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<STYLE></STYLE>
</HEAD><FONT face=Arial><FONT size=2>
<BODY>
<DIV><FONT face="Times New Roman" size=3></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face="Times New Roman" size=3>Non simpatizzo certo per lo SLAI, ma
purtroppo mi sembra praticamente l'unico "soggetto" in Italia che stia bene o
male tentando di mettere al centro di questa fase bruttissima la questione
cruciale ed imprescindibile del mercato del lavoro globale. Angolazione di
classe che, sola, può sventare la tragedia di una "guerra tra poveri" su scala
planetaria, di cui stiamo assaggiando le prime manifestazioni...</FONT></DIV>
<DIV><FONT face="Times New Roman" size=3></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face="Times New Roman" size=3>e</FONT></DIV>
<DIV><FONT face="Times New Roman" size=3></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face="Times New Roman" size=3></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face="Times New Roman" size=3></FONT> </DIV>
<DIV>
<H1 class=western><FONT face="Times New Roman" color=#800080
size=5>APPELLO AI LAVORATORI ITALIANI E
STRANIERI</FONT></H1>
<DIV class=western> </DIV>
<P align=left><FONT size=3><BR><FONT face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P align=justify><FONT face="Times New Roman" size=3>Operai, lavoratori,
proletari italiani e di ogni nazionalità: per i nostri padroni noi non siamo
altro che merce forza-lavoro che produce profitti di cui loro si appropriano. Il
nostro diritto a vivere come esseri umani è subordinato alle esigenze economiche
del nostro padrone e del mercato. Il diritto allo sfruttamento operaio è sancito
dallo Stato e a questo - se “compatibili” - sono subordinati tutti gli altri
“diritti”, a cominciare da quello di guadagnarci da vivere per noi e per le
nostre famiglie. </FONT></P>
<P align=justify><FONT size=3><BR><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P align=justify><FONT face="Times New Roman" size=3>Molti capitalisti, nella
ricerca del massimo profitto, chiudono le fabbriche in una Regione e le aprono
in un’altra, le chiudono in Italia e le aprono in Paesi dove il costo del lavoro
è irrisorio.</FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman" size=3>Altri chiamano in Italia, ogni anno,
centinaia di migliaia di lavoratori immigrati da sfruttare con salari da fame
nelle fabbriche, nei cantieri, nell’industria agricola, mettendoli in
concorrenza con i lavoratori italiani per abbassare i salari e dividere i
lavoratori, alimentando la guerra fra poveri, per poi abbandonarli senza mezzi
al loro destino quando non servono più..</FONT></P>
<P align=justify><FONT face="Times New Roman" size=3>I padroni ed i loro governi
(sia quelli di CentroDestra che quelli di CentroSinistra) – <B>sono i</B>
<B>primi responsabili</B> del peggioramento della nostra condizione di vita e di
lavoro, dell’aumento dello sfruttamento, dei morti sul lavoro e di lavoro, delle
malattie professionali, delle mancanza di case, dello strangolamento dei mutui e
degli affitti - cercano di nascondere le loro responsabilità mettendoci gli uni
contro gli altri per deviare la lotta dal vero obiettivo: il sistema
capitalista.</FONT></P>
<P align=justify><FONT size=3><FONT face="Times New Roman"><B>A differenza delle
epoche passate, quando i lavoratori delle classi subalterne pativano la fame per
effetto delle carestie, nel sistema capitalista i lavoratori peggiorano le loro
condizioni per aver prodotto troppo</B>. La sovrabbondanza di capitali e di
merci diventa oggi fonte di miseria e la recessione americana e la crisi, ormai
giunta anche alle porte dell’Europa, porterà nuove guerre e peggiorerà
ulteriormente la condizione della classe lavoratrice se non ci sarà una risposta
adeguata.</FONT></FONT></P>
<P align=justify><FONT size=3><BR><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P align=justify><B><FONT face="Times New Roman" size=3>Noi lavoratori non
abbiamo niente da spartire con i nostri padroni. La difesa dei nostri interessi
ci spinge a fianco e non contro i lavoratori di tutti i Paesi.</FONT></B></P>
