R: [aha] Disiscriversi o non disiscriversi, questo è il problema?
Luigi Pagliarini
luigi at artificialia.com
Fri Dec 7 22:08:57 CET 2007
La logica moderna, e con essa il ben amato e stimato Wittgestein, è stata
abbondantemente superata dalla quella che chiamano (non credo sia più
sufficiente) logica non-euclidea, a cui quasi tutti si son in un certo
qualsenso arresi.
ho scritto QUASI tutti, ;^) ciao!
> -----Messaggio originale-----
> Da: aha-bounces at ecn.org [mailto:aha-bounces at ecn.org] Per conto di xDxD
> Inviato: venerdì 7 dicembre 2007 21.24
> A: List on artistic activism and net culture
> Oggetto: Re: [aha] Disiscriversi o non disiscriversi, questo
> è il problema?
>
> bellafonte at libero.it ha scritto:
> > La storia della Logica moderna, sin da Wittgestein, ha
> screditato forme primitive e non razionali di linguaggio che
> non fossero vestite sull'obsoleto torcibudella de "il mezzo è
> il messaggio", nonstante le forme di conoscenza che non
> fossero basate sul metodo sofistico e menzognero derivato
> dall'era elettrica-tronica, fossero degne della mia ammirazione.
> > Eppure, proprio le conquiste del Sistema Simbolico di oggi,
> della parabola-tv, della sedia ergonomica e del mouse
> celebrale, del pocket-entertainment, che vogliono prometterci
> un'era della PARALISI, mi fanno temere per una futura Apocalisse.
> > In un clima prossimo alla dormizione, sovraffollata di
> immagini, esse non sono esenti da quel modus di organizzare
> il Sistema Emotivo che sostengono di aver abbandonato e che
> continua a vivere in un mondo pre-linguistico che NON HA
> NULLA DA DIRE.
> >
>
> se l'interfaccia uscisse dallo schermo (e non solo
> fisicamente, ma concettualmente e percettivamente) non
> sarebbe un male.
>
> perchè dove anche per costruire una sedia c'è molta
> "responsabilità" in ballo (ti puoi far male a un dito col
> martello; se la costruisci male chi ci si siede casca e
> sanguina) nell'era dell'immaterialmente reale tutto si sposta
> sul contesto della percezione laterale (come un buon sistema
> home theater, per capirci), facendo, un po', proprio il gioco
> della TV, che ci vuole tutti stelle dello spettacolo, non
> foss'altro per mostrar le chiappe o per rispondere qualcosa
> al signormàik e vincere centomila eurucci, con cui comprare,
> finalmente, una bella automobile col culone.
>
> il gioco al massacro della "democratizzazione", infatti, spinge
> paradossalmente(?) verso il consumo, più che verso l'"illuminazione"
> sociale. (ma quante belle virgolette e parentesi, vè?)
>
> ci si scontra poi con un limite valicabile solo con tempi non
> proprio rapidissimi, quello delle possibilità: del
> corpo/mente umano e dell'ambiente.
>
> l'informazione è troppa, su questo non ci piove, e
> l'attenzione va scemando. e l'ambiente tra poco,
> semplicemente, scoppierà e si consumerà, contemporaneamente.
>
> ora: siamo sempre stati cyborg (già sentita questa?) e sempre
> lo saremo.
> la tecnologia ha sempre cambiato le nostre possibilità e
> percezioni, sia che si parli della ruota, sia che si parli
> dell'elettricità.
>
> l'informazione, però, è leggermente diversa. se la ruota ci
> fa portare più cose e ci fa spostare più velocemente e con
> meno fatica, se l'elettricità ci permette di avere più tempo
> utile e di far fare delle cose a dei dispositivi,
> l'informazione, in realtà, oltre a tutte le belle cose che ci
> diciamo, ci mette sul groppone un bel fardello, ovvero quello
> del riuscire a stargli appresso senza impazzire, o senza
> diventare autistici.
>
> cambia il modo di comunicare, cambia il modo di assorbire
> concetti, e tutte le informazioni che assorbiamo diventano
> meno profonde. e, quindi, abbiamo, semplicemente, meno cose
> da dire, su tanti, tanti, più argomenti, e a tante, tante,
> più persone. che, allo stesso tempo, possono prendere quello
> che diciamo e tagliuzzarlo e riincollarlo a tutto il resto e
> produrre altri messaggi.
>
> in questo meccanismo vince il più rapido, naturalmente, non
> il più profondo.
>
> e, paradosso della "democratizzazione", vince anche chi ha
> più risorse (di vario genere).
>
> perchè, in barba a tutta questa tecnologia "democratica",
> vince l'infrastruttura.
>
> se, per esempio, parliamo di internet: se il mio provider
> "taglia", io sto zitto.
>
> la democratica rete farà appelli e petizioni e mobilitazioni,
> naturalmente, passando però per gli stessi cavi in fibra
> ottica, per gli stessi satelliti, per le stesse infrastrutture.
>
> sono, in fondo, tollerati.
>
> la dittatura delle infrastrutture tecnologiche è subdola:
> parla lingue difficili (siamo un'elite! ne capiamo
> qualcosa!), e muove governi e mercati. e ci tollera.
>
> non è, in fondo, una situazione così rosea.
>
> l'arte, su questo modello, gioca al ribasso.
>
> l'artista-scienziato, l'artista-ingegnere, l'artista-hacker,
> sono figure da valutare con cautela. perchè, andate via
> l'estetica e l'identità, la comprensione dell'arte "nuova" ha
> bisogno di tutta quella sensibilità, di quella
> concentrazione, di quella competenza, di quella obiettività
> (e di quel tempo!) che proprio la tecnologia ci sta togliendo.
>
> abbracci!
> xDxD
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