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<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message -----
<DIV style="BACKGROUND: #e4e4e4; font-color: black"><B>From:</B> <A
title=intifada@ecn.org href="mailto:intifada@ecn.org">csaintifada</A> </DIV>
<DIV><B>To:</B> <A title=moltitudoetpotentia.ezln@blogger.com
href="mailto:moltitudoetpotentia.ezln@blogger.com">moltitudoetpotentia.ezln@blogger.com</A>
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<DIV><B>Sent:</B> Tuesday, January 22, 2008 12:36 PM</DIV>
<DIV><B>Subject:</B> DI RITORNO DAL CHIAPAS.</DIV></DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>
<P><FONT size=7>DI RITORNO DAL CHIAPAS.</FONT></P>
<P align=justify>Venti giorni fa si è concluso L’Incontro delle Donne Zapatiste
con le Donne del Mondo. Un breve bilancio a freddo. Nel Caracol de La Garruccha
sono arrivate migliaia di donne, uomini, bambine, bambini, anziani, anziane:
zapatisti e zapatiste, messicane e messicani, internazionali. Le migliaia erano
3, forse 4 o 5, difficile il quantificare, comunque il Caracol era strapieno di
persone e di colori. </P>
<P align=justify>Le Assemblee che si sono susseguite nei tre giorni e in cui le
donne zapatiste si sono raccontate sono state partecipatissime. La
formula è stata la stessa dei due incontri precedenti: hanno parlato
le donne dei 5 Caracoles trattando le varie tematiche, alla fine di ogni
sessione, della durata di 45 minuti, un breve spazio, 15 minuti, per
domande e risposte. Tre giorni in cui le zapatiste (<I>comandantas</I>,
autorità, promotrici della salute e dell’educazione...) hanno raccontato,
davanti ad un auditorium affollato, la loro dignità e la loro lotta in quanto
donne. Hanno raccontato le loro conquiste (la partecipazione alla vita politica,
sociale, economica della comunità, l’accesso all’istruzione, la libera scelta
dell’uomo da sposare…), il che non sono un punto di arrivo ma di partenza.
<B>Passi avanti ed errori</B>. Strappando applausi e occhi lucidi ci hanno
regalato un quadro in movimento di quello che è stato il loro percorso, dagli
anni in clandestinità, al Primo Gennaio del 1994, ad oggi. </P>
<P align=justify>Il pomeriggio del 31 dicembre, le zapatiste hanno "lasciato il
palco" alle Donne del Messico e del Mondo: rabbioso e commovente l’intervento
delle donne di Atenco. Presenti anche le donne del No Dal Molin che hanno
raccontato la loro Lotta. </P>
<P align=justify>Il primo gennaio l’Atto Ufficiale per il 14 anniversario del
<I>levantamiento</I>: la <I>Comandanta</I> Rosalinda e il Comandante Omar hanno
letto due comunicati, il primo in cui si ricordavano tutti i Compagni e tutte le
Compagne morte da quel Primo gennaio di 14 anni fa. La cerimonia di
chiusura è stata sobria, volendo quasi rispecchiare e rispettare la situazione
attuale: nel suo ultimo intervento pubblico, circa un mese fa, il Sup ci ha
ricordato come la guerra abbia un odore e che adesso quel fetore inizia
nuovamente a farsi sentire nelle terre zapatiste. Terminata la cerimonia musica
e balli fino al mattino: la lotta, come sostengono zapatisti e zapatiste, ha
bisogno anche dei momenti di festa. </P>
<P>Il pomeriggio del primo gennaio abbiamo lasciato il Caracol, ognuno con il
suo bagaglio arricchito dalle parole regalateci dalle donne zapatiste. Ognuno
preoccupato per quello che sta accadendo in questi mesi: oramai le denunce, da
parte delle Giunte del Buon Governo, di provocazioni, minacce, furti e
aggressioni da parte di gruppi paramilitari armati e finanziati dal Mal Governo
non si contano più. <B>L’odore della guerra è sempre più
riconoscibile.<BR> .</B><BR> <BR>Nei giorni precedenti e successivi
all’Incontro della Garrucha abbiamo visitato i Caracoles di Oventic e Roberto
Barrios. La Giunta di Buon Governo del primo ci ha spiegato sinteticamente
qual’è la situazione attuale nella zona de Los Altos: come in tutti e 5 i
Caracoles i paramilitari sono presenti con minacce, provocazioni, aggressioni.
