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<DIV><FONT color=#ff0d19><FONT color=#ff0d19><FONT face=Georgia color=#000000
size=5><STRONG>KOSOVO</STRONG></DIV>
<DIV></FONT></FONT></FONT>
<P align=left><FONT size=5><STRONG><FONT color=#800080><FONT face=Georgia>Mafia,
politica </FONT><FONT face=Georgia>e agenti segreti. </FONT><FONT
face=Georgia>La spy-story </FONT><FONT face=Georgia>che sfiora
Thaçi</FONT></FONT></STRONG></FONT></P>
<P align=left><STRONG><FONT face=Georgia color=#800080
size=5></FONT></STRONG> </P>
<P align=left><STRONG><FONT face=Georgia color=#800080
size=5></FONT></STRONG> </P>
<P><FONT face=Georgia size=2></FONT> </P><B>
<P align=left><FONT face=Georgia size=2>PAOLO SOLDINI</FONT></P></B><FONT
face=Georgia size=2>
<P align=left><A
href="mailto:italia@unita.it">italia@unita.it</A></P></FONT><FONT face=Georgia
size=2>
<P align=left>ROMA</P></FONT><FONT color=#ff0d19><FONT color=#ff0d19><FONT
color=#ff0d19>
<DIV><FONT face=Georgia color=#000000 size=2><STRONG>A Priština pochi giorni fa
tre tedeschi sono stati arrestati con l’accusa di aver compiuto un
attentato contro la sede dell’Ico, l’organismo internazionale che vigila
sulle istituzioni della nuova Repubblica. Ma forse dietro l’arresto, c’è
l’inchiesta sui possibili legami tra il premier e la criminalità
organizzata.</STRONG></FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2><BR><FONT face=Georgia></FONT></FONT></DIV>
<DIV><FONT class=Apple-style-span color=#020202>
<DIV>
<DIV><A href="mailto:italia@unita.it"><FONT face=Georgia
size=2></FONT></A></DIV><FONT color=#000000
size=2></FONT><BR></FONT></DIV></DIV>
<DIV><FONT class=Apple-style-span color=#020202>
<DIV><FONT face=Georgia size=2>I Balcani sono i Balcani, ma una storia come
questa pare incredibile pure nel Kosovo di tutte le trame, tra
spioni (in proprio e di Stato), doppiogiochisti, mestatori e
trafficanti d’ogni risma. Una decina di giorni fa, con grande clamore
mediatico la polizia di Priština arresta tre tedeschi. Su Andreas J.,
Andreas B. e Robert Z. pesa un’accusa molto pesante: avrebbero organizzato
e portato a termine, il 14 novembre, un attentato contro la sede
dell’ICO, l’organismo amministrativo internazionale che, in base
alle intese sull’indipendenza del Kosovo, vigila sulle istituzioni
della nuova Repubblica ed è diretto dall’inviato speciale dell’Unione
europea, l’olandese Piether Feith. In effetti, quel giorno qualcuno,
da un vicino edificio disabitato, ha gettato una bomba di modesta
potenza contro la palazzina dell’ICO, senza provocare ne´ feriti ne´
danni troppo seri: niente di grave, insomma, in una terra abituata a
ben altre violenze.</FONT></DIV><BR></FONT></DIV>
<DIV><FONT class=Apple-style-span color=#020202>
<DIV><FONT face=Georgia size=2>I due Andreas e Robert, però, non sono tre
persone qualunque: come comunica pubblicamente, contravvenendo alle regole
non scritte in questo genere di relazioni, il pubblico ministero di
Priština Feti Tunuzliu i tre sono agenti del
Bundesnachrichtendi<WBR>enst (BND), il servizio segreto della Repubblica
federale, e sono alle dipendenze di una società privata che
“notoriamente” assiste per conto del BND le imprese tedesche che investono
nel Kosovo. Fotografati e ripresi in tutte le pose, citati per nome e
cognome su tutti i giornali del paese e mostrati in tv, insomma bruciati
di brutto, Andreas J., accusato di aver materialmente gettato la
bomba, Andreas B. e Robert Z., possono cominciare subito a cercarsi un
altro lavoro, non prima di aver sperimentato le durezze del carcere di
Priština in cui vengono rinchiusi nonostante che Berlino, un paio
di giorni dopo l’arresto, abbia inviato un aereo militare per
riportarli a casa, com’è d’uso nelle faccende di spionaggio andate a male.
Poi tre o quattro giorni fa, all’improvviso, gli spioni tedeschi
scompaiono dalle tv e dai giornali. Si dice che, alla fine, i kosovari
abbiano accettato di farli partire e di giudicarli in contumacia.
