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<p class=MsoNormal><span style='font-size:11.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif";
color:#1F497D'><o:p> </o:p></span></p>
<p class=MsoNormal><span style='font-size:11.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif";
color:#1F497D'><o:p> </o:p></span></p>
<p class=MsoNormal><span style='font-size:11.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif";
color:#1F497D'><o:p> </o:p></span></p>
<p class=MsoNormal><span style='font-size:11.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif";
color:#1F497D'><o:p> </o:p></span></p>
<div>
<div>
<div>
<div>
<p class=MsoNormal><span style='font-size:11.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif";
color:#1F497D'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal><span style='font-size:11.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif";
color:#1F497D'> </span><o:p></o:p></p>
<div>
<div>
<div>
<p class=MsoNormal style='margin-bottom:12.0pt'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Tahoma","sans-serif"'> SIAMO UNA CLASSE, O NULLA - LE CRISI LE
CREANO I PADRONI. CHE LE PAGHINO LORO</span><o:p></o:p></p>
<div>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>5 anni fa, per un vecchio numero di <i>Primomaggio</i>,
usammo il titolo <i>“Sono i padroni che creano le crisi. Che le paghino loro”</i>.
L’articolo, che allora si riferiva ad alcune situazioni territoriali, si
concludeva con un appello alla <b>costruzione di un tavolo di confronto
permanente tra i lavoratori</b> per respingere il tentativo di scaricare sulle
loro spalle gli effetti di politiche industriali ed economiche fallimentari.
Oggi, a 5 anni di distanza, nuove mobilitazioni si sviluppano con la parola
d’ordine “non paghiamo la vostra crisi”.</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><b><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>L’esplosione della bolla finanziaria</span></b><span
style='font-size:10.0pt;font-family:"Georgia","serif"'> che a settembre ha
portato al collasso una serie di istituti finanziari (assicurazioni, banche
d’investimento, banche commerciali, gestori di mutui…) americani - e non solo -
è al tempo stesso l’<i>effetto</i> di una crisi dell’accumulazione
capitalistica (quella che sui giornali viene chiamata “crisi dell’economia
reale”) e la <i>causa</i> di un suo ulteriore aggravamento.</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Capitalisticamente parlando, la finanza “funziona”
quando funziona la produzione di ricchezza reale. <b>Non ci può essere
creazione dal nulla di <i>valore</i></b> (e di denaro, che dovrebbe
rappresentare questo valore). Quando un paese stampa moneta a proprio
piacimento (e dopo la nascita dell’euro neppure gli USA possono più farlo
liberamente) quello che ottiene è solo di diminuire il valore di questa moneta
ovvero di aumentare il tasso di inflazione. Quando la speculazione arriva ad un
certo punto avviene il crack e <b>l’economia fittizia deve riallinearsi a quella
reale</b>.</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Se le fabbriche e gli uffici chiudono per essere
de-localizzati in paesi in cui il costo della forza-lavoro è inferiore, se il
potere d’acquisto dei salari continua a diminuire costantemente, se il lavoro è
sempre più precario, se i consumi diminuiscono… è chiaro che anche la “roulette
russa” della finanza, prima o poi, è destinata ad esplodere il suo colpo.</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Ma <i>per chi</i> rischia di essere fatale
questo colpo? Per chi in questi anni ha lucrato, sfruttato, speculato? No di
certo; <b>ai manager si offrono liquidazioni di centinaia di milioni</b> di
dollari; <b>alle banche e alle imprese in via di fallimento si erogano
finanziamenti statali per centinaia di miliardi</b> di dollari (“viva il libero
mercato quando c’è da guadagnare e sfruttare, viva lo Stato quando c’è da
pagare il conto e mettere una pezza per evitare il tracollo”). Invece, <b>per i
lavoratori</b> italiani che hanno visto azzerare i milioni di euro di azioni
Lehman (e non solo) presenti nei “portafogli” dei loro fondi pensione
integrativi (come <i>Cometa</i>) si preparano <b>cassa integrazione, riduzione
del salario, licenziamenti, disoccupazione</b>.</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Nel 2007, quando tutto il sistema
politico-sindacale di regime (dal PRC ad AN, dalla CGIL all’UGL) permetteva che
i lavoratori fossero sottoposti alla <b>truffa del silenzio-assenso per lo
scippo del TFR</b> verso i Fondi Pensione Integrativi, noi dicevamo che non si
poteva affidare il proprio futuro alla borsa. </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Oggi, quanti sono i lavoratori che farebbero
volentieri marcia indietro e non possono farlo perché la legge prevede che la
destinazione del TFR ai FPI sia irreversibile? <b>Avevamo ragione noi</b>. E i
partiti e i sindacati di regime <i>sbagliavano</i> o <i>mentivano</i>, si
scelga pure, ma il risultato non cambia perché in ogni caso, di imbroglioni o
di imbecilli, i lavoratori che se ne fanno?</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><b><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>In questi 30 anni i padroni si sono arricchiti e
i lavoratori si sono impoveriti</span></b><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>. Lo dice anche l’OCSE - che non è certo un
organismo sindacale - nel suo recente rapporto 2008 (OECD, <i>Growing unequal?</i>).
