<table cellspacing="0" cellpadding="0" border="0" ><tr><td valign="top" style="font: inherit;"><DIV>La speranza è come un cristallo, fragile ma ricombinante. Afferra la luce, la subisce fino a farsene attraversare e la scompone, la diffrazione la ridistribuisce sezionandone lo spettro.</DIV>
<DIV>Il cristallo è fragile, ma resistente alla pressione, è uno, ma è molteplice nella sua sfaccettatura. È geometrico, ma anche deformante.</DIV>
<DIV>Ed il gesto che restituisce la speranza dell'azione e della comprensione nasce davvero proprio in chi è senza speranza, in chi non ha che la propria pelle calpestata, la propria coscienza umiliata, la volontà spezzata, la coscienza raschiata da qualsiasi velleità. Cruda. Vedere l'alba dentro l'imbrunire.</DIV>
<DIV>Maggiore è la violenza che si subisce, maggiore è la debolezza di chi la esercita. Che non significa subire, che non significa reagire. Significa riuscire ad immaginare il futuro. Ed avere l'immaginazione che feconda le azioni, che le rende semplicemente presenti, attive, né necessarie, né obbligate. Le realizza e basta. Fuori da qualsiasi schema che le vorrebbe indirizzare, controllare, predeterminare.</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>saluti libertari</DIV>
<DIV>el<BR><BR>--- <B>Ven 10/10/08, clochard <I><spartacok@alice.it></I></B> ha scritto:<BR></DIV>
<BLOCKQUOTE style="PADDING-LEFT: 5px; MARGIN-LEFT: 5px; BORDER-LEFT: rgb(16,16,255) 2px solid">Da: clochard <spartacok@alice.it><BR>Oggetto: [Redditolavoro] Bifo - Oh moon of Alabama<BR>A: "redditolavoro" <redditolavoro@ecn.org><BR>Data: Venerdì 10 ottobre 2008, 21:57<BR><BR>
<DIV id=yiv1988745248>
<STYLE></STYLE>
<DIV>
<DIV>
<DIV><FONT color=#800080 size=7><STRONG>Oh moon of Alabama</STRONG></FONT></DIV>
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<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT size=2>----- Original Message ----- </FONT>
<DIV><FONT size=2>From: "bifo" <</FONT><A href="mailto:istubalz@libero.it" target=_blank rel=nofollow><FONT size=2>istubalz@libero.it</FONT></A><FONT size=2>></FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2>To: <</FONT><A href="mailto:rekombinant@liste.rekombinant.org" target=_blank rel=nofollow><FONT size=2>rekombinant@liste.rekombinant.org</FONT></A><FONT size=2>></FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2>Sent: Thursday, October 09, 2008 6:18 PM</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2>Subject: [RK] Oh moon of Alabama</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT size=2></FONT> </DIV></DIV>
<DIV><FONT face=Arial></FONT><BR></DIV>
<DIV>Oh moon of Alabama<BR>it's time to say goodbye<BR>we've lost our old good mama<BR>and now we must have some whiskey<BR>oh you know why.....<BR></DIV>
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<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><BR>Un anno fa sono stato in Argentina. Partivo da un'Italia cupa rabbiosa e <BR>triste com'è adesso. A Roma un uomo di etnia rom aveva ucciso Giovanna <BR>Reggiani e il liquame razzista si spargeva nella psiche della penisola. Non <BR>ha smesso da allora di tracimare. Ero talmente assorbito dalla tragedia <BR>italiana che non avevo pensato a quel che avrei trovato di là. La mattina <BR>del due novembre (il giorno del mio compleanno) sbarcai all'aereoporto di <BR>Ezeze. C'erano Diego e Mario ad aspettarmi, ci abbracciammo e andammo a <BR>festeggiare il compleanno con un cappuccino. C'era il sole, e la gente <BR>sulla piazzetta del mercato comprava paccottiglie da pochi pesos.<BR>Poi cominciarono gli incontri, le conferenze. Un'onda di allegria cui non <BR>ero più abituato mi colpiva in piena faccia dovunque andassi. Non si <BR>trattava del calore meridionale dei sudamericani, perché gli argentini sono <BR>più nordici degli italiani. Sono
gente puntuale, competente, per molti <BR>aspetti mitteleuropea. Il calore umano e l'intelligenza allegra del <BR>collettivo sostituirono in fretta nel mio panorama interiore il razzismo <BR>rabbioso e la melmosa imbecillità degli italiani che avevo appena lasciato <BR>dietro di me. Nel pomeriggio del primo giorno andammo alla scuola Crecendo <BR>juntos. Presentavo un mio libro che parla di psicoanalisi, di filosofia e <BR>di politica davanti a un pubblico numerosissimo di insegnanti, genitori, <BR>ragazzi, psicoterapeuti, persone del quartiere. Gli interventi erano tutti <BR>documentati, profondi, e la sensazione che provai fu che in quel posto la <BR>gente prendeva sul serio le parole. Cosa che in Italia non accade più da <BR>molti anni, da quando l'insalata di ammiccamenti, volgarità, aggressioni, <BR>stridii ed urla ha trasformato la comunicazione sociale in una specie di <BR>rumore bianco. Nei giorni successivi macinai incontri conferenze
