[aha] [hackerartnews] Fwd: 17 novembre,
torniamo a Genova: comunicati e appelli
Tommaso Tozzi
tommaso.tozzi at unifi.it
Fri Nov 16 09:21:04 CET 2007
ricevo e inoltro
bye
Tommaso
>LA STORIA SIAMO NOI
>
>Perché un evento storico come la mobilitazione
>contro il G8 del 2001, di straordinaria potenza
>e di innovazione delle forme di partecipazione
>politica, non venga riscritto nelle aule di tribunale.
>Per impedire che 25 persone a Genova e 13 a
>Cosenza paghino, con secoli di carcere e milioni
>di euro, la volontà di rivalsa sul fatto che
>300.000 persone scesero in piazza nel 2001 contro i padroni del mondo.
>Perché questi processi con imputazioni assurde e
>anacronistiche come il reato di "devastazione e
>saccheggio" e con le loro prossime sentenze, non
>diventino un'ipoteca sulla libertà di manifestare di tutti i movimenti.
>Perché Genova, come nel 2001, si faccia
>portatrice di un mondo senza frontiere, contro
>ogni forma di razzismo, contro politiche
>securitarie ed espulsioni di massa che mettono a rischio le libertà di tutti.
>Le promozioni di De Gennaro e di molti altri
>dirigenti delle forze dell'ordine coinvolti nei
>fatti di Genova, la sicura prescrizione dei
>processi contro i poliziotti imputati per il
>massacro della scuola Diaz e le torture della
>caserma di Bolzaneto, l'archiviazione del
>processo per l'omicidio di Carlo Giuliani, così
>come la bocciatura della commissione
>parlamentare d'inchiesta sulla gestione
>dell'ordine pubblico in quelle giornate,
>rappresentano un'ulteriore offesa ai movimenti e
>uno schiaffo alla città di Genova.
>*Invitiamo a ripartire da Genova per mobilitarci
>contro chi devasta la nostra storia e saccheggia le nostre vite*.
>
>PER ADERIRE:
><mailto:lastoriasiamonoi at sanbenedetto.org>lastoriasiamonoi at sanbenedetto.org
>
>LA STORIA NON SI RISCRIVE NEI TRIBUNALI. IL CONFLITTO SOCIALE NON SI ARRESTA
>
>Non gli è bastato assassinare Carlo Giuliani;
>hanno dovuto archiviare il processo ai suoi assassini.
>
>Non sono bastate la mattanza della Diaz,
>lorrore delle torture di Bolzaneto, la
>macelleria cilena delle strade di Genova: devono
>far cadere in prescrizione i reati commessi
>dalle cosiddette forze dellordine e garantire,
>con centrodestra e centrosinistra in sintonia,
>la continuità del comando della polizia e la promozione di De Gennaro.
>
>Oggi 25 compagni/e a Genova e 13 a Cosenza
>rischiano di pagare carissima, con secoli di
>galera e milioni di euro di multa, la rivolta,
>praticata insieme ad altri 300.000, contro la
>calata dei padroni del mondo a Genova per il G8 del luglio 2001.
>
>A Napoli sono già stati pesantemente condannati
>alcuni attivisti per una iniziativa di protesta
>contro il carovita alla Ipercoop di Afragola,
>mentre su altri 19 incombe il processo per una
>iniziativa analoga a Roma il 6 novembre del
>2004. Diventa sempre più frequente che i
>protagonisti dei conflitti sociali finiscano
>seppelliti dalle condanne piuttosto che vedere
>una risposta alle legittime esigenze popolari che pongono.
>
>La magistratura genovese non ha esitato a
>sostenere contro i processati incredibili e
>pesantissimi capi di imputazione, devastazione e
>saccheggio (a Genova) e cospirazione contro i
>poteri dello stato (a Cosenza), che fanno
>accapponare la pelle a qualsiasi sostenitore dello stato di diritto.
>
>Quello stato di diritto che viene ridotto a
>brandelli in questi giorni da una isteria
>securitaria, che, incubata dalla propaganda
>razzista e fascista durante il governo
>Berlusconi e poi accelerata dallossessione del
>controllo e dellingabbiamento sociale da parte
>dei sindaci-sceriffi del centrosinistra con le
>ordinanze repressive contro lavavetri e writers,
>oggi sfocia nel decreto del governo di chiara
>matrice razzista e xenofoba, con il dolce
>Veltroni a menare le danze contro romeni e rom.
>
>Il tutto mentre governo, Confindustria,
>Cgil-Cisl-Uil procedono nella demolizione dei
>diritti sociali con il protocollo del 23 luglio
>che massacra la previdenza pubblica e rende
>eterna la precarietà, con una Finanziaria che dà
>soldi solo al padronato e immiserisce salari e
>servizi sociali, che aumenta ancora le spese
>militari e addirittura vede il centrosinistra
>compatto nello stanziamento di 30 milioni di
>euro per riportare in Italia (alla Maddalena) il G8 nel 2009.
