<!DOCTYPE HTML PUBLIC "-//W3C//DTD HTML 4.0 Transitional//EN">
<HTML xmlns:o = "urn:schemas-microsoft-com:office:office"><HEAD>
<META http-equiv=Content-Type content="text/html; charset=iso-8859-1">
<META content="MSHTML 6.00.2900.2180" name=GENERATOR>
<STYLE></STYLE>
</HEAD>
<BODY bgColor=#ffffff>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><FONT face=Arial size=2><A
href="http://www.slaicobasmarghera.org"><FONT
color=#ff0000>www.slaicobasmarghera.org</FONT></A> <B><FONT color=#ff0000>LA
CAROVANA BASTA MORTE SUL LAVORO PASSA PER MARGHERA</FONT></B></DIV>
<DIV>
<DIV class=Section1>
<P style="TEXT-ALIGN: left" align=center><FONT color=#ff0000><B>L'iniziativa ha
avuto un costo, chi volesse sottoscrivere per le nostre scarse finanze lo può
fare <A href="http://www.slaicobasmarghera.org/Contatti.htm">mediante
versamento</A></B></FONT><FONT color=#ff0000><B></B></FONT></P>
<P style="TEXT-ALIGN: left" align=center><FONT color=#ff0000><B>ASSEMBLEA DEL 5
APRILE 2008</B></FONT><o:p> <A
href="http://www.slaicobasmarghera.org/Resoconto_Rete-VE-1_-.htm#resoconto"><FONT
size=6>vai</FONT> <FONT size=6>al</FONT> <FONT size=6>resoconto</FONT> <FONT
size=6>dell'Assemblea</FONT></A></o:p></P>
<P>
<META content=SlaiCobasperilsindacatodiclasse name=CHANGEDBY>È riuscita a
Marghera sabato 5 aprile 2008 nel tardo pomeriggio, la prima tappa nel
veneziano, della MARCIA-CAROVANA per la sicurezza sui posti di lavoro. </P>
<P class=MsoNormal>È stata una iniziativa significativa, cui hanno partecipato
giovani, operai, donne, compagni di realtà di base, militanti e lavoratori di <A
style="COLOR: blue; TEXT-DECORATION: underline; text-underline: single"
href="http://www.slaicobasmarghera.org/">SLAI Cobas per il sindacato di classe a
Marghera e Padova</A>, rappresentanti sindacali della FIOM della Tyssen Krupp di
Torino, della CGIL di Padova, una folta delegazione della Rete per la sicurezza
e la salute sui posti di lavoro di Ravenna, della <A
style="COLOR: blue; TEXT-DECORATION: underline; text-underline: single"
href="http://www.aeave.org/indexIE.htm">Associazione Esposti Amianto e ad altri
rischi ambientali della provincia di Venezia</A>, di Medicina Democratica, di <A
style="COLOR: blue; TEXT-DECORATION: underline; text-underline: single"
href="http://salutetezze.splinder.com/archive/2008-01">Comitato per la difesa
della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio di Bassano del Grappa e
Tezze sul Brenta (VI)</A>, <A
style="COLOR: blue; TEXT-DECORATION: underline; text-underline: single"
href="http://www.slaicobasmarghera.org/Coordinamento-1.htm">compagni per un
Coordinamento Operaio a Marghera</A>, compagni del <A
style="COLOR: blue; TEXT-DECORATION: underline; text-underline: single"
href="mailto:soccorsopopolare@libero.it">Soccorso Popolare Veneto</A> <A
style="COLOR: blue; TEXT-DECORATION: underline; text-underline: single"
href="mailto:soccorsopopolaremirese@email.it">e del Mirese</A>, compagni
lavoratori del settore trasporti di Padova, nonché di rappresentanti dei fogli
operai <A
style="COLOR: blue; TEXT-DECORATION: underline; text-underline: single"
href="http://www.slaicobasmarghera.org/bollettinooperaiauto-organizzati.html">Bollettino
Operai Auto-Organizzati di Mira e Marghera</A>, <A
style="COLOR: blue; TEXT-DECORATION: underline; text-underline: single"
href="http://tuttinpiedi.googlepages.com/ilpicchetto">Picchetto foglio operaio
del nord-est</A>, <A
style="COLOR: blue; TEXT-DECORATION: underline; text-underline: single"
href="http://www.pane-rose.it/files/index.php?c1:o66:e1">Pane e le Rose di
Padova (Veneto)</A>, <A
style="COLOR: blue; TEXT-DECORATION: underline; text-underline: single"
href="http://xoomer.alice.it/pmweb">Primo Maggio di Schio (Veneto-Toscana)</A>,
<A style="COLOR: blue; TEXT-DECORATION: underline; text-underline: single"
href="http://www.guardareavanti.info/">Guardare Avanti !
