[aha] Pixxelpoint 2008 - For God's Sake! essay
lo|bo
lo_bo at ecn.org
Wed Dec 3 15:54:43 CET 2008
Domenico Quaranta ha scritto:
> Ecco: quello che mi interessava, in modo particolare, era
> sondare il rapporto che si viene a creare tra la nostra vita spirituale,
> individuale e collettiva, e gli aggeggi che ci troviamo a utilizzare
> tutti i giorni; capire come questi si intrufolano nel nostro
> immaginario, come ne sfruttano e ne arricchiscono i simboli e le
> metafore; capire, anche, dove si rifugi la fede in un mondo che non
> sembra concedere spazio al privato, che ha saputo trasferire lo “stile”
> del sacro agli oggetti di consumo, che affonda il silenzio sotto un
> overload informativo senza precedenti.
Quando ho iniziato a leggere il testo, ho pensato in modo superficiale:
"ma che davero? :-D".
Continuando sono rimasta davvero spiazzata. È un testo che mi sembra
davvero molto sentito e ricco di spunti e riflessioni. Non so se è nella
norma delle presentazione di una mostra, ma ne ho letti davvero pochi così.
Devo dire che gli argomenti trattati sono tanti, e riguardano un
concetto a cui sono abituata a pensare in modo diverso. Ma ci sono così
abituata che mi sono stupita a scoprire che la parola spirituale è una
parola di cui ho consapevolmente annullato il significato a favore di
una visione meno dualista, ma allo stesso tempo mi sembrava che in
questo testo assumesse un significato diverso che non conosco ma che
percepisco.
Metti in campo diversi elementi come il privato e il pubblico,
l’individuale e il collettivo, e penso di avere abbastanza chiare in
mente le implicazioni economiche e biopolitiche dell’impossibilità di
distinguere questi diversi ambiti nella nostra società. Ma
effettivamente nel quadro c’è qualcosa che mi sfugge, non so dire se
possa essere associato all’ambito del sacro. Parli di simbolico e
metaforico come processi creativi che appartengono alla soggettività
che possono sfuggire alla pura attività produttiva o riproduttiva in
senso economico. (anche se io avrei parlato per preferenza di metonimia
;-) ) almeno mi è sembrato di intuire questo. Ho qualche dubbio sul
ruolo dei media, se essi siano causa o indice dei cambiamenti. Non credo
che si possa dare alla tecnologia un ruolo centrale e deterministico,
non penso però di aver capito la tua posizione. Il trasferimento del
sacro nel tecnologico, così come del magico, penso sia correlato alla
perdita o alla delega di alcune capacità, a mio parere principalmente
quella linguistica. Mi era venuta in mente tempo fa guardando lo
spettacolo di magia o conferenza di Levin a milano. Ma anche leggendo il
testo di Cramer, il verbo si fa carne. Il tuo testo mi spinge a
riflettere se ci siano delle correlazioni e quali siano tra artisti che
mettono in luce consapevolmente l’attribuzione di spiritualità alla
tecnologia, quelli che lo fanno inconsapevolmente e quelli che veicolano
un messaggio religioso attraverso la tecnologia. Non riesco a trovare
risposta, è difficile. Peccato che io sia molto lontana, sarebbe stata
una mostra interessante e utile da vedere dal vivo :-)
--
[IIIII] lo|bo
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