roman">Sostiene che i movimenti presenti in America Latina sono d'ispirazione per tutti gli attivisti sociali</font></p>
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<h1 style="MARGIN: 0cm 0cm 3pt"><font face="Georgia">La pace nel mondo ed il capitalismo sono incompatibili, afferma Naomi Klein</font></h1></div>
<p class="summary" style="MARGIN: auto 0cm"><font face="Times New Roman">Il <em>subcomandante Marcos</em> rileva che le guerre creano le condizioni migliori perché i potenti facciano affari milionari</font></p>
<p class="summary" style="MARGIN: auto 0cm"><font face="Times New Roman">Riconoscono le opere di Pablo González Casanova</font></p>
<p class="author" style="MARGIN: auto 0cm"><font face="Times New Roman">Hermann Bellinghausen (Inviato) </font></p>
<p><font face="Times New Roman"><i>San Cristóbal de las Casas, Chis. 17 dicembre</i>. "La pace è anticapitalista", ha detto qui Naomi Klein. "È il capitalismo che vuole la guerra". Nella sua descrizione del "capitalismo del disastro", che è il dibattito che l'autrice anima in questi giorni, l'esperienza dei popoli latinoamericani offre una via d'uscita. Qui "la resistenza non è cessata".
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<p><font face="Times New Roman">In un esercizio autocritico di estremo rigore, la giornalista ha parlato di un altro disastro: quello del "movimento dei movimenti" che scosse le città degli Stati Uniti e d'Europa alla fine dello scorso decennio, da Seattle a Genova. Sembrava presentare una nuova alternativa anticapitalista dal centro del potere, ma si è disperse dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, il "punto di crisi" delle speranze che un altro mondo era possibile.
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<p><font face="Times New Roman">Ha ringraziato gli zapatisti per "continuare a resistere" ed ha dichiarato che i movimenti dell'America Latina sono la maggiore fonte di ispirazione per gli attivisti sociali del mondo. "Non è una coincidenza che i popoli indigeni siano la base delle resistenze al disastro". Senza toni apocalittici, la Klein ha affermato: "Mai è stata così importante la lotta per la terra. Il capitalismo ci porta su una strada suicida. Non si tratta di un'altra delle sue crisi. Può portarci al collasso della vita".
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<p><font face="Times New Roman">Nel mondo del mercato, "l'ultimo lusso in vendita sarà la sopravvivenza". Durante la sessione finale dell'incontro sui movimenti antisistema, "la giornalista infiltrata nei movimenti sociali", come si definisce, ha criticato l'improvvisa debolezza della resistenza antiglobalizzazione che obbliga gli attivisti degli Stati Uniti ad essere "cercatori dell'ispirazione" che devono cercare, come facevano i loro antenati con l'oro e l'argento, nelle terre del sud.
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<p><font face="Times New Roman">Gli zapatisti ed i Sim Terra del Brasile possiedono "la potente forza della resistenza allo shock" del capitalismo attuale. Hanno memoria storica e sfiducia nello Stato, e non sperimentano la regressione, "altra arma dello shock". Negli Stati Uniti "pensiamo di aver bisogno del padre perduto", come si promuove il pre-candidato repubblicano Rudi Guliani: "Ti ricordi quando c'era il tuo paparino?".
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<p><font face="Times New Roman">Al contrario di quello che Gore Vidal aveva chiamato gli "USA: Stati Uniti da Amnesia", i popoli di Bolivia, Tailandia, Messico, Brasile ed India ricordano; non è la prima volta che subiscono l'attacco brutale degli imperi. "In Tabasco molta gente non crede che lo Stato risolverà i loro problemi". Ha citato la risposta popolare alla crisi argentina, le esplosioni di Madrid, lo
<i>tsunami</i> in Tailandia. C'era memoria. "La resistenza incominciò immediatamente".</font></p>
<p><font face="Times New Roman">Nella sua esposizione Klein ha fatto costantemente ricorso al concetto di storie. I movimenti altromondisti si sono raccontati la storia che avrebbero potuto cambiare il mondo, e ci hanno creduto. Sono arrivati gli attacchi terroristici, e mentre loro "perdevano fiducia nelle loro storie", il potere "ci ha narrato nuovi racconti: scontro di civiltà, guerra all'Islam, al terrorismo", che "si sono diffusi come virus in Stati Uniti, Canada ed Europa. Hanno spaventato con la tortura, con Guantánamo, "e le nostre coalizioni si sono disperse".