<P align=justify><FONT face="Times New Roman" size=3>Oggi l’impoverimento e la
miseria crescente di intere popolazioni del “terzo” e “quarto” mondo, di sempre
maggiori settori di proletari, è frutto dell’abbondanza in mano a
pochi.</FONT></P>
<P align=justify><FONT size=3><BR><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P align=center><FONT size=3><FONT face="Times New Roman"><B>Il nemico è in casa
nostra, sono i padroni, i parassiti di vario genere, e i loro
governi</B>.</FONT></FONT></P>
<P><FONT size=3><BR><FONT face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman" size=3>Anni di deleghe (in bianco o “critiche”)
ad organizzazioni politiche e sindacali della sinistra filoimperialista sono
servite solo a creare una nuova classe dirigente borghese, composta da ex
“sindacalisti di sinistra” ed ex “sovversivi”, che ha fatto carriera e si è
sistemata sulla pelle dei lavoratori.</FONT></P>
<P align=justify><FONT size=3><BR><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P align=center><FONT size=3><FONT face="Times New Roman"><B>Nessuno difende gli
operai se non sono loro stessi a farlo</B>.</FONT></FONT></P>
<P align=justify><FONT size=3><BR><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P align=justify><FONT face="Times New Roman" size=3>Noi operai, lavoratori,
proletari di ogni razza, etnia e religione che ci scontriamo ogni giorno sui
posti di lavoro e nella società contro il capitalismo dobbiamo riprendere in
mano il nostro destino costruendo adeguate forme di organizzazione di difesa
economica conseguentemente anticapitalista, ed una forza politica autonoma che
sappia mettere in discussione con la lotta un sistema che continua a riprodurre
i padroni come borghesi e gli operai come schiavi salariati.</FONT></P>
<P><FONT size=3><BR><FONT face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P><B><FONT face="Times New Roman" size=3>Per discutere della nostra condizione
e ripristinare un punto di vista proletario sui temi dell’organizzazione, delle
lotte e della prospettiva politica, invitiamo tutti i lavoratori che condividono
il contenuto di questo appello a firmarlo e a mettersi in contatto col comitato
promotore per costruire un percorso che porti ad un’assemblea nazionale
autoconvocata.</FONT></B></P>
<P><STRONG><FONT face="Times New Roman" size=3></FONT></STRONG> </P><FONT
size=3></FONT></DIV>
<DIV><FONT size=3>
<P><BR></P><FONT face="Times New Roman"></FONT></FONT>
<P align=center><B><FONT face="Times New Roman" size=3>Comitato promotore
Assemblea nazionale autoconvocata</FONT></B></P>
<P><FONT size=3><BR><FONT face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman" size=3>per contatti, adesioni e promuovere con
noi l’iniziativa: </FONT></P>
<P><FONT face="Times New Roman" size=3>posta elettronica:
autorganizzati.milano@gmail.com cell. 3357850799 e 3381168898</FONT></P></DIV>
<DIV><FONT face="Times New Roman" size=3></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face="Times New Roman" size=3></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face="Times New Roman" size=3></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face="Times New Roman" size=3></FONT> </DIV>
<DIV>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=center><B><FONT face="Times New Roman"
size=3><FONT color=#800080 size=4>intervento dello Slai Cobas (Italia) alla IV
conferenza sindacale internazionale</FONT> </FONT></B></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=center><FONT size=3><FONT
face="Times New Roman">23-25 maggio 2008 - <I>Edificio del Sindacato Birlesik
Metal-Is, Gonen Balikesir (Turchia)</I></FONT></FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=center> </P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT size=3><BR><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT face="Times New Roman"
size=3>La situazione attuale è contrassegnata da un peggioramento della crisi
del capitalismo a livello internazionale e ci sono tutte le premesse perchè
questa si espanda dal piano finanziario a quello produttivo. Nei prossimi mesi
aumenterà l’attacco alle condizioni di vita e di lavoro dei proletari, per
consentire alla borghesia di conservare i propri profitti. Lo sfruttamento è
