<!DOCTYPE HTML PUBLIC "-//W3C//DTD HTML 4.0 Transitional//EN">
<HTML><HEAD>
<META content="text/html; charset=windows-1252" http-equiv=Content-Type>
<META name=GENERATOR content="MSHTML 8.00.6001.18241">
<STYLE></STYLE>
</HEAD>
<BODY bgColor=#ffffff>
<DIV><FONT size=2 face=Arial>
<DIV><FONT size=2 face=Georgia>Articolo tutt'altro che invecchiato</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2 face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV><FONT size=2 face=Georgia>e
<CENTER><B></B> </CENTER>
<CENTER><B></B> </CENTER>
<CENTER><B></B> </CENTER>
<CENTER><B></B> </CENTER>
<CENTER><B></B> </CENTER>
<CENTER><B></B> </CENTER>
<CENTER><B><FONT size=5>La crisi mondiale, aspettando La Tempesta
Perfetta</FONT></B></CENTER>
<HR color=red>
<CENTER>Giorgio Resca Cacciari, 16 ottobre 2008</CENTER>
<CENTER> </CENTER>
<CENTER><FONT face=Arial></FONT> </CENTER>
<CENTER> </CENTER>
<HR color=white>
<CENTER>
<SCRIPT>mostra()</SCRIPT>
<A href="http://www.difesa.it/"></A><FONT face=Arial></FONT><BR><BR></CENTER><!-- FINE TITOLO --><!-- FOTO --><!--
<center><img src="" title=""></center><p>
                --><!-- FOTO -->
<DIV align=justify><!-- INIZIO TESTO -->Il film ‘<A
href="http://www.nimbus.it/nimbusonline/perfectstorm/perfectstorm.htm">La
tempesta perfetta</A>’ si richiama a un evento realmente avvenuto e, fuori dalla
vicenda umana raccontata, è affascinante la descrizione che il meteorologo dà
della tempesta, del suo formarsi, un complesso di più perturbazioni tra loro in
rotta di collisione; fino a definirla perfetta.
<P>La tempesta perfetta, oggi, è in via di formazione e prima che mostri la
propria reale potenza passerà ancora del tempo. Il problema è che in epoca di
tutto veloce e globalizzato il cittadino consumatore si aspetta che l’evento
accada per l’ora di cena o al più per la mattina del giorno dopo. Non è cosi.
<P>I tempi delle vicende umane non sono calcolabili con equazione matematica,
questo rende difficile il mestiere per economisti e studiosi di storia, che sono
spessi derisi e inchiodati alla croce perché si pretende da loro la capacità di
predizione tattica. Quello che possono offrire sono ‘visioni’ non databili ma
non per questo errate.
<P>L’origine della tempesta. Come nel film, non siamo di fronte a un singolo
evento, ma a più eventi; precisamente tre e tra loro collidenti. Il primo: il
sole sorge a Oriente. Questa immagine è simbolica, ma rende bene il momento.
L’Asia si è svegliata e le proprie dimensioni sono tali che ogni suo movimento
ha ripercussioni economiche e politiche per la placida Europa e per la più
dinamica America.
<P>Questa crescita quando è incominciata? Con uno slogan: “Le quattro
modernizzazioni”, il tentativo (riuscito) di far decollare il gigante cinese
aprendo al capitale straniero ma sotto uno stretto controllo politico. Il
risultato fu la creazione di Zone economiche speciali, aree geografiche facenti
da laboratorio e da rimorchiatori per l’economia dell’intera Cina.
<P>La Cina decise di diventare la fabbrica mondiale. L’altro gigante (l’India)
seguì solo in parte questa strategia e optò per veicolare gli investimenti
stranieri più sui servizi e le nuove tecnologie, informatiche in prima linea. E’
ovvio che quando due nazioni - che da sole pesano per la metà dell’intero valore
demografico del pianeta - iniziano un tale processo, le dinamiche che si mettono
in moto non sono più misurabili e tantomeno si possono arrestate con processi
pacifici.
<P>Cina, India ma a seguire altre nazioni asiatiche si sono messe in moto e
questo non è più un evento che gli occidentali sono né saranno in grado di
pilotare e controllare. Possono e dovranno dialogare con questi governi, ma non
più dare ordini e neppure condizionare le loro scelte. Questo deve essere
capito, compreso e accettato, in modo particolare dai circoli conservatori
americani; se così non fosse, nubi scuri sorgerebbero a Oriente, oltre al sole.