(Veneto-Lombardia)</A>.</P>
<P class=MsoNormal>Erano state invitate ben 15 RSU di Marghera, telefonicamente
da un rappresentante dello SPI-CGIL, ma non si sono fatte vedere, anche ma certo
non solo per la difficoltà usuale a partecipare ad iniziative del genere nei
fine settimana.</P>
<P>La propaganda con volantini ha riguardato 14 fabbriche di Marghera, Mira e
Vigonza, e 4 luoghi sociali, oltre ad innumerevoli piccole diffusioni. I
manifesti diffusi sono stati circa 330, da Padova a Venezia, da Chioggia a Mira
a Tessera, Mestre e Marghera.<o:p></o:p></P>
<P>È andata in onda su Radio Base Popolare Network di Venezia, una intervista di
oltre 20 minuti, mercoledì 2 aprile, e la notizia è stata data anche giovedì 3
aprile su Radio Cooperativa di Padova, e sul quotidiano La Nuova MestreVenezia
del sabato stesso.</P>
<P>La scelta dell'ora e del giorno, non proprio felice, è dipesa dalla
possibilità che almeno una parte degli operai iscritti a SLAI Cobas per il
sindacato di classe, fosse presente, mentre alcune assenze sono state dovute a
malattia o malattia di genitori o incombenze familiari, ed altre a turni di
lavoro. Infatti il ciclo continuo e la turnazione su 3 turni a settimana piena o
con la sola esclusione della domenica, oramai riguarda molte fabbriche anche
piccole, essendo spinta al parossismo la produttività e l'utilizzo degli
impianti.</P>
<P>Complessivamente oltre 40 compagni e proletari del veneziano e circa 15
compagni-e di altre parti del Veneto e del Nord Italia. Riteniamo il risultato
un successo anche se le potenzialità del proletariato (tenuto nel ricatto e nel
supersfruttamento dallo stillicidio di attacchi all'occupazione e dalla
repressione e “prevenzione” di polizia politica e sezioni corrotte del movimento
sindacale) e del movimento dei giovani nel veneziano (diviso in almeno 4 aree di
affinità diverse) sono ben superiori. In una situazione di unità dal basso del
movimento operaio e proletario riteniamo che avrebbero dovuto essere presenti
almeno 200 compagni-e ed attivisti del solo veneziano.</P>
<P>L’assemblea, che si è prolungata per oltre 3 ore e che ha visto una ventina
di lavoratori intervenire, ha espresso numerosi punti di vista sui vari aspetti
del problema, non ultimi la storia della concertazione in Italia, la precarietà,
le colpe di CGIL-CISL-UIL nell’essere così degenerata la situazione, ma ha
convenuto su alcuni punti fermi:</P>
<P
style="MARGIN-LEFT: 36pt; TEXT-INDENT: -18pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Symbol; mso-bidi-font-size: 12.0pt">·<SPAN
style="FONT: 7pt 'Times New Roman'">
</SPAN></SPAN>C’è una volontà criminale dietro gli omicidi sul lavoro, autentici
assassinii, ed è quella del profitto ad ogni costo, anche a costo di non
rispettare le regole già scritte. </P>
<P
style="MARGIN-LEFT: 36pt; TEXT-INDENT: -18pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Symbol; mso-bidi-font-size: 12.0pt">·<SPAN
style="FONT: 7pt 'Times New Roman'">
</SPAN></SPAN>Occorre estendere e rafforzare la coscienza e la mobilitazione dei
lavoratori su questi temi. </P>
<P
style="MARGIN-LEFT: 36pt; TEXT-INDENT: -18pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Symbol; mso-bidi-font-size: 12.0pt">·<SPAN
style="FONT: 7pt 'Times New Roman'">
</SPAN></SPAN>Occorre costituire a Marghera, nel veneziano, nel padovano, ed
unire a livello veneto, le iniziative della Rete per la sicurezza sui posti di
lavoro, organizzata dal basso, e senza pregiudiziale alcuna verso le “sigle” del
sindacalismo di base (posizione fatta propria da tutti gli interventi ad
esclusione della rivista Primo maggio che ha ripetuto la questione del “dal
basso” ma ribadendo la propria concezione sulle “sigle”). </P>
<P
style="MARGIN-LEFT: 36pt; TEXT-INDENT: -18pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Symbol; mso-bidi-font-size: 12.0pt">·<SPAN
style="FONT: 7pt 'Times New Roman'">
</SPAN></SPAN>In questo senso parteciperemo il 19 aprile ad una iniziativa nel
vicentino indetta dalla rivista Primo Maggio. In tale occasione proporremo una
formalizzazione della Rete a livello regionale. </P>
<P
style="MARGIN-LEFT: 36pt; TEXT-INDENT: -18pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Symbol; mso-bidi-font-size: 12.0pt">·<SPAN
style="FONT: 7pt 'Times New Roman'">
</SPAN></SPAN>È per questo convocato un incontro per lunedì 21 aprile alle ore
19 presso la sede AEA di Marghera in Piazza del Municipio 14, per la
costituzione della Rete per la sicurezza sui posti di lavoro nel veneziano e
padovano. </P>
<P
style="MARGIN-LEFT: 36pt; TEXT-INDENT: -18pt; mso-list: l0 level1 lfo1; tab-stops: list 36.0pt"><SPAN
style="FONT-SIZE: 10pt; FONT-FAMILY: Symbol; mso-bidi-font-size: 12.0pt">·<SPAN
style="FONT: 7pt 'Times New Roman'">
</SPAN></SPAN>Gli interventi scritti all’assemblea tenutasi oggi, che
perverranno a <A
href="mailto:info@slaicobasmarghera.org">info@slaicobasmarghera.org</A> saranno
pubblicati in una nuova edizione dell’opuscolo della Rete stampato per
l’occasione dal Bollettino Operai Auto-Organizzati come numero speciale. </P>
<P style="TEXT-ALIGN: center"