Si dice pure che abbiano posto una condizione: nessun clamore, in
Germania, sulla conclusione della vicenda.</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2><BR><FONT face=Georgia></FONT></FONT></DIV>
<DIV>
<DIV><FONT face=Georgia size=2>Fine, apparente, della storia. Della
quale, così com’è stata raccontata, non si capisce un accidenti. Anzi,
si capisce che ci sono molte cose che non quadrano. La prima è
l’esistenza di una ripresa televisiva nella quale, secondo la polizia
e la magistratura di Priština si vedrebbe Andreas J. nell’atto di gettare
l’ordigno. Le immagini, però, non vengono mai mostrate in pubblico.
L’avvocata Bytyqi-Gashi, che difende i tre agenti, sostiene che, a
differenza di quanto afferma la polizia, nelle riprese non si
distinguerebbe alcun volto. Tanto che i funzionari dell’ambasciata tedesca,
i quali ammettono che i tre agenti possano essere stati sul
posto, ma dopo l’attentato e per svolgere indagini, invitano
le autorità giudiziarie a renderle pubbliche. Invano. Inoltre non
si capisce proprio perchè sull’attentato, che era passato quasi
inosservato, e sull’arresto sia stato montato un tale battage, a rischio di
compromettere molto seriamente le relazioni della giovane Repubblica
indipendente con la Germania. La cosa più inspiegabile di tutte, però,
è un’altra. Quale sarebbe la ratio dell’attentato? Perchè i tedeschi
avrebbero dovuto colpire un organismo politico dell’Unione europea,
nel quale, oltretutto, hanno un ruolo centrale?</FONT></DIV>
<DIV>
<DIV><FONT face=Georgia size=2>Perchè il Paese che dopo gli Stati Uniti è
stato quello che più si è dato da fare per il distacco del Kosovo
dalla Serbia ed è impegnatissimo nella Eulex (European Union Rule of Law
in Kosovo), la missione di 2mila tra giuristi, poliziotti e
amministratori inviati dalla Ue per costruire il tessuto amministrativo del
Paese, avrebbe dovuto mandare i propri agenti a buttare bombe contro,
in un certo senso, se stessi? Molto confusamente, esponenti del
governo kosovaro hanno sostenuto che la missione dei tre tedeschi era
quella di “destabilizzare” la situazione politica a Priština per favorire
lo smembramento del Kosovo, con la secessione delle province a
maggioranza serba, a cominciare da quella settentrionale, e contigua
alla Serbia, di Kosovska Mitrovica. L’accusa, sostengono fonti
diplomatiche tedesche, è surreale: la Germania non ha alcun
interesse alla creazione diun nuovo contenzioso serbo-albanese su
Mitrovica. E però un granello di distorta verità le accuse e le
mezze accuse kosovare potrebbero contenerlo: nei piani dell’Eulex
ci sono anche programmi di gestione amministrativa delle province e
dei comuni kosovari a maggioranza serba, che potrebbero
essere “cantonalizzati”, nonche´ precise raccomandazioni al rispetto
dei diritti civili, religiosi e linguistici delle minoranze presenti nel
Paese: serbe, ma anche rom, turche e “egiziane”. Ne´ le
cantonalizzazioni, ne´ gli statuti di protezione delle minoranze incontrano
troppe simpatie nell’attuale governo kosovaro.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia size=2>Ma la stampa tedesca che ha sollevato il
caso, in particolare la Süddeutsche Zeitung, ha un’altra chiave di
lettura dell’accaduto. Forse meno raffinata ma certo più convincente.
