<table cellspacing="0" cellpadding="0" border="0" ><tr><td valign="top" style="font: inherit;"><DIV>Essendo stato tra quelli che hanno deciso che era meglio impadronirsi dell'Aula magna senza chiedere il permesso e che il coagularsi di lavoratori, studenti, precari e belli-brutti, fosse un momento intenso e che andava oltre le rivendicazioni prettamente universitarie per configurare una piattaforma di lota più ampia, condivido in pieno l'analisi che riportata.</DIV>
<DIV><BR><BR>--- <B>Mer 17/12/08, vittoria oliva <I><huambos@virgilio.it></I></B> ha scritto:<BR></DIV>
<BLOCKQUOTE style="PADDING-LEFT: 5px; MARGIN-LEFT: 5px; BORDER-LEFT: rgb(16,16,255) 2px solid">Da: vittoria oliva <huambos@virgilio.it><BR>Oggetto: [Redditolavoro] Milano venerdi' 12 dicembre 2008<BR>A: "redditolavoro" <redditolavoro@ecn.org><BR>Data: Mercoledì 17 dicembre 2008, 17:37<BR><BR>
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<DIV class=field-item>Alcuni studenti e lavoratori dell' Assemblea dell' Aula Magna</DIV></DIV>
<DIV>Milano, venerdì 12 dicembre 2008.<BR>A conclusione di una mattinata di sciopero generale, durante la quale più cortei avevano attraversato la città, un folto spezzone decideva di non terminare la giornata in piazza del Duomo e, dopo un rapido passaggio in piazza Fontana (per ricordare il volto assassino dello Stato) e un tentativo di raggiungere Assolombarda (per ricordare il volot assassino dei padroni), si dirigeva verso l’Università Statale di via Festa del Perdono per dare vita a un’assemblea vòlta a lanciare una lotta all’altezza del presente.</DIV>
<DIV>Studenti universitari e medi, lavoratori, precari, disoccupati, pensionati, scioperanti, individui qualunque e realtà di vario genere e provenienza, giovani e anziani, belli e brutti, alti e bassi, si muovono, senza alcuna identità di riferimento se non quella di un’incazzatura sociale condivisa e di una determinazione contro lo stato attuale delle cose.<BR>Nell’aria e nell’animo di molti vibra la viva percezione che si stia profilando un’inedita composizione di forze sensibili all’urgenza del momento. Un sentimento diffuso è quello di occupare l’aula magna (cosa che a Milano non accadeva, nella congiuntura tra studenti e lavoratori, da trent’anni). Letteralmente si apre l’Università alla città, scardinando le porte dell’Aula Magna per un incontro del quale è difficile sovrastimare il potenziale. </DIV>
<DIV>Si stava producendo un evento, un momento di rottura con l’andamento inerziale del presente.<BR>Ma non c’è evento che non produca agenti antievenemenziali che, volendo “gestire” le situazioni, fanno in modo che nulla accada.</DIV>
<DIV>Una parte degli studenti della Statale, appoggiati da qualche figuro politico, decide di rompere con l’assemblea dell’Aula Magna e di andare in un’altra aula, prendendo a pretesto la “forzatura” effettuata nello scardinare l’entrata, cosa che sarebbe stata fatta, a loro dire, da “persone esterne al movimento”. Disertando l’assemblea e cercando di farla fallire costoro si sono assunti una responsabilità politica chiarissima e gravissima. Non crediamo che, in merito, ci possano essere molte sfumature.</DIV>
<DIV>A costoro diciamo comunque che nelle situazioni di lotta l’unica esteriorità che conosciamo è quella tra chi partecipa alle lotte e chi non vi partecipa, e che il passaggio che si stava vivendo non era un momento della lotta degli studenti della Statale. Non riuscire a comprendere questo dato elementare è sintomo di pochezza intellettuale o di una precisa volontà politica “gestionale” – o di entrambe.<BR>Al contempo, rivendichiamo l’apertura della porta, non solo necessaria da un punto di vista pratico, ma anche significativa da un punto di vista simbolico, come un gesto collettivo condiviso da molti. Certo, non da tutti. Il rettore, ad esempio, non era d’accordo.</DIV>
<DIV>Un dato è certo: il movimento studentesco è morto.<BR>Bene, non c’è da dolersene. Né da rallegrarsene. Notoriamente, i movimenti sono fatti per finire. Molti hanno riconosciuto alcuni aspetti positivi in questo movimento (soprattutto la sua capacità di muoversi differentemente nella città e l’incuranza per le appartenenze di parrocchia in alcune modalità d’intessere rapporti orizzontali). In una città socialmente asmatica, si è respirata insapettatamente una ventata di aria fresca. Ma ormai una certa inconsistenza universitaria cominciava a essere stucchevole nella sua incapacità di andare oltre se stessa.<BR>Alcuni studenti hanno sentito l’esigenza di compiere questo passo e lo hanno tentato in vari modi. Altri hanno dimostrato di non riuscire a vedere al di là del ristretto orizzonte in cui sono socialmente costretti e accettati.<BR>Ai primi diciamo che è bene insistere sulla scia delle intensità vissute, consolidare rapporti
e inventarsi le modalità organizzative necessarie per essere all’altezza della situazione attuale.<BR>Ai secondi, inviamo i migliori auguri per il proseguimento degli studi ai quali ritorneranno alla fine della ricreazione.<BR>A tutti gli altri diciamo che in certi passaggi non è possibile stare nel mezzo o ricercare sfumature. </DIV>
<DIV>Sulla soglia o ci si ferma, o la si varca. </DIV>
<DIV>Alcuni studenti e lavoratori dell’Assemblea dell’Aula Magna.<BR>_______________________________________________</DIV></DIV></DIV><PRE>_______________________________________________
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