align=center>-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------</P>
<P style="TEXT-ALIGN: center" align=center><A name=resoconto></A>RESOCONTO
PROVVISORIO. SI INVITANO I COMPAGNI A CONTRIBUIRE INVIANDO I PROPRI INTERVENTI
SCRITTI QUALORA NON SI RICONOSCANO O SI RICONOSCANO SOLO PARZIALMENTE NELLE
SINTESI QUI A SEGUIRE</P>
<P style="TEXT-ALIGN: center" align=center>INTRODUZIONE</P>
<P>Nella breve introduzione abbiamo fatto la storia della nascita di questa Rete
per la sicurezza sui posti di lavoro, e rappresentato la situazione che la
classe operaia e l'autorganizzazione vivono nel contesto veneziano e di Porto
Marghera in particolare, incentrando la iniziativa non solo in funzione della
Carovana e della Rete per la sicurezza sui posti di lavoro ma anche nella
necessità di rompere la cappa repressiva che perdura a Marghera da 25 anni, una
cappa repressiva che non è solo politica ma che parte dalla condizione economica
della classe operaia e del proletariato intero. </P>
<P>L'assemblea è stato spiegato si sarebbe tenuta, a parte gli interventi della
delegazione giunta dalla Tyssen Krupp, in un ordine di questo genere: prima la
rappresentazione della situazione di Porto Marghera attraverso la voce diretta
dei lavoratori, quindi gli interventi degli invitati, ed infine il
dibattito.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: center" align=center>BREVI RELAZIONI DI MILITANTI DI SLAI
COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE - 1</P>
<P>Il primo intervento è stato tenuto da Giuseppe S., operaio immigrato
albanese, da oltre 15 anni in Italia, che lavora all'Aeroporto di Tessera, e che
ha rappresentato la situazione della sicurezza in relazione alla precarietà del
lavoro negli appalti ed al ricatto continuo che subiscono i lavoratori, e al
lavoro di costruzione di vertenze che non mettano a rischio l'occupazione, nella
situazione attuale, senza venir meno alla costruzione dal basso dei COBAS. Si sa
che negli aeroporti e ferrovie i lavoratori dei servizi interni non hanno un
grave rischio di vita, e i problemi dipendono dalla lunghezza degli orari di
lavoro e della precarietà, sotto il ricatto. Voglio dire dell’edilizia, avendo
lavorato per lunghi anni in questo campo, ed assistito anche a diversi
incidenti. Lavoratori che sono morti o feriti per la mancanza assoluta di
prevenzione, cadendo dai ponteggi e dai tetti. A Noale ho lavorato nella
zincatura a caldo, e molti lavoratori italiani si sono ammalati, e continuavano
a lavorare anche da malati; vi avvenivano anche degli incidenti. Gli operai
avevano tutti il viso pallido e avevano diverse malattie (lavoravano allo
scioglimento dello zinco). Per portare uno stipendio da nulla, uno diventa
martire, questa è una guerra, è come una guerra. Quando vivevo in Albania e
andavo a scuola pensavo che nel descrivere il capitalismo, il Partito esagerasse
per propaganda, mentre non esagerava per niente. Lì non era un paradiso, era un
regime dove c’era uno sfruttamento non era stato eliminato completamente, ma qui
stiamo arrivando alla schiavitù.</P>
<P> Il secondo intervento è stato quello di Gianluca Bego, operaio
Raffineria ENI R&M di Marghera, e componente del Coordinamento provinciale
di SLAI Cobas per il sindacato di classe, che ha spiegato la situazione della
sicurezza e delle lotte in materia di posto di lavoro, nello specifico del
comparto Petrolchimico a Marghera. Ha iniziato definendosi una vittima del
nord-est, avendo lavorato due anni per varie cooperative. Poi ha lavorato degli
anni in una tornerai e quindi cinque anni in acciaieria a Padova. Adesso lavoro
in Raffineria all’ENI. Soffre di una difficoltà ad unirsi nel lavoro. Infatti
lavora con operai di diversi settori nella stessa squadra (un edile, un
metalmeccanico, ecc.). La sua azienda, pur facendo sicurezza, e controllando le
frequenze ai corsi, dà il premio agli operai se NON ci sono incidenti. Questo
cosa comporta: che si va in malattia invece di andare in infortunio !!! Voglio
quindi far riflettere su queste cose, che per prendere il premio tutti, i
singoli rinunciano a procedere sull’infortunio, ovviamente quando non è grave
(pressione ambientale). Quando uno entra in Raffineria, c’è un pannello nel
quale si riporta il numero di incidenti che avvengono suddiviso tra le varie
ditte che lavorano all’interno; ce n’è poi un altro, che riporta il numero di
incidenti avvenuti nei vari stabilimenti Raffinerie dell’ENI in Italia. Tutto
serializzato e messo là davanti all’ingresso. Questo porta l’attenzione agli
incidenti materiali, ma si nascondono molti aspetti, queste cose le abbiamo
scritte in un volantino che è stato molto criticato ma non apertamente (SE CI SI
ABITUA), capita per esempio che i filtri delle maschere antigas scadano perché
nessuno dei loro utilizzatori li richiede nuovi e l’azienda si guarda bene dal
preoccuparsene. Io sono uno dei pochi che chiede i filtri nuovi. Chiedendo
sicurezza ci si mette in cattiva luce. Certe cose avvengono anche perché sono
pesanti da fare, come mettersi una maschera di plastica antigas alle due del
pomeriggio in estate in laguna senza vento, è pesante da sopportare. <SPAN
