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<HTML><HEAD><TITLE>R: Taranto, l'Ilva, la diossina</TITLE>
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<DIV><FONT face=Arial size=2>riceviamo</FONT></DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV><FONT size=2><FONT face=Arial></FONT><BR><FONT size=3> </FONT>
<H1 class=western>Taranto, è tempo di (Alta)marea</H1>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><BR></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><B>Nella città pugliese sono i
movimenti di base a portare avanti le battaglie su temi ambientali e della
sicurezza sul lavoro, mentre la politica ufficiale oramai tutela solo se
stessa</B></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><BR></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><I>Nota per la redazione: ho
inserito a futura memoria i riferimenti ai documenti dai quali ho tratto i dati
numerici, casomai qualcuno dovesse farvi causa. Però toglieteli dal testo se lo
pubblicate</I></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><BR></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify>Nel periodo dei saldi la zona
pedonale di Corso Umberto è piena di gente. A nord, l’insenatura naturale del
Mar Piccolo, a sud il golfo sul mare ionio, pieno di navi alla fonda in questa
mattina di burrasca. Tra i due bacini, l’isola del borgo antico, cuore antico
(bisognoso di qualche restauro) di questa città di antica vocazione marinara.
Dal corso ai due mari si può avere una visione d’insieme, compreso quello che
c’è a nordovest: ciminiere e nuvole pesanti che in questa giornata di cielo
plumebeo diventano minacciose. La zona industriale della città comprende le
raffinerie che trattano il greggio estratto dai pozzi lucani, la Cementir e
soprattutto il complesso siderurgico Ilva. Il camino E312 dell’impianto di
agglomerazione dell’Ilva è alto 210 metri, 60 in più della Mole di Torino, 90 in
più del grattacielo Pirelli di Milano. Nel quartiere Tamburi, limitrofo allo
stabilimento, le palazzine basse non riescono a nasconderla, la ciminiera spunta
inesorabile in fondo a una strada o dietro una casa, o sullo sfondo dell’animato
mercato del sabato, ma almeno oggi la pioggia lava via l’impalpabile polvere
rossa con cui lotta la gente del posto. Qui viene rilasciata nell’ambiente, e
respirata, il 90% della diossina prodotta sul territorio nazionale <B>[3]</B>, e
il camino E321 ne emette una quantità tra le 4 e le 6 volte superiore alle
raccomandazioni UE anche in condizioni di operatività ottimale <B>[1]</B>.
Niente di illegale, la legge italiana tutela più l’industria che la salute
pubblica: le diossine sono una famiglia di 210 sostanze delle quali solo 17 sono
ritenute cancerogene, e mentre negli USA, in Giappone, in Francia e in Gran
Bretagna da anni si valutano le emissioni in base alla tossicità equivalente, su
base quindi qualitativa, in Italia il limite è calcolato sulla quantità totale,
equiparando di fatto sostanze dannose e sostanze inoffensive. Un impianto
siderurgico può quindi riversare legalmente in atmosfera fino a 10.000
nanogrammi/m. cubo di diossina totale, e l’Ilva volendo potrebbe inquinare
ancora di più di quanto fa oggi. Ma già così l’impatto dell’area industriale è
devastante. Al quartiere Tamburi ci si ammala di più che a Taranto città, e
molto di più della media nazionale <B>[2]</B>, bambini di dieci anni si ammalano
di patologie tipiche dei tabagisti, la diossina entra nella catena alimentare e
interi allevamenti vengono abbattuti e le carcasse smaltite come rifiuti
speciali, e perfino nel latte materno se ne trova un tasso 25 volte maggiore
delle raccomandazioni OMS. C’è n’è abbastanza, no? E infatti i tarantini il 29
novembre hanno iniziato a dire forte ora basta (mò avaste, in tarantino) con una
manifestazione da 20.000 persone (su una popolazione cittadina di 200.000)
organizzata da un cartello di associazioni cittadine riunite sotto la sigla
AltaMarea. A livello dei media nazionali, ovviamente silenzio o poco più. “Le
associazioni ambientaliste di Taranto e provincia, aggregandosi, hanno raggiunto
la massa critica necessaria per organizzare una manifestazione così, e lo hanno
fatto in 20 giorni, proprio come un’onda che monta” dice Luigi Boccuni, del
comitato organizzatore. La manifestazione ha dato la spinta finale
all’approvazione della legge regionale antidiossina, ma la partita è ancora
aperta: “potrebbe essere impugnata, visto che le regioni hanno competenza in
materia di tutela della salute, ma non in materia ambientale, e poi è un’arma
caricata a salve se non si danno all’ARPA (Agenzia Regionale di protezione
