R: R: [aha] marketing

Luigi Pagliarini luigi at artificialia.com
Mon Apr 21 16:44:24 CEST 2008


gaddone!

> > esagerazioni a parte, è chiaro che esistono delle 
> differenze... ma quali?
> 
> La differenza è che l'arte (o la cosidetta arte, o quello che 
> vogliamo) è un'attività espressiva, il marketing una 
> strategia (o una tattica) di comunicazione. Così come esiste 
> un marketing dei prodotti industriali, esiste un marketing 
> dell'arte. Perché ogni espressione ha bisogno di 
> conmunicazione, questo va da sé. Il problema è che il 
> marketing è uno strumento nato per comunicare l'esistenza e 
> la desiderabilità e la disponibilità di merci. Un marketing 
> dell'arte, quindi, può solo comunicare l'arte come merce (che 
> l'acquirente sia un privato o un ente pubblico fa poca 
> differenza). Il che è perfettamente coerente con le 
> trasformazioni dell'arte dall'inizio del XX secolo in poi. Se 
> poi qualcuno vuole continuare a chiamare "arte" qualcosa che 
> non è merce, liberissimo, ma crea una confusione semantica 
> non da poco. Anche se lo fa con le migliori intenzioni 
> (salvare l' "arte" dal triste destino di diventare 
> merce<etc...). Però, sapete di che cosa è fatto il lastrico 
> dell'inferno, no? Proprio delle buone intenzioni. Saluti,

eternit! vé? :D
no, scherzi at parte, non sò, una splendida serata son stato seduto @cena
affianco a gianfranco baruchello che mi ha raccontato dell'amicizia, della
collaborazione e della parte d'esistenza passata con marcel duchamp. ho
conosciuto anche diversi altri artisti storici di enorme calibro e tutti,
ripetendomi, tutti mi hanno segnalato l'intenso ed eterno fottersene
degl'aspetti commerciali e merceologici. per carità, non che all'artista non
interessi magnà&beve e, più in generale, sopravvivere, ma a quantopare,
nell'Artista persevera quell'incoscienza, quell menefreghismo,
quell'insolenza, una qualche certezza raccolta nella profondità dell'animo e
che portata @limite del masochismo fa sì che egli pensi e dica: di qui non
si passa, qui io ci pianterò un significante per cui non sarà facile per
l'uomo che verrà far un'altro giro! di qui passeranno tutti e verranno fatti
i conti con la mia persona con le mie idee et con la mia esistenza. insomma,
a proposito di XXsecolo, Marcel, che ne è il capostipite, è arrivato a due
passi dalla morte vivendo in un appartamento di 50 mtq e conducendo
un'esistenza assolutamente modesta. certo sapeva che stava producendo merce,
gli era più che chiaro, ma non si è mai sognato di "adattare" il prodotto al
mercato. tanti "colleghi" viceversa lo fanno. credo che qui, in tal
passaggio, possiamo individuare un'ulteriore "differenza". no?

Ciao! Luigi




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