>
>I processi di Genova e Cosenza costituiscono una
>ignobile operazione liberticida, che non solo
>mette terribilmente a repentaglio la libertà
>degli imputati/e, ma rappresenta un monito
>minaccioso contro tutto il movimento
>antiliberista e no-war, contro tutte quelle
>lotte sociali che fuoriescono dalle
>compatibilità capitalistiche, contro tutti/e
>coloro che continuano a battersi per un altro mondo possibile e indispensabile.
>
>Si processano i nostri compagni/e perché si
>vuole delegittimare e cancellare ogni traccia di
>conflitto sociale.Ma il movimento non si fa
>processare: per questo saremo tutti/e a Genova,
>nel ricordo di Carlo Giuliani, per richiedere
>lassoluzione di tutti gli imputati/e di Genova
>e Cosenza, Lo faremo nella continuità ideale e
>concreta con le lotte di questanno, dal 9
>giugno allo sciopero del 9 novembre, perché il
>conflitto sociale non può essere ingabbiato,
>perché non permetteremo che siano i tribunali a
>riscrivere la storia dei movimenti e di chi si
>ribella ai padroni del mondo, al dominio
>spietato del profitto, della guerra, della
>mercificazione totale dellesistente.
>
>prime adesioni: Cobas, RdB-Cub, SdL, Sinistra
>Critica, PCL , Rete dei Comunisti, Global
>Network, Action, Rete semprecontrolaguerra ,
>Rete nazionale Disarmianoli, Partito dei Comunisti Italiani (Campania)
>
>PERCHE' DICIAMO NO ALLA COMMISSIONE DI INCHIESTA
>E SI' A UNA MANIFESTAZIONE DI MASSA
>
>Supportolegale è un collettivo che da quattro
>anni si occupa di seguire i processi relativi ai
>fatti del G8 composto da persone che sono state
>protagoniste, insieme ad altre migliaia, di
>tutti gli eventi che hanno reso Genova un nodo
>delle nostre vite e della nostra storia.
>La giornata del 17 novembre ha mosso i suoi
>primi passi anche e immodestamente vogliamo dire
>soprattutto da un appello generico alla
>mobilitazione sui processi genovesi che abbiamo
>pubblicato come Supportolegale su Liberazione e
>Manifesto nelle scorse settimane.
>Supportolegale ha deciso di partecipare come
>promotore e organizzatore della giornata proprio
>per contribuire a focalizzare l'attenzione di
>tutti sulla necessaria difesa di 25 manifestanti
>usati come capro espiatorio di un episodio che
>non può che essere visto e vissuto se non come
>un pezzo della nostra storia collettiva.
>L'operazione in corso nei tribunali di Genova -
>e di Cosenza - è un'operazione che mira a
>terrorizzare le forme più decentralizzate e
>spontanee di partecipazione alla vita politica e
>sociale da parte delle persone.
>Per questo l'appello che avevamo fatto e la
>giornata intera si è giustamente intitolata "La
>Storia Siamo Noi", perché pensiamo che siano i
>protagonisti stessi degli eventi a dover
>ricostruire insieme la verità e la complessità
>su quelle giornate: solo le 300.000 persone che
>erano in piazza in quei giorni possono essere in
>grado di raccontare agli altri e a se stessi ciò
>che è avvenuto in quei giorni senza pruriti
>giustizialisti o moralisti, ma con il desiderio
>di capire il più possibile quello che è accaduto.
>E' questo il motivo per cui, al contrario di
>altri promotori, noi non siamo d'accordo e non
>lo siamo mai stati con una commissione di
>inchiesta parlamentare in cui una parte di
>coloro che gestiscono e amministrano il potere
>cerchino di ufficializzare una propria verità.
>Ed è anche per questo che il tema della
>commissione parlamentare non è uno degli
>elementi centrali dell'invito alla mobilitazione.
>Come tutti gli altri promotori anche noi
>auspichiamo una manifestazione pacifica e di
>massa, in cui la nostra voce e le nostre idee
>possano tornare a farsi sentire, e speriamo
>nell'ospitalità della città di Genova e dei
>genovesi, che in moltissime altre occasioni
>hanno dimostrato amore e rispetto per i
>movimenti sociali e politici protagonisti della
>storia del nostro paese e non solo.
>Supporto Legale
><http://supportolegale.org>http://supportolegale.org
>
>IL G8 DI GENOVA, LA DEMOCRAZIA SOSPESA
>
>A Genova, nel luglio del 2001, per più giorni fu
>abiurato lo stato di diritto. Le regole di base
>della democrazia furono ripetutamente calpestate.
>Sono passati più di sei anni e le ferite di quei giorni sono ancora aperte.
>Non abbiamo avuto un processo per l'uccisione di
>Carlo Giuliani, precluso da un'inaccettabile
>archiviazione. Ministri e presidenti del
>consiglio non hanno mai chiesto scusa alla
>cittadinanza e alle vittime delle violenze e
>degli abusi - per strada, alla Diaz, a
>Bolzaneto, al Forte San Giuliano - compiuti
>dalle forze dell'ordine, nonostante
>ricostruzioni ormai inoppugnabili e alcune
>sentenze del tribunale civile che hanno
>obbligato lo stato a risarcire cittadini
>ingiustamente aggrediti durante le manifestazioni.