Ora che la situazione rischia di precipitare <b>i padroni riceveranno aiuti
dalle </b>casse dello Stato (cioè <b>dai lavoratori</b> salariati che pagano le
tasse) mentre <b>molti lavoratori cominceranno ad assaggiare la fame</b> sul
serio.</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Ma siamo solo all’inizio. I <b>dati sul ricorso
agli <i>ammortizzatori sociali</i></b> (CIGO, CIGS, mobilità) di settembre
(prima del crack di Wall Street) evidenziano un’impennata del 70%. E nel 2007
si è avuto un +65,2% di ore di sciopero rispetto all’anno precedente (nel 2008
+62,3% di ore rispetto allo stesso periodo del 2007, gennaio-agosto) il che
significa che i conflitti aumentano e che l’attacco ai lavoratori è già in
corso da tempo. Sono i dati ISTAT relativi alla fase precedente allo scoppio
della crisi finanziaria. Chissà cosa verrà fuori quando arriveranno i
dati dei mesi successivi a settembre. Già si parla di previsioni di aumento del
250% nel ricorso alla CIG e di centinaia di imprese sull’orlo della chiusura. </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Certo, <b>i padroni enfatizzano la crisi per
avere più finanziamenti</b> statali a fondo perso e per <b>costringere i lavoratori
ad accettare aumenti di produttività e riduzioni del salario globale</b>
(andava in questo senso anche la “trattativa” sull’<b>affossamento del
Contratto Nazionale di Lavoro</b> che oggi si muove sui binari dei rinnovi
contrattuali di categoria - pubblico impiego, commercio… - e che la CGIL è
stata costretta ad abbandonare per non dover rischiare la sollevazione interna
degli iscritti).</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Ma <b>la crisi c’è</b> e - se è per questo - c’è
da molto prima del crollo di Wall Street di settembre che semmai è solo un
nuovo <b>passaggio</b> di un “percorso accidentato” i cui momenti salienti sono
stati il “black monday” del 1987, i tracolli del Sud-Est asiatico, della Russia
e del Brasile della fine anni ’90, i crolli di Enron, Worldcom e dell’Argentina
nel 2000, l’esplosione della bolla della “new economy” e delle “dot.com” nel
2001, ecc…</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Ma davvero qualcuno pensava che le <b>guerre</b>
fatte (Afghanistan, Iraq) o minacciate (Iran) o le <b>missioni umanitarie </b>a
cui partecipa(va) anche l’Italia avessero come motivazione la difesa dei
diritti umani e l’esportazione della “democrazia”? Ma quale, quella “a stelle e
strisce” nata dallo sterminio di milioni di nativi americani e dalla
schiavizzazione di milioni di africani? <b>La democrazia delle bombe atomiche,
del sostegno alle dittature in America Latina, di Guantanamo, di Abu Ghreib</b>?