così destinato ad aumentare, sia nell’Occidente avanzato, sia nei paesi
arretrati. Il capitalismo non è più in grado di garantire una prospettiva di
sviluppo, di aumento dei salari e di miglioramento delle condizioni di vita dei
lavoratori. <B>Per continuare ad esistere deve necessariamente comprimere il
“costo del lavoro” </B>e, conseguentemente, peggiorare le condizioni dei
proletari. Dagli anni ’70 del secolo scorso la riduzione dei salari reali e dei
diritti dei lavoratori è stata la leva fondamentale per garantire
l’accumulazione e questo spiega il paradosso solo apparante del permanere di una
fase di crisi e stagnazione e, contemporaneamente, di una crescita esponenziale
dei profitti.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT size=3><BR><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT face="Times New Roman"
size=3>L’aumento della concorrenza tra capitalismi, la contrapposizione tra
stati, il ruolo egemone degli USA, il crescere e il diffondersi di guerre e di
nazionalismi, contribuiscono a conservare la divisione tra i proletari a livello
internazionale e a contrastare lo sviluppo di lotte di difesa autonome e
indipendenti della classe lavoratrice. La divisione dei proletari ha anche
origine nelle politiche di partiti e sindacati della “sinistra ufficiale” che da
tempo sono subordinati alla difesa degli interessi del proprio capitalismo
nazionale e contrastano il manifestarsi di qualsiasi prospettiva
anticapitalista. I loro obiettivi, infatti, sono quelli di gestire la crisi del
“proprio” capitalismo e di difendere gli interessi della “propria” borghesia
nazionale sul piano internazionale. Nei paesi occidentali i governi di “centro
sinistra” e “centro destra” hanno entrambi condotto politiche antioperaie e di
peggioramento delle condizioni dei lavoratori, come ha mostrato ad esempio
l’esperienza italiana, francese o inglese. I sindacati legati all’ILO
(International Labour Organization) nella maggior parte dei casi sono
corresponsabili di questa situazione e <B>tutti</B> i sindacati “ufficiali” dei
paesi occidentali sono da tempo divenuti strumenti per il controllo dei
lavoratori, per piegarli alla collaborazione interclassista, per impedire che
tra i proletari si manifesti una prospettiva sindacale e politica chiaramente
anticapitalista.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT size=3><BR><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT face="Times New Roman"
size=3>La divisione tra lavoratori a livello internazionale è oggi rafforzata
anche: 1) dalla politica dei capitalisti occidentali di trasferimento delle
produzioni nei paesi arretrati, dove riescono ad ottenere bassi salari e assenza
di diritti sindacali; 2) dallo sfruttamento selvaggio dei lavoratori immigrati
nei paesi occidentali che favorisce un abbassamento di tutti i salari. Questi
due fattori contribuiscono allo sviluppo della concorrenza e della divisione tra
i lavoratori, che si manifesta ideologicamente col crescere del razzismo e con
la subordinazione dei lavoratori alle campagne nazionaliste e razziste dei
propri governi. Così i lavoratori invece di unirsi indipendentemente dalla
propria nazionalità e dal colore della propria pelle, invece di unirsi tra di
loro quali appartenenti alla stessa classe lavoratrice, sono spinti a mettersi
in concorrenza tra di loro, favorendo il loro sfruttamento da parte dei
capitalisti.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT size=3><BR><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT size=3><FONT
face="Times New Roman"><B>Noi pensiamo invece che sia necessario cominciare a
muoversi per ritrovare un’unità internazionale dei lavoratori, del proletariato,
su una prospettiva chiaramente anticapitalista. Un’unità sul piano sindacale, ma
anche su quello politico. I lavoratori possono contare solo sulla propria forza
e organizzazione, sulla loro unità, sul fatto di essere la maggioranza
dell’umanità</B>.</FONT></FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT face="Times New Roman"
size=3>Non solo è necessario, ma è anche possibile. Nonostante le guerre,
