[aha] Media, New Media, Postmedia (Postmediabooks 2010)
T_Bazz
t_bazz a ecn.org
Mar 30 Nov 2010 15:00:13 CET
Caro Domenico,
grazie per la segnalazione del tuo libro, che avro' piacere di leggere
con calma. Per adesso mi sono rovinata un po' gli occhi leggendo alcune
parti su google libri ;-)
Ovviamente rimando ogni commento piu' approfondito a quando il libro
sara' reperibile per intero (anche online? speriamo!), ma da quello che
ho letto, mi sembra di aver compreso il tuo punto di vista, soprattutto
riguardo alla nozione di postmedialita' e al tentativo di superare la
dicotomia che ha separato la cosi' definita "new media art" dal resto
dell'arte contemporanea.
Il discorso in realta' mi ricorda la prospettiva presentata da Andreas
Broeckmann durante la prima tappa di Transmediale organizzata
all'Akademie der Künste a Berlino nel 2007, in cui sosteneva di
abbandonare la dicitura media art festival per festival for art and
digital culture. Qui si puo' leggere un suo discorso al riguardo
presentato nel 2005 in occasione del simposio Media Art Today a Tokyo,
in cui anche lui cita il pensiero di Peter Weibel.
http://aminima.net/wp/?p=131&language=en
Inoltre aggiunge:
Weibel's claims for a new aesthetic avantgarde have their limits, and
where they are valid, they might not be exclusive to the media art
scene. My suggestion would be that, maybe, they have long been
incorporated successfully by contemporary art in general, only without
the technological fixation, and this is why electronic art has lost the
aesthetic avantgarde status which it had been ascribed in the 1990s.
E' interessante notare come gia' nel 2005 Andreas sostenesse che la
media art fosse ormai divenuta parte integrante dell'arte contemporanea.
Ovviamente il processo non era cosi semplice, come anche tu ricordi nel
tuo libro.
Ma trovo interessante nella conclusione di Andreas il suo dare per
assunto che l'appropriata definizione di "new media art" fosse in
realta' semplicemente quella di "arte". Inoltre e' interessante il suo
invito a spostare il focus dalla definizione ai contenuti e in
particolare all'idea di "unstable media", rifacendosi anche al manifesto
del centro V2 del 1987.
La risposta quindi per lui stava nel perturbare, e andare oltre le
definizioni, aprendole nel concetto di arte in generale. Un'arte pero'
che volesse fare critica, e quindi creare azioni "mobili", costruttive e
destrutturanti allo stesso tempo (come conclude, "art must be
destructive and constructive").
Tornando al tuo libro mi chiedo quindi se abbia senso l'operazione di
creare una nuova definizione, quella di postmedialita'. Non sarebbe piu'
semplice usare la parola arte, per raggiungere lo stesso obiettivo?
E poi mi chiedo, nella definizione di postmedialita' a cui ti riferisci
non e' implicita quella di intermedialita', gia' usata nel mondo
dell'arte contemporanea dagli artisti Fluxus, per esempio? Mi sembra
naturalmente di capire che il tuo intento e' quello di andare oltre il
concetto di media per aprirlo a pratiche diffuse, e andare ad indagare
il codice sorgente dell'arte - definizione che trovo molto bella. Pero',
perche' superare il concetto di media se poi lo si usa comunque nella
nuova definizione (post-media)?
Un po' di commenti istantanei...indice del fatto che la riflessione e'
stimolante :)
Saluti,
Tatiana
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