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<DIV>Perde una gamba al porto di Trieste </DIV>
<DIV><BR>La sicurezza sul lavoro è sempre un optional</DIV></TD></TR>
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<P align=left>Pietro Orsatti</P>
<P align=left><BR>Stava agganciando due vagoni nel porto nuovo di Trieste,
ha perso una gamba e rischia seriamente di perdere, nelle prossime ore,
una se non tutte e due le braccia. È successo ieri, attorno alle 12. Il
lavoratore della Compagnia portuale, trent'anni, si chiama Sandro
Pauluzzi. Fra pochi giorni avrebbe cambiato posto di lavoro, dalla
Compagnia alla Adriafer, la società delle manovre interne al porto. «Ero
in macchina proprio in zona - racconta Giacomo Condotto, ispettore della
sicurezza dell'Autorità portuale triestina - e sono arrivato sul luogo
subito dopo. Questo è un anno terribile per il porto di Trieste. Anzi per
tutti i porti italiani. A gennaio il camionista turco morto schiacciato
dal proprio camion all'interno del terminal traghetti. Poi i morti a
Venezia e quello di Genova. Ora questo incidente». Per Condotto
l'incidente è incomprensibile. «Quella è un'operazione standardizzata, che
non dovrebbe essere soggetta a imprevisti. Eppure è successo. Quindi
qualcosa non funzionava come doveva. - prosegue - Stiamo aspettando da
tempo l'istituzione del protocollo sulla sicurezza. Tutto si è fermato
attorno al ruolo delle Rls. Si diceva: le Rls chi le paga? Il paradosso è
che proprio questa mattina (ieri, ndr) è arrivata la lettera di
convocazione della Prefettura per mercoledì prossimo. Troppo tardi». </P>
<P align=left><BR>Intanto, il porto di Trieste è stato bloccato, e per la
giornata di oggi è stata indetta un'assemblea nel pomeriggio e 24 ore di
sciopero. Anche in altri porti, come in quello di Genova, la notizia
dell'incidente di ieri mattina non è passata inosservata. «I due compagni
di lavoro di Sandro sono ancora troppo scioccati per ricostruire
l'accaduto. - racconta Riccardo, un altro lavoratore dello scalo triestino
- Stavano in tre dove bisogna lavorare in quattro. Anche se il traffico
dei container del molo settimo (il terminal container) negli ultimi mesi è
aumentato. Anche se sono aumentati i ritmi e i tempi di lavoro». Questo
incidente, per fortuna non mortale, ha riaperto la ferita sul modo di
lavorare nei porti italiani e sulla sicurezza dei lavoratori. «C'è chi
predica maggiore flessibilità del lavoro e tariffe concorrenziali,
lasciando da parte qualsiasi considerazione su dignità e sicurezza del
lavoro. - dichiara Igor Kocijan, consigliere regionale Prc SE - Per le
"teste dure" vogliamo precisare che chi svolge lavori pericolosi e di
fatica non deve essere costretto a costruirsi la paga giorno per giorno»,
come invece sono costretti a fare i portuali. E la commissione lavoro del
Prc triestina lancia una proposta concreta: «L'autotutela è la risposta. -
si legge nel comunicato - Tutti i lavoratori portuali devono avere la
possibilità di denunciare situazioni di rischio e pericolo, di fermare il
lavoro se necessario per motivi di sicurezza, senza dover temere
ritorsioni di alcun tipo dai terminalisti, dai concessionari e dalle altre
autorità esistenti». Come si chiede da anni, come avevano proposto a
Genova dopo la morte di Enrico Formenti.<BR><BR>29/03/2008 liberazione</P>
<P align=left> </P></TD></TR></TBODY></TABLE></FONT></DIV>
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