<table cellspacing='0' cellpadding='0' border='0' ><tr><td style='font: inherit;'><DIV id=yiv395437092>
<P>Ho scritto le mie piccole considerazioni sulla violenza, ma soprattutto sulle forme con cui affrontare l'ingiustizia - una costante storica di qualsiasi sistema di potere, che però il capitale interpreta con un nichilismo verso il vivente senza precedenti - senza cadere nella trappola di rialcarne la violenza e dunque senza alimentare l'ipertrofia di violenza che ammorba l'immaginario.</P>
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<P>E soprattutto legando questo dicorso alla possibilità reale di cambiare le nostre vite, le vite dei milioni di sfruttatin che oggi si aggirano, la stragrande maggioranza, come larve nella grotta del consumo, irretiti da sogni e da desideri che sono impastati di disperazione e di nichilismo. Pronti a mordere il proprio simile perché incapaci di pensarsi nel tempo e nello spazio. Di condividere, solidarizzare, lottare. Pronti solo a difendere il loro divano, la loro macchina, il loro dolore da riempire con offerte ter per due.</P>
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<P>La tradizione operaia in questo porta in sé una consapevolezza politica che altri soggetti non riescono ancora ad avere, anche se speso rischia l'autoreferenzialità. Ma questo è un discorso più complesso...</P>
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<P>La violenza, in questo contesto, fa parte. Il fatto che la riflessione sulla violenza generi altre riflessioni in cui ci si interroga sul tipo di azione, organizzazione ed analisi occorra intraprendere per non rimanere chiusi nel fortino, per non continuare ad usare armi spuntate, ma aggiornare e in qualche modo reinventare la cassetta degli attrezzi, è esemplare. Significa che uno dei pilastri fondamentali del potere è proprio la violenza. Non mi interessa capire quale tipo di potere. Noi ce ne troviamo difronte uno che tanto più si gloria di essere democratico, tanto più è un semplice servomeccanismo di una volontà più immateriale - il capitale - che si esplica attraverso molteplici piani. Oggi lo stato in tutte le sue articolazioni si muove alla stregua di un'enorme impresa che possa disporre di uomini armati - in questo le forze dell'ordine sono sempre di più come i vigilantes che nell'ottocento stavano al soldo dei costruttori di ferrovie
americani (quelli che difronte agli scioperi dicevano "armerò la metà che non sciopera per ammazzare chi sciopera!" e lo facevano... Quelli che oggi ammazzano i lavoratori con condizioni lavorative omicide). Che possa disporre di suoi tribunali che ne difendono gli investimenti e le linee di sviluppo, in cui gli azionisti diffusi - i cosiddetti votanti - non contano un cazzo. Il meccanismo statale ricalca ormai le forme delle imprese, salvo conservare una sacca improduttiva e parassitaria, che è esattamente quella che comanda: parlamentari, senatori, giudici, burocrati, sbirri, etc. etc. E che decide come utilizzare il famoso monopolio della violenza, in proprio, o in accordo con altri poteri, tipo la mafia.</P>
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<P>Alcune cose che altri partecipanti alla mailing hanno risposto, mi hanno sollecitato.</P>
<P>michelangelo.depinto ha ripreso un brano:</P>
<P><BR>"Noi dovremmo ricominciare a pensare come scardinare quest'ordine di<BR>cose, quale disegno strategico, di lunga portata seguire, e non solo<BR>come contrastare. Dare al nostro desiderio una forma riconoscibile,<BR>condivisibile. Perché altrimenti il dolore, lo sfruttamento, generano<BR>solo rabbia, e la rabbia che non trova un impiego razionale, coerente,<BR>condiviso, genera violenza"</P>
