[aha] Pixxelpoint 2008 - For God's Sake! essay

Roberta Peveri robertapeveri at hotmail.it
Sat Dec 13 17:41:08 CET 2008


guarda che per sacro mica si intende i cardinali e i vescovi! pure io sono atea, ma quella del sacro è una categoria, se così si vuol chiamare, che ha radici antichissime e che è a mio avviso è fondamentale per capire l'essere umano.

la ritualità si riconfigura all'interno delle tecnologie digitali ma non è così ovvio come appare, se per ritualità si intende un'esperienza profonda di vita o di morte (morte rituale uguale a estasi, mircea eliade) che un individuo fa nel momento in cui si trova nella condizione in cui la sua presenza al mondo viene messa in discussione da un evento improvviso e imprevedibile. dato che, se ce lo vogliamo ricordare, la nostra presenza al mondo è un bene storico e, in quanto tale, perfettamente revocabile.

mi sono sforzata di dire, in modo troppo sommario forse per una giusta comprensione, che il sacro non può esistere al pari del rito, almeno non più in una società così connotata materialmente e RELIGIOSAMENTE come la nostra occidentale, ma anche altrove ormai è qualcosa di troppo sotterraneo e celato per non rientrare nell'invisibile (pratiche divinatorie, rituali terapeutici....).

io prima di chiedermi dov'è dio mi chiedo perchè a volte c'è il nulla piuttosto che l'esser-ci!

Date: Sat, 13 Dec 2008 17:20:00 +0100
From: francescomonico at gmail.com
To: aha at ecn.org
Subject: Re: [aha] Pixxelpoint 2008 - For God's Sake! essay

Sono portato a scrivere che non trovo interessante questa ricerca del
sacro, consapevole che molti uomini continuano a cercare il sacro in termini religiosi, ma da ateo non riesco proprio a vedere l'interesse per questi temi, sopratutto se sviluppati al di fuori di contesti religiosi. Ovvero il sacro lasciamolo ai cardinali e agli arcivescovi. Perché da ateo ebbene si sono cattolico, e le cose della bibbia hanno troppa storia letteraria per non esser lette, magari in greco meglio in aramaico per parlarne, o almeno accompagniamoci a chi ne sa come appunto il cardinale o il vescovo.



Se cerchiamo dove si rifugia la fede corriamo il rischio di risvegliare quel demone platonico, plotiniano e agostiniano che per fortuna Martin Heidegger ha esorcizzato, una volta e per tutte; Platone
mettendo l'essere come ente sommo lo fa diventare oggetto di una
valutazione soggettiva senza fondamento e se da un lato, pone le basi
per i valori e l'etica, (infatti se l'essere si realizza nell'ente
non esiste  né etica né valore fissi ma bensì
una costante ridefinizione di questi dall'esser-ci), dall'altro
lancia la speculazione metafisica della teologia e dell'umanesimo
antropocentrico. 

Oggi stiamo ridefinendo l'antropocentrismo e affrontando finalmente una forse-civiltà laica potenzialmente basata su un interessantissimo sincretismo tra scienza-arte e filosofia e andiamo subito, a rispolverare mille anni di metafisica dell'oblio (del bioma e della vita) e subito rimettiamo al centro l'uomo?


 In tema di ritualità, è ovvio che quest'ultima si ri-costituisca in forme proprie
all'interno delle tecnologie digitali ma non necessariamente implica il sacro, la teoria dei rituali non è necessariamente legata a pratiche di enteogenesi, i rituali trattati laicamente sono alla base della storia della cultura umana ma per capirlo bisogna liberarsi di questa impostazione per cui il rituale esiste se c'è un pensiero religioso (con tutto ciò che starebbe a dire questa parola)
Noi siamo il prodotto dei nostri comportamenti, che prima di tutto sono mera comunicazione e non cose sacre.


Io prima di chiedermi dové dio mi chiedo ""perché
c'è l'esser-ci e non piuttosto il nulla", e penso alle cose terrene della tecnologia che ci circonda, ed è un peccato che nella censuratissima italia non abbiamo potuto seguire il dibattito tra Richard Dawkins, Daniel Dennet, Christopher  Hitchens. http://www.youtube.com/watch?v=Pm4HbqUKmY0 


Francesco


Il giorno 12 dicembre 2008 21.48, Roberta Peveri <robertapeveri at hotmail.it> ha scritto:








Purtroppo non sono riuscita ad essere in Slovenia per
gustarmi la mostra, ma il tema della relazione tra il sacro e le tecnologie
digitali è stato fondamentale, anche se spostato nel significato
rispetto a pixxelpoint in quanto come dici tu è decisamente ampio, nelle mie ricerche sulla realtà invisibile.
(www.noemalab.org, per chi avesse voglia di leggere il testo completo) .