style="mso-spacerun: yes"> </SPAN>L’operaio usa dei trucchi, cerca di stare
sopravento, ma mica può andare dietro al vento se questo gira. Quindi la
sicurezza anche manca nell’abitudine.<SPAN style="mso-spacerun: yes">
</SPAN>Fare sicurezza significa anche cercare di far capire che certe operazioni
di lavoro vanno fatte per bene con tutto il tempo necessario perché se invece le
fai velocemente, poi quando vai in pensione, crepi subito dopo. <SPAN
style="mso-spacerun: yes"> </SPAN>Vale la pena ?</P>
<P style="TEXT-ALIGN: center" align=center>INTERVENTO DEL COMPAGNO PIGNAROSA
DELLA TYSSEN KRUPP - 1</P>
<P>L'intervento del compagno Giovanni Pignarosa della Tyssen Krupp di Torino,
della Fiom e RSU. Ha iniziato rapportandosi alle testimonianze dei primi
compagni intervenuti. Ha detto che quello che gli è venuto in mente subito dopo
è che la conseguenza del sessantotto oggigiorno è che quelli che lo hanno fatto
il sessantotto sono diventati dei mostri, che adesso stanno nella stanza dei
bottoni e che svolgono innanzitutto il ruolo di mettere sotto i piedi i
lavoratori. Sono corresponsabili di tutti i morti che stanno avvenendo. Quando
Gianluca ha portato l’esempio della necessità di dare nozioni di sicurezza agli
altri, per i padroni lui è uno che sobilla il personale, per esempio a proposito
delle maschere antigas, va detto che in quelle lavorazioni si fa largo uso di
misture di acidi poco diluite, e che l’uso delle maschere che prendono tutto il
viso è assolutamente necessario in quei reparti e fuori dai reparti sono
necessarie le mascherine. Capireparto che ti ridono in faccia perché hai chiesto
la mascherina, è allucinante. <SPAN style="mso-spacerun: yes"> </SPAN>Si è
quindi soffermato sulla necessità della unità tra i lavoratori per affrontare
questo problema, dato che si è rotto con l’egualitarismo salariale e si è
introdotta una forte diversificazione contrattuale tra i diversi comparti
produttivi <B>[</B>con il consenso dei sindacati confederali che in tal modo
hanno cercato di sopperire minimamente sul particolare in cambio di concessioni
specifiche, rispetto al mantenimento di diversi livelli salariali in base ai
rapporti di forza storici, <B>ndr]</B> si sono prodotte molte diverse
sotto-classi di lavoratori. <SPAN style="mso-spacerun: yes"> </SPAN>Si è
introdotta infatti la concezione come fosse normale, che siamo “diversi” gli uni
dagli altri solo perché lui è impiegato, io sono operaio, lui è professore,
ecc.. Siamo tutti lavoratori. Quindi quando scendiamo in piazza, non ci
nascondiamo dietro alle bandiere, al settore di appartenenza. Stiamo uniti.
Cerchiamo di far capire a questa gente che 1.360 persone che muoiono sul posto
di lavoro in un anno non sono accettabili. Il compagno ha poi raccontato la sua
esperienza diretta perché era alla Tyssen la sera della strage. Dieci minuti
prima aveva parlato con un suo compagno di lavoro e dieci minuti dopo quello era
un corpo carbonizzato. In questo periodo avendo partecipato a moltissime
discussioni e ho avuto modo di conoscere un sacco di persone, politici, medici.
L’85% di queste persone non sanno di che cosa parlano. La gente non sa di che
cosa parla. In Italia c’è oggi una tendenza a risolvere individualmente i
problemi accettando ciò che ci impone il datore di lavoro. Questo non va bene.
Da quando è iniziata la nuova guerra in Iraq sono morti 4.000 soldati
occidentali, e solo in Italia, oltre 8.000. Qua siamo fuori da ogni limite, da
tutte le regole pensabili. E dobbiamo sentirci Montezemolo che si lamenta per la
legge 123/2007, che lui chiama una legge capestro per gli imprenditori. E la
legge 30/2002, chiamiamola con il suo nome, non legge Biagi, che cos’è, è un
modo per stringere la corda intorno al collo degli operai e dei lavoratori in
generale. Un ragazzo che in 5 anni subisce un lavaggio cerebrale fatto di
contratti e contrattini, quando in una fabbrica si cerca di bloccare tutto, sarà
il primo a non fermarsi, a dire ma no, lascia perdere, e a presentarsi al
lavoro. Di fronte alla decisione di fare bordello di fronte ad una prospettata
chiusura, ci sono lavoratori che avanzano la propria situazione personale e la
possibilità dopo di ottenere il contratto a tempo indeterminato con la mobilità,
questa è la situazione. Facendo il delegato per difendere gli interessi di
tutti, ci si deve mettere contro le esigenze di questi lavoratori. Grazie alla
legge 30. In particolare modo se hai moglie e figli e un contratto a tempo
determinato ci pensi due volte prima di fare sciopero. In più vi posso dire una
cosa, state parlando con uno che è stato chiamato dall’azienda uno che fa
terrorismo psicologico verso i propri colleghi di lavoro. Questa come si suol
dire è la ciliegina sulla torta Mi chiamavano così perché dicevo ai ragazzi in
fabbrica guardate che c’è pericolo. Penso ai ragazzi delle scuole, che
lavoreranno un domani. Perché non portare la sicurezza sul lavoro tra le materie
di scuola ?<SPAN style="mso-spacerun: yes"> </SPAN>Dobbiamo partire dalla
base, perché le fondamenta della società sono marce ed occorre rinnovare tutto.
