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<h1><br></h1><h1>DA "IL RESTO DEL CRETINO" DI OGGI REPORTAGE SULLA LOTTA CONTRO I LICENZIAMENTI ALLA IRIS CERAMICHE DI MODENA. AL DI LA' DELLE CHIACCHERE GLI OPERAI DA STAMATTINA SONO IN PICCHETTO SU TUTTI I SITI E NON SE NE ANDRANNO FINO A CHE NON SI RITIRERANNO I LICENZIAMENTI...<br></h1><br><h1><br></h1><h1>Iris, la rabbia degli operai: "Blocchiamo le merci"</h1>
<div id="abstract">Una
mobilitazione così il distretto di Sassuolo e Scandiano non se lo
ricordava dagli anni Ottanta. In centinaia hanno dato il via ai
picchetti. I sindacati: "E' il momento di unire le forze per poter
sperare"<BR></div>
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<span class="img_left"> <img src="http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/modena/2009/01/12/143853/images/174344-INCONTRO.JPG" alt="Dipendenti della Iris Ceramica di fronte allo stabilimento di Sassuolo (foto Fiocchi)" title="Dipendenti della Iris Ceramica di fronte allo stabilimento di Sassuolo (foto Fiocchi)" height="140" width="160"> </span>Modena, 13 gennaio 2009. <strong>Una mobilitazione così, </strong>nei
confronti di un gruppo ceramico, il distretto di Sassuolo e Scandiano
non se lo ricordava dagli anni Ottanta. Determinazione, partecipazione,
solidarietà e due decisioni: presidi dinanzi agli stabilimenti Iris e
blocco delle merci. Con queste prerogative, uscite dall’assemblea
sindacale, svoltasi ieri al Teatro Astoria di Fiorano, i lavoratori
d’Iris Ceramiche Spa hanno iniziato una protesta nei confronti
dell’azienda che ha deciso la messa in liquidazione della società. La
prospettiva, per oltre 750 addetti, è il licenziamento anche se si
parla di uno spiraglio per la riapertura di uan parte moniore di
produzione e della riassunzione di 2/300 lavoratori. A decorrenza
immediata, due le giornate di sciopero generale e questo come prima
risposta alla proprietà che fa riferimento a Romano Minozzi.<BR>
<strong>Poi, blocco delle merci </strong>in entrata e uscita dagli
stabilimenti, ritiro della delibera di messa in liquidazione;
ripresentazione da parte dell’azienda di un piano industriale. I
presidi interessano anche gli stabilimenti di Technokolla, di Via
Radici in Piano, a Sassuolo; della GranitiFiandre e Ariosthea, a
Castellarano di Reggio Emilia, facenti parte del Gruppo, ma non
interessati dal provvedimento della messa in liquidazione. Presidi, già
alle 11 di ieri mattina, sono scattati davanti agli ingressi degli
stabilimenti di Via Ghiarola Nuova e Via Radici in Piano, a Fiorano;
alle Casiglie, in Via Valle d’Aosta, a Sassuolo; della Tecnokolla e
all’Indus di Casinalbo. Queste decisioni sono scaturite, con forza e
rabbia, nel corso di due ore di dibattito all’interno di un teatro
Astoria insufficiente a contenere tutti i partecipanti (oltre 500 e fra
questi alcuni sindaci e pubblici amministratori del distretto). «Le
intelligenze dei lavoratori, sia del versante modenese come di quello
reggiano, devono unirsi e ognuno deve diventare protagonista. Solo così
si possono raggiungere risultati insperati», ha auspicato Enzo
Tagliaferri, segretario provinciale della Femca-Cisl, prima di prendere
il posto, assieme ai colleghi della Femca-Cgil Emanuela Gozzi e Claudio
Tonelli, sul palco.<BR>
<strong>E’ stato proprio </strong>Tonelli a svolgere una relazione
sugli avvenimenti di questi ultimi giorni parlando di una «situazione
paradossale che nessuno si aspettava» e di come i rappresentanti
dell’Iris abbiano escluso la possibilità di un’acquisizione
dell’azienda da parte di GranitiFiandre, rimasta al patron Minozzi.