<P>Il secondo evento: la Russia è ritornata ed è arrabbiata. Il declino
dell’Unione Sovietica iniziò con la convinzione da parte dei dirigenti moscoviti
che il mondo fosse diviso in due e che Mosca ne controllasse una delle parti.
Scelta errata; i sistemi sociali sono soggetti alla necessità della continua
espansione e se questa si blocca è solo questione di tempo, ma la forza
gravitazionale del sistema lo farà collassare su se stesso.
<P>L’Urss si confrontava con un mondo occidentale che non aveva rinunciato alla
sua espansione economica e politica e l’incapacità di Gorbaciov di capire che
l’economia veniva prima della libertà produsse la catastrofe. La lezione
sovietica fu recepita al volo dalla Cina che ha percorso un’altra strada e
adesso è candidata a diventare la prima nazione del secolo in corso.
<P>Comunque sia, la Russia, forte della sua storica capacità a reggere la
sofferenza, si è ripresa. E’ presto per capire a cosa siamo di fronte. L’attuale
Russia è uno strano organismo, una specie di Fenice; un po’ capitalista, un po’
socialista, un po’ autoritaria, un po’ democratica, insomma un po’ di tutto e su
tutto il governo dell’unica organizzazione che funzionava nell’Urss: il Kgb.
<P>Forte della propria dimensione e delle proprie risorse energetiche, era solo
questione di tempo per rivedere la Russia sulla scena mondiale da protagonista;
e così e stato. Come spesso avviene nelle democrazie, i campanelli d’allarme
suonano sempre in ritardo e spesso si fa finta di non sentirli, se ci si è resi
colpevoli della sciagura che li ha fatti squillare. Infatti l’Occidente, anziché
aiutare la Russia, non ha fatto altro che umiliarla e alimentare la depredazione
dei suoi beni e valori, ma questo non poteva durare all’infinito; e così è
stato.
<P>Ora con Mosca bisogna confrontarsi e la vicenda della Georgia ha ben
tratteggiato il futuro delle relazioni. E’ solo l’inizio: Ucraina, Azerbajgian e
Asia Centrale sono destinate a tornare sotto l’ombra, non della falce e
martello, ma dell’aquila bifronte. Non sarà una nuova Urss, ma piuttosto una
grande Confederazione tenuta assieme da gasdotti, oleodotti e dal comune poco
sentire democratico delle élite politiche.
<P>Il terzo evento è il ‘bollire storico’ che governa il mondo arabo e - in
minor parte - quello persiano. La questione arabo-persiana potrebbe non essere
vitale, se proprio in quelle terre non fosse concentrata la maggior parte delle
risorse energetiche petrolifere ora utilizzabili. L’assenza di una modernità
laica nel pensiero arabo è un problema non piccolo da affrontare e questo modo
non-laico di ragionare ha generato contraddizioni che stanno venendo al pettine.
L’esempio principe è l’Arabia Saudita, vero centro di gravità planetario per
motivi petroliferi, e non solo.
<P>Qui le contraddizioni sono evidenti e non sanabili, basta pensare che il
pensiero islamico estremista trova proprio in Arabia la fonte di maggiore
finanziamento, che ha permesso di creare quella vera e propria mina vagante che
è il Pakistan islamico-nucleare, dove l’odio per l’Occidente si sposa con la
Bomba ma senza - per ora - esplodere.
<P>La guerra irachena e l’afgana sono ben lungi dall’essere finite e anche se le
perdite umane sono limitate per l’Occidente non è così per l’impegno finanziario
e questo, anche se non detto chiaramente, incomincia a far sentire il proprio
peso. Per le democrazie le guerre sono diventate dei ‘business plan’ che
prevedono una data di chiusura; se questa non si vede, gli azionisti
incominciano a diventare nervosi.
<P>Sino a ora i tre eventi (il sorgere dell’Asia, la rinascita della Russia, il
bollire del Medio Oriente) hanno ruotato su loro stessi senza uscire dai propri
assi. Fino a oggi. Su quali cardini sono incernierati questi assi di rotazione?
Essenzialmente due. Il primo è la disponibilità delle risorse fisiche su cui si
regge sia l’esistenza del singolo che delle nazioni. Il secondo - più subdolo -
è la grande droga finanziaria che ha inondato il mercato americano (ma non solo)
permettendo a famiglie, aziende e allo stesso Stato federale di vivere al di
sopra dei propri mezzi, forte solo del fatto che il dollaro è ancora il centro
di gravità su cui ruotano le transazioni commerciali.