Molti che hanno fatto il sessantotto oggi portano avanti idee invece che va
tutto bene con la flessibilità. Bei pezzi di merda. Avete fatto il sessantotto,
ci sono stati quei morti per avere la legge 300 (Statuto dei lavoratori) e oggi
che fate, non potete eliminarla, perché sarebbe una contraddizione, allora
cercate di ovviarla. Ecco la legge 30. Ecco che cercavano di togliere la legge
18. L’hanno aggirata. La cultura dobbiamo crearla facendola partire dalle
elementari. Se poi le cose fra altri 10 anni non andranno ancora un po’ meglio
sarà perché siamo italiani.<SPAN style="mso-spacerun: yes"> </SPAN>Ma lo
dobbiamo fare. Non possiamo dire poi che ci potevamo provare. Ma senza le
divisioni delle bandiere sindacali diverse. No cari signori. Anche perché queste
grosse organizzazioni sindacali in realtà comprimono le idee e la libertà dei
lavoratori. Anche a me cercano di tenermi zitto. Poi adesso hanno lasciato che
queste multinazionali vengono nel nostro paese a speculare, comprano e poi
chiudono. Vedi gli 8 siti siderurgici Tyssen Krupp, che adesso ce n’è solo uno.
Una autentica speculazione che nasconde una guerra di concorrenza e di
subordinazione dell’Italia alle multinazionali.</P>
<P>Il problema non è di far capire a chi ci governa le cose che viviamo, ma di
mandarli a casa. Questi signori la loro storia la hanno fatta adesso occorre un
giro di pagina.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: center" align=center>DIALOGO TRA DUE GENERAZIONI</P>
<P>L'intervento ha avuto un primo momento di dibattito con il confronto in
diretta del relatore con il compagno Franco Bellotto presidente AEA di Venezia
che gli ha rivolto la domanda: “Ti sei accorto di queste cose dopo la strage che
è avvenuta o da prima ?” . </P>
<P>Pignarosa ha risposto: Queste cose le sapevo da prima perché poi in Italia
abbiamo una grossa pecca, che veniamo a sapere la verità a distanza di 25 anni,
ogni 25 anni veniamo a sapere la verità su quello che accade nel nostro paese.
Ora io a 38 anni già mi ero reso conto di dove vivevo, da chi ci amministrava,
da come ci amministrava, però sai cos’è, che quando vivi in una realtà, fai sì
di trincerarti su quelli che sono i tuoi problemi, poi quando vai fuori a
manifestare, le cose escono fuori. In questo periodo per esempio in tanti
dibattiti le cose poi sono venute fuori, anche se c’è stato chi come Vespa che
ha cercato di tagliare le cose che dicevo. </P>
<P>Franco: E’ un problema di sistema insomma. Sono sessant’anni che va avanti in
questo modo e non cambia niente.</P>
<P>Giovanni: Ma il sistema, in Italia se vogliamo la realtà la possiamo
cambiare. C’era qualcuno che molto tempo prima di me e forse anche di te l’ha
detto parecchio tempo fa che “Volere è potere”.</P>
<P>Franco: Stiamo parlando del 63-64 sto parlando.</P>
<P>Giovanni: Infatti poi a distanza di 25 anni sapremo l’omicidio Biagi avevano
bisogno di un martire per far sì che passasse questa legge senza alcun discorso.
Perché dico 25 anni perché ci siamo resi conto cos’è stato l’omicidio Moro. E
tra 25 anni verremo a sapere perché è stato ucciso Moro.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: center" align=center>BREVI RELAZIONI DI MILITANTI DI SLAI
COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE - 2</P>
<P>Paolo Dorigo: Volevamo arrivare alla fine alle conclusioni dell’assemblea,
invece ci siamo arrivati prima. Riprendiamo comunque con la situazione di
Marghera e di altre realtà in cui operiamo.</P>
<P>E' seguita una breve rappresentazione del caso di Luigi Shpati, presente
l'operaio carpentiere immigrato albanese degli appalti della Fincantieri di
Marghera, due volte gravemente infortunato in Italia (una volta per due mesi una
volta per un anno, riportando invalidità al 30% al braccio e spalla sinistra),
<SPAN style="mso-spacerun: yes"> </SPAN>per il quale ci si è mobilitati
allo scopo di impedire il suo trasferimento, avanzato dall’azienda di appalti
dopo che Luigi aveva iniziato la causa di risarcimento, e che era peraltro
illegale essendo invalido, ultracinquantenne e padre di una bambina,
trasferimento che il padrone voleva imporgli senza peraltro alcuna garanzia,
dopo che Luigi aveva intrapreso causa civile di risarcimento. Si è citato il
caso di Castellano, che ha avuto un grande risarcimento ma che sta aspettando il
pagamento da Fincantieri.</P>
<P>E' intervenuto quindi Jbeaduchi O., operaio immigrato e pastore evangelista
nigeriano della Bica spa di Candiana (PD), ha spiegato come si è svolto
l'incidente nello stabilimento metalmeccanico di produzione di sedie a sdraio e
di vario genere in plastica a struttura metallica, che gli ha causato una certa
invalidità al piede, e che al momento, è stato per lui molto doloroso essendo
rimasto disteso a terra con il piede sotto la ruota di un muletto, per circa 45
minuti. Ha spiegato la situazione nella sua azienda, e di come sta lavorando per
la costruzione di Cobas per il sindacato di classe nella sua realtà. Ha spiegato
anche che alla Bica se uno è iscritto ad un sindacato, non ha diritto di fare