>
>Gli operatori e i funzionari coinvolti in queste
>operazioni non sono stati sospesi; i massimi
>dirigenti sotto processo sono stati addirittura promossi.
>Il parlamento ha finora rinunciato a istituire
>una commissione d'inchiesta, che peraltro
>sarebbe ormai depotenziata, né si è messa in
>cantiere una riforma democratica delle forze di
>sicurezza, che appare sempre più necessaria.
>
>A Genova sono in corso alcuni processi, uno
>contro contro 25 persone accusate di
>devastazione e saccheggio, altri contro decine
>di appartenenti alle forze dell'ordine, per le
>torture nella caserma di Bolzaneto, il
>sanguinoso raid alla scuola Diaz e altri
>episodi. I pm hanno chiesto pene severissime -
>dai 6 ai 16 anni - per i 25 imputati, in
>applicazione di una figura di reato,
>devastazione e saccheggio, mai applicata prima
>del G8 di Genova alle manifestazioni di piazza e
>che può prestarsi, come evidenziato da studiosi
>e giuristi, a pericolose limitazioni della
>libertà d'espressione e di manifestazione.
>Crediamo nell'indipendenza della magistratura e
>siamo convinti che ciascuno sia responsabile
>delle proprie azioni, e proprio per questo
>riteniamo che le pene richieste siano del tutto
>sproporzionate rispetto agli episodi contestati.
>
>Per i processi contro oltre settanta agenti,
>funzionari e dirigenti della polizia di stato e
>delle altre forze dell'ordine, le sentenze di
>primo grado sono attese per l'anno prossimo, ma
>la prescrizione interverrà prima della sentenza
>definitiva. Le vicende giudiziarie seguite al G8
>rischiano dunque di concludersi senza colpevoli
>sia per Bolzaneto, sia per la Diaz, in aggiunta
>al mancato processo per l'uccisione di Carlo
>Giuliani; solo il processo contro i 25 arriverà fino al terzo grado.
>
>Siamo convinti che il risarcimento per le
>violazioni costituzionali compiute nel luglio
>2001 sia solo in parte competenza dei tribunali:
>è sotto il profilo etico, culturale e politico
>che dovrebbero arrivare i segnali più
>importanti. Le istituzioni, finora, hanno
>fallito questo loro compito: le mancate scuse
>alla cittadinanza, le promozioni accordate agli
>imputati, il silenzio del parlamento sono lì a testimoniarlo.
>
>Perciò riteniamo indispensabile proseguire ed
>intensificare il nostro impegno per la verità e
>la giustizia, per la difesa delle garanzie
>democratiche, per il diritto alla libertà d'espressione e di manifestazione.
>Non possiamo accettare che la sospensione dello
>stato di diritto sia archiviata con tanta leggerezza.
>
>Perciò saremo a Genova: sabato 17 novembre
>parteciperemo alle manifestazioni e sabato 24
>promuoveremo un incontro pubblico sul tema "Genova G8, democrazia alla prova".
>
>Comitato verità e giustizia per Genova
><http://www.veritagiustizia.it>www.veritagiustizia.it
>
>GENOVA 2001 - GENOVA 2007. LA MEMORIA SPEZZATA
>
>225 anni di galera. Cè voluta la scossa delle
>richieste del PM al processo contro 25 di coloro
>che, nel luglio del 2001, manifestarono a Genova
>contro il G8, perché si tornasse a parlare di
>quei giorni, perché scattasse la voglia di
>reagire, di andare in piazza in solidarietà ai
>compagni che rischiano lunghi anni di detenzione.
>Quello che accadde è ormai parte della memoria
>collettiva: migliaia e migliaia di persone che
>scendono in piazza, la repressione feroce, il
>massacro della Diaz, le torture di Bolzaneto, lassassinio di Carlo Giuliani.
>I più sono convinti che di quei giorni si sappia
>ormai tutto, che la verità su quello che
>accadde, che qualcuno vorrebbe relegata alle
>aule di tribunale o alle commissioni
>parlamentari, sia un patrimonio ormai acquisito.
>Eppure non è così. In questa storia vi è un
>convitato di pietra: un movimento che voleva
>mettere in discussione lordine del mondo e che
>è naufragato sul lungomare di Genova. Un
>naufragio che si è consumato a lungo,
>attraversando l11 settembre, la guerra
>permanente, le leggi speciali, per giungere a
>questi giorni di follia e crudeltà, giorni di
>fascisti scatenati e di un governo che stringe
>il cappio della legge al collo dei poveri, degli
>immigrati, dei pochi che ancora si oppongono
>concretamente alla marea scura che avanza.
>Il 19 20 21 luglio del 2001 venne elaborata la
>favola consolatoria di un movimento segnato da
>aurorale innocenza, vittima della violenza dello
>Stato, che massacra gli inermi e lascia fare
>chi attacca banche, supermercati, carceri. Il
>Blocco Nero in particolare e poi gli anarchici
>in generale sono trattati come corpi estranei,
>protetti dalla polizia, agiti da infiltrati che
>li guidano tra i non violenti per farli caricare.
>Eppure erano ormai anni che i movimenti
>contestavano i vertici dei potenti dando vita a
>manifestazioni in cui convivevano anime diverse,
>che in piazza avevano differenti approcci.