dibattiti <BR>assemblee, chiacchierate. Conobbi gli erroristas, il gruppo più <BR>interessante della scena artistica contemporanea. Dovunque si ripeteva quel <BR>miracolo: le parole avevano senso. Le persone avevano tempo per parlarsi, <BR>per ascoltarsi, per farsi domande, per sorridersi. All'Hotel Bauen (un <BR>albergo quattro stelle occupato dai lavoratori) partecipai a un incontro <BR>affollatissimo dedicato al tema: la crisi del lavoro astratto. Parlavano <BR>John Hallloway e Raul Zibechi. Notai che la parola "duemilaeuno" non <BR>significava, come da noi, l'anno dell'inizio della guerra, ma l'anno del <BR>collasso e dell'insurrezione. Zibechi parlò, in quell'occasione, di <BR>solidarietà di naufraghi. Finalmente cominciavo a capire. Certo. Come <BR>potevo non averci pensato. L'Argentina aveva conosciuto il collasso <BR>dell'economia e ne era uscita migliore perché si erano create le condizioni <BR>per vivere fuori dalle leggi dello
scambio e della prestazione.<BR><BR>Alcuni da qualche tempo mi prendono in giro chiamandomi "catastrofista" con <BR>un po' di irrisione. Un vecchio amico al quale sono affezionato se non <BR>altro perché è stato il primo dei miei maestri mi ha chiesto recentemente <BR>perché non mi suicido visto che rompo tanto le palle con questa catastrofe <BR>che deve venire. Non me ne sono avuto certo a male, perché mi piace <BR>l'ironia macabra, ma un po' mi è dispiaciuto perché l'idea che se parlo <BR>tanto di catastrofe allora debbo esser terribilmente depresso dovrebbe <BR>venire soltanto a persone di scarso spirito. E i miei amici dovrebbero <BR>essere persone di spirito, almeno pensavo così.<BR><BR>Tra agosto e ottobre 2008 si è compiuta una svolta catastrofica in senso <BR>proprio. Una svolta oltre la quale diviene possibile vedere un panorama del <BR>tutto nuovo. Il deprimente dominio dello schiavismo cellulare è andato in <BR>pezzi. Ora inizia il
lavoro della creatività ricombinante per dar forma a <BR>un processo di ricomposizione soggettiva, niente affatto scontato né certo. <BR>Al contrario.<BR>Al momento tutto sembra mostrare che questo collasso - la cui magnitudo non <BR>è inferiore a quella del 1914-1919, o del 1929-39, o del 1968-77, o del <BR>1989 - questo collasso destabilizza ma non soggettivizza. Il prossimo <BR>decennio avrà caratteri immensamente diversi da tutto quel che abbiamo <BR>visto prima. Ma quale sarà il colore e il sapore del decennio a venire non <BR>è detto. Prevarrà una coscienza leggera, prevarrà un'idea della ricchezza <BR>non acquisitiva, prevarrà l'autonomia dal bisogno, oppure prevarrà l'ansia <BR>securitaria, l'aggressività di chi non vuol rinunciare al possesso, il <BR>fascismo che piazza macchine da guerra in ogni nicchia? Dipende dall'azione <BR>culturale, linguistica, politica, che sapremo sviluppare ma anche dalle <BR>condizioni oggettive del
cervello sociale. Si tratta di due questioni <BR>separate che nella pratica si intersecheranno. Che ne è del cervello <BR>sociale delle generazioni emergenti?<BR><BR>Il dominio mediatico sulla generazione connettiva ha interferito con le <BR>condizioni cognitive della coscienza empatica, e della creatività. Questo è <BR>prima di tutto un problema per il capitale. Mi pare che non si intravveda <BR>una generazione di ricambio. La classe dirigente dell'economia e della <BR>finanza non ha prodotto una generazione di ricambio. Guardateli i trentenni <BR>della finanza, bruciati prima ancora di raggiungere una posizione di <BR>comando. Il cinismo non è un buon viatico per nessuno, neppure per chi <BR>intenda maneggiare danaro e potere. Occorre crederci, almeno per un po'. <BR>Costoro sono cresciuti sapendo che è meglio non credere a niente, per <BR>compiacere ai semio-padroni. Ora non sono in grado di inventare nulla di <BR>originale. Per questo io credo