nonostante uno sfruttamento sempre più feroce e oppressivo, nonostante che i
paesi occidentali che si atteggiano a difensori della “democrazia” mantengano in
vita regimi dittatoriali in numerosi paesi dove investono o portano produzioni e
possono così avere manodopera a basso costo e priva di diritti minimi,
nonostante tutto questo è un capitalismo che arranca e in tutto il mondo
iniziano a prodursi risposte e lotte dei proletari.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT size=3><BR><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT face="Times New Roman"
size=3>L’<B>Argentina</B> è stata percorsa da una grandissima lotta in tutta la
fase della crisi generale del paese nel 2001-2002. Gli autoferrotranvieri in
<B>Italia</B> nel 2003 in massa hanno ripetutamente violato la legge
antisciopero rivendicando aumenti salariali consistenti, fuori e contro le
direttive di Cgil-Cisl-Uil. In <B>Corea</B> c’è stata una vasta ondata di
agitazioni nel 2004, condotte dal KTCU, per i diritti sindacali e contro la
guerra in Iraq. Sempre in <B>Italia</B> nel 2004 gli operai della Fiat di Melfi
hanno scioperato a lungo contro lo strapotere padronale in fabbrica. Gli operai
marittimi in <B>Corsica</B> nel 2005 hanno bloccato i trasporti da e per
l’isola, per contrastare la ristrutturazione. I lavoratori dei trasporti urbani
di <B>Teheran</B> in <B>Iran</B>, tra la fine del 2005 e i primi del 2006, si
sono mobilitati contro il sindacato di stato iraniano e la repressione
poliziesca (700 arresti di scioperanti) per ottenere la contrattazione
collettiva (negata dal regime) e aumenti dei salari a 600 USD al mese. Nel
<B>Messico</B> alla fine del 2006 c’è stata la rivolta popolare e proletaria a
Oaxaca per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro, sempre più peggiorate
dalla politica neoliberista del governo. Dal 2000 in poi la <B>Cina</B> è
percorsa da lotte operaie, particolarmente nelle “zone speciali” dove le
fabbriche sono di comproprietà del capitale straniero (italiani compresi), lotte
spesso represse anche con uccisioni. In questi anni gli operai si stanno
riorganizzando, dopo la violenta repressione appoggiata dai paesi occidentali,
anche in <B>Indonesia</B> attorno all’Indonesian National Front for Labour
Struggle (FNPBI)<FONT color=#000000>.</FONT> Dal luglio 2007 si stanno
organizzando e mobilitando in <B>Polonia</B> gli operai della Fiat per ottenere
aumenti salariali, nonostante Solidarnosc sia da tempo ormai divenuta un
sindacato di regime. In <B>Serbia</B> gli operai della Zastava si sono
mobilitati per i salari e contro i licenziamenti (4.500) tra agosto e settembre
2007.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT face="Times New Roman"
size=3>E sicuramente ci sono molte altre lotte e resistenze che abbiamo scordato
e di cui non si sa nulla, come ad esempio qui in <B>Turchia</B>, di cui in
Italia si parla solo per dire che non deve entrare in Europa o quale area di
investimento e sfruttamento per i capitalisti italiani, che vi trovano bassi
salari e pochi diritti per i lavoratori rispetto all’Italia.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT size=3><BR><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm; TEXT-INDENT: 1.25cm" align=justify><FONT
face="Times New Roman" size=3>E’ arrivato il momento di riannodare i fili
dell’internazionalismo proletario, della lotta comune e unitaria dei proletari a
scala mondiale, è una necessità per contrastare un capitalismo sempre più feroce
che, con le guerre e con la distruzione dell’ambiente, ha la possibilità di
portare alla distruzione dell’intera specie umana.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=center><FONT face="Times New Roman"
size=3>***</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT size=3><BR><FONT
face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT face="Times New Roman"
size=3>Lo Slai Cobas (Sindacato dei lavoratori autorganizzati intercategoriale),
è un sindacato costituito da lavoratori <B>autorganizzati</B> in Comitati di
Base e contrapposto radicalmente alle politiche di concertazione e
collaborazione interclassista dei sindacati “ufficiali” Cgil, Cisl Uil.