>Ricordo i cortei tematici dei cortei praghesi o
>le zone delle manifestazioni canadesi. Tanti
>volti, tanti modi di esprimere la propria
>opposizione, ma un unico movimento. Anche a
>Genova avrebbe dovuto essere così: tante piazze
>tematiche, tanti luoghi perché ciascuno potesse manifestare come preferiva.
>La gran parte degli anarchici italiani, riuniti
>sotto il cartello anarchici contro il G8,
>decise di evitare il teatrino mediatico,
>lassedio alla zona rossa e scelse di
>manifestare nel ponente genovese, a
>Sanpierdarena, storico quartiere operaio,
>mirando a coinvolgerne la popolazione.
>Tutti gli altri optarono per la contestazione
>del vertice, cercando di violare le barriere
>della zona rossa. Ciascuno a suo modo. La
>risposta violenta delle forze del disordine
>statale avrebbe dovuto essere prevista.
>Non molto prima in Svezia al vertice di
>Goteborg, per poco non cera scappato il morto:
>un ragazzo di 19 anni aveva lottato per giorni
>tra la vita e la morte per le tre pallottole che
>un poliziotto gli aveva piantato in corpo.
>Solo nelle favole sulla democrazia si racconta
>che assediare per giorni i padroni nel mondo
>asserragliati nei loro palazzi, circondati da
>uomini armati, sia una pratica indolore. Sebbene
>si rimanesse sul piano simbolico, poiché le
>varie strategie di piazza da quelle non
>violente a quelle di attacco avevano
>necessariamente una mera valenza comunicativa,
>tuttavia rendevano visibile una crisi di legittimità ampiamente condivisa.
>A Genova accadde quello che era già accaduto
>altrove, solo su scala più ampia: la democrazia
>reale, non il fantasma che ci mostrano negli
>spot elettorali, si dispiegò davanti a decine
>migliaia di manifestanti, picchiando di santa
>ragione tutti quelli su cui riuscì a posare i
>propri manganelli, calci di fucile, scarponi.
>Gasò senza pietà i buoni e i cattivi, i moderati
>e gli estremisti. Sarebbe stata una buona
>occasione per guardare in faccia il potere e per
>capire che di poteri buoni non ce ne sono. Unoccasione perduta.
>A Genova il movimento si spaccò e rapidamente si
>estinse nelle inutili passeggiate romane contro
>la guerra. Più facile accusare il Blocco Nero di
>connivenza con la polizia che guardare negli occhi la bestia.
>A sei anni da quel luglio si torna a Genova e
>sulla nostra strada ci sono molte più macerie di
>allora: milioni di morti in Iraq e Afganistan,
>la tortura come arma di guerra riconosciuta, le
>deportazioni degli indesiderabili, secoli di
>galera per chi si oppone. A Genova, come a
>Milano, come a Torino. Per tutti la stessa accusa: devastazione e saccheggio.
>Nei prossimi mesi si giocheranno molte partite
>importanti: dal blocco della nuova base USA a
>Vicenza alla lotta contro le mille nocività che
>ci affliggono, dallopposizione alle leggi
>razziste, alla lotta contro la precarietà per legge.
>Sarà un banco di prova per tentare ancora di
>vincere la scommessa forte di ogni movimento che
>voglia vincere e non solo testimoniare: saldare
>radicalità degli obiettivi, radicamento sociale
>e capacità di mettere in rete solidale i tanti
>che, oggi come le luglio 2001, si oppongono allordine feroce del mondo.
>Ripartendo da Genova, dalla solidarietà ai 25
>compagni sotto processo, dalla riconquista di una memoria spezzata.
>
>da Umanità Nova n. 37 2007
>
>GENOVA: LA NOSTRA STORIA
>
>Il processo di Genova dal punto di vista
>concreto, materiale, comporta la prospettiva di
>pene detentive per 225 anni di carcere. Da sei a
>sedici anni per una rappresentanza, una piccola
>campionatura, di quelle centinaia di migliaia
>che si opposero alla illegittimità del G8 nel
>2001. Ma più di ogni altra cosa la requisitoria
>dei pm Canepa e Canciani rappresenta la
>determinazione a riscrivere la storia a uso e
>consumo del potere. Perché la storia di Genova è la nostra storia.
>Rendere la manifestazione del 17 novembre un
>momento non simbolico, non una sorta di
>commemorazione, ma farne una scadenza
>effettivamente rappresentativa della complessità
>senza precedenti che diede vita alle giornate di
>sei anni fa è indispensabile per tutelare il
>destino giudiziario di 25 capi espiatori.
>Davanti allaberrazione delle richieste
>dellaccusa deve costituire uno strumento forte
>di pressione e orientamento nei confronti del
>tribunale e contestualmente di paralisi
>delloperazione di riscrittura della storia che
>il potere, con grosse difficoltà, sta tentando di portare avanti.
>
>Una storia che ha una svolta decisiva nelle
>giornate di Seattle del novembre 1999, quando la
>terza riunione del WTO, lorganizzazione
>mondiale del commercio, fallisce rovinosamente
>in ragione dellopposizione che una moltitudine
>senza precedenti mette in campo, utilizzando
>come arma esclusivamente i propri corpi.