che non ci sarà ripresa economica, né presto <BR>né più tardi. Non tanto perché la caduta è grave e profonda, ma perché il <BR>ciclo capitalista che sta alle nostre spalle ha programmaticamente <BR>distrutto il futuro, o piuttosto lo ha speso, consumato. La <BR>finanziarizzazione cominciò la sua folle corsa quando, a metà degli anni <BR>'80 entrarono in campo i "futures", azioni che corisspondevano ad attese, a <BR>supposizioni. L'intero edificio della new economy fu costruito su una <BR>dinamica di fuga da se stessi. La creatività della classe virtuale è <BR>creatività contestualizzata. Sono animali capaci di inventare nuove <BR>tecniche per ottenere sempre lo stesso obiettivo, dentro un contesto <BR>immutabile. Ma ora quel che cambia è il contesto, e occorre inventare nuovi <BR>obiettivi.<BR>Bateson parla in proposito di Apprendimento del terzo tipo: "un cambiamento <BR>correttivo nel sistema degli insiemi di alternative tra le quali si
<BR>effettua la scelta." (Verso un'ecologia della mente, Adelphi, pag. 319). Io <BR>lo chiamerei "apprendimento catastrofico".<BR>La classe creativa avendo trasformato la creatività in lavoro, ha perduto <BR>propriamente la capacità di creare contesto. Possiede la capacità di creare <BR>entro un contesto dato (apprendimento del primo e secondo tipo), ma ha <BR>perduto la capacità cognitiva di compiere un cambiamento correttivo nel <BR>sistema degli insiemi di alternative tra le quali si effettua la scelta. <BR>Per questo il capitalismo è finito. Pour de bon. Il che non vuol dire che <BR>inizia qualcosa di migliore, perché questo dipende dal fatto che emergano <BR>energie creative capaci di apprendimento catastrofico.<BR><BR>L'intervento che mi ha più colpito al seminario Uninomade del 12-13 <BR>settembre è stato quello di Tiziana Terranova, che ha analizzato la crisi <BR>finanziaria dal punto di vista della soggettività degli operatori
<BR>cognitario-finanziari, o più precisamente dal punto di vista della loro <BR>psicopatologia. Sull'Herald International Tribune del 7 ottobre leggo un <BR>articolo di David Brooks (Testing time) che osserva come "il processo <BR>decisionale degli operatori finanziari è essenzialmente un processo <BR>emozionale, e coloro che trattano enormi somme tendono ad essere bipolari <BR>maniaco-depressivi." Sul Corriere della sera dello stesso giorno Massimo <BR>Goggi parla dello stesso tema, citando Kahneman e Soros. La depressione è <BR>nel cuore.<BR>Nel prossimo periodo, se troveremo il tempo e la voglia, dovremo studiare <BR>il rapporto fra cicli economici e disturbo maniaco-depressivo nel passato <BR>trentennio del semiocapitalismo. Ma soprattutto dovremo cercare le nuove <BR>energie capaci di apprendimento catastrofico.<BR><BR>Mi guardo intorno, prima di tutto guardo la comunità ricombinante, non <BR>perché sia lo specchio del mondo (non lo è,
purtroppo. Il mondo sarebbe <BR>molto migliore se RK ne fosse lo specchio), ma perché è parte cosciente <BR>della generazione che si è formata negli anni della virtual economy e negli <BR>anni del movimento globale. E' la componente autonoma della generazione <BR>Internet, generazione Genova diciamo. Penso com'è cambiata la comunità <BR>ricombinante da quando nacque, nell'estate del NO-OCSE, fino a questa <BR>estate cupa della catastrofe. Vedo che la comunità aumenta ogni giorno. <BR>Osservo il contatore dei subscriber e vedo che ogni giorno si aggiungono <BR>tre quattro cinque iscritti. Silenziosi. Cosa ci vengono a fare? Quale <BR>richiamo li attira?<BR>Questa è una vecchia mailing list del Web01, non c'è molto da divertirsi. E' <BR>un luogo che nacque per preparare l'insurrezione. E l'insurrezione oggi è <BR>all'ordine del giorno. Non quella antica che si faceva con le carabine e i <BR>cocktail molotov. Quella postmoderna delle competenze e
dei progetti, <BR>dell'autonomia esistenziale che si fa corpo collettivo. Ma ne sono oggi <BR>capaci i ricombinanti?<BR>Li conosco poco, visto che stanno così silenziosi, ma attendo l'emergere di <BR>una nuova generazione di insorti, una generazione che non ha sperato alcun <BR>futuro, e dunque non ha illusioni né paure.<BR><BR><BR><BR><BR>-------------------------------------------[ RK ]<BR>+ <A href="http://liste.rekombinant.org/wws/subrequest/rekombinant" target=_blank rel=nofollow>http://liste.rekombinant.org/wws/subrequest/rekombinant</A><BR>+ <A href="http://www.rekombinant.org/" target=_blank rel=nofollow>http://www.rekombinant.org</A><BR></DIV></DIV></DIV></DIV><PRE>_______________________________________________
Redditolavoro mailing list
Redditolavoro@ecn.org
http://www.ecn.org/mailman/listinfo/redditolavoro
</PRE></BLOCKQUOTE></td></tr></table><br>
<hr size=1><font face="Arial" size="2">Scopri il <a href="http://us.rd.yahoo.com/mail/it/taglines/yahoo/ymail/SIG=11djrg460/**http%3A%2F%2Fwww.ymailblogit.com%2Fblog%2F"> Blog di Yahoo! Mail</a>: trucchi, novità, consigli... e scrivi la tua opinione!</font>