Non scherziamo.</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Per un paese come l’Italia, dove prevalgono le
piccole e medie imprese (e il “piccolo taglio” di quelle grandi) che cercano di
mantenersi “competitive” <b>spremendo anche il sangue dai lavoratori</b>
italiani e, soprattutto, immigrati, <b>i margini di resistenza alla crisi sono
sempre più limitati</b> e si potrebbe assistere ad una trasformazione “di
scala” poderosa del sistema industriale italiano (fallimenti, fusioni,
acquisizioni). </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Vedremo. Quello che è chiaro è che <b>i governi
dei paesi capitalistici salvano le proprie banche e le proprie imprese dal
fallimento</b> con l’appoggio delle opposizioni e dei sindacati compiacenti
(bisogna “unirsi per superare la crisi” e che diamine !) e, ovviamente, <b><i>con
i soldi dei lavoratori</i></b>. </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Ma è davvero una novità? No di certo, se - tanto
per fare un esempio recente - il “governo amico” appoggiato dalla combriccola
Prodi-Bertinotti-Ferrero-Padoa
Schioppa-Fassino-Mastella-D’Alema-Pecoraro-Diliberto-Dini… aveva realizzato,
con la <b>riduzione del “cuneo fiscale”</b>, un bel regalo di 6 miliardi di
euro all’anno ad imprese che facevano da anni notevoli profitti grazie alla
riduzione costante del costo del lavoro, alle de-localizzazioni e alle
esternalizzazioni (aiutate da contro-riforme del lavoro come quella di <b>Treu</b>
del 1997, non a caso appoggiate dagli stessi partiti che sostenevano il “Prodi
versione 2007”).</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Ma questa volta anche i poveri avranno qualcosa
e cioè una bella <b>“tessera del pane” da 40 euro al mese</b> che costerà allo Stato
complessivamente qualche milione di euro a fronte delle decine di miliardi che
si andranno ad elargire alle imprese. Perbacco, questa sì che è giustizia!
Verrebbe da dire: becchi e bastonati.</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>I lavoratori, intanto, sempre lì a pagare tessere
sindacali e a votare partiti/governi “amici”.</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><b><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Non sarà venuta l’ora di darci un taglio con
pagare e votare, votare e pagare?</span></b><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> Quando cominceremo a riprendere nelle nostre
mani il nostro destino senza più delegarlo a partiti e sindacati che in questi
decenni hanno dimostrato, come meglio non si poteva, da che parte stavano?</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Ora che la crisi - peraltro già in atto da molti
anni - si approfondisce, ora che migliaia di posti di lavoro verranno spazzati
via, <b>non è arrivata l’ora di fermarsi</b> a riflettere e pensare come
costruire una nuova forza sociale di lavoratori, indipendente dai partiti e dai
sindacati di regime? </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Non è arrivato il momento di <b>mettere in
discussione, non qualche padrone, ma <i>tutti</i> i padroni</b> ovvero le
fondamenta stesse della società capitalistica entro cui viviamo che <b>per i
lavoratori significa solo sfruttamento, morte e infortuni sui posti di lavoro,
miseria crescente</b> nel mondo (come evidenzia il rapporto di dicembre della
FAO che parla di un miliardo di persone che fanno la fame mentre manipoli
sempre più ristretti di potenti accaparrano tutte le ricchezze)?</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Noi pensiamo che questo momento sia proprio
arrivato. </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><b><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>In questi decenni i lavoratori hanno dovuto
leccarsi le ferite</span></b><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Georgia","serif"'>
di una profonda sconfitta. Ma ora basta. <b>Che siano i padroni a cominciare a
leccare le loro, di ferite</b>, quelle che saremo noi ad infliggere.</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Non è con lo stupido egoismo, con il “tirare a
campare” o, peggio ancora, con il razzismo dell’ignoranza e della disperazione
contro gli immigrati che i lavoratori faranno passi in avanti. Anzi, ne faranno
mille indietro perché <b>la prima regola di chi vuol comandare è “divide et
impera”</b>; dividi i tuoi nemici per poterli poi controllare più agevolmente.