L’arresto dei tre agenti sarebbe una vendetta e un messaggio di stampo
mafioso che una parte dell’establishment di Priština avrebbe inviato a
Berlino. Si sa che il Bundesnachrichtendi<WBR>enst, tra tutti i servizi
segreti operanti nel Kosovo, è il più attento ai legami,
profondi e organici, che l’attuale potere politico di Priština
intrattiene con la criminalità organizzata. Il BND, in un certo senso,
lavora per tutti i paesi occidentali, e in particolare per noi
italiani, visto che gran parte dei traffici di droga, di prostituzione
forzata e di commercio di esseri umani della potente mafia kosovara
fanno capo alle organizzazioni italiane, la Sacra Corona Unita, la
‘ndrangheta, Cosa Nostra, la camorra. Pare che la società fittizia per
cui lavorano i tre tedeschi, la Logistic Coordination Assessment
Service (LCAS) sia in realtà un’agenzia di controllo sulla
“pulizia” dei legami d’affari tra le imprese kosovare e i loro
referenti nel resto d’Europa. E pare che dedichi una certa attenzione
alle attività di buona parte del governo e dell’apparato del
Partito democratico del Kosovo (Pdk), erede dell’Uck che condusse la
lotta armata contro i serbi. A cominciare dal capo del governo, nonché
presidente del partito, Hashim Thaci.</FONT></DIV>
<DIV><FONT size=2><BR><FONT face=Georgia></FONT></FONT></DIV><FONT face=Georgia
size=2>Non è la prima volta che il nome dell’uomo forte del Kosovo viene
evocato in relazione ai traffici criminali che fanno della
piccola Repubblica priva di risorse e di materie prime il nodo
principale del traffico di eroina e di cocaina dall’Oriente all’Europa,
nonché una inesauribile riserva di “materiale umano” da avviare alla
prostituzione o alla schiavitù. Thaci era
abbondantemente “chiaccherato” già una decina di anni fa quando,
appena trentenne, come leader dell’Uck fortemente appoggiato dagli Usa
partecipò ai negoziati che sarebbero poi falliti provocando nella
primavera del ‘99 l’intervento armato della Nato contro la
Serbia.</FONT></DIV>
<DIV>
<DIV><FONT face=Georgia size=2>Una vendetta? Un avvertimento a non
indagare più di tanto? Certo, questo spiegherebbe meglio di
qualsiasi altra ipotesi la nuova spy-story andata in scena sul
palcoscenico</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia size=2>della più complicata e ambigua
capitale balcanica. Una storia alla quale sarebbe bene che le nostre
autorità prestassero
molta attenzione.</FONT></DIV></DIV></DIV><BR></FONT></DIV>
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size=2>---</FONT></DIV>
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<DIV><FONT face=Georgia color=#020202 size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT class=Apple-style-span color=#020202><BR><FONT face=Georgia
size=2></FONT></FONT></DIV>
<DIV><FONT class=Apple-style-span color=#020202>
<DIV><FONT face=Georgia size=2>La copertura</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia size=2></FONT> </DIV>
<DIV><B><FONT face=Georgia size=2>I tre arrestati dalla polizia kosovara
lavorano per il Bnd, il servizio segreto tedesco</FONT></B></DIV>
<DIV><FONT size=2><BR><FONT face=Georgia></FONT></FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia size=2>LA SÜDDEUTSCHE ZEITUNG</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia size=2>Secondo il quotidiano tedesco, l’arresto dei
tre sarebbe una sorta di messaggio di stampo mafioso che una parte
dell’establishment kosovara avrebbe inviato a Berlino per fermare ulteriori
indagini.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Georgia size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Georgia size=2></FONT> </DIV><BR></FONT></DIV>
<DIV><FONT class=Apple-style-span color=#020202>
<DIV><FONT face=Georgia size=2>Il giro d’affari</FONT></DIV>
<DIV><B><FONT face=Georgia size=2>Contrabbando e droga, l’economia "sommersa" di
un Paese povero</FONT></B></DIV>
<DIV><FONT size=2><BR><FONT face=Georgia></FONT></FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia size=2>Le cifre del disastro economico del
Kosovo dicono che la regione è, con ogni probabilità, la più
povera d’Europa. Almeno ufficialmente, perchè in realtà se si guarda
alla “economia sommersa” nel Kosovo girano molti più soldi di quanti
ce ne dovrebbero essere. Solo che “economia sommersa”, da queste
parti, significa criminalità: dalla falsificazione dei grandi marchi
europei (film, cd, tessuti, cuoieria) al contrabbando ai traffici di ogni
genere, droga e prostituzione in testa. Il Pil del paese non tocca i 2
miliardi di euro; la media salariale degli occupati (appena un terzo della
popolazione attiva) non tocca i 250 euro mensili e su 100 kosovari 15
sopravvivono con meno di un euro al giorno.</FONT></DIV></FONT></DIV>
<DIV><FONT class=Apple-style-span color=#020202 size=2>
<DIV><FONT face=Georgia>Va un po’ meglio a quanti lavorano per le
organizzazioni internazionali, intorno alle quali si è sviluppata, specie a
Priština, una assai precaria rete di servizi. Ma la bilancia
dei pagamenti dà la misura di quanto il Kosovo, che al tempo della
Jugoslavia ospitava fabbriche, miniere e un’agricoltura in grado di
esportare, si sia impoverito negli ultimi anni. La piccola repubblica
importa beni per quasi un miliardo di euro, ma ne esporta solo per 37
milioni, soprattutto legname e funghi. Eppure a Priština e nelle altre
città non è raro vedere ricchezze ostentate, soprattutto negli ambienti
vicini ai gruppi oggi al potere. E a una mafia che ha forti legami al
di qua dell’Adriatico.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Georgia></FONT> </DIV>
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