«Speriamo di incontrare Romano Minozzi», rilancia Luigi Tollari,
segretario Uil. ««Il gruppo non è in crisi, il bilancio ha degli utili
e ritirare la messa in liquidità è possibile», ha ricordato Enzo
Tagliaferri. «Quando gli operai scoprono che la loro battaglia è di
tutti, cresce la lotta contro questo piano”, ha commentato Emanuela
Gozzi, stemperando alcune prese di posizione che riguardano il numero
di quelli che avrebbero continuato a marcare il cartellino (addetti
alle buste paga…) e chi (trenta persone) con altre mansioni, si trova
al lavoro, sciopera, perde soldi a differenza dei 250 operai in cassa
integrazione, così come, sempre da ieri, usufruisce di ferie e permessi
aziendali.<br>
<BR>
<u><strong>LE STORIE</strong> I COLLETTI BIANCHI RACCONTANO COME HANNO APPRESO DELLA CHIUSURA</u><BR>
<strong>Sono entrati amareggiati</strong>, quasi increduli su quanto
sta avvenendo. Dopo due ore d’assemblea sindacale, i circa 500
dipendenti d’Iris Ceramiche escono dal Teatro Astoria di Fiorano, più
che mai arrabbiati e convinti di un’azione di lotta dura contro la
proprietà. C’è chi ha affermato, nel corso dell’incontro, che il
prossimo 20 gennaio si conoscerà l’acquirente dell’azienda. Altri, non
pubblicamente, prospettano una soluzione che vorrebbe una nuova società
acquisire il tutto con un forte smagrimento (350/400 dipendenti in
meno) occupazionale. Tante le voci che si rincorrono, ma di concreto,
al momento, non c’è nulla. Proprio per questo non si da pace Rocco
Ingianna, da vent’anni operaio nello stabilimento Iris di Fiorano: «Mi
trovo in una situazione molto pesante da portare avanti. Sono separato,
ho due figli a carico e un mutuo a cui far fronte. Se mi viene a
mancare lo stipendio cosa darò ai miei figli? Come continuerò a vivere».<BR>
<strong>Qualcuno</strong> ha messo in dubbio anche l’azione
sindacale. «Vorrei capire – chiede Michele Calamaio, da vent’anni
all’Iris di Viano - il sindacato cosa intende fare? Dobbiamo sempre
aspettare la concertazione e poi ci troviamo tutti a casa? Quante volte
l’azienda ha fatto capire che c’era qualche cosa che stava maturando?
Una volta ci sono stati 185 esuberi, un’altra 135 e adesso 770: non
sarebbe meglio che Cgil, Cisl e Uil cominciassero a pensare veramente
ai lavoratori e non alle concertazioni? Noi ci troviamo, oggi, in mezzo
alla strada grazie anche a loro e al Governo». Di tutt’altro tenore la
testimonianza di Cosimo Primativo, delegato Rsu, ha passato trent’anni
della sua vita alle dipendenze dell’azienda: «E’ stata una mazzata. E’
in atto un piano di ristrutturazione e quindi c’è la voglia di
continuare. Sono sbalordito da questa decisione della messa in
liquidità; gli esuberi c’erano già, si era bloccato il turn-over…ato».<BR>
<strong>Incredulità </strong>anche da parte di tanti impiegati
presenti nella sala. «Siamo tutti molto amareggiati. Non ci aspettavamo
– sostiene Mara Montanari, della divisione commerciale - questa
situazione nonostante le ‘voci’ di vendita. Lasciare a casa tutti è una
cosa allucinante». Edda Nini, da i trent’anni all’Iris come
corrispondente per il mercato francese, è tornata a lavorare il 7 e
“l’8 – puntualizza - abbiamo appreso, dai giornali, la notizia della
messa in liquidazione. Nessuno ci ha detto nulla, tranne la clientela e
la forza vendite all’estero che ci telefonava per chiederci cosa stesse
succedendo. Venerdì sera, alle sei, c’è stato detto di andare in ferie,
con gli ordini sulle scrivanie….».<BR><p class="autore">di LUIGI GIULIANI</p><br /><hr />Scopri le novità! <a href='http://download.live.com/?mkt=it-it' target='_new'>La tua vita, i tuoi interessi, tutto insieme su Windows Live.</a></body>
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