Italiani contro immigrati, “garantiti” contro precari, nord contro sud, statali
contro privati… tutte le differenze vengono trasformate in contrasti per
poterci dividere e sfruttare meglio. No, <i>noi dobbiamo <b>unire quello che il
padrone cerca ogni giorni di dividere</b></i> perché la nostra divisione è la
nostra debolezza, la nostra morte sociale e in molti casi, anche <i>materiale</i>.
</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Certo, <b>la crisi può essere una grande
occasione per il padronato per prelevare altra ricchezza</b> dalle nostre
tasche; ma può essere anche <b>la nostra occasione per rialzare la testa e
riconquistare con la lotta il diritto a decidere del nostro futuro e quelli dei
nostri figli</b>. Come potremo guardarli negli occhi, questi figli, e dire loro
che non abbiamo avuto neppure il coraggio di lottare?</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><b><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Non andremo a testa china, con il cappello in
mano, ad elemosinare</span></b><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Georgia","serif"'>
qualche “ammortizzatore”. E quando accetteremo lavori duri, malpagati, precari,
terremo comunque sempre ben alta la testa perché<b> <i>noi siamo una classe</i></b>
che, come avrebbe detto un vecchio compagno, a dare un calcio nel culo al
capitalismo e ai capitalisti non ha nulla da perdere se non le proprie catene. </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><b><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Sono i padroni che hanno tutto da perdere. Loro
senza di noi non possono vivere; noi senza di loro e senza i loro servitori
politici e sindacali, semplicemente, vivremmo<i> </i>- e <i>vivremo </i>-
meglio.</span></b><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><i><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>Dicembre 2008</span></i><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><b><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'>PRIMOMAGGIO. Foglio per il collegamento tra
lavoratori, precari, disoccupati</span></b><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal style='text-align:justify'><span lang=EN-GB
style='font-size:10.0pt;font-family:"Georgia","serif"'>EMAIL: <a
href="mailto:primomaggio.info@virgilio.it" target="_blank"><span
style='font-family:"Times New Roman","serif"'>primomaggio.info@virgilio.it</span></a>
</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal><span lang=EN-US style='font-size:10.0pt;font-family:"Georgia","serif"'>WEB:
<a href="http://xoomer.virgilio.it/pmweb" target="_blank"><span
style='font-family:"Times New Roman","serif"'>http://xoomer.virgilio.it/pmweb</span></a></span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal><span lang=EN-US style='font-size:10.0pt;font-family:"Georgia","serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal><b><i><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Georgia","serif"'>Redazione
del Veneto<br>
</span></i></b><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Georgia","serif"'>Piazzetta
San Gaetano 1, SCHIO (VI)<br>
EMAIL: <a href="mailto:primomaggio.veneto@alice.it" target="_blank"><span
style='font-family:"Times New Roman","serif"'>primomaggio.veneto@alice.it</span></a>
<br>
TEL: <span style='color:black'>348.29005</span>11 – 340.4063172</span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal><span style='font-size:11.0pt;font-family:"Calibri","sans-serif"'> </span><o:p></o:p></p>
<p class=MsoNormal><strong><i><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Georgia","serif"'>Redazioni
della Toscana</span></i></strong><b><i><span style='font-size:10.0pt;
font-family:"Georgia","serif"'><br>
</span></i></b><span style='font-size:10.0pt;font-family:"Georgia","serif"'>Via
IV novembre 51 - VIAREGGIO (LU)<br>
Via stradella 57d - RONCHI - Marina di Massa (MS)<br>
EMAIL: <a href="mailto:primomaggio.toscana@alice.it" target="_blank">primomaggio.toscana@alice.it<br>
</a>TEL: 339.4505810, 339.6473677</span><o:p></o:p></p>
</div>
</div>
</div>
</div>
<p class=MsoNormal> <o:p></o:p></p>
</div>
</div>
</div>
</div>
<p><o:p> </o:p></p>
</div>
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