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<H1><A title="Permanent Link to Oggi ho visto i nostri anziani rubare"
href="http://www.gennarocarotenuto.it/2874-oggi-ho-visto-i-nostri-anziani-rubare">Oggi
ho visto i nostri anziani rubare</A></H1>
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<P><A
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href="http://www.gennarocarotenuto.it/immagini/Hovisto_112F9/supermercatoacquisti.jpg"></A><FONT
size=3>Lui e lei, 70 e più. Lui più vicino agli 80, lei qualcuno in meno, nel
piccolo supermercato a pochi metri da casa. Hanno l’aspetto comune di nonni
qualsiasi di nipoti qualsiasi. <o:p></o:p></FONT></P>
<P><FONT size=3>Lui va alla bilancia con il sacchettino trasparente. Dentro ci
sono 4 o 5 pere. Le pesa, cerca a lungo il pulsante giusto, poi lo preme. Stacca
l’etichetta adesiva e la applica alla busta. Poi si gira verso di lei, che gli
si è avvicinata fin quasi a sfiorarlo. Lui tiene la busta aperta. Lei
rapidamente infila un altro paio di pere che tiene in mano. Intanto i due corpi
fanno scudo. E’ un attimo. </FONT></P>
<P><FONT size=3></FONT> </P>
<P><FONT size=3></FONT> </P>
<P><FONT size=3><o:p></o:p></FONT> </P>
<P><FONT size=3>di </FONT><A href="http://www.gennarocarotenuto.it/"><FONT
size=3>Gennaro Carotenuto</FONT></A><o:p></o:p></P>
<P><FONT size=3>Lui si rigira e sigilla la busta con l’adesivo rosso e la mette
nel carrello. L’operazione si ripete con le pesche, le prugne, i pomodori. Le
albicocche a 3.90 € in piena estate le guardano a lungo. Poi le lasciano lì. E’
troppo anche con l’autoriduzione. Lo rifanno con le zucchine. Stavolta lei ne
infila solo una con quel movimento velocissimo che ho imparato, con una certa
ansia, a riconoscere. Causa un’enorme pena vederli… mi allontano. Ovviamente non
mi sfiora neanche il dubbio. Non è questione, come cantò Francesco de Gregori,
se stai dalla parte di chi ruba nei supermercati o di chi li ha costruiti
rubando. E’ istintivo, a pelle, senza alternative.<o:p></o:p></FONT></P>
<P><FONT size=3>Piuttosto mi sento un guardone. Guardone della miseria con la
quale quegli anziani sono costretti a convivere e delle strategie di resistenza
che mettono in atto per andare comunque avanti, insieme. Quella che adottano è
una strategia senza respiro ma è evidente che non sappiano pensare alternative.
Rubare è l’unica cosa che viene loro in mente. Non pensano a mense popolari,
associazioni, gruppi di acquisto solidale e altre strategie che provino a
ricostruire un tessuto locale strappato. Chi dovrebbe avergliene parlato? Sì, lo
so (qualche lettore ci sta pensando di sicuro) magari hanno votato pure per
Silvio Berlusconi. E allora? Cavoli loro?<o:p></o:p></FONT></P>
<P><FONT size=3>Mi riviene in mente una storia montevideana degli anni ‘90 che
vissi in prima persona. <STRONG>E’ la storia delle commesse solidali</STRONG>.
<o:p></o:p></FONT></P>
<P><A
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href="http://www.gennarocarotenuto.it/immagini/Hovisto_112F9/poverta.jpg"></A><FONT
size=3>In America la sorveglianza nei supermercati è enorme. Il lavoro costa
poco e vale poco. A Montevideo erano gli anni più crudeli del neoliberismo,
quelli della carestia indotta dall’FMI. C’era chi moriva di fame ma era tanta
anche la classe media che affondava, a partire dai suoi anziani.
Piccoloborghesi, insegnanti, impiegati, che dall’inizio della dittatura e poi
con il neoliberismo che ne fu naturale continuazione, avevano visto ridursi di
otto volte in vent’anni il loro potere d’acquisto, invidiabile fino ai primi
anni ‘70. Interi progetti di vita scoprivano di avere avuto da sempre le gambe
d’argilla. Si aggiravano tra gli scaffali, soppesavano, cercavano offerte,
andavano via quasi a mani vuote. <o:p></o:p></FONT></P>
<P><FONT size=3>Le cassiere dei supermercati però erano le loro figlie e nipoti.