>Smascherando la falsificazione che consente a
>pochi potenti di riunirsi periodicamente per
>varare regole a loro piacimento e vantaggio,
>decidendo e influenzando landamento delle
>politiche e dei mercati mondiali. Svelando un
>sistema criminale di regole inique, che opera
>con procedure assolutamente antidemocratiche
>attraverso il Fondo Monetario Internazionale, la
>Banca Mondiale, una esigua congrega di
>amministrazioni nazionali a vantaggio delle
>società transnazionali e a discapito delle genti
>e dei paesi più poveri. Il conflitto sociale che
>affolla strade e piazze, che attacca nei simboli
>e nella materia i luoghi del governo e del
>dominio mette in corto circuito la regia della
>concertazione capitalistica, che riesce solo a
>consegnare agli eserciti e alle polizie la
>gestione di questo nuovo e originale conflitto.
>
>Questeco informa le chiavi di lettura e le
>pratiche di opposizione dei movimenti europei in
>occasione della riunione del Fondo Monetario
>Internazionale a Praga, nel settembre 2000. Un
>movimento enorme e composito assedia i delegati
>attraverso pratiche di disobbedienza e di
>resistenza contro forze di polizia ormai
>trasformate in esercito da guerra interna. Gli
>strumenti di difesa si aggiornano: dai caschi,
>agli scudi, ai gommoni, alle protezioni più disparate.
>A Napoli, nel marzo 2001, il Global Forum sulla
>e-governance si conclude con un anticipazione
>in sedicesima di ciò che attende i movimenti a
>Genova: polizia, carabinieri e guardia di
>finanza creano una vera e propria trappola per i
>manifestanti, li aggrediscono con cariche e
>lacrimogeni scatenandosi in una caccia alluomo
>che dura ore, ostacolando i soccorsi ai feriti
>persino negli ospedali, infliggendo ai fermati violenze fisiche e psicologiche.
>A Goteborg, nel giugno successivo, la
>contestazione del Consiglio Europeo vede
>nuovamente in campo pratiche di disobbedienza
>volte a delegittimare il vertice. Nuovamente la
>polizia si accanisce violentemente contro
>manifestanti inermi: un ragazzo viene ferito
>gravemente alla schiena da un colpo di pistola sparato da un agente.
>
>Quello che è avvenuto a Genova lo sappiamo. L
>esplosione di un movimento enorme e determinato
>a contestare i potenti in maniera radicale,
>unendosi e dando continuità a un movimento
>globale che da Seattle in avanti ha percorso
>tutto il mondo e lEuropa, ha segnato unepoca,
>ha indicato una direzione. Un movimento che ha
>creato le basi per nuove esperienze e nuove
>pratiche di conflitto che hanno come risultato
>tangibile il cambio dei governi in America
>Latina; che ha fatto assumere la globalizzazione
>come il terreno da rovesciare per costruire la
>globalizzazione della comunicazione, della cooperazione, dei diritti.
>Contro limpero.
>Da Genova è partito un modo nuovo di affrontare
>il terreno della democrazia, della lotta per la
>democrazia diretta contro quella fasulla che
>divora gli spazi della nostra vita: la
>democrazia della casta globale. Genova ha reso
>visibile il rifiuto di un sovrano determinato
>dal mercato e da questo autorizzato a decidere
>della vita e della morte di miliardi di persone
>in questo pianeta. Ha affrontato il tema del
>conflitto in maniera attuale, contemporanea, non caricaturale, non ideologica.
>
>Ora la sentenza del tribunale può decidere di
>seppellire sotto due secoli di galera una
>manciata di quei soggetti che ha sedimentato
>nella coscienza collettiva il diritto alla
>resistenza contro la violenza omicida delle
>polizie/esercito. Ora questa determinazione
>giudiziaria si rivolgerà a tutti i movimenti in
>lotta, dalla Val di Susa a Vicenza passando per
>i centri di permanenza temporanea sparsi per tutto il paese.
>Per questo è imperativo essere a Genova il 17 novembre.
>Per tutti quelli che cerano il 19, 20, 21 luglio del 2001.
>Per tutti coloro che credono che cambiare il
>mondo non solo sia giusto, ma sia doveroso e possibile.
>Per tutti quelli che lottano per i loro bisogni,
>nei posti di lavoro, nei quartieri, nelle università, nelle scuole.
>Per tutti quelli che si battono contro la
>devastazione dei territori e dei beni comuni.
>Per tutti quelli che intendono impedire che
>vengano chiusi gli spazi di movimento di oggi e di domani.
>Per tutti cè ancora qualcosa da fare prima del 17.
>Allargare la partecipazione.
>Garantire il diritto a manifestare.
>Garantire il diritto a raggiungere Genova.