gli straordinari.</P>
<P>Paolo Dorigo: Questa è una realtà di quelle che vengono nascoste dietro il
mito del Nord-Est. Nel recente incontro organizzato dal PdCI a Mestre su questo
problema, il rappresentante dello SPISAL diceva che nella provincia di Venezia
ci sono 20.000 incidenti sul lavoro di cui, 6 al giorno sono gravi, ma nei
giornali locali non si dà notizia di 6 incidenti gravi al giorno. Veniamo al
caso del recente gravissimo incidente intercorso ad una rappresentante CISL
nella RSU della Kelemata di Martellago (VE), dove l'uscita attraverso una porta
non utilizzata normalmente dalla lavoratrice, la ha posta direttamente sulla
traiettoria di un muletto, che a dire di un rappresentante UIL che si è occupato
della vicenda, percorreva un percorso apposito, e di conseguenza la
responsabilità nell'accaduto, dell'azienda, dato che il percorso del muletto era
contiguo ad una porta di un capannone. La 626 prevede percorsi in sicurezza per
i muletti, e queste cose avvengono anche troppo spesso (come recentemente
all'Alcoa). Anche in questo caso, come riferitomi anche da rappresentanti RSU
Fiom della Fincantieri, l’azienda non dà immediatamente notizia a RLS ed RSU
degli incidenti, ed anche in questo caso ha fatto in modo di nascondere alcuni
aspetti. </P>
<P>E' intervenuto anche il compagno Stefano Zuin, operaio specializzato (lavoro
su controllo numerico) dal 2001 della Sirma di Marghera, che oltre a
rappresentare la situazione creatasi dopo la messa in liquidazione della nota
fabbrica di estrusi, calcestruzzi, ecc., fabbrica che ha da sempre espresso una
grande combattività ed ha anche avuto momenti di importante solidarietà di
classe, ha spiegato la situazione dello stabilimento in materia di sicurezza. Da
noi dire della sicurezza, non c’è mai stata, muletti senza sicurezza, batterie
aperte, c’è acido dappertutto. Usiamo delle resine fenolitiche e non abbiamo la
possibilità di usare delle mascherine adeguate. Abbiamo lavorato anche a rischio
di crolli. Secondo noi vogliono chiudere la Sirma perché è a pezzi e non
vogliono rimodernarla. </P>
<P>Gianluca Quando ho vissuto la chiusura del settore del caprolattame al
Petrolchimico nel 2002 e anche lì era la stessa storia. Aprofitto per dire della
assemblea cui ho partecipato a Novara con un lavoratore della Tyssen ed uno
delle Ferrovie, abbiamo portato ai ragazzi della scuola dove siamo intervenuti,
il concetto che la sicurezza bisogna esigerla perché non è certo il padrone a
dartela. <SPAN style="mso-spacerun: yes"> </SPAN></P>
<P>Riprende Stefano: Circa il problema delle polveri fini, mi ero rivolto a un
dirigente CGIL, andando a parlare con lui insieme con un mio parente anch’egli
sindacalista, ma non ne è seguito niente. I controlli periodici, poi, che
vengono fatti in Sirma, sono tutti fasulli. Vengono falsati i dati. Ha poi
parlato del suo problema personale, in relazione a forme croniche di lombagia
intercorse dopo che è stato spostato in forma "punitiva" a mansioni più pesanti
e meno retribuite in termini salariali di quanto non gli spettasse in precedenza
per anni di lavoro maggiormente specializzato.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: center" align=center>RELAZIONI</P>
<P>A questo punto è stata data la parola al compagno Domenico Melia. oggi
lavoratore della scuola, in passato operaio Fincantieri e componente il
direttivo FIOM di Venezia, e consigliere circoscrizionale del PRC. La sua
relazione è stata molto impegnata <U>e verrà pubblicata integralmente appena la
riceveremo</U>, tendente ad approfondire alcuni argomenti in maniera
complessiva. In particolare, circa la legge 123, si vorrebbe che portasse ad un
eliminazione della 626; la necessità di regole morali nel movimento dei
lavoratori, atte anche ad ostacolare il più possibile gli omicidi sul lavoro; il
fatto che gli incidenti sul lavoro siano degli omicidi legalizzati, la necessità
di trasformare in battaglia politica la battaglia per la sicurezza sui posti di
lavoro; la necessità non di centralizzare, ma di decentralizzare le iniziative
di lotta in materia (riferito alla Rete).</P>
<P>Il compagno Gino Bortolozzo, operaio sin dal 1975, oggi alla Rossimoda di
Vigonza, del direttivo provinciale FILT CGIL di Padova, della redazione di Pane
e le rose, ha svolto la sua relazione rifacendo la storia dei percorsi sia
politici che sindacali che hanno portato il nostro paese alla situazione
attuale. Dalla conferenza dell'EUR del 1977 alla “marcia dei 40.000” quadri
schierati dal padronato contro l'intero movimento dei lavoratori e gli interessi
generali del popolo e del proletariato, a difendere i propri interessi
corporativi di categoria servile e legata agli interessi degli sfruttatori, al
blocco della scala mobile (accordo di San Valentino, fino al referendum del
1985), accordo fondante la concertazione, del 23 luglio 1992 definito poi nel
luglio 1993, sino alla attuale situazione di compressione salariale, di regali
ai padroni ed agli speculatori (sgravio fiscale del 5%, 7 od 8 miliardi di euro