Avevano da qualche parte della città un loro nonno che si aggirava a mani vuote
in un altro supermercato. Come tutti in Uruguay avevano studiato, ma la
precarizzazione del lavoro non aveva dato loro che quella magra opportunità,
otto ma anche dieci ore al giorno per 200-250 dollari. Una non vita che presto,
per i giovani, sfocerà nell’emigrazione di massa. Nonostante fosse una città
piena di cultura e di coscienza politica era molto triste la Montevideo degli
anni ‘90. <o:p></o:p></FONT></P>
<P><FONT size=3>Chissà chi avrà cominciato per prima a distrarsi alla cassa… a
far passare in silenzio un pacco di pasta o un chilo di yerba mate, o un pezzo
di carne. Gli anziani, così decenti, all’inizio, se se ne accorgevano, lo
dicevano: “signorina… si è sbagliata”. Loro si scusavano e ripassavano la
confezione sotto il lettore ottico. <o:p></o:p></FONT></P>
<P><FONT size=3>Poi ci riprovavano, un pezzo ogni tanto, senza dare nell’occhio.
rischiavano il posto, una denuncia. Lo facevano un po’ per rabbia contro i
padroni, un po’ per solidarietà. Chissà chi iniziò ma la moda venne
allargandosi. A poche persone a Montevideo non è capitato di vedersi abbonata
almeno una volta una parte della spesa. Se ne arrivò a parlare perfino nei
media, ma sottovoce, senza scandalo, pudicamente come tutto a Montevideo.
Qualche ragazza veniva pure scoperta ma tutto restava sotto traccia. Forse i
padroni volevano evitare che un piccolo storno percentuale diventasse ribellione
aperta in un paese che, educatamente, li odiava. <o:p></o:p></FONT></P>
<P><FONT size=3>Le commesse erano migliaia e quelle solidali dovevano essere
parecchie centinaia. Le altre forse semplicemente non ne avevano il coraggio. La
solidarietà tra i cittadini era forte, tutti sapevano che cosa stava succedendo
al loro paese e non c’erano capri espiatori da cercare nei più deboli. Il
rancore verso le multinazionali della grande distribuzione era grande e la pena
per il male di vivere di troppi cittadini diveniva patrimonio comune. Forse
anche quella delle commesse solidali non era una strategia risolutiva, ma almeno
disegnava una società che reagiva insieme e si levava, almeno empiricamente,
spontaneamente, contro agli abusi di un sistema che la impoveriva (le commesse
come i clienti) per favorire grandi arricchimenti.<o:p></o:p></FONT></P>
<P><FONT size=3>Mi domando che strategie adotterà la società italiana nel dover
forzatamente imparare a volare basso. Non solo la quarta settimana, ma anche le
prime tre. Mi domando se sapremo adottare strategie solidali o se continueremo a
scaricare sul più debole il peso più grande che è l’essenza dell’ideologia
dominante del berlusconismo come la Finanziaria di ieri testimonia. Non ho una
risposta. O forse preferisco non averla.</FONT></P>
<P><FONT size=3></FONT> </P>
<P><FONT size=3><o:p></o:p></FONT> </P>
<P class=MsoNormal><B><FONT size=3>Sul sito anche:<o:p></o:p></FONT></B></P>
<P class=MsoNormal><B><FONT size=3>America latina e
disinformazione:<o:p></o:p></FONT></B></P>
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size=3>Sempre più forte l’asse del male latinoamericano</FONT></A><FONT size=3>
<o:p></o:p></FONT></P>
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size=3>La sordida guerra degli Omero Ciai della grande stampa per criminalizzare
il processo di pace in Colombia</FONT></A><FONT size=3> <o:p></o:p></FONT></P>
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size=3>In attesa del referendum: tensione in Bolivia</FONT></A><FONT size=3>
Barbara Meo Evoli<o:p></o:p></FONT></P>
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size=3>False interviste su la Repubblica, la controsmentita non
controsmentisce</FONT></A><FONT size=3> <o:p></o:p></FONT></P>
<P class=MsoNormal><FONT size=3><SPAN style="FONT-FAMILY: Symbol">·</SPAN>
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size=3>Sconfiggere la fame si può, con l’ALBA</FONT></A><FONT size=3>
<o:p></o:p></FONT></P>
<P class=MsoNormal><o:p><FONT size=3> </FONT></o:p></P>
<P class=MsoNormal><FONT size=3><SPAN style="FONT-FAMILY: Symbol">·</SPAN>
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size=3>E il Barcellona cambia aereo…</FONT></A><FONT size=3>
<o:p></o:p></FONT></P>
<P class=MsoNormal><FONT size=3><B><SPAN
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style="COLOR: blue; TEXT-DECORATION: none">Turismi a diverso titolo: da
Castelgandolfo a Lampedusa</SPAN></A> Doriana
Goracci</SPAN></STRONG><B><o:p></o:p></B></FONT></P>
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size=3>Ma il Partito Democratico esiste?</FONT></A><o:p></o:p></P>
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<P class=MsoNormal><B><SPAN style="FONT-SIZE: 12pt"><A
href="http://www.gennarocarotenuto.it/">Giornalismo
partecipativo</A><o:p></o:p></SPAN></B></P></DIV><BR><BR></FONT></DIV></DIV></BODY></HTML></FONT></FONT>