[aha] R: nel movimento
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Mer 21 Ott 2009 12:04:16 CEST
Ciao interessante l'articolo puoi dirmi il numero di A dal quale haii
tratto l'articolo?
gradozero
Il giorno 21/ott/09, alle 10:52, gadda1944 at libero.it ha scritto:
> Bell'articolo. Lo sequestro per i materiali del warm up su
> Subvertising etc.
>
>
>
> g
>
>
>> ----Messaggio originale----
>> Da: nuratafeche at tiscali.it
>> Data: 21/10/2009 1.28
>> A: "artistic activism and net culture"<aha at lists.ecn.org>
>> Ogg: [aha] nel movimento
>>
>>
>> dopo una chiacchierata con lo|bo mi sono decisa a inoltrarvi questo
>> breve articolo uscito su A rivista
>>
>>
>>
>> Nuove forme di lotta
>> Ripensare le forme della comunicazione, orientarsi verso
>> un’espressione performativa di liberazione, proporre e realizzare
>> nuovi interventi di strada.
>> Soprattutto all’estero è una realtà concreta dal Pinkarnival al
>> Rhytms of Resistance o alla Pink Samba Band.
>>
>> Forse ci stiamo rendendo conto che “rivendicazione” non è più la sola
>> parola che contraddistinguerà le nostre lotte. “Ingegnoso e creativo”
>> sono quei due aggettivi che possono evocare e suggerire tanto di più
>> quella nuova forma di protesta incisiva e trascinante, che ci
>> piacerebbe vedere nelle nostra strade.
>> Molti dei facili commenti distruttivi a questo genere di proposta è
>> che “la politica è una cosa seria”. Ma anche la noia lo è. Una
>> gioiosa resistenza. Le forme di protesta e di opposizione che stanno
>> evolvendosi in mezzo mondo, puntano i piedi sull’estrema necessità di
>> ripensare le forme della comunicazione, una conquista. Collettivi
>> molto radicati propongono tattiche inesplorate nelle strade durante
>> cortei anti-capitalisti con una passione differente e veramente
>> coinvolgente, magari anche con riferimenti più pungenti e
>> sotterranei.
>> Dal Pinkarnival al Rhytms of Resistance o Pink Samba Band, le
>> manifestazioni e le iniziative sono orientate verso un’espressione
>> soprattutto performativa di liberazione, febbricitante e massiccia,
>> pink block quasi a identificare l’entusiasmo della sovversione nel
>> colore rosa shocking o colori simili, nelle piume delle maschere e
>> nei corpi danzanti che vogliono offrire una critica alternativa,
>> mobile e non violenta, occupando e muovendo lo spazio intorno.
>> Apparirà sorprendente vedere che attraverso il ritmo di samba si
>> possa essere magari più comprensibilie che in questo modo la forza di
>> comunicazione si mostri più ludica, più estroversa e quindi più
>> avvicinabile, come soprattutto il movimento LGBITeQueer, senza
>> precedenti sta dimostrando, senza aver paura di perdere una austera
>> determinazione e voglia di fare LA Rivoluzione.
>> Esempi sono il Catania Pride 2009 o i Carnival Bloc di Barcelona nel
>> 2001 o meglio le dimostrazioni di Rhytms durante le manifestazioni
>> NoBorder, scrivendo nero su fucsia giganti slogan come Queer without
>> Border.
>> Come anche il Carnevale della Plaine che si svolge da anni in un
>> quartiere popolatissimo di Marsiglia, prendendosi argutamente gioco
>> della goffa esibizione clericale, facendo vivere con spirito
>> libertario un senso nuovo di appartenenza ai luoghi, specie quando
>> sono nucleo di grande fertilità culturale. Una sorta di
>> normalizzazione inversa quella di Marsiglia, in cui le grandi azioni
>> di rivendicazione in strada sono esattamente ciò che ci si dovrebbe
>> aspettare. Il sabotaggio, il capovolgimento e l’esasperazione del
>> significato e di archetipi fin troppo noti può determinare
>> un’esplosiva empatia.
>> L’ironia colpisce duro
>>
>> Tutto questo necessita sicuramente di uno sforzo in più, ossia non è
>> più solo valida la critica al massimo sistema ma anche lo studio
>> rivolto verso di esso, la profonda consapevolezza dei più sordidi
>> meccanismi, come propone il lavoro del collettivo canadese Adbusters
>> (distruttori di pubblicità), una rete di artisti, studenti hacker,
>> scrttori ecc.il cui lavoro è volto a sviluppare un nuovo movimento di
>> attivismo sociale, attraverso riviste articoli e documentari. Non è
>> sensazionalismo, è invece l’atteso entusiasmo che ora esplode e viene
>> riconosciuto come l’inizio di un percorso in cui la creatività si
>> fonde con la conoscenza e l’informazione. Ma ora, tutto questo ha per
>> fortuna ancora bisogno di fare strada.