sottratti ai servizi sociali)m ed al nodo delle pensioni. La necessità
dell'unità dal basso e della lotta più intransigente, e la disponibilità alla
mobilitazione contro questa degenerazione e contro le sue cause. <U>Il compagno
può inviarci la sua relazione e la pubblicheremo
integralmente.<o:p></o:p></U></P>
<P>A questo punto è intervenuto nuovamente il compagno Giovanni Pignarosa a
sottolineare che l'adesione alla FIOM non significa l'adesione alla politica
concertativa di CGIL-CISL-UIL imposta a livello nazionale a tutte le realtà di
base. </P>
<P>L'intervento di Luciano Mazzolin, impiegato dal 1974 al 2004 al Petrolchimico
di Marghera, del direttivo AEA di Venezia, già consigliere provinciale dei
Verdi, partecipe a Medicina democratica, al movimento NOMOSE, ai movimenti che a
Venezia stanno contrastando l'arrivo delle grandi navi in laguna, partecipe ai
movimenti che hanno portato poi al processo CVM sui 154 morti del Petrolchimico
per questa sostanza, ha iniziato affermando che occorre Ricominciare da Zero a
partire dall'Autorganizzazione. Ha affrontato la questione della perdita dei
diritti in generale e dei lavoratori in particolare, ha ricordato la questione
del sapere operaio che era una conquista degli anni '70 e che è venuta sempre
meno con la precarizzazione dei rapporti di lavoro. Ha ricordato che il CVM è
solo una delle otto sostanze cancerogene prodotte al Petrolchimico, e che solo
su questo, a parte l'amianto, è stato oggetto di processi. Ha ricordato la presa
di posizione dei cittadini sulla questione del fosgene (referendum del Comune
con il 35% di votanti che si sono espressi al 75% per la chiusura dei reparti) e
su questo punto, l'unico critico dato il movimento di lotta degli operai chimici
degli ultimi anni (dopo il piano generale accordo per la chimica del 1998 che
solo nel 2008 ha portato al bilanciamento pvc-cvm per evitare perdite e fughe),
non vi sono state polemiche. Nel suo intervento Luciano ha portato i numeri
dell'inquinamento del Petrolchimico sul territorio lungo gli ultimi decenni,
citando le cifre (550 miliardi di vecchie lire alle amministrazioni locali e 63
miliardi di vecchie lire alle famiglie di operai deceduti). <U>Il suo contributo
sarà pubblicato integralmente appena ci perverrà.<o:p></o:p></U></P>
<P>Franco Bellotto, operaio del Petrolchimico dal 1963, partecipe ai movimenti
di lotta del '68 del primo Comitato Operaio della Petrolchimica, poi alla
Assemblea Autonoma di Porto Marghera, alla rivista Lavoro zero e Controlavoro,
al secondo Comitato Operaio del Petrolchimico (1978-1981), quindi alle
successive lotte sino all'ingiusta carcerazione di alcuni mesi, che permise alla
Montedison di lasciarlo a casa retribuito, per oltre 10 anni, senza permettergli
di lavorare perché indesiderato ai bonzi sindacali della triplice, quindi
fondatore della AEA di Venezia nel 1992, ha parlato senza mezzi termini della
gravità della situazione e del contrasto enorme portato da CGIL-CISL-UIL allo
sviluppo delle lotte dal basso e di conseguenza alle loro responsabilità verso
l'attuale situazione, che non produce incidenti, ma assassinii, omicidi veri e
propri quali sono gli incidenti sul lavoro, del tutto prevedibili a fronte delle
condizioni di lavoro. Sin dal 2 marzo1981 i confederali hanno fatto da
accompagnamento alla morte della classe operaia dei chimici a Marghera, che
aveva espresso una fortissima conflittualità e maturità nello scontro sociale
sin dal 1967; si è partiti con 616 cassintegrati con l’accordo della triplice,
616 che poi sono diventati 1.600, portando il Petrolchimico e altri stabilimenti
Montedison da oltre 20.000 lavoratori diretti ai 1.000 diretti (più 4.000 alle
bonifiche) di oggi. <SPAN style="mso-spacerun: yes"> </SPAN>L'intervento a
quel punto ha subito una breve interruzione di Pignarosa che riferiva la colpa
della situazione anche all'utilizzo della manipolazione ideologica dei
lavoratori. La questione è stata composta dal compagno Dorigo che ha chiarito
che i due aspetti (dominio psicologico e brutalità dei rapporti sociali) sono i
due lati della stessa medaglia, ricordando i 180 e più morti suicidi tra i
cassintegrati della Fiat nel 1982-1983.</P>
<P>La relazione di Enzo Diano della Rete per la sicurezza e la salute sui posti
di lavoro di Ravenna ha precisato la natura unitaria della Rete e quindi il non
proporsi in quella sede in relazione al suo ruolo in SLAI Cobas per il sindacato
di classe. Ha chiarito che la Marcia è una iniziativa di lotte e non solo di
assemblee, ricordando l'occupazione della INTEMPO avvenuta a Ravenna il mese
scorso, e costata varie denunce. Ha portato avanti la chiarificazione che questo
problema della sicurezza sui posti di lavoro è problema di guerra di classe, è
una guerra quella che costa morti e che ogni giorno produce enormi costi e
difficoltà ai proletari, ed è solo misurandosi con questa guerra nei confronti
del padronato, che si può invertire la situazione. Il compagno ha proposto di
terminare l'assemblea con un appello alla costruzione ed estensione della Rete.