>
>Liberitutti GLOBAL NETWORK
>
>TORNARE A GENOVA PER CHIUDERE I CPT E CANCELLARE IL DECRETO SULLA SICUREZZA
>
>Saremo a Genova il 17 novembre. Cammineremo di
>nuovo su quelle strade come il 19 luglio del
>2001, quel giorno una grande manifestazione per
>i diritti dei migranti attraversò la città e
>apri le giornate di contestazione al g8 con le
>stesse parole d'ordine che ci uniscono ancora
>oggi. Sono passati alcuni anni da quel giorno,
>sono cambiati i governi, abbiamo continuato a
>lottare e abbiamo sentito molte promesse, ci
>hanno raccontato che i Cpt potevano essere "
>superati" e " umanizzati". Ma i Cpt, nelle loro
>varie forme e sperimentazioni, non solo
>continuano ad esistere ma la logica della
>detenzione amministrativa e del controllo
>sociale continua ad espandersi fuori le mura di
>quelle strutture inumane. I migranti continuano
>a essere reclusi in quelle galere etniche,
>continuano a essere trattati come una questione
>di "ordine pubblico" e a morire. Una sorta di
>"diritto speciale" contro la libertà di
>circolazione dei migranti. Così come il recente
>decreto sulla sicurezza varato dal governo che
>permette deportazioni di massa, assegna poteri
>eccezionali ai prefetti e criminalizza intere
>comunità. Non si può emendare il razzismo e la
>xenofobia. C'è un filo che lega la legislazione
>d'emergenza contro i migranti e la volontà di
>ricostruire nelle aule dei tribunali, con
>centinaia di anni di carcere, la storia dei
>movimenti sociali. La libertà di movimento e il
>conflitto sociale devono essere controllati,
>disciplinati, confinati e infine repressi.
>Facciamo appello a tutte le reti e associazioni
>dei migranti e antirazziste ad essere a Genova
>per far sentire la nostra voce, per dire che i
>cpt vanno chiusi e il decreto sulla sicurezza cancellato.
>
>Assemblea nazionale delle Reti migranti e antirazziste
>
>BLOCCO ANTAGONISTA A GENOVA IL 17 NOVEMBRE:
>QUELLI DELLA LOTTA STRADA PER STRADA
>
>In queste settimane volge al termine il primo
>grado del processo che vede imputati 25 compagn*
>che hanno partecipato alle manifestazioni contro
>il G8 di Genova il 19, 20 e 21 luglio 2001.
>Attraverso le richieste di condanna a 225 anni
>complessivi di carcere lo stato italiano intende
>formulare un giudizio storico e politico su
>quelle giornate, facendo pagare ad alcuni di
>noi, scelti nel mucchio come capri espiatori, il
>prezzo della paura che quelle giornate hanno
>saputo provocare ai potenti della terra. Ma,
>nella fase politica presente, le istituzioni
>repressive intendono anche lanciare un segnale
>preciso ai potenziali soggetti sociali
>conflittuali presenti e futuri, e ai movimenti
>che sul terreno dell'opposizione alle grandi
>opere, della lotta alla precarietà e della
>difesa e conquista di spazi sociali hanno
>praticato terreni di contrapposizione e rottura negli ultimi anni.
>
>Il G8 ha catalizzato nel 2001 istanze di lotta
>composite e diversificate in quanto vertice
>dell'oppressione, della guerra, della
>devastazione ambientale, del razzismo. Le
>decisioni prese a Palazzo Ducale in quei giorni
>hanno avuto effetti sulle condizioni di vita di
>tutte e tutti, hanno dettato le linee
>dell'esproprio della dignità, della libertà,
>dell'intelligenza e fatica di tutti coloro che
>in ogni parte del globo sono costretti a vendere
>la loro forza-lavoro, patiscono l'insufficienza
>dei mezzi necessari per vivere, gli effetti
>delle carestie e delle speculazioni finanziarie,
>sono vittime delle guerre, della violenza razziale, dell'oppressione di classe.
>
>Contro tutto questo abbiamo invaso in centinaia
>di migliaia da ogni parte del pianeta la città
>militarizzata, abbiamo portato a Genova la
>rivolta e il protagonismo sociale e politico,
>abbiamo messo in atto mille diverse forme di
>protesta e di azione, abbiamo raggiunto con il
>nostro messaggio di ribellione e speranza gli
>sguardi di milioni di persone che, ovunque nel
>mondo, hanno compreso e condiviso le nostre
>grida e le nostre scritte, hanno riconosciuto
>negli scontri e nella protesta la loro stessa
>rabbia, hanno avuto ancora una volta la conferma
>che il rifiuto dell'oppressione dell'uomo
>sull'uomo e dell'uomo sulla donna travalica
>qualsiasi distanza e qualsiasi confine. Nelle
>immagini della protesta che hanno fatto il giro
>del mondo si è costituita una silenziosa e
>minacciosa amicizia politica globale.
>
>I funzionari della repressione armata hanno
>scatenato per questo contro di noi la violenza
>più brutale e la ferocia più vigliacca, facendo
>di Genova il teatro di un'esperienza che ha
>segnato i ricordi di tutti. Donne e uomini
>pestati sull'asfalto da polizia, carabinieri e
>guardia di finanza, arresti di massa,
>inseguimenti e colpi di arma da fuoco. Sulle
>strade è rimasto il sangue, mentre nella caserma
>di Bolzaneto le torture fasciste degli uomini in
>divisa erano preludio del massacro preordinato alla scuola Diaz.