>> Un esempio molto calzante sono le e i Radical Cheerleadears, un
>> gruppo nato in Florida che ben presto si è allargato in tutti gli
>> Stati Uniti, la cui estetica è data dalla riappropriazione dei
>> comunissimi stereotipi della fluorescente ragazzetta coi pon-pon che
>> saltella cantando gli slogan delle parate, totalmente sovvertito.
>> gli attivisti e le attiviste Radical scendono per le strade
>> trasformandosi in agitatori urbani armati di calzoncini fucsia e
>> gonnelline attillate,destabilizzando la comune percezione della
>> cheerleader.
>> Ovviamente, l’ironia è ciò che più colpisce duro, lo stravolgimento
>> del suo immaginario commmerciale.(chiunque negli USA, sa cosa
>> rappresenta la cheerleader per la società americana, il posto che
>> ricopre una di quelle figure del benessere sociale delle tragicamnete
>> definte “apparentemente tranquille” provincie degli Stati Uniti)
>> la contraddizione è fortissima e allo stesso tempo molto attraente,
>> lo fa capire uno dei cori più significativi dei Radical:
>>
>>
>> Resist!
>> R is for Revolution!
>> E is for Everybody!
>> S Subvert the system!
>> I Ignite debate!
>> S We’re gonna Smash the state!
>> T we’re gonna Tear it down!
>>
>>
>> Un anno dopo le rivolte argentine, i passionari YoMango, volando tra
>> Barcellona e Buenos Aires durante il periodo natalizio, propongono
>> delle danzerecce turniche electro-tango nei corridoi dei
>> supermercati, in cui un allungamento di mano durante il ballo per
>> intascarsi una bottiglia di champagne, passa totalmente inosservato.
>> Finite le danze, la festa si sposta solitamente negli uffici di
>> qualche banca importante della città, danzando, inondando e urlando
>> “que se vayan todos!”, riferendosi alla crisi economica argentina del
>> 2001,alle multinazionali, ai politici e alle banche.
>>
>> Vestiti con scolapasta e boa di struzzo
>>
>>
>> Un’esperienza importantissima di cui ormai forse si è anche già
>> raccontato troppo ma che riesce comunque bene a convicere nella sua
>> “prepotenza” esplosiva. La rete di eco-rivoluzionari antiautoritari
>> “Reclaim the Streets”. Un movimento molto eterogeneo con una spiccata
>> attitudine DIY grazie anche ad un How-To pubblicato sul sito di come
>> organizzare un evento di reclamo della strada nella propria città.
>> Vera e propria rivendicazione, sottoforma di pura espressione
>> artistica, culturale, sociale e urbana.
>> RTS è attivismo unito da un’affinità elettiva tramutata da protesta
>> in grande festa di strada: una sorta di carnevale urbano
>> caratterizzato da un’attitudine non violenta e largamente argomentata
>> (spesso gli eventi, a seconda della predisposizione verso una tale
>> protesta, hanno preso nomi come Carnival against Capitalism, Reclaim
>> the Future, altri erano rave e altri blocchi stradali alla Critical
>> Mass).
>> La socialità che portava RTS ha avuto una grandissima risonanza,
>> perfino in Africa e Australia; in Italia un avvenimento simile si è
>> visto nel novembre ‘99 (probabilmente molte azioni si proponevano,
>> tra le altre cose, di coinvolgere quanti più vecchietti residenti nel
>> quartiere per il supporto a costruire piste ciclabili).
>> Rimanendo nel “movimento dal colore rosa”, è necessario soffermarsi
>> su un piccolo passaggio, la Clandestine Insurgent Rebel Clown Army
>> (CIRCA) che è forse uno dei discorsi più lunghi e interessanti degli
>> ultimi anni.
>> Piccoli o oceanici gruppi di persone vestite con scolapasta e boa di
>> struzzo rosso caricano la gente di allegria di fronte a schiere
>> anonime e ingrigite di polizia in assetto antisommossa, spesso
>> riproducendo spavaldamente il comportamento del soldatino in divisa,
>> ma provocando e cercando una reazione positiva e complice. CIRCA ha
>> una profondissima analisi e sottile ironia che crea dei legami di
>> comprensione infiniti.