Ambientale) gli strumenti per monitorare il livello delle emissioni”. AltaMarea
si prepara a vigilare ed ora è impegnata nell’organizzare la fase successiva del
movimento. “vogliamo diventare una realtà presente sul territorio, aperta a
tutti, assolutamente indipendente dalla politica come lo siamo ora, e passare
dalla protesta alla elaborazione di progetti e proposte”, dice Luigi. Una parte
dell’opinione pubblica vorrebbe puntare direttamente al superamento dell’Ilva e
si è ventilata anche l’ipotesi di un referendum, ma fare a meno di una realtà
che dà lavoro indotto compreso a 20.000 persone non è realistico nel breve
periodo, e uno dei nodi da affrontare è proprio il rapporto tra chi è dentro e
chi è fuori dallo stabilimento. “Il rapporto con i sindacati per il momento è
quasi inesistente, e il movimento viene guardato con sospetto da chi teme di
perdere la propria fonte di reddito”, dice Luigi, e questa distanza è confermata
da Margherita Calderazzi dello SLAI Cobas, che dà una lettura da un punto di
vista diverso: “non dimentichiamoci che le prime vittime dell’inquinamento sono
gli stessi lavoratori dell’Ilva; non si può prescindere dall’unità con i
lavoratori e la fabbrica non può non essere il cuore della battaglia”. E il
termine battaglia si adatta bene a una realtà aziendale ricca di contrasti aspri
tra proprietà e lavoratori: l’azienda è stata recentemente condannata per un
caso di mobbing collettivo, la vicenda della palazzina LAF, che ha ispirato
anche un lavoro teatrale, “otto mesi in residence” di Alessandro Langiu. Una
battaglia che per la Calderazzi (anch’essa coinvolta in una vicenda giudiziaria)
non si deve appiattire sulla dicotomia occupazione/tutela ambientale, oramai
obsoleta: “Il vero dualismo è tra profitto senza regole e tutela dell’ambiente.
Finquando la produzione a tutti i costi sarà la priorità, e le istituzioni
tuteleranno i grandi gruppi industriali più che i lavoratori, non ci potrà
essere tutela ambientale. Chi lo ha detto che una industria siderurgica deve
essere per forza inquinante?. Chiediamo da tempo senza successo una postazione
permanente della ASL e dell’ispettorato del lavoro all’interno dell’impianto,
perché le leggi esistenti in materia di sicurezza e ambiente consentirebbero già
da ora di abbattere inquinamento e infortuni”. Regole che dovrebbero tutelare
non solo gli imprenditori ma anche salute pubblica e sicurezza sul lavoro, e per
le quali qui come in tanti altri posti sono impegnate in prima linea
associazioni e organizzazioni “di base”, di differente orientamento ma
accomunate dalla diffidenza (se non ostilità) verso la politica e il
sindacalismo “ufficiale”, che oramai sembra non tutelare più nessuno, tra
conflitti di interesse a destra e disastri organizzativi e politici a sinistra.
Tra Taranto e Strasburgo in linea d’aria c’è ancora una nuvola scura che
galleggia nel cielo invernale, come la città galleggia tra rassegnazione e nuova
spinta al cambiamento. Sul campo una (Alta)Marea che deve diventare fiume e
portare da qualche parte, o ritirarsi. Ma quelli come Luigi e Margherita sono
poco disposti a ritirarsi…</P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><BR></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><BR></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><B>Riferimenti</B></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><BR></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify>[1] ARPA PUGLIA: - R E L A Z I O N E
T E C N I C A P R E L I M I N A R E - Rilevazione di PCDD/Fs e PCBs “diossina
simili” nei fumi di processo emessi dal camino E 312 dell’impianto di
agglomerazione AGL/2 dello stabilimento siderurgico ILVA S.p.A. di Taranto</P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><BR></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm">[2] Arpa Puglia: <FONT size=2>Criticità ambientali
nell’area industriale di Taranto e Statte con particolare</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><FONT size=2>riferimento alla
problematica delle emissioni e della qualità dell’aria. Relazione alla V
Commissione del Consiglio della Regione Puglia. 19 novembre 2008</FONT></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify><BR></P>
<P style="MARGIN-BOTTOM: 0cm" align=justify>[3] Dossier peacelink, versione 1,
3/5/2007</P><BR><BR><BR><BR><BR> </FONT></DIV><!-- SPAMfighter Signature --><br><hr>Sto utilizzando la versione gratuita di <a href="http://www.spamfighter.com/lit">SPAMfighter</a>!<br /> Siamo una comunità di 5,8 milioni di utenti che combattono lo spam.<br /> 2069 messaggi contenenti spam sono stati bloccati con successo.<br />La versione Professionale non ha questo messaggio.</BODY></HTML>