Uno dei fatti più "eclatanti" le minacce di morte di alcuni mesi fa alle
Autorità del Municipio Autonomo di San Andres. Gli zapatisti e le zapatiste
hanno risposto e risponderanno, fino a quando gli sarà possibile con la parola e
non con il fuoco come il Mal Governo vorrebbe. E' forte la consapevolezza che il
responsabile di tutto questo è il Governo Messicano che cerca di dividere gli
indigeni, armandone alcuni e pagandoli per condurre una guerra sporca
contro gli zapatisti. Forte è anche la volontà di cercare il dialogo perché,
alla fine, i paramilitari non sono altro che indigeni come loro che però hanno
ceduto alle sirene del Mal Governo. Gli zapatisti assicurano che useranno la
parola, però come ricordò il Comandante David al precedente Incontro, che
nessuno dimentichi che gli zapatisti e le zapatiste sono sempre armati e lo
saranno fino a quando il Messico non cambierà: è l’unica garanzia che
hanno.<BR>Quello di cui sono colpevoli gli zapatisti nella zona de Los altos,
prosegue un membro della Giunta, è di aver costruito un mercato a San Andres. Un
mercato aperto a tutti, zapatisti e non, un bel mercato, piacevole per il
venditore e per l’acquirente, un mercato che l’amministrazione municipale prista
non è mai riuscita a costruire. E questo è sotto gli occhi di tutti, zapatisti e
non. E questo inizia a far pensare anche chi zapatista non è. E questo manda in
bestia l’amministrazione municipale. L’altro crimine degli zapatisti della zona
de Los Altos è quello di voler migliorare il parco municipale: trasformarlo da
una pattumiera a cielo aperto (lo stato attuale) ad un luogo accogliente e
pulito dove uomini e donne possano passeggiare e sedersi e bambini e bambine
giocare. La pericolosità degli zapatisti, dimostrata da questi due reati,
richiede la presenza di gruppi paramilitari. <BR>L’altro reato che viene
imputato agli zapatisti è quello di difendere le terre legittimamente recuperate
nel 1994. Quelle terre che furono dei loro antenati e che nel corso dei
secoli gli sono state sottratte da medi e grandi latifondisti con il
benestare di Governi e Governatori. L'intervento dei paramilitari si fa
sempre più urgente per ristabilire l'illegale legalità.</P>
<P><BR>Il reato piu grande degli zapatisti, forse, è quello di continuare a
esistere e resistere.</P>
<P>Visitiamo la biblioteca e la clinica. Lasciamo Oventic.</P>
<P><BR> <BR>A Roberto Barrios fa caldo. Siamo passati dai 2500 metri e
dalle montagne de Los Altos alla selva e alle scimmie urlatrici. Dietro
l’Accampamento Civile il fiume ci invita a tuffarci. <BR>Parliamo con la
Giunta. Domande e risposte. Alcune precise, altre vaghe. Chiediamo della
comunità, dei paramilitari, della strada nuova, del complesso turistico. A San
Cristobal , alcuni compagni ci avevano detto che nella comunità di Roberto
Barrios erano rimaste solo 7 famiglie zapatiste. Chiaramente non chiediamo
"quante famiglie sono rimaste". Ci limitiamo ad un più neutro "che aria si
respira". Rispondono che adesso i rapporti con i pristi sono relativamente
tranquilli, che però, come nelle altre aree, anche nella zona Norte i
paramilitari sono attivi, e alcune comunità che vivono e lavorano su terre
recuperate sono minacciate di sgombero. Un membro della Giunta poi sorridendo
aggiunge che pristi e paramilitari si limitano a minacce e provocazioni: degli
zapatisti hanno paura...<BR>Ci accompagnano alle cascate: sono bellissime, un
paradiso. Qui dovrebbe sorgere il complesso turistico. Alcuni ci dicono che
vogliono costruire un campo da golf e strutture ricettive di lusso. Un giovane
ci guarda e dice che "<B><I>no passaran</B></I>!". Altri <I>compas</I> ci dicono
che si "limiteranno" a porre a pagamento l’ingresso alle cascate.<BR>Dove
non ci sono dubbi è sulla miglioria (da parte del Governo) della strada: ad
allargarla e sistemarla sono già arrivati oltre il Caracol, manca solo
l’asfaltatura. Della strada nuova e del ponte ne beneficeranno chiaramente anche
gli zapatisti oltre che i turisti diretti alle cascate e all’eventuale struttura
ricettiva. Altrettanto chiaramente, ci dicono, ne potrà beneficiare l’esercito.
Ma questo non sembra preoccuparli: tra qualche anno chi sta in basso e a
sinistra vincerà e ci sarà allora un <B>Altro Messico.</B> E loro avranno
una buona strada senza aver speso niente per costruirla...<BR>Sono le 10 del
mattino, saliamo sulla <I>retila</I> dei <I>compas</I> che ci porterà
a Palenque. Partiamo. Lungo il tragitto tutti quanti ci voltiamo indietro e
rimaniamo in silenzio: il panorama è mozzafiato. E fa
pensare.<BR> <BR>Lasciamo il Chiapas. Lasciamo il Messico. L’odore
della guerra ci rimane addosso. Così come ci rimangono impressi i volti delle
donne. Volti coperti per poter essere visti. La dignità nei loro
occhi. A La Garrucha sono state loro le protagoniste. Si dice che una
rivoluzione o una ribellione muore quando viene meno l’emotività:
la dignità ribelle zapatista ha ancora lunga vita. <BR>Il momento è
uno dei più difficili e noi tutti, comodamente seduti in un qualsiasi bar di San
Cristobal, ci speculiamo sopra: l’Altra Campagna è ferma, Marcos ha gestito
male questa e quella cosa, molti giovani escono dall’organizzazione per andare
in cittá. <B>E diamo giudizi e ricette</B>.</P>
<P><BR>Poi però vai nei Caracoles e nelle comunità, e i compagni e le
compagne ti dicono che sì, che il momento è difficile ma che prima o poi
vinceranno. Ne sono sicuri. Noi gli crediamo e ci crediamo. Guardiamo con i
loro occhi e le difficoltà ci appaiono superabili. Mettiamo da parte i giudizi e
strappiamo le ricette.<BR> <BR>Stasera è sereno, il cielo un
tappeto di stelle. I nostri sguardi cadono su una stella piccola
piccola che brilla intensamente e che irrequieta si muove, quasi non voglia
stare nel punto che le è stato imposto. Guardiamo meglio: la piccola stella
ribelle ha un passamontagna nero...</P>
<P><BR></P>
<P>Toscana, Italia.</P>
<P>20 gennaio 2007<BR><BR><BR></P></FONT></DIV></BODY></HTML>