</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT face="Times New Roman"
size=3>In Italia i diritti sindacali sono appannaggio dei sindacati “ufficiali”
firmatari dei contratti (da anni di svendita delle condizioni e dei diritti dei
lavoratori), così di fatto il padronato può scegliere con quale sindacato
trattare e con quale non farlo. Per fare un esempio nei posti di lavoro vengono
eletti i delegati dei lavoratori, le Rappresentanze Sindacali Unitarie. Nel
settore privato i sindacati “ufficiali” hanno diritto al 33% di delegati
indipendentemente dal numero di voti ottenuti. In questo modo capita che anche
in posti di lavoro dove siamo i più votati abbiamo la minoranza dei delegati
eletti dai lavoratori. Questo è un esempio della “democrazia” sindacale in
Italia.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm; TEXT-INDENT: 1.25cm" align=justify><FONT
face="Times New Roman" size=3>Noi non rivendichiamo diritti sindacali
democratici e uguali per le sigle sindacali, ma direttamente per i lavoratori.
Per fare un esempio, in Italia i lavoratori hanno il diritto a fare delle
assemblee in orario di lavoro, ma possono essere indette unicamente dai
sindacati, non dai lavoratori. E sempre più spesso il padronato e i sindacati
“ufficiali” si accordano perchè le assemblee possano essere indette solo dai
sindacati “ufficiali” e basta. Noi rivendichiamo il diritto a indire le
assemblee per tutti i lavoratori.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm; TEXT-INDENT: 1.25cm" align=justify><FONT
size=3><BR><FONT face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm; TEXT-INDENT: 1.25cm" align=justify><FONT
face="Times New Roman" size=3>In questo periodo siamo organizzando la resistenza
operaia alla ristrutturazione negli stabilimenti automobilistici della Fiat, che
tenta di piegarci con licenziamenti politici per intimidire i nostri militanti e
impedire lo sviluppo della lotta operaia. Siamo tra quelli che organizzano la
resistenza dei lavoratori all’aeroporto di Malpensa (Milano) contro la
ristrutturazione e anche qui i nostri militanti sono stati più volte licenziati
per rappresaglia. Abbiamo condotto un’importante lotta di oltre 18.000 precari
della pubblica amministrazione in Sicilia. Siamo presenti nel settore privato e
in quello pubblico in numerose località italiane e in svariate categorie di
lavoratori, la nostra presenza fondamentale è nelle fabbriche e tra gli operai.
Per noi lo Slai Cobas è uno strumento per raggiungere l’obiettivo di un
sindacato anticapitalista di massa, che organizzi i lavoratori superando sia la
frammentazione in tante sigle minori, sia il predominio dei sindacati
collaborazionisti.</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm; TEXT-INDENT: 1.25cm" align=justify><FONT
face="Times New Roman" size=3></FONT> </P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm; TEXT-INDENT: 1.25cm" align=justify><FONT
size=3><BR><FONT face="Times New Roman"></FONT></FONT></P>
<P
style="MARGIN-BOTTOM: 0cm; MARGIN-RIGHT: -2.35cm; widows: 0; orphans: 0"><FONT
size=3><FONT face="Times New Roman"><B>Slai Cobas </B>(Sindacato dei Lavoratori
Autorganizzati Intercategoriale) </FONT></FONT><A
href="http://www.slaicobas.it"><FONT face="Times New Roman" color=#0000ff
size=3><U>www.slaicobas.it</U></FONT></A></P>
<P
style="MARGIN-BOTTOM: 0cm; MARGIN-RIGHT: -2.35cm; widows: 0; orphans: 0"><FONT
face="Times New Roman" size=3></FONT> </P>
<P
style="MARGIN-BOTTOM: 0cm; MARGIN-RIGHT: -2.35cm; widows: 0; orphans: 0"><FONT
face="Times New Roman"
size=3></FONT> </P></DIV></BODY></HTML></FONT></FONT>