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<p><font face="Times New Roman">La scrittrice ha espresso la necessità "quasi di chiedere scusa" agli zapatisti "che non hanno smesso di resistere". Dopo averli definiti l'ispirazione iniziale del movimento altromondista, la Klein ha detto che l'EZLN ha portato il suo messaggio oltre le frontiere, ma "le resistenze non si esportano", si costruiscono in ogni luogo. In base alla sua esperienza in Iraq e nella sua stessa terra, la Klein ha descritto eloquentemente quello che
<i>Marcos</i> definirà poi come il "cinismo" delle corporazioni e le potenze capitaliste. La guerra ed i disastri come grandi affari. L'apparente "fallimento" in Iraq serve solo per quotare le industrie della sicurezza, l'energia e la guerra: il terremoto in Perù, la devastazione di New Orleans, gli incendi in California, la distruzione in Iraq.
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<p><font face="Times New Roman">"L'attuale crisi del capitalismo non è la sua fine, ma il veicolo per far marciare l'avanzata corporativa". Ha descritto la <i>zona verde</i> di Baghdad come un modello per il futuro: i "paradisi" degli eletti dopo la distruzione. Ha rilevato la forte unione tra capitalismo, imperialismo e le grandi religioni: tutti vendono la "fuga degli eletti" verso il paradiso dei "rinati", come il cristiano George W. Bush. I popoli indigeni non credono a queste storie, "sanno che non c'è scampo", e sanno qual'è il loro posto. Per questo, ha detto: "È delle loro storie che tutti abbiamo bisogno".
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<p><font face="Times New Roman">Più tardi, in conferenza stampa con i media alternativi, la Klein ha affermato che per gli, <em>"you're welcomed, but you don't get a free ride"</em>. ("Sei il benvenuto, ma non te la fanno facile"). Li ha definiti come uno dei movimenti "più aperti del mondo", e "uno dei più duri", che "ci ha dato l'idea di uno scambio di solidarietà, di andata e ritorno".
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<p><font face="Times New Roman">Durante la stessa sessione hanno parlato Pablo González Casanova ed il <i>subcomandante Marcos</i> che hanno concordato con l'analisi di Klein sul carattere bellicista del capitalismo. "La guerra non è solo un modo per imporsi nella periferia. Paradossalmente, in pace è più difficile fare affari".
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<p><font face="Times New Roman">Secondo <em>Marcos</em>, il concetto di guerra nelle analisi antisistema può aiutare a solidificare terreni ancora paludosi". Robert Fisk e Naomi Klein "hanno contribuito a togliere il velo alla guerra, non da una scrivania o davanti ad un monitor che gestisce l'informazione, ma recandosi sul luogo dei fatti. Entrambi arrivano alle stesse conclusioni. Non si sta liberando l'Iraq dalla tirannia, semplicemente si stanno facendo affari".Riguardo al libro "
<i>Shock economy</i>"<em> </em>(2007) di Klein, ha detto: "È un libro molto pericoloso, perché si capisce quello che dice".</font></p>
<p class="MsoNormal" style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt"><font face="Times New Roman">Ha espresso riconoscimento a Pablo González Casanova, "tra coloro che hanno contribuito alla demolizione delle vecchie e nuove realtà del capitalismo", con "uno sguardo generoso e rispettoso del nostro andare e venire di zapatisti". Ha celebrato la presenza di "due generazioni di analisti del sistema capitalista, seri, brillanti, e con qualcosa che normalmente dimentica il media intellettuale: sono pedagogici". Alla fine, ha annunciato che gli zapatisti continueranno a consolidare "lo sforzo civile e pacifico dell'
<i>altra campagna</i>", ma "i segnali di guerra sono chiari. Con le parole di Naomi Klein, dobbiamo prepararci allo <i>shock</i>".</font></p>
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<p class="MsoNormal" style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt"><font face="Times New Roman">(Traduzione Comitato Chiapas "Maribel" – Bergamo)</font></p>