<meta http-equiv="CONTENT-TYPE" content="text/html; charset=utf-8"><title>CONTRO I LICENZIAMENTI, OLTRE LA SOLIDARIETA'</title><meta name="GENERATOR" content="OpenOffice.org 2.2 (Linux)"><meta name="AUTHOR" content="slai cobas">
<meta name="CREATED" content="20071116;17130000"><meta name="CHANGEDBY" content="SLAI COBAS"><meta name="CHANGED" content="20071116;17130000"><meta name="KEYWORDS" content="licenzimenti, repressione, Fiat, 2007">
        
        
        
        
        
        
        
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<p style="margin-bottom: 0cm;" align="center"><font size="5"><b>CONTRO I
LICENZIAMENTI E CONTRO LA REPRESSIONE, OLTRE LA NECESSARIA
SOLIDARIETA'</b></font></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><br>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><br>
</p>
<p style="text-indent: 1.25cm; margin-bottom: 0cm;" align="justify">Negli
ultimi tempi stiamo assistendo ad un'impennata dei licenziamenti
politici in Fiat e negli altri luoghi di lavoro, <b>ultimo atto
repressivo è il nuovo</b> <b>licenziamento di Mimmo Mignano
all'Alfasud di Pomigliano</b>. <i>(Mimmo, ora non più dello
Slai Cobas, era già stato licenziato lo scorso anno insieme ad
altri 7 lavoratori dello Slai Cobas di Fiat e Tnt -col consenso di
Fiom-Fim-Uil- dopo la clamorosa bocciatura assembleare del
contratto-truffa dei metalmeccanici. Lavoratori riportati poi in
fabbrica dallo Slai Cobas)</i>.</p>
<p style="text-indent: 1.25cm; margin-bottom: 0cm;" align="justify"><br>
</p>
<p style="text-indent: 1.25cm; margin-bottom: 0cm;" align="justify">
Contemporaneamente la repressione politica e poliziesca si estende
dalle fabbriche alla società, e la magistratura commina o
richiede condanne sempre più pesanti. Così è
avvenuto al processo di appello per gli scontri dell'11 marzo 2006
a Milano, con la conferma della condanna per 15 antifascisti a 4 anni
di carcere per "concorso morale in devastazione e saccheggio" <i>(si
contesta ai condannati non una colpa individuale, ma la semplice
presenza sul luogo della manifestazione, sulla base di un reato mai
applicato prima per le manifestazioni politiche e risalente ai tempi
del fascismo!)</i>. La stesso reato è contestato a 25 compagni
a Genova e 13 a Cosenza per i fatti del G8 del 2001 e la sentenza di
Milano fa da battistrada a queste richieste, mentre il processo per
l'uccisione di Carlo Giuliani è stato archiviato e i
dirigenti della polizia responsabili degli orrori di Genova 2001 sono
premiati con promozioni.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><br>
</p>
<p style="text-indent: 1.25cm; margin-bottom: 0cm;" align="justify">I
licenziamenti politici nelle fabbriche e l'aumento della
repressione poliziesca sono figli della trasformazione in senso
autoritario dello Stato e delle relazioni sindacali, dell'esigenza
di "governabilità da regime" espressa ieri da Berlusconi
ed oggi dell'asse Prodi-Confindustria-Cgil,Cisl,Uil. Sono entrambi
necessari per contrastare con ogni mezzo l'opposizione operaia ed
imporre pace e controllo sociale, precarietà e bassi salari,
politiche intrecciate di guerre commerciali e guerre reali. <b>Entrambi
servono per ottenere la subordinazione normativa, sindacale e
politica del lavoro dipendente agli interessi padronali, mascherati
da interessi collettivi e sociali.</b>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><br>
</p>
<p style="text-indent: 1.25cm; margin-bottom: 0cm;" align="justify">L'accordo
su precarietà-welfare-pensioni imposto d'imperio col
referendum farsa. La trattativa dei metalmeccanici su meritocrazia,
paghe di posto, restaurazione del cottimo collettivo, ulteriore
flessibilità e precarietà. Il decreto sulla "sicurezza"
che abroga i residui di uno Stato di diritto che scivola sempre più
verso uno Stato di polizia. La repressione padronale ed istituzionale
sempre più aperta e pesante del conflitto sociale.
</p>
<p style="text-indent: 1.25cm; margin-bottom: 0cm;" align="justify">Tutti
questi avvenimenti in corso hanno trasformato in tragica farsa il
definitivo fallimento del tentativo di "rifondare" in senso
"socialmente corretto e legalitario" lo stato e il governo
borghesi operato dalle cosiddette sinistre riformiste e "radicali".
Al contrario riemergono alla luce rigurgiti di logiche inquietanti e
autoritarie, già sconfitte dal Movimento Operaio ai tempi di
Valletta. Quando, in ossequio al regime, si eseguivano licenziamenti
a "decimazione" di rappresaglia politica e sindacale nelle
fabbriche Fiat <i>(oggi sta nuovamente avvenendo)</i> e si
organizzavano attentati e pestaggi squadristici delle avanguardie
operaie <i>(come è avvenuto recentemente a nostri compagni
dell'Alfa di Arese)</i>.
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><br>
</p>
<p style="text-indent: 1.25cm; margin-bottom: 0cm;" align="justify">La
lotta contro i licenziamenti e la repressione in fabbrica e nella
società, necessaria e doverosa, per essere però in
grado di contrastare effettivamente quanto sta avvenendo <b>non può
prescindere dalla necessità di costruire e organizzare una
forte, visibile e chiara </b><i><b>(senza 'se' e senza 'ma')</b></i><b>
opposizione operaia e proletaria al governo Prodi; alle sue politiche
reazionarie, antioperaie ed antiproletarie; ai poteri industriali e
finanziari che rappresenta; alle collegate e funzionali pratiche di
concertazione politica e sindacale. </b>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><br>
</p>
<p style="text-indent: 1.25cm; margin-bottom: 0cm;" align="justify">La
storia di questi anni lo ha dimostrato: scorciatoie e politicismo
alla lunga sono destinati ad essere fuorvianti e funzionali a non
cambiare nulla. <b>Per combattere i licenziamenti politici e la
trasformazione autoritaria in atto dello Stato e delle relazioni
sindacali bisogna andare "oltre" la solidarietà sui
singoli e specifici episodi e adoperarsi per la costruzione dell'
"indipendenza di classe" da cui ripartire per organizzare un
forte movimento unitario di 'resistenza e controffensiva'</b>.
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><br>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify">        La prossime iniziative
per riportare in fabbrica e nei luoghi di lavoro gli operai
licenziati per rappresaglia politica e per contrastare la repressione
e l'involuzione autoritaria, dovranno necessariamente inserirsi in
questo quadro, dovranno collegarsi alla lotta di resistenza nei posti
di lavoro e nella società contro un capitalismo sempre più
violento e sfruttatore, anche se vestito nei panni della "sinistra".
Gli operai, i proletari, non possono e non devono più delegare
a terzi la difesa dei loro interessi sul piano sindacale e sul piano
politico, l' "indipendenza di classe" è l'unico
strumento che hanno per difendere le proprie esistenze.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><br>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="justify"><br>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;" align="center"><font size="6"><b>SLAI COBAS</b></font></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">16-11-2007</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br>
</p>
<br clear="all"><br>-- <br>SLAI Cobas <br>Coordinamento Provinciale di Cremona<br><br>Via Mazzini, 24 – 26010 Bagnolo Cremasco (CR) <br>presso lo Spazio Popolare La Forgia<br><a href="http://www.slaicobas.it">www.slaicobas.it
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