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<P>la prima parte mi trova, ovviamente, d'accordo, la seconda mi trova in<BR>profondo disaccordo perchè si parla della "violenza" come qualcosa che<BR>può essere ingenerata solo dal dolore e dallo sfruttamento. Chi l'ha<BR>detto questo? E se tu stesso ti vuoi dare un "disegno strategico, di<BR>lunga portata" come puoi escludere, ritirandoti inorridito da simile<BR>possibilità, che la forma della "violenza" abbia il pieno diritto<BR>d'appartenenza a una volontà di cambiamento totale? Come puoi<BR>escludere che un cambiamento del tutto non debba servirsi,<BR>INEVITABILMENTE(a mio parere)<BR>della violenza?<BR>Pensi che chi detiene il possesso delle merci, dell'informazione,<BR>delle armi, delle varie polizie, dell'industria del<BR>"divertimentificio", ecc. sia disposta a regalarti una vita<BR>completamente diversa senza prima incarcerarti, uccidere, reprimere in<BR>qualunque maniera servendosi appunto delle ARMI? No, non ti regala<BR>niente nessuno. E
allora il "disegno strategico" non può e non DEVE<BR>fare a meno di affrontare questa questione. Per ciò che mi riguarda<BR>non ci sarà nessun cambiamento "complessivo" senza Insurrezione di<BR>massa. parlo di Insurrezione e non di una Rivoluzione in stile<BR>"Comunista ortodosso". Sono Anarchico, non voglio nè servi e nè<BR>padroni e tantomeno "Partiti che si mettano alla guida".</P>
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<P>Io non discuto questo aspetto, certo che la violenza è insita in questo percorso. A me interessa però riflettere su come smontare la legittimità di questa violenza, su come sottrarci al ricatto. Perché se gli operai muoiono amazzati, l'oltraggio che questo rappresenta si diluisce, mentre se vanno in frantumi vetrine e bruciano macchine - mentre i fascisti, che volevano marciare nel giorno della memoria, e che hanno marciato a Milano inneggiando e sbandierando simboli apertamente nazi-fascisti, assieme alle forze dell'ordine che li proteggevano e li accompagnavano - allora piovono condanne ed accuse di terrorismo, di cultura dell'odio. Come divincolarsi da questo ricatto senza cadere nella trappola della violenza? Porsi questa domanda non significa, per me, baloccarmi. Significa cercare di capire, magari anche immaginare assieme ad altri, quali sono le forme in cui il livello di sopportazione rispetto alla situazione attuale possa trovare non solo
espressione, ma anche intercettare e coinvolgere il malessere sociale. Altrimenti questo va in suppurazione e criminalizza la stessa vita sociale, di là dall'illegalismo e da una rivolta più che giusta viste le condizioni in cui siamo ridotti a vivere e lavorare come prigionieri. Gli ultras che danno fuoco alle macchine, infatti, sono un'immagine ben precisa della violenza che si deve evitare. Non serve ad un cazzo ma anzi rende lecita la violenza criminale. Come dimostrano le decine e decine di azioni squadriste che ormai gruppuscoli fasciti - in alcuni casi vere e proprie squadre - stanno intraprendendo con la tolleranza malcelata delle forze dell'ordine. I loro accoliti in divisa...</P>
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<P>E poi l'email che più ha colpito, per la brevità, la pregnanza e anche la "rischiosità", quella di vittoira, che dice:</P>
<P>"Ti colpiscono prima che tu esprima violenza, caro mio!<BR>Comunque io tutto sto chiaccherare sulla violenza con i morti sul lavoro che <BR>ci sono e con la vita di merda che facciamo tutti pure tu, non lo capisco <BR>proprio!"</P>
<P> </P>
<P>Neanche io so quanto possa servire ragionare. ma agire reagendo, è sempre un movimento destinato non solo ad essere foriero di sconfitte, ma ad evitare di affrontare i nodi alla base del potere e che ne permettono il perpetuarsi. Potere che si nutre esattamente del ricorso alle sue stesse forme di dominio.</P>
<P>La rabbia che mi suscita l'omicidio quotidiano dei lavoratori basterebbe ad armare non una, ma cento mani. E poi?</P>
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<P>saluti libertari</P>
<P>el<BR></P></DIV></td></tr></table><br>
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Inviato da <a
href="http://us.rd.yahoo.com/mailuk/taglines/isp/control/*http://us.rd.yahoo.com/evt=52437/*http://it.docs.yahoo.com/mail/overview/index.html" target=_blank>Yahoo! Mail</a>.
<br>
La casella di posta intelligente.