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<p class=MsoNormal><i><font size=3 face="Times New Roman"><span
style='font-size:12.0pt;font-style:italic'>Ho preso spunto dall’articolo pubblicato
su repubblica con qualche mio commento e precisazione in corsivo.</span></font></i></p>
<p class=MsoNormal><i><font size=3 face="Times New Roman"><span
style='font-size:12.0pt;font-style:italic'> </span></font></i></p>
<p class=MsoNormal><font size=3 face="Times New Roman"><span style='font-size:
12.0pt'>Così è nata la cordata dei patrioti coraggiosi, i 16
"coscritti" - ma quanti altri si accoderanno sull'onda della
tremontiana economia sociale di mercato ? - disposti a fare gli azionisti
"captive" del governo sotto le vesti di "cavalieri
bianchi". In cambio di che? Con quale contropartita politica derivante dal
rapporto privilegiato con Palazzo Chigi, che su rifiuti napoletani e Alitalia
si è giocato la periclitante credibilità degli annunci? Eugenio Scalfari,
Francesco Giavazzi, Tito Boeri, Franco Debenedetti e altri hanno già ritratto a
grandi linee l'album di famiglia dell'"Operazione Fenice", che, nella
migliore tradizione, è nutrita di politica, l'unica che sembra poter dare
"dividendi", con la pubblicizzazione delle perdite e la privatizzazione
dei profitti, a questo capitalismo che aborrisce di fatto, se non a parole, il
libero mercato. Come vuole la religione monopolista e antimercatista del
"Lider Maximo", nato a suo tempo sulla benevolenza di Bettino Craxi e
di qualche loggia bancaria e oggi spalleggiato dall'ideologo Giulio Tremonti.( <i><span
style='font-style:italic'>quello dell’economia sociale di mercato, scopiazzando
la Robin Hood Tax , la tessera della povertà ( a ricordo della tessera del pane)
ecc ecc</span></i>)<br>
<br>
L'ha detta bene Michael O'Leary, patron di Ryanair: "Uno sport
folle": l'interferenza della politica in Italia è uno sport folle. Cui i
capitalisti nutriti di animal spirits, di shumpeteriana gagliardia, si
acconciano con entusiasmo. Ne abbiamo almeno sedici nel "Pittoresco
Capitalistico" che va in scena in queste ore, ma potrebbero ancora
crescere, attratti dalle contropartite governative. Quali contropartite? Non
scherziamo.<br>
<br>
Altro che il Ponte sullo Stretto, di cui Benito Mussolini annunciò l'imminente
inizio dei lavori settant'anni fa, ma che forse non si farà mai, o che comunque
noi purtroppo non vedremo( <i><span style='font-style:italic'>con sommo dispiacere
anche del Di Pietro che con la faccia fa il duro e poi approva il finanziamento
della società di solo progettazione Ponte di Messina</span></i>) . C'è pronta
la manna del 2015: l'Expò di Milano, la ex capitale morale che torna grande,
maestosa, quasi da bere, come ai bei tempi. Scorri i nomi dei sedici
ardimentosi e non ne trovi uno che non sia in attesa di assai lucrosi favori
governativi.<br>
<br>
Lasciamo stare per un istante <u>Salvatore Ligresti</u>, palazzinaro e
assicuratore, già protagonista della Milano da bere e di quella in manette<u>,
i Benetton, Tronchetti Provera, Marcellino Gavio</u>, i pubblici concessionari
autostradali, i proprietari di aeroporti e stazioni, e gli altri i cui
interessi, curati con affetto in cambio dell'intervento patriottico, sono
evidenti: 16 miliardi pubblici d'investimenti e di relativi appalti per l'Expò
destinati ai padiglioni, ma soprattutto a due autostrade, due metrò, una nuova
tangenziale, stazioni, ferrovie e quant'altro.<br>
<br>
Lasciamo stare <u>Francesco Caltagirone Bellavista</u> che con l'Ata ha mire
consistenti su Linate e su altri cospicui business milanesi, dopo aver
ristrutturato a Venezia il Molino Stucky. Tralasciamo anche <u>Emilio Riva</u> (
<i><span style='font-style:italic'>quello condannato per mobbing per aver relegato
per due anni tutti i sindacalisti e lavoratori che non volevano piegarsi al volere
dei capetti, in una palazzina - la palazzina LAF- in stanze con solo scrivania e
sedia e pareti bianche per otto ore al giorno senza telefono e contatti con l’esterno
a fare…un cazzo</span></i>) , l'acciaiere tradizionale supporter