>Nei giorni successivi, in molti hanno preferito
>prendere le distanze, dividere il movimento a
>partire dalle diverse sensibilità e pratiche di
>lotta, contrapporre astrattamente istanze e
>comportamenti che avevano avuto un obiettivo
>comune. Diversi soggetti politici presenti in
>piazza in quei giorni amministrano adesso le
>scelte di guerra, promulgano decreti repressivi
>e razzisti, sposano politiche sul lavoro che
>colpiscono i bisogni dei soggetti giovanili e
>precari metropolitani. Noi siamo quelli che non
>ora, ma già allora diffidarono profondamente di
>partiti e personaggi che ambivano ad
>attraversare il movimento con mire che
>divergevano evidentemente dall'urgenza di
>antagonismo che andava manifestandosi in tutti i
>grandi assedi ai vertici internazionali.
>
>Dopo quelle memorabili e drammatiche giornate,
>quasi tutti hanno fatto il possibile per
>scongiurare il ripetersi di forme di
>contrapposizione politica verace e diffusa: le
>mobilitazioni contro le guerre globali degli
>anni 2000 hanno così patito un evidente difetto
>di incisività, e solo il movimento notav ha
>riaperto in Italia, nella pratica concreta ed
>efficace di un antagonismo di fatto, un discorso
>possibile di ricomposizione e progettualità che
>sappia interpretare le forme contemporanee di
>alterità politica e la loro nuova dimensione europea.
>Il 17 novembre saremo ancora a Genova per
>chiedere la fine delle persecuzioni giudiziarie
>contro i 25 compagn* sotto processo. Non
>manifesteremo per ricordarci o per ricordare, ma
>per rivendicare a testa alta la nostra
>colpevolezza e consapevolezza. Noi siamo stati
>quelli della battaglia strada per strada, della
>resistenza di massa a pubblico ufficiale,
>dell'azione diretta, dell'insubordinazione capillare.
>Le barricate, le fiamme, gli attacchi ai simboli
>concreti del modo di produzione e accumulazione
>capitalista messi in atto a Genova sono parte di
>una storia molto più grande, che da Seattle e
>Praga avrebbe raggiunto Parigi, Copenhagen e
>Rostock, in un disegno imprevedibile e spettrale
>che scompare e riappare, nelle sue variazioni e
>differenze, come un indice puntato verso il
>futuro. Là si concentrano tutti i nostri
>progetti rivoluzionari, là cospirano tutte le paure dei nostri nemici.
>
>Abbiamo urlato, agito e viaggiato ben oltre
>Genova, siamo stati nei gesti di liberazione
>delle popolazioni sotto attacco nella guerra
>globale, nei processi di trasformazione in
>movimento in Asia e in America Latina, nelle
>lotte lontane del continente africano.
>Oggi lo stato italiano si affretta ad archiviare
>con queste sentenze qualcosa che non si può
>archiviare, né fermare o scongiurare. Con queste
>richieste di pena si vuole criminalizzare
>l'immagine di un movimento che ha devastato e
>saccheggiato. Ma dalla Val di Susa a Vicenza si
>alza la resistenza di chi sempre oserà
>rispondere: "Chi devasta? Chi saccheggia?
>Devastatore è il capitalismo!". E' la resistenza
>di cui vorrebbero farci vergognare, quella
>resistenza deliberata e attiva che ci rende caro
>il ricordo di Carlo Giuliani, quella resistenza
>che sempre si rivolgerà, ancora e ancora, contro
>i suoi assassini in doppio petto e contro quelli in divisa.
>
>Le decine di migliaia di persone che in quei
>giorni hanno camminato, protestato, cantato e
>hanno osato resistere e contrattaccare hanno
>trasformato Genova in una promessa, in qualcosa
>che è ancora da realizzare: l'apertura di nuovi
>spazi di movimento e conflitto sociale
>metropolitano in Europa e nel mondo, per la fine
>di un modello di accumulazione e potere vecchio
>e reazionario, per l'inizio della possibilità,
>per tutte e tutti, di progettare il nuovo.
>Manifestare a Genova vuol dire promettere a
>nostra volta, rilanciare la mobilitazione e la
>critica, ricordare a chi ci ha dato la caccia
>che non si uccidono i fantasmi della crisi delle
>forme istituzionali della rappresentanza e del
>prodursi di sempre nuovi percorsi di opposizione sociale.
>Non ci ha fermato la vostra violenza, non ci
>fermano i vostri processi: non ci avete fatto
>abbastanza male per impedirci - ovunque - di pensare, di decidere, di tornare.
