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<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif"><B><FONT
face="Arial, Helvetica, sans-serif" color=#333399 size=6>Sicurezza e pugno duro
: uso della paura a scopi politici</FONT></B></FONT></P><FONT
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<P><BR>di Alessandro Balducci</FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>Nel suo libro “La
cultura del controllo” (1), David Garland scrive: "A partire dagli anni
settanta, la paura della criminalità è un tema che ha acquistato sempre maggiore
importanza. Quella che una volta era considerata un'angoscia circoscritta,
localizzata, che affliggeva soltanto le persone e i quartieri più poveri, ha
iniziato a essere intesa come uno dei problemi sociali più gravi, e come una
caratteristica della cultura contemporanea. Non solo: la paura della criminalità
ha iniziato a essere concepita come un problema in sé, indipendentemente dai
tassi effettivi di criminalità, a tal punto che si sono sviluppate politiche
dirette a ridurre specificamente i livelli di paura, anziché il numero dei
reati".</FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>"Ricerche
finanziate con fondi pubblici - prosegue Garland - eseguono oggi un costante
monitoraggio di questa paura, elaborando indici e strumenti per misurare le
reazioni suscitate dalla criminalità - paure fondate, paure allo stato nascente,
insicurezze generalizzate, rabbia, risentimento - e mettendole in relazione con
i rischi effettivi. L'emergere della paura della criminalità quale tema di
grande interesse socio culturale è confermata dai sondaggi di opinione, che
rilevano la condivisione - da parte di una larga maggioranza della popolazione
statunitense e britannica - dell'idea che, a prescindere dai dati reali, vi sia
un incremento dei tassi di criminalità, e una scarsa fiducia nella capacità del
sistema della giustizia penale di contrastare questo fenomeno." </FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>Più avanti Garland
afferma quanto segue: "...Un' altra rottura significativa con quanto accadeva in
passato sta nel fatto che la politica penale ha cessato di essere delegata, di
comune accordo, dagli schieramenti politici a professionisti, ed è diventata un
tema significativo intorno al quale si gioca la competizione elettorale.
Dibattiti politici dai toni molto accesi si concentrano intorno alla questione
del controllo della criminalità, così che ogni decisione è presa tra gli sguardi
incrociati dell'opinione pubblica, e ogni errore si traduce in uno scandalo. I
processi decisionali sono profondamente politicizzati e intrisi di populismo. I
provvedimenti hanno il fine di ottenere un vantaggio politico e i consensi
dell'opinione pubblica, indipendentemente dalle opinioni degli esperti e dai
risultati della ricerca empirica".</FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>"I gruppi
professionali che un tempo detenevano il monopolio dei processi decisionali sono
stati progressivamente esautorati dal loro compito, man mano che la politica è
stata delegata a commissioni e a consulenti politici" aggiunge Garland,
spiegando che "Nuove iniziative sono annunciate negli ambienti politici -le
convention dei partiti statunitensi, i congressi dei partiti britannici, le
interviste televisive - e sono tradotte in slogan: Prison works (il carcere
funziona), Three strikes and you're out (tre volte e hai chiuso), Truth in
sentencing (leggi che prevedono una reale corrispondenza tra reato e sanzione
effettivamente scontata), No frill prison (il carcere deve essere duro),
'tolleranza zero', Tough on crime, tough with the causes of crime (duri col
crimine, duri con le cause del crimine)." </FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>Sembra di leggere,
soprattutto nell’ultima parte dello scritto di Garland, le parole d’ordine che
hanno caratterizzato la campagna elettorale in Italia del 2008, soprattutto in
riferimento alle grandi città dove gli schieramenti politici hanno giocato tutto
sul “bisogno di sicurezza della gente” e sulla necessità di politiche di
“tolleranza zero”. Garland, in realtà, si riferisce a quanto era successo negli
Usa e in Inghilterra a partire dagli anni ’70, e poi continuando nei decenni ‘80
e ‘90: più o meno il periodo in cui in Inghilterra si imposero i Tories della
signora Thatcher ed in America i conservatori di Ronald Reagan. Sembra quasi di
sentire quell’adagio secondo il quale l’Italia segue gli Stati Uniti con un
ritardo di circa 30 anni. E per quanto riguarda la questione criminale e le
politiche di sicurezza in effetti pare proprio che sia andata così.</FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>Come ampiamente
riportato nel testo di Garland, le campagne di politicizzazione della sicurezza
e del controllo della criminalità - ben congegnate e orchestrate con un’ampia
disponibilità di mezzi e di denaro - hanno spinto governi ed amministrazioni
locali, in concreto, a promulgare tutta una serie di leggi e provvedimenti
fortemente orientati nel senso della giustizia retributiva: tanto male fai alla
società, tanto male ricevi dallo Stato sotto forma di sanzioni e carcere. Come
