<table cellspacing='0' cellpadding='0' border='0' ><tr><td style='font: inherit;'><P>Ed intanto la Fiat fa profitti d'oro. E le morti sul lavoro scandiscono l'ingiustizia mortale che si apre come una ferita nell'indifferenza di un paese ignorante e bigotto. Non popolare ma plebeo.</P>
<P> </P>
<P>Nella tristezza di questo giorno che devo passare al lavoro, invece di stare in piazza, lumpen-proletario precario, con uno straccio di coscienza di classe, senza persone attorno con cui condividere, ma solo clienti danarosi e bastardi, vestito come un pupazzo, mi sento prigioniero. Prigioniero di una società radicalmente violenta, in cui la solidarietà è come qualcosa di cui sento parlare ma che raramente incontro come una radice che nutre i rapporti umani, e di classe. Forse perché lavoro in un terziario immateriale, in cui la mia istruzione è solo la cifra del mio sfuttamento e della manchevolezza della mia coscienza politica. In parte. In parte è vero.</P>
<P> </P>
<P>Quanta ingiustizia siamo disposti a sopportare senza cadere nella trappola della violenza. Ogni giorno lavoratori muoiono uccisi nei cantieri del massacro. Il loro sangue produce solo la ricchezza di chi li uccide e la malcelata insofferenza dell'audience politica e di milioni di persone rassegnate a chinare la testa, o a guardare altrove.</P>
<P> </P>
<P>Mi interrogo su quali attrezzi nella cassetta dell'antagonismo mancano. Se ancora non usiamo concetti, metodi e categorie politiche ormai spuntate come armi, inefficaci, anche autoreferenziali. Qual'è la soglia di sopportazione del nostro popolo? Se c'è un popolo e non solo telespettatori...</P>
<P> </P>
<P>saluti libertari</P>
<P>el</P></td></tr></table><br>
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La casella di posta intelligente.