>
>L'AREA ANTAGONISTA
>
>NETWORK ANTAGONISTA TORINESE
>CSOA ASKATASUNA
>CSA MURAZZI
>COLLETTIVO UNIVERSITARIO AUTONOMO -TORINO
>CRASH! LABORATORIO DEL PRECARIATO SOCIALE - BOLOGNA
>MAO - MOVIMENTO AUTORGANIZZATO OCCUPAZIONI - BOLOGNA
>COLLETTIVO UNIVERSITARIO AUTONOMO - BOLOGNA
>CSOA EX CARCERE - PALERMO
>SPORTELLO ANTISFRATTO - PALERMO
>COLLETTIVO UNIVERSITARIO AUTONOMO - PALERMO
>CSA "GASTONE DORDONI" - CREMONA
>CAM - COLLETTIVO AUTOGESTITO MODENESE
>COSENZA ANTAGONISTA
>CPOA RIALZO - COSENZA
>COLLETTIVO KONTROVERSO - COSENZA
>LA KASBA - COSENZA
>REBEL FANS! ULTRAS ANTIFA - COSENZA
>CSA MATTONE ROSSO - VERCELLI
>CDA SENZA TREGUA - VERCELLI
>CSOA "A. CARTELLA" - REGGIO CALABRIA
>E-RETICOLLETTIVO - ORBASSANO (TO)
>COLLETTIVO AUTONOMO "PECORE NERE" - ASTI
>SARE ANTIFAXISTA - BILBAO (EUSKADI)
>
>Per aderire all'appello: <mailto:news at infoaut.org>news at infoaut.org
>
>DALLA PARTE DELL'INDIGNAZIONE. IL MOVIMENTO ROMANO VERSO GENOVA
>
>A Genova sei anni dopo le giornate di luglio. A
>Genova per gridare che l´unica verità è quella
>dei movimenti e dei conflitti, per affermare e
>difendere il diritto di resistenza, per
>rovesciare le sorti del processo che chiede 225
>anni per 25 compagni e compagne.
>
>Già nelle scorse settimane avevamo definito la
>necessità di cogliere il nesso tutt´altro che
>marginale tra le spinte sicuritarie giunte a
>maturazione normativa con il pacchetto sicurezza
>e quanto si sta determinando nelle aule di
>tribunale. Impossibile, infatti, non afferrare
>il nocciolo duro del proceso genovese: non solo
>e non tanto la chiusura giudiziaria di un ciclo
>di movimento passato, quanto un´ipoteca sui
>conflitti a venire; non solo un problema di
>memoria, ma una questione di futuro.
>
>La richiesta di condanna non si scosta molto dal
>clima generale che informa la politica italiana,
>dai sindaci al viminale: più controllo,
>militarizzazione dello spazio pubblico, misure
>preventive, centralità della pena, riduzione
>delle libertà. Altrettanto non si allontana dal
>senso del pacchetto sicurezza che definendo i
>nuovi perimetri della devianza prepara la strada
>ad una progressiva criminalizzazione della società e del dissenso.
>
>Dopo i fatti di domenica la nostra analisi non
>può che trovare ulteriori e drammatiche
>conferme. Due spari a braccia tese uccidono un
>giovane tifoso della Lazio, i media
>"sequestrano" la notizia, risolvendola in uno
>sbrigativo «scontro tra tifosi», l´attenzione
>pubblica viene concentrata sul calcio, lo
>stadio, i violenti. Nessuna parola, per
>un´intera giornata, sulla responsabilità di chi,
>dall´altra parte della strada, senza neanche
>capire cosa stesse succedendo, ha deciso di fare fuoco e di uccidere.
>
>Un fatto sconvolgente che non riguarda solo il
>calcio, ma che riguarda tutti. E´ impossibile,
>anche in questo caso, non cogliere il nesso tra
>l´insopportabile vento sicuritario e l´abuso e
>la prepotenza di chi indossa una divisa e spara,
>dalla "parte della legge". E poi la rivolta e
>l´indignazione di tanti giovani, gli arresti,
>l´aggravante di terrorismo. Non si tratta di
>solo calcio, non si tratta neanche e
>semplicemente di appartenenze politiche. Si
>tratta di una questione assai più ampia, si
>tratta della prepotenza e della violenza delle
>isituzioni: questo è il tema che in forma
>drammatica e di massa ci ha riguardato nel
>"laboratorio di repressione" genovese; questo il
>tema che oggi si estende alla società tutta.
>
>Un´estensione che vede coinvolti i migranti, con
>i Cpt e le espulsioni di massa; che riguarda il
>proibizionismo nei confronti dell´uso di
>sostanze, lo stesso proibizionismo che arresta e
>uccide in modo efferato (è il caso di Aldo
>Bianzino, ucciso nel carcere di Perugia nella
>notte tra il 13 e il 14 ottobre); che riguarda
>le condizioni di precarietà sul lavoro,
>condizioni di cui si muore sempre più
>facilmente; che riguarda le sperimentazioni sicuritarie negli stadi.
>
>I fatti di domenica danno forza e centralità
>ancora maggiore alla scadenza di sabato 17
>novembre. Tornare a Genova significa difendere i
>movimenti e il protagonismo che hanno avuto in
>questi anni, andare a Genova significa resistere
>e opporsi al pacchetto sicurezza e alla spirale sicuritaria.
>
>A Genova andremo in treno e diciamo fin da ora
>che non accetteremo prepotenze da parte di
>nessuno e che rivendicheremo il nostro diritto a
>manifestare, dunque a viaggiare con tariffe sociali.
>
>I centri sociali e le reti di movimento romane
>
>
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>Checked by AVG Free Edition.
>Version: 7.5.503 / Virus Database:
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