<U>Il compagno può inviarci un intervento integrale ed in ogni caso rimandiamo
ai documenti della Rete di Ravenna, pubblicati in <A
href="mailto:bastamortesullavoro@domeus.it">bastamortesullavoro@domeus.it</A>
.</U></P>
<P>Emilio Vian, operaio della Breda e poi Fincantieri negli anni '70 ed inizio
anni '80, poi operaio anche marittimo in vari comparti, del Soccorso Popolare
del Mirese, e del direttivo regionale pensionati CGIL, militante anche
dell'ANPI, si è riconosciuto nei motivi della iniziativa e nella necessità di
uno sviluppo unitario dal basso della lotta per la sicurezza, fatta anche di
impegni specifici (mappe di rischio, inchiesta operaia), e ha sottolineato che è
fondamentale ricordare che il ruolo di avanguardia sono le masse a riconoscerlo
ai compagni. Ha parlato del sindacato come era negli anni '50, con il sangue
sulle strade versato da operai e contadini, e del sindacato che non vuole oggi,
delle cose in cui non si riconosce, delle pressioni interne al sindacato a
contenere l'espressione delle giuste idee di rivolta. <U>Il compagno può
inviarci la sua relazione che pubblicheremo integralmente.</U></P>
<P>A questo punto l'iniziativa è passata alla fase del dibattito aperto al
pubblico ed alle realtà presenti che non avevano dato preventiva comunicazione
della loro presenza.</P>
<P style="TEXT-ALIGN: center" align=center>DIBATTITO</P>
<P>L'intervento della redazione della rivista operaia Primo Maggio
(Veneto-Toscana), è iniziato con la adesione alla Rete nazionale e la
spiegazione della iniziativa di Schio del 1 marzo, molto partecipata. Ha
avanzato l'argomento delle responsabilità che ci sono e che vanno affrontate,
nell'arretramento del movimento operaio, ed ha portato l'esempio della lotta
degli operai dell'ex Arsenale (officine Grandi Lavorazioni). Il volantino
distribuito ai presenti propone l'iniziativa del 19 aprile a Vicenza sui rifiuti
tossici e nocivi in un quartiere popolare della città.</P>
<P>L'intervento del compagno Alessandro lavoratore dipendente del settore
trasporti a Padova si è svolto dando lettura di un volantino per
l'autorganizzazione nel settore, e si è ripetutamente soffermato sul tradimento
che hanno subito i lavoratori da parte della CGIL, cui era iscritto.</P>
<P>L'intervento del compagno Luciano Orio del Comitato per la difesa della
salute nei luoghi di luoghi di lavoro e nel territorio di Bassano del Grappa e
Tezze sul Brenta (VI) non si è limitato a dare spiegazione della lotta portata
avanti sulla esposizione amianto dei lavoratori dal Comitato da lui costituito,
né a schierarsi a favore della unitarietà dei fronti di lotta che sulle varie
questioni si vanno determinando, ma ha anche chiesto spiegazioni ai compagni
della Tyssen Krupp presenti, circa le 14 ore di lavoro continuativo, che sono
all'origine della strage avvenuta. La risposta della delegazione dei lavoratori
della Tyssen Krupp è stata che si trattava non di 14 ore ma di 16, e che la RSU
non era affatto a conoscenza di questi accordi presi da lavoratori con
l'azienda. Si è anche ricordato che di 8 stabilimenti acciaierie comperati da
Tyssen Krupp in Italia ne rimane solo uno a Terni, essendo tutti stati chiusi, e
che secondo lui quello di Terni ha gli anni contati. </P>
<P>Sul punto del patrimonio industriale dismesso, il compagno Dorigo ha
ricordato un intervento all'interno delle assemblee dei chimici del 2006, nel
quale si citava un articolo del codice civile sugli impianti di interesse
nazionale e pubblico. Il compagno sul punto dell'orario prolungato, nel portare
i saluti di due lavoratori, uno da poco licenziato, ed uno che subisce mobbing
(lavora da solo in un capannone), all'interno del Porto di Venezia, ha portato
l'esempio del primo di questi due, che, assunto da una nota interinale, veniva
chiamato a lavorare anche a giorni alterni con 24 ore continue.</P>
<P>L'intervento successivo è stato quello del compagno Luciano della Hiar Italia
(ex settore agricolo della Enichem di Ravenna) che è venuto in delegazione da
Ravenna con i compagni della Rete per la sicurezza sui posti di lavoro. Si è
soffermato sul suo rifiuto degli straordinari e sulla legislazione che
impedirebbe di fare più di 8 + 2 ore di lavoro continuativo, e sui trucchetti
delle pause per scavalcare la normativa.</P>
<P>L'assemblea si è chiusa con l'intervento di un lavoratore delle bonifiche,
meridionale, Ferdinando, il quale ha rappresentato bene la realtà di repressione
vissuta da moltissimi lavoratori che non ci stanno alle mediazioni
sbagliate.</P>
<P>Tutti gli interventi hanno menzionato tra le cause principali del problema la
politica concertativa di CGIL-CISL-UIL e la precarizzazione.</P>
<P>L'ora tarda ha impedito di fare un intervento conclusivo al compagno Dorigo.
Quello che gli premeva di dire, e che qui riporta, è che la colpa principale
della situazione riguarda sì le responsabilità di chi ha tradito, ma anche il
fatto che nel movimento proletario e rivoluzionario non si è saputo far
pervalere la linea di massa sulle spinte soggettive e sulle divisioni.
Secondariamente il compagno voleva chiarire la nostra posizione sul protocollo
Treu, che è prodromo della legge Biagi, e che va combattuto anch’esso, occorre
abolire tutte le nefaste decisioni prese dalla società della concertazione, che
è solo un rinverdimento della nefasta società della solidarietà nazionale.
All'interno del dibattito il compagno aveva anche citato </P>
<P style="TEXT-ALIGN: center"
align=center>---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------</P>
<P>Gli organizzatori della assemblea del 5 aprile.</P></DIV>
<P dir=ltr> </P></FONT></DIV></BODY></HTML>