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<P class=MsoNormal
style="BACKGROUND: white; MARGIN: 0cm 0cm 10pt; mso-outline-level: 2"><SPAN
style="FONT-SIZE: 28pt; COLOR: #4d4d4d; mso-font-kerning: 18.0pt">Torna
l'allarme sull'Articolo 18<?xml:namespace prefix = o ns =
"urn:schemas-microsoft-com:office:office" /><o:p></o:p></SPAN></P>
<P style="BACKGROUND: white; LINE-HEIGHT: 20pt"><I><SPAN
style="FONT-SIZE: 13pt">La Cgil: nel ddl alla Camera approvate norme che
attaccano lo statuto dei lavoratori. Il giuslavorista Roccella: si rischia
l’arbitrato obbligatorio, bisogna bloccare il decreto in
Parlamento<o:p></o:p></SPAN></I></P>
<P class=MsoNormal
style="BACKGROUND: white; MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: 20pt; mso-margin-top-alt: auto; mso-margin-bottom-alt: auto"><SPAN
style="FONT-SIZE: 13pt">Dopo oltre 8 anni di silenzio mediatico il governo
Berlusconi torna all’attacco dell’articolo 18. Stavolta, però, non sceglie lo
scontro frontale con i sindacati, ma più cautamente inserisce le norme che
tentano di scalfire lo Statuto dei lavoratori nelle pieghe più nascoste del
decreto sul lavoro, appena approvato dalla commissione della Camera. A lanciare
l’allarme e' stata la Cgil, con una nota diramata in settimana ai tecnici del
settore.<o:p></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="BACKGROUND: white; MARGIN: 0cm 0cm 0pt; LINE-HEIGHT: 20pt; mso-margin-top-alt: auto; mso-margin-bottom-alt: auto"><STRONG><SPAN
style="FONT-SIZE: 13pt">Nonostante la poca pubblicità</SPAN></STRONG><SPAN
style="FONT-SIZE: 13pt"> in proposito, infatti, il provvedimento contenuto
nell’articolo 65 del ddl 1441-quater, stabilisce che il magistrato dovrà tenere
conto delle 'tipizzazioni' della giusta causa e del giustificato motivo
contenute sia nei contratti collettivi sia nei contratti individuali di lavoro
stipulati davanti alle cosiddette 'commissioni di certificazione'. E, nel
definire le conseguenze da riconnettere al procedimento, il giudice dovrà tenere
conto degli elementi e dei parametri fissati dai vari contratti (anche
individuali), ma dovra' tenere presente anche 'le dimensioni e le condizioni
dell'attivita' esercitata dal datore di lavoro, l'anzianita' e le condizioni del
lavoratore, nonché il comportamento delle parti anche prima del
licenziamento'.<BR><BR>In parole povere, se il ddl dovesse essere convertito in
legge, la reintegrazione del posto di lavoro garantita dall’articolo 18 dello
Statuto dei lavoratori verrebbe sostituita da un risarcimento danni. Per di più
si tratterebbe di una reintegrazione a 'fisarmonica' e il giudice sarebbe
vincolato a quanto stabiliscono i contratti individuali anche se prevedono cose
differenti rispetto a quelli collettivi. In caso di licenziamento per 'riduzione
del personale', tra l’altro, sarà impossibile presentare ricorso perché il
termine fissato nel ddl per farlo è di 120 giorni: esattamente lo stesso tempo
che ci vuole per sapere se la riduzione del personale sia o meno la vera causa
di licenziamento. Secondo l'avvocato del lavoro Bruno Cossu si tratta di un
attacco esplicito all'articolo 18. 'In piu' - aggiunge Cossu– emerge una sorta
di intolleranza nei confronti dei magistrati che non potranno più fare un
controllo di legalità'. Anche perché si 'mettono in discussione dei diritti dei
lavoratori costituzionalmente rilevanti' che invece, secondo la Consulta,
neanche il legislatore potrebbe 'toccare'.<BR><BR>Ma c’è molto di più. Il
disegno di legge del governo prevede infatti che si possano inserire nei
contratti collettivi anche delle clausole compromissorie che stabiliscano, in
caso di controversia, di rivolgersi ai collegi arbitrali anche se c'è solo 'il
consenso tacito dei soggetti interessati'. E’ proprio questo l’aspetto che più
preoccupa il professor <STRONG>Massimo Roccella, ordinario di Diritto del lavoro
dell’Università di Torino</STRONG>. Il giuslavorista, intervistato da <A
href="http://www.radioarticolo1.it/" target=_blank><STRONG><SPAN
style="COLOR: #646464; TEXT-DECORATION: none; text-underline: none">Radio
Articolo 1</SPAN></STRONG></A>, ritiene che “la maggior parte delle norme
contenute nel ddl sono di tipo propagandistico, mentre a parte più pericolosa è
quella proprio relativa all’arbitrato'. Si potrebbe infatti determinare che il
lavoratore, nel momento della stipula del contratto, sia posto di fronte
all’alternativa se essere assunto o meno, a condizione di accettare o no
l’arbitrato e finisca per accettarlo, rinunciando sin dall’inizio alla
possibilità di ricorrere ad un giudice del lavoro. 'Ci troveremmo di fronte
–continua Roccella - ad una sorta di arbitrato obbligatorio: verrebbe meno il
principio dell’inderogabilità della norma giuslavoristica e si precluderebbe sin
dall’inizio la possibilità di rivolgersi ad un giudice del lavoro”. Per tutti
questi motivi il professor Roccella afferma che “quella norma deve essere
assolutamente cassata dal Parlamento”.<o:p></o:p></SPAN></P>
<P style="BACKGROUND: white"><I>09/10/2008 16:22</I></P>
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style="MARGIN: 0cm 0cm 0pt"><o:p> </o:p></P></DIV></BODY></HTML>