<P>Ora, un cardine (quello finanziario) è saltato. Con esso anche i bilanci non
solo delle banche, ma probabilmente quelli di molte industrie occidentali e
sicuramente quelli pubblici, in particolare degli Stati Uniti e Gran Bretagna. A
questo punto il solo cardine rimasto (la certezza energetica e alimentare) ha
problemi di tenuta. Perché? In fin dei conti, la recessione dovrebbe ridurre i
consumi (il prezzo del greggio conferma la teoria), perché il costo delle
materie prime non è mai stato un problema geopolitico, ma la loro disponibilità
sì.
<P>La disponibilità è concentrata in aree critiche: Caspio, Medio Oriente, Asia
Centrale, Iran e Africa. La Cina e L’India, per non fermare le loro macchine
produttive, incominceranno a pompare i consumi interni e questa azione avrà due
conseguenze da ben valutare. La prima: le efficienze tecnologiche occidentali
sono cose ancora esotiche per l’Asia e quindi a parità di lavoro meccanico fatto
in Occidente, il consumo sarà almeno il doppio. La seconda: come se non
bastasse, il consumo interno della Cina dovrà essere finanziato prelevando
risorse finanziarie all’estero, quindi distogliendo gli investimenti nel debito
federale americano; questo aumenterà lo stress finanziario che inizia a fare
capolino in Occidente. Bisogna tener presente che le famiglie americane sono
abituate a dare come garanzia bancaria due valori: la casa e i pacchetti
azionari e obbligazionari.
<P>Avete capito bene. Con il crollo delle borse, attivato dal demone della
troppa liquidità che ha cavalcato strumenti finanziari a dir poco complicati, il
consumatore americano vedrà collassare, ancor prima del proprio reddito, le
normali garanzie bancarie che sono alla base delle sue carte di credito. Ora
s’innesterà l’effetto domino: le garanzie cesseranno e faranno ‘saltare’ le
carte di credito. Queste ultime bloccheranno le vendite e senza queste salterà
la produzione, negli Stati Uniti e all’estero. Tutto questo crollo aumenterà la
fuga dei capitali cinesi richiamati in tutta fretta per finanziare il nascente e
sterminato popolo consumatore cinese.
<P>Insomma, finchè gli Stati Uniti e l’Europa sono stati in grado di trainare i
consumi mondiali, i ‘sistemi instabili’ (Russia, Asia e Medio Oriente) erano in
stato d’equilibrio con l’Occidente. Le masse gravitazionali del pianeta avevano
trovato un ‘modus vivendi’, forse non perfetto, ma sufficiente a non sbilanciare
l’intero sistema. Ora, con il collasso della finanza privata, l’intero modello
deregolamentato occidentale entra in affanno e - per ricaduta - libera energia
che si riverbera su quei sistemi instabili, che tenderanno a reagire alle
richieste interne.
<P>Errati gli interventi governativi occidentali: stampare carta moneta non farà
altro che immettere altra droga valutaria nel sistema finanziario. Proprio come
un drogato che si rende conto che l’eroina e la cocaina fanno male ma che non
può più farne a meno, così è attualmente il modello di sviluppo occidentale:
consumi non sorretti dal un corretto risparmio e ragionevole debito, ma una
folle corsa al consumo senza controllo, basando il tutto sulle garanzie bancarie
sotto forma non di beni fisici ma di azioni, obbligazioni e derivati. Tutta
questa carta alimentata dalla produzione di altra carta: la moneta. Carta che
giustifica carta. No, così non funziona proprio.
<P>Avremo in questo caso tre sistemi fisici (Medio Oriente, Asia e Russia) che
entreranno in rapida rotazione (alla ricerca di nuovi equilibri proprio a causa
del collasso occidentale) e collidenti con gli interessi geopolitici e
strategici americani e britannici. La crisi si autofertilizzerà attingendo al
continuo espandersi della crisi del sistema finanziario anglosassone che avrà,
nei media globali, l’effetto turbocompressore.
<P>Un meccanismo infernale non cercato e neppure voluto, una tempesta perfetta
proprio perché rispondente al <A
href="http://it.wikipedia.org/wiki/Principio_di_indeterminazione_di_Heisenberg"><FONT
color=#0000ff>principio di indeterminazione di Heisenberg</FONT></A>. </P>
<P> </P>
<P><FONT face=Arial></FONT> </P>
<P><FONT size=1 face=Arial><A
href="http://www.paginedidifesa.it/2008/cacciari_081016.html">http://www.paginedidifesa.it/2008/cacciari_081016.html</A></FONT></P>
<P><FONT
face=Arial></FONT> </P></DIV></FONT></DIV></FONT></DIV></BODY></HTML>