esempio di queste strategie viene citata spesso la politica di controllo del
crimine di strada condotta dal sindaco di New York R. Giuliani e dal
sovrintendente della Polizia di N.Y. Bill Bratton all’inizio degli anni 90, in
Italia nota come strategia della “tolleranza zero”.</FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>In realtà la guerra
di Giuliani contro il crimine era ispirata alla teoria delle “finestre rotte”
elaborata da J. Wilson e da G. Kelling (2,3,4). Dopo l’esperienza newyorkese di
Giuliani e Bratton, in America qualcuno ha cominciato ad interrogarsi
sull’opportunità e sull’effettiva efficacia di quelle politiche e nuovi modelli
di politiche di controllo del crimine sono stati avviati, come per esempio a
Boston(5). A New York, il “pugno duro” di Giuliani è ormai un lontano ricordo,
anche perché i costi per il contribuente delle “crociate” anticrimine sono tali
da essere difficilmente compatibili con le attuali ristrettezze imposte dalla
crisi economica. </FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>A maggior ragione,
è lecito pensare che tali politiche siano incompatibili anche con i bilanci
della stragrande maggioranza dei comuni italiani: non lo erano già anni fa
quando non imperversava la crisi economica, figuriamoci adesso che, fra il
taglio dell’Ici – che alimentava essenzialmente le entrate dei Comuni - e la
drammatica situazione economico-finanziaria, tutto si può immaginare meno che
l’imposizione da parte degli enti locali di nuove tasse, anche se giustificate
dal “nobile” scopo della lotta alla criminalità. </FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>C’è allora il
legittimo sospetto che, dopo i nuovi episodi di cronaca nera – le violenze
sessuali a Roma e dintorni – le dichiarazioni dei politici e degli
amministratori pubblici sulla necessità del pugno duro siano solo parole uscite
di bocca per riempire i telegiornali e tranquillizzare qualche cittadino
esasperato, ben sapendo che tanto alle parole non seguiranno mai i fatti.
</FONT><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>Non parliamo
poi della proposta di riempire di soldati le città e le strade: le violenze e le
aggressioni di norma avvengono verso persone che sono in zone della città poco
trafficate o addirittura isolate. Anche con 30.000 soldati a Roma, difficile
pensare che a Guidonia, quella sera, ci sarebbe potuto stare un soldato ad
evitare quanto accaduto. </FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>Sarebbe allora il
caso che i politici che hanno la responsabilità della gestione pubblica
smettessero una buona volta di riempirsi la bocca con proposte che non solo non
possono mettere in pratica ma di cui neanche si è certi della loro capacità a
risolvere il problema. A nessuno dei nostri amministratori viene in mente, per
esempio, che forse possa essere sbagliato l’approccio alla questione
“Sicurezza”? Ritornando a Garland, la sua analisi dimostra che le modalità con
cui sono stati interpretati ed affrontati tali problemi, e che hanno
caratterizzato le strategie dei governi anglosassoni negli ultimi tre decenni,
siano state ispirate più da motivazioni politiche e di ricerca del consenso
elettorale, piuttosto che da una loro effettiva e dimostrata efficacia.
</FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>L’Osservatorio ha
tentato qualche volta di riesaminare i temi della sicurezza e del controllo
della criminalità sviluppando delle riflessioni (soprattutto sulla violenza di
genere) che consentono di immaginare modi e percorsi alternativi(6) a quelli
proposti finora. Ma in Italia, adesso, sono ancora la demagogia e la cultura
penale retributiva a dettare le risposte alle esigenze dei cittadini, anche e
soprattutto in ambiti come questo. </FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2>Speriamo solo che
non occorra aspettare altri 30 anni per arrivare alla fine a cestinare
nell’archivio della storia la cosiddetta “tolleranza zero”, come già successo in
nord America.</FONT></P>
<P><FONT face=Verdana></FONT> </P>
<P><FONT face=Verdana></FONT> </P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2><FONT size=1>1) D.
Garland, “La cultura del controllo”, Il saggiatore, 2001;<BR>2) J. Wilson, G.
Kelling, Atlantic Monthly, 1982;<BR>3) L. Vastano, Narcomafie, nr. 2, pag. 66,
2003;<BR>4) <A
href="http://www.osservatoriosullalegalita.org/07/acom/09set2/1500giusticrimen.htm">C.
Giusti, Osservatorio sulla legalita' 15.09.2007</A><BR>5) A. Stille, La
Repubblica, 16.09.2007;<BR>6) <A
href="http://www.osservatoriosullalegalita.org/08/acom/11nov3/2600donneviol.htm">T.
Pitch, Osservatorio sulla legalita', 25.11.2008</A> </FONT></FONT></P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2><FONT
size=1></FONT></FONT> </P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2><FONT
size=1></FONT></FONT> </P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2><FONT
size=1></FONT></FONT> </P>
<P><FONT face="Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif" size=2><FONT size=1><A
href="http://www.osservatoriosullalegalita.org/09/acom/01gen3/2711alexsicur.htm">http://www.osservatoriosullalegalita.org/09/acom/01gen3/2711alexsicur.htm</A></FONT></FONT></P></FONT></FONT></DIV></BODY></HTML>