Ho affrontato questo argomento non perché io sia legata a
certe pratiche spirituali (anzi!) ma perché ho trovato in questa ricerca del
sacro un certo carattere di emergenza dell'uomo nella società contemporanea e,
a maggior ragione, di un artista che si esprime utilizzando mezzi di
comunicazione di massa quali sono sovente le tecnologie digitali. 

Anch'io infatti mi sono proposta di capire dove si rifugi la
fede (o la spiritualità più in generale, se non si vuole necessariamente
credere in un solo dio) in un universo in cui l'uomo non riesce più ad essere
al centro poiché non ha sempre gli strumenti sufficienti per capire la realtà e
dominarla (al contrario di quanto succedeva nel Qattrocento, quando per di più
l'arte era espressione del sacro).

Ma la mia risposta è stata, come dire, ambivalente, cioè
positiva da una parte e negativa dall'altra. Infatti, in tema di ritualità, è
sicuramente vero che quest'ultima possa ri-costituirsi, forse in forme diverse,
all'interno delle tecnologie digitali (come si evince dalle esperienze in
Second Life, in cui l'avatar rappresenta un altro-da-sé, un alter ego, al pari
di uno spirito al quale il mistico si rivolge nei momenti di estasi); per quanto
riguarda il sacro invece, alla domanda se esso potesse riemergere e
riconfigurarsi nella sua forma primaria, pura, cioè come potenza
incommensurabile e trascendentale, ho dovuto rispondere di no. Infatti, credo
che si possa parlare solo di un simulacro, di simulazione del sacro, in un mondo in cui
forse siamo ormai diventati tutti dei simulacri.voi cosa ne pensate?



> From: qrndnc at yahoo.it
> To: aha at ecn.org
> Subject: Re: [aha] Pixxelpoint 2008 - For God's Sake! essay

> Date: Sat, 6 Dec 2008 16:38:02 +0100
> 
> Ciao cari,
> 
> grazie per il feedback, e scusate se non ho ancora trovato il tempo di  
> rispondervi. siamo sotto inaugurazione :-)

> 
> per rispondere alle osservazioni di lobo: si, mi rendo conto di aver  
> adottato una concezione molto ampia, e decisamente laica, di  
> tecnologia. Oltre a questo, va notato che la mostra, più che su una  

> scelta, si costruisce sul bando: io ho mandato delle suggestioni, gli  
> artisti hanno risposto, e le loro proposte hanno se possibile  
> amplificato un tema già molto aperto di per sé.
> 
> Questo per dire che non devi necessariamente cercare una mia  

> posizione. Non qui. Non è un modo per sviare la domanda su quello che  
> penso - semplicemente, questa non è una mostra a tesi. anche se, in  
> generale, preferisco tessere una rete tenuta insieme da un filo  

> sottile piuttosto che tirare una linea retta che conduca direttamente  
> al "mio" pensiero
> 
>  > carne. Il tuo testo mi spinge a riflettere se ci siano delle
>  > correlazioni e quali siano tra artisti che mettono in luce

>  > consapevolmente l'attribuzione di spiritualità alla
>  > tecnologia, quelli che lo fanno inconsapevolmente e quelli
>  > che veicolano un messaggio religioso attraverso la
>  > tecnologia. Non riesco a trovare risposta, è difficile.

>  > Peccato che io sia molto lontana, sarebbe stata una mostra
>  > interessante e utile da vedere dal vivo :-)
> 
> per ora, ti posso dire che in mostra c'è questo e altro ancora. in  

> certi casi la tecnologia sparisce dal discorso, per riproporsi solo  
> come mezzo innovativo per partecipare al dibattito sull'uso  
> strumentale della religione, come nell'opera di molleindustria; altre  

> volte è al centro del discorso. Lo stesso per la religione: a volte è  
> un puro sostrato linguistico (come in the girlfriend experience, che  
> ti invita a usare un attore a te connesso via skype come "avatar"),  

> altre volte si fa più presente (come nell'empathy box di io/cose,  
> proposta di un nuovo culto ecumenico basato sulla condivisione del  
> dolore).
> 
> btw, se siete curiosi, qui ci sono un po' di foto: http://www.flickr.com/photos/14618780@N07/tags/pixxelpoint2008/

> 
> ciao!
> d
> 
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