>> Il continuo bisogno di confronto e di emulazione rende la Clown Army
>> uno degli esperimenti dialettici e creativi più riconosciuti, dal
>> Brasile alla Danimarca. Tutto ciò si basa su un terreno molto
>> complesso: una critica all’estetica del potere connessa alla
>> spettacolarità di un linguaggio diretto e teatrale decisamente
>> ridicolo, con dei risultati disarmanti nella loro semplicità. Per
>> questo l’esercito si è visto un po’ dappertutto anche in situazioni
>> molto dure, dai tesissimi giorni di Rostock al g8 di Gleaneagles del
>> 2005. Questo riesce comunque a non interferire nel modo di fare
>> azione diretta non violenta e comunicare con una enorme forza (ultimi
>> avvistamenti dei nasi rossi sono stati i giorni di strasburgo,
>> durante le enormi proteste contro la NATO, in cui quasi tutti i clown
>> dell’esercito sono stati fermati dalla polizia francese e dispersi
>> durante il corteo, impedendogli la non violenta parata verso il
>> centro della città).
>>
>>
>> Il ritrovamento della socialità
>>
>> Questo è tutto ciò che succede per il mondo. E ora finalmente
>> l’ispirazione è arrivata fino a qui. La voglia di sperimentare è
>> cresciuta spontaneamente come in un orto umido di pioggia. E da qui è
>> nato Sciame, insofferenti come milanesi e pungenti come un insetti,
>> una sgangherata banda di gente che sopporta la città attuale, ma
>> alllo stesso tempo ha scelto di interrompere e interferire in
>> un’attesa, un momento di pigrizia e di affievolimento generale.
>> La rivendicazione dello spazio e della dimensione del quartiere, una
>> delle migliori qualità che si sta perdendo a Milano, è il
>> ritrovamento della socialità, della collettività in piazza.
>> I gesti possono essere semplici e molteplici, una ciclofficina
>> itinerante, un mercato del baratto del buon cibo biologico mescolati
>> con la curiosità dei residenti del quartiere provenienti in realtà da
>> ogni parte del mondo, racchiusi o meglio, liberamente profusi, in una
>> piazza qualsiasi. Volti sempre alla creazione di Zone temporaneamente
>> Autonome, a volte armoniche, se di mezzo c’è un coro itinerante che
>> attraversa le vie della città distribuendo testi dei canti e
>> volantini che interferiscono nella politica di oppressione.
>> I concetti non sono diversi e cambiati, dalle proposte già sfruttate
>> del vecchio Bey o Debòrd, non è nulla di nuovo. Ma volte che il
>> desiderio di convivialità diventi tanto più forte da scavalcare la
>> paura della legalità e della realizzazione pratica, permettendo un
>> gioco di ingegno e una sperimentazione che riesce a liberarsi dagli
>> schemi.
>> L’attitudine è cambiata. Perché il bisogno è cambiato.
>> La realtà è nelle strade e là viene vissuta. Il desiderio di Sciame
>> è soprattutto quello di sperimentarsi e fare il passo successivo
>> raggiungendo davvero l’esterno, tenendo un piede nella realtà e uno
>> nel sogno, nel gioco della rivendicazione dello spazio comune; nel
>> capovolgimento di ciò che è percepito come “normale e comune” e ciò
>> che invece è considerato “esagerato e grottesco” e mescolarlo
>> insieme.
>> La conclusione probabilmente si ripone nel quesito che propose
>> Roland Barthes, che viene utilizzato nel famoso libro sulla
>> comunicazione-guerrilla come incipit: “la migliore sovversione non
>> consiste forse nel distorcere i codici, anziché distruggerli?”.
>>
>>
>>
>>
>> post s:
>> Che cosa è lo Sciame
>> Sciame è un gruppo di persone, singole o provenienti da diverse
>> realtà dal cuore libertario come Scighera e Torchiera,che si è unito
>> con il desiderio di fondersi con il tessuto urbano,occupando uno
>> spazio e un tempo per creare una nuova convivialità di piazza, senza
>> lasciarsi troppo intimorire dalle liberticide formalità legali.
>> Sciame vive solo nelle strade, talvolta in coro e armoniche a bocca
>> nei cortei, in quartieri periferici e multiculturali con aperitivi
>> autogestiti, ciclofficine,mercatini, e in tutti i modi possibili che
>> si possono inventare per ritrovare la socialità nella sua espressione
>> più libera e spontanea.
>> Lo Sciame non arruola, non marcia,non sta composto è una
>> disarticolata sintonia di rumori.
>>
>>
>> per il momento non aggiungo nulla di più a ciò che é già scritto,é
>> una panoramica e un'occhiata di riguardo
>> ma spero si possa sviluppare un dialogo,semmai possa essere utile e
>> cercare di materializzarlo (magari anche in ahackitude)
>> con anche la speranza di riformulare e sperimentare nuove modalità
>> anche qui, a milano soprattutto, e nel movimento
>> vedremo! insieme...
>>
>>
>>
>> --
>> jalla!
>>
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