berlusconiano di ferro, e <u>Marco Fossati</u> che deve difendere il suo investimento
in Telecom dalle mire spagnole. E, per carità, la <u>Emma</u> <i><span
style='font-style:italic'>( la Mercegaglia che dichiarava la legge contro gli infortuni
troppo pesante per gli imprenditori, e nelle sue fabbriche si continua a morie e
a rimanere storpi per lavoro</span></i>) che, poveretta, è sulla graticola di
Confindustria e ha Berlusconi che le fiata sul collo. <u>Carlo Toto</u> poi
deve in qualche modo far volare quell'Airone zoppo e scalcagnato che ha sul
gobbo. <u>Claudio Sposito e Salvatore Mancuso</u>, bontà loro, rispondono
all'appello del premier con un "chip" milionario che, statene certi,
produrrà interessanti favori governativi ai loro fondi.<br>
<br>
Concentriamoci piuttosto su <u>Davide Maccagnani</u>, imprenditore ignoto ai
più, che proprio incuriosisce. Ex titolare, presidente e amministratore
delegato della Simmel Difesa, unico produttore in Italia di munizioni e di
spolette di medio e grosso calibro per cannoni navali, oltre che di esplosivi,
teste missilistiche, razzi e sistemi d'arma a razzo, questo Davide ha appena
venduto l'azienda, con stabilimenti a Colleferro e ad Anagni, vicino Roma, agli
inglesi della Chemring.<br>
<br>
Di Davide, che si divideva tra Torino e gli stabilimenti laziali dove ci fu
un'esplosione che provocò un morto e molti feriti, il "santino" del
premio di un "Gran Galà Stampa" del 2003 ci racconta che "è uno
dei più stimati e apprezzati capitani d'industria a livello intercontinentale,
un industriale che si è fatto veramente da solo con notevoli sacrifici, con lo
studio, con l'applicazione, con il coraggio e la grandissima
perseveranza".<br>
<br>
Che c'entra Maccagnani con l'Alitalia ? Non disperate, ha messo via i soldi
degli inglesi che hanno comprato i suoi missili di Colleferro e ha messo in
piedi una piccola immobiliare, la Macca srl. Volete vedere che la Macca, a
dispetto della sigla casereccia, spunterà in qualche bell'affare edilizio
milanese, visto che tra Scilla e Cariddi non si muoverà neanche un ciotolo? Del
resto un produttore di teste missilistiche che subentrò anni fa alla Fiat e
alla Snia BPD nel business delle armi deve avere ganci governativi e con i
Servizi di primaria qualità. Ci riserviamo magari di chiederlo, se ci darà
udienza, a Gianni Letta, il cui nipote Enrico in questa vicenda è stato il più
realista: con l'"Operazione Fenice", stanno facendo un'altra Efim,
l'ente voluto da Aldo Moro e Pietro Sette, la cui liquidazione costò ai
cittadini italiani settemila o più miliardi del tempo.<br>
<br>
Poi ci sono i <u>fratelli Fratini, Corrado e Marcello</u>, che facevano jeans
in Toscana, area privilegiata di Denis Verdini, neocoordinatore nazionale di
Forza Italia, l'uomo che fa venire il morbillo a Fabrizio Cicchitto, l'antico
trotskista della sinistra lombardiana che, iscritto alla Loggia P2 come
l'attuale capo Berlusconi, criticava Berlinguer da sinistra e che purtroppo
tutte le sere ci tocca subire nei telegiornali nazionali. Ma ancora per poco,
finché il suo capo toscano, con ottimi agganci di tutti i tipi a cominciare da
quelli veri massonici, non metterà all'incasso il ruolo appena assunto al posto
dell'ecumenico Sandro Bondi e quello svolto con Ermolli e altri nella leva dei
coscritti Alitalia. Questi Fratini, insomma, un po' stufi degli stracci
griffati, hanno messo su indovinate che? Un'immobiliare, la Fingen Real Estate.
Chissà che la nuova nata non conquisti qualche appezzamento al sole ai confini
della Brianza, sulle soleggiate terre dell'Expò 2015.<br>
<br>
"Magliana ai magliari", ci dice sghignazzando un ex amministratore
delegato che naturalmente non vuole essere citato, in onore al "Pittoresco
Capitalistico" d'Italia. Non resta allora che un flebile e assai poco
speranzoso interrogativo: sarà Colaninno<i><span style='font-style:italic'>( tessera
numero 1 del PDsenzalaelle</span></i>) a salvarci dal capitalismo intossicato
dalla politica?</span></font></p>
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